mercoledì, 17 Dicembre 2025

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I 5 comportamenti tipici di un amico tirchio

Le comitive sono una roba meravigliosa: una sorta di piccola fiction nella quale ognuno recita una determinata parte. Proprio come nei telefilm anche li si possono individuare personaggi ben definiti: quello intelligente, il raccomandato figlio di papà, lo squattrinato, la strafiga, il secchione e il tirchio.
Ogni comitiva che si rispetti possiede almeno la metà di questi elementi, ma in questa sede ci occuperemo di delineare la personalità dell’amico spilorcio.
Avere le braccia di un canguro può essere avvilente, specie se devi raggiungere l’ultimo scaffale del supermarket. Ma la difficoltà più grande sta nell’arrivare alla tasca, ovvero quello scrigno misterioso nel quale si trovano le monetine.
Il taccagno non conosce serenità: sta a contare il centesimo in ogni momento della sua esistenza. Con lui hanno vita corta i venditori di rose e le vecchiette che raccolgono le offerte durante la messa: il vero pidocchioso sopravvive a situazioni di questo tipo, con la stessa ostinazione del coccodrillo quando si estinsero i dinosauri.
E se è vero che certi rettili hanno vita lunga, potremmo dire lo stesso di tutti quei soggetti che hanno impatto sull’ambiente quanto le caccole del nostro naso.

Scrocca le sigarette

Nella mente dell’amico taccagno la sosta dal tabaccaio è peggio di una frustata sulla schiena: se ha dei vizi, toccherà agli altri pagarne il prezzo. Con le sigarette è più semplice, basterà chiederle per strada durante l’ora di punta per comporre un pacchetto intero. Ovviamente vuoto e vecchio di qualche anno, da usare come il dispenser del sapone che abbiamo in bagno.
Questa tipologia di persone rappresenta il male per gli altri membri della comitiva: tutti quelli che fumano dovranno considerare, oltre al proprio, anche il suo consumo medio di nicotina.

Al ristorante dice di avere già mangiato

Fin qui nessun problema, se non fosse che il pidocchioso prende comunque qualcosa da bere, conscio del fatto che i compagni non gli chiederanno mai di pagarsi la bibita. Il problema reale, però, è che lui di fame ne ha: con calma assaggerà le pietanze di ognuno dei commensali, fino a riempirsi lo stomaco ma senza tirare fuori un centesimo.

Quando decide di mangiare al ristorante…

La volta in cui lo spilorcio decide di sedersi e mangiare può avere due comportamenti diversi: se è a cena da solo (o con un’altra persona) tende a ordinare i cibi con i prezzi più modesti, così da non doversi esporre ad infarto; quando, invece, mangia in compagnia della comitiva al completo, tende ad ordinare il piatto più caro. Questo perché, nei gruppi in cui si divide il totale a persona, potrà concedersi ‘una botta di vita’ ammortizzando la spesa dell’astice da 60 euro al kg.
Se il taccagno non è ospite ispezionerà i prezzi del menu con la stessa attenzione di una desperate dinnanzi alle immagini di Rocco in Honduras; se, invece, sa di non dovere pagare il conto, richiederà al cameriere la maggior parte delle pietanze alla carta, e con sorpresa ordinerà una bottiglia del migliore Brunello di Montalcino.
Un’altro comportamento del tirchio al ristorante riguarda la divisione del conto, della quale insisterà per occuparsi: se la cifra è 22 euro a testa lui ne dichiarerà 25, attendendo che tutti abbiano pagato prima di corrispondere la sua quota, ovviamente ridotta grazie alla sua abile manovra. Inoltre lo scontrino subirà un controllo attentissimo, per la paura che ci sia anche soltanto un euro in più rispetto a ciò che è stato consumato.

Non prende mai la sua auto

Uno dei nemici più grandi del pidocchioso è il prezzo del carburante, che eviterà come l’amico con la mononucleosi. Egli inventerà le scuse peggiori per non prendere la sua auto, non compirà alcun gesto arrivati al casello, nè ci stupirà alla cassa del parcheggio. La sua espressione assumerà un aspetto simile a quella di Leonardo Di Caprio in Shutter Island: completamente lobotomizzata.

Ha sempre la carta di credito o il taglio di banconote più alto

Essendo più spilorcio di Paperone, il taccagno ha sempre una banconota da 50 o 100 euro in tasca, probabilmente risalente al 28 febbraio 2002 (giorno della entrata definitiva dell’euro). Al bar non esiterà ad ordinare tranquillamente un caffè o un aperitivo ma, quando si tratterà di pagare, esibirà la banconota da 100, di cui è gelosissimo, mettendo gli altri nella condizione di pagare anche la sua parte. Per non parlare di quelli che si nascondono dietro una carta di credito, e che dicono: ‘Fai tu, ho la carta, poi te li restituisco.’ Sarebbe bello poter loro spiegare che l’unico a non accettare la carta o il bancomat sia proprio il venditore di rose, e nel frattempo bastonarli senza pietà. La verità è che poi il buonsenso prevale sempre, e i piccoli truffatori spariscono per mesi, ricomparendo solo nel momento in cui il diritto di credito nei loro confronti sia andato in prescrizione.

Non solo carattere: l’ottimismo si può apprendere

Non è soltanto un dato caratteriale: secondo i più recenti studi di psicologia, l’ottimismo – e con esso la felicità – si può imparare. Basta modificare la prospettiva da cui si guarda a tutti gli aspetti della propria vita attraverso tre semplici esercizi suggeriti dal Time.

Innanzitutto, prima di andare a dormire, sarebbe bene scrivere perlomeno tre eventi positivi verificatisi nel corso della giornata. Ancora, non bisognerebbe dimenticarsi di confrontarsi con gli altri, soprattutto con chi è in condizioni più difficili delle nostre. Infine, il passato andrebbe rivisitato in accezione positiva, grazie a uno sguardo finalmente meno severo nei nostri stessi confronti.

Durante il corso universitario di Harvard “Psicologia positiva: La scienza della felicità” è stato rilevato come per riuscire nell’esercizio di professioni come l’avvocato non si possa fare a meno di essere pessimisti fino all’osso: un’attitudine che, per quanto efficace sul lavoro, straripa anche nel privato, intaccando la propria felicità.

Martin Seligman, autore del libro “Authentic Happiness” e professore di psicologia alla UPenn, ha evidenziato come questi professionisti, per motivi lavorativi, hanno educato la propria mente al pensiero negativo: i legali migliori sono i più pessimisti, che poi sono anche quelli che incorrono nel 3,6% di probabilità in più di sviluppare disturbi depressivi o di divorziare dal coniuge.

Il pessimismo, il fatto di vedere sempre problemi in ogni dove, è un atteggiamento caratteristico della prudenza: essere previdenti – spiega il Professor Seligman – consente agli avvocati di prevedere le difficoltà a cui potenzialmente i propri assistiti rischierebbero di far fronte. In questo modo, possono meglio strutturarne la difesa. Il problema, però, è che per quanto questa attitudine possa fruttare in campo lavorativo, nella vita privata non sortisce affatto gli stessi risultati”.

Invece, per essere ottimisti e, dunque, felici, bisogna allenare il proprio cervello a cogliere quanto di bello c’è nella vita: ricordarsi degli accadimenti felici occorsi ogni giorno, non mettersi a paragone con chi è (almeno per il momento) troppo in alto rispetto a noi, sapersi raccontare i propri trascorsi in maniera indulgente, senza giudicarsi. Insomma, dimenticare il male e focalizzarsi sul bene: sono questi i passi da muovere verso la felicità.

Festa del papà, tutto quello che ancora non sapete

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La festa del papà è ormai una festa molto popolare non solo in Italia, ma in tantissimi altri paesi. Ma quali sono le origini di questa ricorrenza? Ecco svelate tradizioni e curiosità proprio sulla festa del papà.

La festa del papà nella tradizione cattolica

Nei paesi di tradizione cattolica si festeggia il 19 Marzo, giorno di San Giuseppe, padre putativo di Gesù. San Giuseppe viene quindi preso a modello per rappresentare il padre perfetto. In altri paesi però i festeggiamenti ricadono in altri giorni e hanno differenti significati. In tutti i paesi anglosassoni si segue infatti la tradizione proveniente degli Stati Uniti in cui il il Father’s Day coincide con la terza domenica di Giugno.

Le origini della festa del papà

La festa nell’accezione moderna si fa risalire agli inizi del XX secolo, precisamente al 5 Luglio 1908 a Feirmont in West Virginia nella locale Chiesa Metodista. Fu però la Signora Sonora Smart Dodd che, ispirata dal sermone ascoltato e senza essere a conoscenza di quanto avvenuto a Feirmont, organizzò una celebrazione il 19 Giugno 1910 a Spoakane, Washington in onore del padre scomparso durante la guerra di secessione americana.

La festa del papà in Italia

Anche in Italia, come in tanti altri paesi latini e cattolici, la festa del papà viene festeggiata il 19 Marzo il giorno di San Giuseppe, padre e marito esemplare. Secondo la tradizione popolare San Giuseppe, oltre che dei papà, è protettore anche degli orfani, delle giovani nubili e dei poveri. Proprio per questo in Sicilia il giorno di San Giuseppe continua l’usanza di invitare a pranzo poveri e mendicanti. Questa tradizione è conosciuta come “Tavola di San Giuseppe” proprio perché si riuniscono alla stessa mensa persone di origini ed estrazioni diverse. La festa di San Giuseppe ha poi anch’essa origini antichissime, risalenti ai culti pagani legati alla terra. Il 19 Marzo è infatti la vigilia dell’equinozio di Primavera e i contadini bruciano residui di raccolto generando enormi falò.

La festa del papà nel resto del mondo

Abbiamo già detto cosa succede nei paesi di tradizione cattolica e in quelli di origine anglosassone. In altri paesi, la festa del papà è invece associata all’idea di Padre della Patria, come in Russia dove si festeggia il 23 Febbraio o in Danimarca dove coincide con la Festa della Costituzione. In Thailandia si festeggia il giorno del compleanno dell’attuale sovrano Rama IX.

Curiosità culinarie

Come ogni festa che si rispetti, ci sono poi i piatti tipici della tradizione. In Italia sono famosi soprattutto i dolci per la festa del papà . Di origine napoletana, ma diffuse in tutto il sud sono le zeppole di San Giuseppe. Si tratta di un dolce a forma piatta simile al bignè; possono essere sia fritte che al forno e vengono poi ricoperte da crema pasticcera e marmellata di amarene. Al Nord invece, il dolce tipico è la raviola, un piccolo involucro di pasta frolla ricoperto di marmellata o crema che viene successivamente cotto al forno.

Eclissi di Sole, eventi e consigli per lo spettacolo del 20 marzo

Credit photo: www.drogbaster.it

Manca poco ad uno degli eventi più spettacolari dell’anno, quando la Luna si frapporrà tra il Sole e la Terra, proiettando la sua ombra su quest’ultima. Ma siamo davvero pronti per l’Eclissi di Sole di questo 20 marzo?
Per godervi al meglio lo spettacolo – e guardatevelo perché non è cosa da tutti i giorni – noi di Blog di Lifestyle vi diamo qualche dritta e vi consigliamo qualche evento in giro per l’Italia, ma solo dopo avervi spiegato bene di che cosa si tratta.

Che cos’è un’eclissi di Sole?

Un’eclissi solare è un fenomeno ottico di oscuramento del nostro pianeta: avviene quando la Luna si frappone tra Sole e Terra, proiettando la sua ombra su quest’ultima. Ma, in base alla dimensione apparente del disco lunare al momento del passaggio, l’eclissi può essere totale o parziale.

Le eclissi di Sole avvengono sempre nello stesso periodo dell’anno, circa ogni 6.585,3 giorni – che sarebbero 18 anni, 10 giorni e 8 ore.

Quando avverrà?

Quest’anno l’eclissi avverrà durante la mattinata di venerdì 20 marzo, con orari leggermente differenti a seconda del luogo. Nel nostro bel paese la prima regione ad essere interessata al fenomeno sarà la Sardegna, precisamente alle 9.16 nella città di Cagliari.
Sarà poi la volta di Roma, Milano e Napoli, rispettivamente alle 9.23, 9.24 e 9.25; Lecce e Trieste alle 9.30. Il massimo dell’oscuramento, però, si avrà solamente dopo un’ora e 8 minuti circa, per poi concludersi alle 11.45, quando la Luna uscirà dal disco solare.

Cosa si vedrà?

In Italia – a differenza delle Isole Svalbard, in cui il Sole scomparirà totalmente per diversi secondi – non ci sarà un’eclissi totale: non aspettatevi quindi che tutt’un tratto cali il buio.

Comunque, l’intensità dell’eclissi dipenderà dal punto di osservazione e, da quanto si sa, il fenomeno sarà massimo al Nord, diminuendo sempre di più mano a mano che si scende verso Sud.

Come si deve guardare?

Assolutamente non dovete guardare il Sole ad occhio nudo: la nostra vista può rimanere seriamente danneggiata, anche se l’astro è parzialmente oscurato. Quindi non usate pellicole o occhiali da sole.

Si possono fare selfie?

Sconsigliati i selfie in maniera categorica: secondo gli esperti si rischia la cecità, i rischi sono elevati per la nostra vista.
Il Sole può essere fotografato solo con specifici filtri specifici o con occhiali da saldatore con indice di protezione 14.

Per godervi al meglio lo spettacolo acquistate filtri e occhiali apposta per l’occasione, come gli occhiali da saldatore con indice di protezione dal 14 in su. Se non volete spendere soldi, l’alternativa è guardare l’eclissi indirettamente, osservando solamente il cambio di illuminazione per esempio sul muro di un edificio.

Quali sono gli eventi in giro per l’Italia?

A parte i vari eventi organizzati da ragazzi delle varie città, ne sono stati organizzati alcuni importanti e molto ufficiali.
L’Uai – Unione Astrofili Italiani – organizza Sun Party in tutta la penisola, mentre l’Esa – Agenzia Spaziale Europea – seguirà il fenomeno dallo spazio, a 800 kilometri di altezza, con i minisatelliti Proba e le immagini verranno trasmesse da noi nei Paesi Bassi, nella sede di Noordwijk che rimarrà aperta a chi vorrà visitarla.
Anche il sito dell’ANSA Scienza e Tecnica si organizzerà al meglio: trasmetterà le immagini in diretta al Virtual Telescope del parco dell’Appia Antica.

Non perdetevi questo magnifico spettacolo, per la prossima eclissi bisognerà aspettare altri 11 anni, quando il buoi totale sarà in Islanda. Per stare al buio in Italia, poi, si dovrà attendere il 2081.