martedì, 16 Dicembre 2025

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Donne e carriera: binomio imperfetto?

L’universo femminile, si sa, è complicato, figuriamoci quando bisogna prendere delle scelte di vita importanti. Lavoro o famiglia? Carriera o figli? Chissà a quante è capitato di dover scegliere e non saper cosa fare, oppure di aver scelto e di essersene poi pentite.

Non c’è posto in famiglia per due persone in corsa verso traguardi professionali e qualcuno deve retrocedere, la donna come sappiamo parte svantaggiata, per lei avere dei figli è un desiderio importante, ma pur sempre un ostacolo per la vita professionale. Per l’uomo, invece, ci sono più agevolazioni e possibilità.

Accade, però, che la donna desideri fare carriera e sentirsi realizzata sul piano professionale. Decide, quindi, di non innamorarsi o di fare un figlio al massimo. Se nella coppia è presente la cosiddetta donna manager, allora la coppia scoppia. La donna di successo deve necessariamente scegliersi un compagno di vita di poche ambizioni: solo così emergerà professionalmente.

A dircelo è uno studio coordinato dall’Università della Florida: il successo femminile può ‘avvelenare’ l’amore, oscura il partner e provoca in lui un senso di frustrazione. In casi del genere è facile vedere emergere un forte senso di rivalità tra i due e un conseguente allontanamento.

Al contrario, invece, le donne accettano con serenità il fatto di avere un compagno in carriera. Questo perché, spiegano gli autori della ricerca, sono più inclini a identificarsi con il partner e non temono i suoi successi. Inoltre, proprio perchè per la donna è difficile conciliare il tutto, avere un marito con un buon lavoro consente loro di prendersi cura dei figli e della casa.

Una scelta ideale non ci sarà mai, ma la cosa certa è una sola: l’unico modo per svolgere al meglio un lavoro è amarlo, coltivarlo con passione, affinchè tiri fuori il meglio di noi stessi.

Sei degli anni 2000 se il mondo digitale lo domini tu

Cari anni ’80 e anni ’90, come tutte le cose vi riscopriamo solo quando vi perdiamo. È inutile nasconderlo, la nostalgia è canaglia, ma se il passato non ritorna (o lo fa solo in parte) c’è un futuro che avanza per chi è nato negli anni 2000. Dai cartoni, agli stili, al modo di rapportarsi con le persone, chi è nato e cresciuto in questo primo decennio del nuovo millennio di certo vede e intende il mondo in maniera diversa ed è più all’avanguardia di quel che si pensi. Scopri come.

Nulla di strano se il primo pensiero nei confronti di questa generazione è “sei degli anni 2000 se il mondo digitale lo domini tu”, ma questo è solo l’inizio.

Sei degli anni 2000 se…

Non sai cosa significa avere le ginocchia sbucciate perché ai giochi in strada preferisci un videogame o un joystic da collegare al pc (conosci tutte le Psp e persino la Wii).

Non ti piace scrivere sui vecchi quaderni e anche se possiedi un diario personale, non lo usi tanto: hai una pagina online in cui i prof ti assegnano i compiti e se hai bisogno di scrivere, lo fai direttamente sul pc.

Per ascoltare la musica, non hai certo bisogno del walkman, oggi esiste l’ipod o ancor meglio you tube e itunes per scaricare le tue canzoni preferite legalmente.

Al cinema vedi film come Ratatouille, Frozen, Avatar ed in tv le Winx, la versione moderna di Barbie, Dragon Ball, i Puffi etc., ma soprattutto sei cresciuto con High school musical 1, 2 e 3, Camp Rock 1 e 2 e Twilight.

I tuoi idoli musicali sono i cantanti dei talent show che hanno spopolato nel 2000 (Amici, Xfactor, The voice, Italia’s got talent e così via) oppure i rapper emergenti. Adori Marco Mengoni, Fedez, Fabri Fibra, One Direction etc..

Chi sono Madonna, Britney Spears, Christina Aguilera? Benvenute Rihanna, Lady Gaga, Tailor Swift, Demi Lovato e Miley Cirus.

Ascolti la musica creata con impianti elettronici. Ami i deejay come David Guetta, Pitbull, Bob Sinclair.

Alle elementari avevi già un cellurale e non il Nokia 3310 per giocare con Snake, ma uno di quelli moderni con i colori e il bluetooth. Roba da anni 2000.

Le biblioteche? Per fare le ricerche usi computer e ipad.

Rivolgi le domande a Siri, applicazione geniale, mentre i tuoi pensano ancora che Siri sia il tuo amico immaginario.

Hai Facebook da quando avevi 9 anni, anche se l’età minima per creare un profilo è 13.

Hai sostituito i libri cartacei con l’ebook.

Le conversazioni vis à vis sono un optional, tanto c’è whatsapp e il messaggio vocale. Quasi quasi non ricordi più cosa sia un sms.

Non sai che cosa siano le Lire. Sei nato e cresciuto con gli Euro.

Quando hai bisogno di lezioni di trucco, guardi Clio su Real Time.

La moda è jeans strappati e risvoltino.

Infine sei degli anni 2000 se, i tuoi primi anni di vita sono stati segnati, anche se non lo ricordi, dalla caduta delle Torri Gemelle, la strage di Novi Ligure e il delitto di Cogne, la morte di Papa Woityla, il terremoto in Abruzzo e lo tsunami in Indonesia, la morte di Michael Jackson e Mike Bongiorno, la vittoria dell’Italia ai mondiali del 2006 e il dominio di Schumacher e Valentino Rossi nella Formula 1 e nella moto gp e l’avvento della tecnologia che, come abbiamo detto dall’inizio ha davvero segnato questo nuovo millennio.

Ma sopratutto sei degli anni 2000 se per te il mondo è ancora tutto da scoprire e da vivere e cerchi risposte alla domanda “Che cosa farò da grande?”

#NotInMyName, la risposta dell’Islam a #JeSuisCharlie (FOTO)

#NotInMyName (non in mio nome) è il messaggio che i musulmani vogliono trasmettere in tutto il mondo, di risposta alla guerra mediatica che li sta coinvolgendo in seguito all’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo, a Parigi. Lo fanno su Twitter con un hashtag #NotInMyName, appunto.
In occasioni come queste è facile cadere nell’errore di generalizzare, condannare un intero popolo, una comunità, una religione.

L’intendo di questa campagna da parte dei musulmani è quello di prendere distanze da quanto accaduto nella capitale francese da parte di due miliziani dell’Isis in nome dell’Islam.
“Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile” ha dichiarato un’afro-europea musulmana.

Persone stanche di essere associate a gente che uccide, stupra, violenta e sputa sui valori democratici in nome di una religione che nulla prevede di tutto ciò.
Da qui nasce questa raccolta di foto e la voglia di difendere il proprio culto da parte di comunità islamiche integrate in Occidente, che rispettano i valori di pace e democrazia su cui l’Europa si fonda. E si trovano, oggi come ieri, a difendersi da chi li reputa responsabili di un’atrocità simile senza appurare quanto nulla ci sia di fondamento.

“A ogni disgrazia cresce il mio senso di ansia e di frustrazione. A ogni attentato vorrei urlare e far capire alla gente che l’islam non è roba di quei tizi con le barbe lunghe e con quei vestiti ridicoli. L’islam non è roba loro, l’islam è nostro, di noi che crediamo nella pace. Quelli sono solo caricature, vorrei dire. Si vestono così apposta per farvi paura. È tutto un piano, svegliamoci.
Per questo dico che mi hanno dichiarato guerra. Anzi, ci hanno dichiarato guerra.
Questo attentato non è solo un attacco alla libertà di espressione, ma è un attacco ai valori democratici che ci tengono insieme. L’Europa è formata da cittadini ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, atei e così via. Siamo in tanti e conviviamo.”
Questo il pensiero di una giovane musulmana francese riguardo la strage dei fratelli franco-algerini.

Un gruppo di ragazzi musulmani, a Milano, ha bruciato la bandiera dell’Isis per gridare a gran voce il proprio “NO” alla violenza e alla guerra in nome della loro religione, altri hanno aderito a questa campagna sperando in una reazione diversa da parte del resto del Mondo. Ma forse non basta e non basterà mai.

“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”

Selfie da primo appuntamento? Una pessima idea

Il concetto stesso di primo appuntamento fa sempre paura. Nella mente di una persona scorrono mille pensieri: e se non avessimo niente in comune? E se non gli piacesse come mi vesto? E se avessimo finito gli argomenti di cui parlare? E se avessi di nuovo del cibo tra i denti? Tutte domande snervanti.

Il nuovo trend su Instagram sembra essere legato ai selfie di coppia del primo appuntamento, che sono stati ribattezzati con l’hastag #FirstDateSelfies. L’idea è molto semplice e carina: le coppie scattano foto di loro stessi durante la loro prima uscita insieme. Nonostante la semplicità del gesto, il trend resta comunque terrificante per una serie di ragioni. Ecco alcuni esempi:

Rossetto sui denti

Se prima di uscire di casa non ci si è specchiati abbastanza, andando in un qualunque bagno, può capitare di trovare un po’ di rossetto sui denti o cibo sul viso (può succedere, sì). Come cavarsela?

Se lui esce meglio

Cosa succede se dopo aver scattato un selfie non si è usciti bene in foto? E, cosa peggiore, se lui avesse i capelli migliori dei vostri?

Un unico scatto

Quando si è da soli, è più facile scattare selfie e scartare quelli che non sono venuti bene. Nel caso del selfie di coppia, non si ha tempo per fare una scelta: si ha a disposizione uno, massimo due, scatti che non possono essere sprecati. In caso contrario, basta convincere l’altro, usando tutto lo charme possibile, per fare un terzo selfie. Ma il secondo appuntamento potrebbe essere a rischio.

Il filtro

Si litiga per il filtro da usare nella foto e lui diventa una sorta di “My fair” guy.

I terzi incomodi

Sono loro, quelle persone che compaiono sullo sfondo facendo il photobombing durante il selfie. Disturbatori innocui che però rovinano la foto di coppia.

Il serial hashtagger

Lui scatta la foto e postandolo su Istagram riceve più “mi piace” della ragazza. E lui ha anche più followers di lei. A quel punto c’è una sola cosa da fare: è un serial hashtagger. #FuggiteSciocchi.

Tuttavia, potrebbe accadere di peggio al primo appuntamento. In ogni caso, per essere sicuri, il consiglio è di evitare i selfie durante la prima uscita.