martedì, 16 Dicembre 2025

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Lecce, sacerdote contro le foto arcobaleno su Facebook

Credit photo: www.huffingtonpost.it

Lo scorso venerdì è stata una giornata importantissima per gli Stati Uniti grazie alla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Non solo negli Usa, ma in tutto il mondo sono state spese belle parole per il raggiungimento di questo traguardo. Un traguardo che però sembra ancora molto distante dal nostro paese, anche perché la Chiesa ha una fortissima incidenza.

Proprio a Spongano, in provincia di Lecce, il vice parroco Emiliano De Mitri è andato contro tutti coloro che “colorano” di arcobaleno i propri profili Facebook, criticando ampiamente questo comportamento che lui non riesce a capire. Purtroppo il sacerdote non si è limitato a condannare, ma a dichiarare di “scomunicare” tutti coloro che non avessero ascoltato il suo ammonimento: come pena vieta di svolgere il ruolo di padrini, madrine o catechisti.

Un post su Facebook molto esplicito quello del vice parroco, che subito dopo si è visto disattivare l’account per le segnalazioni sul contenuto non opportuno del suo messaggio: “Ora basta! Tutti quei parrocchiani che coloreranno le foto arcobaleno a sostegno delle organizzazioni LGBT non sapendo nemmeno cosa sono e quali sono le teorie gender non avranno da me: 1) certificato-nulla osta per fare padrini-madrine; 2) non avranno incarichi come educatore-catechista o responsabile di associazioni ecclesiali con finalità educativa. Perché in netto contrasto con il Santo Vangelo. Qualsiasi replica a questo post verrà cancellata“.

Oltre ad essere criticato dalle sue amicizie sul social, anche Roberto de Mitry, il presidente dell’Arcigay del Salento ha espresso tutta la sua amarezza verso quest’episodio ed in generale verso chi ha una mentalità molto chiusa. Ecco il messaggio su Facebook: “Non è più rabbia o tristezza che proviamo quello che proviamo è tanta pietà mista a ilarità. Annaspate goffamente a spauracchi pensando che la popolazione viva ancora nel Medioevo, che non sia istruita e che non sappia più distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma come si può ‘minacciare’ i fedeli per una foto profilo? Se usi l’arcobaleno allora non ti faccio fare il padrino, o il catechista. Fa ridere“.

Barba colorata, adesso l’uomo va così (FOTO)

Instagram

Barbe lunghe come i capelli di Rapunzel? Ahimé non sono passate di moda, anzi: si sono evolute.
Ho letto decine di articoli a riguardo, per informare i miei amici delle schifezze (germi e batteri di ogni sorta) che si annidano nei peli sul volto, ma niente: nessuno di loro ha voluto radersi. I tipi hipster sembravano essersi estinti come i dinosauri, invece era tutto un bluff: sono ancora tra di noi e hanno cambiato colore. No, non si tratta di un malinteso, le ultime tendenze vogliono gli uomini ‘merman‘, ovvero con barbe lunghe come il papà di Ariel ma colorate nei modi più strani.

Traducibile letteralmente come ‘tritoni’ la nuova moda vorrebbe rendere gli uomini simili a dei fantomatici ‘sirenetti’. E nulla importa se non sono disponibili pinne e corone dorate perché a questi simpatici ometti basta soltanto avere la barba lunga come Mosè.
Siamo davvero dinnanzi a una moda oppure si tratta di una ondata da dimenticare come quella delle zeppe negli anni ’90? Personalmente mi auguro di si.


Le tendenze che interessano il settore maschile sono sempre più strane e discutibili: abbiamo dovuto accettare la morte sociale della camicia su misura in luogo di t-shirt lunghe fino al ginocchio e pantaloni larghi con il risvoltino. Abbiamo sopportato la morte dei capelli in ordine in luogo di ciuffi più aerodinamici dei jet privati di John Travolta e di braccia muscolose e tatuate che prima si vedevano soltanto in scadenti programmi tv.
In poche parole l’eleganza dell’uomo è quasi morta, e la gallery lo conferma.

La coppia che vende tutto e gira il mondo (FOTO)

Photo credits: Pinterest

Quante volte nella vita abbiamo sognato di abbandonare tutto per andare a vivere in un posto da sogno, lontano da tutto e tutti? Una coppia americana l’ha fatto davvero e sta vivendo una favola.

Era il 12 agosto 2011 quando Matt e Jessica Johnson hanno dato una vera svolta alle loro rispettive vite.
Entrambi trentenni, hanno deciso di lasciare il lavoro per girare il mondo e vedere paesi nuovi e meraviglie della natura.
I Johnsons spiegano che la loro vita prima di quell’agosto del 2011 rispecchiava pienamente il sogno americano: diplomarsi, sposarsi, comprare una casa, fare carriera. Probabilmente i due avevano solo tralasciato il fatto di avere da 2 a 5 bambini.
Passavamo le giornate davanti la tv e non combinavamo nulla di produttivo– spiega Matt- abbiamo deciso quindi che tutto questo doveva cambiare“.
Tutto è iniziato alla fine dell’estate del 2007, i due si trovavano nei pressi del lago Michigan e sono rimasti affascinati dalle barche a vela.
Ci hanno pensato qualche tempo su e alla fine, nel giugno del 2011 hanno venduto la loro casa e deciso di passare 4-5 anni lontani da tutto.
A luglio dello stesso anno hanno lasciato le rispettive occupazioni, venduto le loro automobili e dato inizio alla loro nuova vita.
Nel 2012 hanno adottato un gatto, Georgie, che ha imparato a nuotare e vive felice insieme a loro.

Jessica e Matt hanno capito che la loro vita di coppia aveva bisogno di un cambiamento e hanno trovato il modo giusto per stare insieme. La vita in barca a vela richiede un continuo lavoro di squadra affinché riesca ad essere un vero sogno.
Queste immagini lo dimostrano.

#ToyLikeMe, anche le bambole diventano disabili (FOTO)

L’idea nasce da tre mamme, britanniche, Melissa Mostyn una giornalista non udente, che ha una figlia in sedia a rotelle, Rebecca Atkinson giornalista non udente e ipovedente e Karen Newell consulente esperta in giocattoli che ha un figlio non vedente, con un unico obiettivo: rendere la disabilità non più solo un motivo di discriminazione.

Un bambino disabile vive il suo problema come un muro che lo allontana dei suoi amici “normali”. Questa sensazione, si rispecchia anche nei giochi, quando non ci si rivede in quelle bambole, così belle e perfette, senza difetti. Ecco perchè tre mamme hanno deciso di dar vita a questo progetto che aiuterà i loro figli, e tanti altri bambini, a sentirsi più vicini, compresi.
Le prime bambole le hanno fatte da sole, poi hanno creato un gruppo Facebook che invitava i genitori di figli disabili a postare idee per giochi e giocattoli e soprattutto le case produttrici di giochi a creare personaggi con diverse disabilità fisiche. La prima è stata la bambola di Trilli con l’apparecchio acustico. La sua foto ha fatto il giro del web e subito sono arrivati contributi di 50 mila persone interessate. Ora la campagna delle mamme prosegue, con richiami alle tradizionali case produttrici e petizioni su Change.org.

“Quando ero piccola, non ho mai visto una bambola come me”, racconta Rebecca Atkinson. “Avevo due apparecchi acustici. Nel mondo reale c’erano persone come me. Nel mondo delle bambole, era come se io non esistessi. Cosa diciamo ai sordi e ai bambini disabili? Che non ne vale la pena? Che sono invisibili nella società?”.
Meno di una settimana dopo, la casa produttrice di giocattoli britannica MakieLab ha contattato le tre mamme. Le bambole sono prodotte con la tecnologia della stampante 3D, che permette di rispondere a tutte le esigenze in maniera quasi istantanea.

Sul sito web della Makies si legge: “È fantastico che il nostro processo di progettazione e produzione ha risposto a un bisogno che non è stato soddisfatto dalle tradizionali aziende di giocattoli. Speriamo di rendere i bambini – e i loro genitori – davvero felici con questi accessori inclusi”.