domenica, 21 Dicembre 2025

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Dear Photography: gli scatti che hanno fatto emozionare il web (FOTO)

credits photo: ciubuxabinaphoto.wordpress.com

Siete mai rimasti a fissare una fotografia ripensando al momento che vi è racchiuso? Taylor Jones, fondatore del blog di Instagram ‘Dear Photography’ deve averlo fatto. Nel suo blog, a sottolineare il tempo che passa, posta scatti di momenti passati sovrapponendoli al presente. Guardare come i luoghi e le persone cambiano durante gli anni è impressionante ed emozionante al tempo stesso. E non sentir affiorare un sentimento di malinconia è difficile.

Ma come è venuta a Taylor Jones questa fantastica idea? Il suo blog è il frutto di un caso. Taylor stava osservando una vecchia foto che ritraeva lui e suo fratello seduti ad un tavolo. In un istante si è reso conto che entrambi erano, proprio in quel momento, nella stessa posizione di tanti anni prima. I ricordi si sono sovrapposti al presente e il resto lo conosciamo: Taylor ha aperto il suo blog.

In breve tempo le persone si sono accorte di questo spazio virtuale in cui Taylor Jones postava le sue foto e hanno cominciato a condividere il loro ricordi. Il blog è diventato così un mosaico di emozioni, memorie, flashback di utenti che insieme alle immagini condividevano anche le loro storie, alcune anche molto toccanti. Inoltre, anche sui social network si è diffusa la voglia di postare foto dello stesso genere.

Case dei nonni, animali domestici, vecchi amori, feste di compleanno, matrimoni e vacanze passate sono solo alcuni dei protagonisti delle foto postate sul blog. Nessuno scatto è uguale all’altro e dietro ad ognuno c’è una storia che vale la pena conoscere.

Dear Photograph, For one brief moment, this murky little duck pond became the most beautiful place on earth. -Greg

A photo posted by Dear Photograph (@dearphotograph) on

Appunti: a penna è meglio

photo credits: Seventeen

Per un appassionato della penna, dei fogli di carta bianchi, dei quaderni e dell’inchiostro impresso su carta, non c’è dispositivo elettronico che tenga per trascrivere appunti di vario genere.

Gli amanuensi, sono una razza in via d’estinzione che sopravvive ostinata nelle aule universitarie e negli ambienti di lavoro. Li riconosci subito: hanno il callo dello scrivano e guardano con aria di sdegno tutti i colleghi che prendono appunti a lezione armati di tablet e computer portatili. Non hanno alcun promemoria salvato sul loro smartphone e sono sempre dotati di una miriade di penne a sfera e gel.
La loro agenda è un oggetto sacro su cui scrivono ed appuntano ogni momento della giornata in maniera soddisfatta e se qualcuno prova a suggerirgli metodi per prendere appunti più moderni e tecnologici: riceverà solamente svariati no.

A proposito di questo argomento, nell‘Università di Princeton è stata effettuata una ricerca con lo scopo di testare una teoria secondo la quale: chi prende appunti a mano produce risultati migliori nello studio e nell’apprendimento.

A capo della ricerca, la psicologa Pam Muller ha diviso una classe di studenti in due gruppi distinti, dotando un gruppo di carta e penna e un altro di computer portatile. Subito dopo, li ha invitati a seguire una conferenza prendendo appunti.
Gli alunni dotati di computer, hanno preso appunti in maniera precisa ed hanno registrato molte informazioni. Al contrario, gli studenti armati di carta e penna, hanno trascritto meno informazioni rispetto ai colleghi muniti di pc.

Dopo la conferenza, la psicologa ha interrogato gli studenti ed ha constatato che: nonostante la mole di informazioni minore, gli studenti amanuensi hanno ottenuto risultati migliori. Essi, infatti, sono stati in grado di spiegare collegamenti tra le informazioni e le nozioni di cui disponevano.

Dalla ricerca è inoltre emersa una metabolizzazione dei concetti più profonda da parte degli studenti che hanno utilizzato carta e penna.
Pam Muller spiega, infatti, che per immagazzinare dati in maniera profonda è necessario scrivere a penna, mentre i dispositivi elettronici sono più adatti per trattenere un grande numero di dati e trascrivere liste.

La ricercatrice, consiglia di usare penna o computer secondo l’esigenza che ci si presenta in un determinato momento. Inoltre, una buona soluzione per i tecnologici più incalliti consisterebbe nell’uso di dispositivi dotati di tecnologia stilo,così da esercitare la memoria e l’apprendimento di concetti base.
E voi, di che appunti siete?

Sushi, 7 consigli per mangiarlo correttamente

www.j-japaneserestaurant.com

Se chiudessimo gli occhi e provassimo ad immaginare la tendenza più forte in fatto di food, la prima cosa che ci verrebbe in mente sarebbe senz’altro il sushi. Chi di voi ragazze non lo ama pazzamente? Ma vera la domanda da fare sarebbe un’altra: sapete come si mangia i sushi oppure state soltanto improvvisando? Eccovi servita una piccola guida per mangiare giapponese senza sbagliare una virgola.

Ordine

Che cosa credete, anche per mangiare ci vuole criterio e il sushi certo non fa eccezione. Dinnanzi a set di sushi completo esiste un ordine da rispettare: prima il sashimi, poi i nigiri e solo alla fine i maki. Gonfiarvi subito con il riso non vi farà assaporare il pesce come si conviene, per cui siate estremamente ordinati.

Le bacchette come si deve

Se decidete di sedervi al tavolo di un ristorante giapponese sappiate che dovrete utilizzare le bacchette per consumare il vostro pasto. Ricordate di impugnarle correttamente di non passare il pesce da bacchetta in bacchetta: questa azione ricorda ai giapponesi usanze funebri e offerte di cibo ai defunti. Ah, non azzardatevi a prendere il sushi infilzando le bacchette nel riso: non si fa. Se siete completamente negati usate le mani: secondo la tradizione il sushi si mangia proprio così.

Piano con la soia

Un’abitudine diffusa è proprio quella di fare il bagno al sushi nella salsa di soia: errore tremendo. Non bisogna appesantire il sapore del sushi con troppa soia: ne basta un pizzico dalla parte del pesce. Vi hanno mai detto che riso e soia non dovrebbero mai incontrarsi?

Wasabi con moderazione

Non miscelate il wasabi nella salsa di soia: in una preparazione tradizionale lo chef ha già applicato la giusta dose di wasabi tra il riso e il pesce. Se volete aumentare la piccantezza della portata prendete con le bacchette il wasabi e spalmatelo sulla parte superiore del pesce, ma senza combinare schifezze.

Rigore

Prima parlavamo di ordine e gli imperativi non sono certo finiti: prima di mangiare posizionate il sushi sulla lingua a testa in giù. Vi do questo consiglio perché solo in questo modo potrete sentire meglio il sapore e la freschezza del pesce. Non dividete mai il pezzo a metà ma mangiate tutto in un boccone: tagliare in due il sushi è un gesto estremamente scortese nei confronti dello chef che ha preparato con estrema cura per voi un pezzo unico e perfetto.

Tempo

Non ingozzatevi come se non mangiaste dal Capodanno del 2000, ma non siate nemmeno lenti come un bradipo. Il sushi è un prodotto che va mangiato fresco, al momento, e tempi di attesa prolungati possono danneggiare la qualità del prodotto.

Zenzero

Lo zenzero si trova nel vostro piatto per essere consumato tra una portata e l’altra: non abbuffatevi come se fosse parte della vostra cena. La sua funzione è di pulire la bocca dai sapori, trattatelo come si conviene.

L’alternativa femminile al rifugio maschile (FOTO)

Credit: www.boredpanda.com

Quante volte abbiamo sentito dire – magari diretto proprio a noi – “ho bisogno del mio spazio“. Gli uomini sono soliti mostrare l’ansia da spazio dedicato ad attività esclusivamente maschili e a loro dedicate con una certa regolarità e spesso non si può fare altro che assecondarli.
Così, di solito, si sceglie uno spazio della casa – il garage ad esempio o lo scantinato – dove il maschio alpha può muoversi liberamente e fare quello che più desidera.

Ma cosa succede se questa necessità si presenta al sesso opposto?
Noi donne abbiamo sempre dimostrato di avere una marcia in più e anche in questo caso non possiamo non dimostrare di fare le cose bene e in grande. Perché i rifugi al femminile, come vedrete, sono molto di più che uno spazio in casa dove nascondersi per giocare a qualche giochino o per dedicarsi al fai da te, sono una magia che diventa realtà.
Insomma, è qualcosa di davvero stupefacente.

Realizzati per lo più al di fuori dello spazio casalingo, magari in giardino, i rifugi della donna di casa ricreano proprio l’ambientazione in miniatura di uno spazio che può essere dedicato a un secondo lavoro, alla lettura o anche allo yoga e alla palestra.

Avete voglia di uno spazio tutto vostro? Sognate la vostra casetta in giardino?
Date un’occhiata alla realizzazione da parte di chi è riuscita a creare qualcosa di unico e decisamente invidiabile, qualcosa che desidereremo più di un solitario al dito.