lunedì, 15 Dicembre 2025

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Giocare a Tetris aiuta a dimagrire

Credit photo: www.wired.it

Avete presente Tetris? Tutti, almeno una volta nella vita, avrete cercato di incastrare i famosi blocchi colorati. Ma lo sapevate che, oltre ad essere un divertentissimo passatempo, Tetris è utile per perdere peso?

A sostenerlo è una ricerca pubblicata dalla rivista “Appetite” e condotta dagli psicologi della Plymouth University, nel Regno Unito.
La teoria che appoggia l’intero studio si basa sul “pensiero desiderante“, secondo il quale l’immaginazione ha un ruolo importantissimo per l’astinenza perché aiuta, grazie ad una partecipazione attiva – e non neutra – del soggetto, a tenere impegnata la vista: è questo che allevia i sintomi della fame.
Si sa, nel desiderio di mangiare è la vista ciò che conta di più e, distraendosi, la sensazione di appetito diminuisce.

La squadra di psicologi è arrivata a questo risultato grazie ad un’indagine su diversi volontari, che si sono resi disponibili a valutare la loro voglia di mangiare, specificandone l’intensità.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: al primo è stato chiesto di giocare a Tetris, mentre i membri dell’altro gruppo sono stati seduti davanti allo schermo del computer, con l’immagine di un programma sul punto di caricarsi, ma che poi non iniziava mai.

I risultati parlano chiaro: dopo 3 minuti, solamente il gruppo che si è realmente concentrato sul videogame è riuscito a ridurre il desiderio di cibo, di un bel 24%.
Gli episodi di “desiderio” normalmente durano solo pochi minuti, durante i quali un individuo visualizza ciò che vuole e il piacere che ciò potrebbe arrecargli. Giocare a Tetris, anche se solo per pochi minuti, impedisce al cervello di creare immagini allettanti, e senza di esse, la voglia si attenua” spiega Jackie Andrade, coautrice dello studio.

Il famoso videogioco Tetris, quindi, è uno dei modi più efficaci per non perdere la forza di volontà quando si ha un forte appetito: infatti solo con un’attività che occupa il soggetto attivamente si riescono a ridurre i sintomi della fame. Gioco questo che potrebbe aiutare a risolvere i problemi relativi a qualsiasi tipo di astinenza, come l’abuso di fumo o di alcol.

Guidare l’auto dipende da un comportamento innato

alvolante.it

Il modo in cui guidiamo l’auto è legato ad un comportamento innato, questa è la scoperta realizzata dai ricercatori della Chalmers University of Technology di Göteborg. Secondo questa nuova indagine, infatti, si tratta di un comportamento collegato all’attimo in cui, comunemente, cerchiamo di afferrare qualcosa con le mani.

Il ricercatore della Chalmers, Ola Benderius, è partito dalla studio del modo in cui le persone muovono la mano da un punto A a un punto B, per cogliere qualcosa: la rapidità del movimento ha un rapporto diretto con la distanza, maggiore è la distanza, più rapido è il movimento, ma il fenomeno più rilevante è che il tempo per portare a termine il movimento è lo stesso indipendentemente dalla distanza.

Abbiamo subito pensato: è possibile che questo comportamento sia anche alla base di come si guida una macchina?“. Partendo da questo concetto, Ola Benderius ed il suo gruppo hanno esaminato oltre 1.000 ore di guida di auto e camion (1,3 milioni di “sterzate”), nel 95% dei casi il principio è applicabile anche alla guida. Il volante non ricopre movimenti lineari quando segue la strada, ma nel momento in cui il conducente sterza, gira il volante secondo lo stesso metodo rilevato per prendere un oggetto.

Questa scoperta potrebbe portare alla progettazione di accessori di sicurezza per auto, in grado di prevenire ciò che il conducente farà, anticipando, quindi, gli incidenti. “Con il modello che abbiamo sviluppato è possibile prevedere che cosa faranno le persone al volante, prima che lo facciano. È infatti possibile dire fino a che punto il conducente girerà lo sterzo, non appena intraprende il movimento di girare il volante“, garantisce l’esperto come riportato dall’Adn Kronos.

Grazie a questa nuova rivelazione, gli scienziati sono riusciti a sviluppare un modello matematico che potrebbe pronosticare la risposta del conducente in diverse situazioni prima che si verifichino. “Potrebbe cambiare completamente il modo in cui consideriamo il controllo umano di veicoli, navi e imbarcazioni. Spero e credo che altri scienziati utilizzeranno i nostri risultati“, afferma Benderius.

[Fonte: adnkronos]

Diventare genitori: sopra i 35 anni tutto è possibile

Molto spesso si pensa che per fare un figlio basti la potenza dell’amore, perché un figlio è regalo più bello che si possa avere. Diventare genitori, però, cambia la vita, stravolge la coppia, fa vivere l’amore sotto un’altra prospettiva. Una nuova vita ha bisogno di sicurezza, protezione, affetto e quel calore che solo una famiglia vera sa dare. Qual è, quindi, la giusta età per diventare mamma? Esiste davvero? Ecco cosa ci dice uno studio della Canada’s Western University.

C’è chi sostiene che i figli vadano fatti da giovani, anzi giovanissimi. Al contrario, invece, ci sono coppie che sostengono che, prima di accogliere una nuova vita, ci si debba divertire e viaggiare un po’. Una nuova ricerca ci racconta che esiste un’età precisa per diventare mamma e papà. Quale? Tra i 35 e i 49 anni. Sarebbe questo il periodo della vita in cui si potrebbe essere maggiormente pronti per vivere e apprezzare in toto l’esperienza straordinaria di diventare genitori.

‘Chi ha figli tra i 23 e i 34 anni vede scemare l’entusiasmo dopo uno o due anni dall’arrivo del bebè – spiegano gli studiosi – chi ha un bambino tra i 18 e i 22 anni, invece, vede diminuire la propria felicità non appena diventa genitore’.

Gli autori dello studio, Mikko Myrskylä e Rachel Margolis, dopo aver preso in considerazione un campione di famiglie, sono convinti che la loro ricerca possa aiutare a chiarire il perché molte coppie decidono di aspettare per avere il primo figlio. ‘Il fatto è che più si va avanti con l’età, più la nascita di un bambino aumenta il benessere dei genitori. Nelle coppie più giovani, invece, la felicità apportata dal piccolo è più a corto raggio’, spiega la dottoressa Margolis.

Nonostante tutto, però, non è giusto fare di tutta un’erba un fascio: aspettare la cicogna, se fatto con testa, è davvero il regalo più bello che ci sia.

Welfie: su Instagram i selfie cafoni dei giovani miliardari (FOTO)

Sono giovani, ricchi, esaltati ed armati di smartphone. La nuova frontiera per i “Rich kids” si chiama “Welfie” ed è il selfie che immortala il lusso nel quale i rampolli borghesi dell’alta società mondiale navigano.

Tra Instagram, Twitter e Facebook sono centinaia gli autoscatti, che riprendono splendidi yacht, ville di lusso, elicotteri, champagne ed cene da capogiro e tutto il meglio che i normali ventenni nemmeno s’immaginano, portando tutto il loro lusso sui social network.

Ne ha parlato anche un articolo del New York Times. Il termine è la fusione delle parole “wealthy” e “selfie” e se non siete ricchi sfondati, ahimè per voi non potrete essere protagonisti del welfie, perché per farlo occorre esibire la propria ricchezza, o quella degli altri. L’importante è che nell’autoscatto figurino oggetti da ricchi, o meglio ancora direttamente un miliardario in persona.

Merito delle fatiche di paparino, se questi adolescenti possono viaggiare in business class per il solo fatto di essere nati nella famiglia giusta. E così altro che selfie con panino e birretta in piazza, ma a bordo di un maxi yacht a bere Dom Perignon come fosse acqua, di fronte a un armadio pieno di Louboutin o in un resort cinque stelle lusso, magari immersi in una piscina riscaldata.

I nostri piccoli Gatsby devono proprio esagerare e farlo sapere a tutti. Viva l’ostentazione cafona e narcisistica della ricchezza e celebrazione del lusso, se no che gusto c’è!

Guarda le foto dei welfie nella gallery.