mercoledì, 1 Maggio 2024

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Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

I piatti tipici della cucina rumena (FOTO)

Credits photo: romania-to-go.com

In Romania, la cucina è uno dei momenti fondamentali del rapporto tra madri e figlie. Le ricette si basano soprattutto su composti di carne e/o verdure e si tramandano di generazione in generazione. Tipiche di questa regione sono anche le zuppe, come quella che vi illustreremo. Semplici da preparare, possono essere presentate come piatto unico.

Ciorba

Credits photo: jocooks.com
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La Ciorba è un primo piatto tipico della cucina rumena a base di carne di maiale, pollo, vitello o tacchino cui si aggiungono diverse verdure. Il pane di accompagnamento è quello tipico rumeno che spesso si mette sulla tavola insieme alla Mamaliga. Quest’ultimo è un pasticcio di mais simile alla nostra polenta.

Salata de boeuf

Credits photo: pinterest.com
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La salata de boeuf è un’insalata un po’ particolare tipica della cucina rumena. Si prepara facendo bollire carne, patate e carote, dopo di ché si aggiungono cetrioli e peperoni tagliati a cubetti. Mettete poi il composto in un grande vassoio e aggiungete la maionese e la senape come se fosse una torta. Potrete decorare il tutto con gli ingredienti che preferite.

Musaca

Credits photo: youtube.com
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La musaca di patate e carne fa parte della tradizione rumena e non deve essere confusa con la moussaka greca. Questa pietanza appare esteriormente come una lasagna ma al suo interno ci sono melanzane, zucchine, patatee e la salsa bechamel oltre alla carne tritata.

Mititei

Credits photo: food52.com
Credits photo: food52.com

I mititei sono particolari tipi di polpette. Queste sono composte di carne bovina e mista, tra cui carne di maiale e pecora e contengono speciali aromi (pepe nero, aglio, santoreggia e coriandolo). Per deliziare al massimo di questo tipo di carne è necessario cuocerla sulla griglia e aggiungere della salsa senape alla fine.

Sarmale

Credits photo: it.wikipedia.org
Credits photo: it.wikipedia.org

I sarmale sono degli involtini di foglie di cavolo in salamoia o di vite e carne trita, riso e cipolla cotti in pentola con acqua, olio e sale. Questi si servono con panna acida.

Frigarui

Credits photo: youtube.com
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Il frigarui, tipico della cucina rumena, è caratterizzato da piccoli pezzi di carne (manzo, porco o pollo etc.) alternati da bacon, salsiccie e verdure come cipolle, pomodori, peperoni e funghi.

Cozonac

Credits photo: jocooks.com
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Come ultima pietanza vi presentiamo il Cozonac: si tratta di un dolce preparato con uva, farina, noci, latte e aromatizzato con vaniglia. Questo appare come un rotolo di nocciole e frutta secca e una volta cotto al forno viene tagliato e servito a fette.

Tutta la verità sull’olio di palma (INTERVISTA)

La ricerca degli ingredienti privi di olio di palma è sempre più ardua. Ormai questo grasso vegetale di pessima qualità lo troviamo in ogni prodotto industriale, di marche molto famose anche. La soluzione migliore è sempre quella di auto prodursi in casa il più possibile, ma nell’odierna società risulta decisamente irrealizzabile, dati i molti impegni lavorativi e familiari. Dunque spesso finiamo al supermercato all’orario di chiusura mettendo nel nostro carrello della spesa tutto ciò che ci capita sottomano. “Biscotti per la colazione presi, brioche prese, Nutella non può mancare, taralli, crackers. Alla cassa”. Non ci fermiamo neanche a guardare gli ingredienti che diamo ai nostri figli o con cui ci nutriamo noi. In tutti questi prodotti, e in molti molti molti altri, c’è olio di palma, altrimenti nascosto dietro la scritta “grasso vegetale”.

Ultimamente, forse, se ne parla un po’ di più e questo è un bene, perché l’informazione è l’unica arma a disposizione del consumatore per tutelarsi e tutelare la sua salute.
Ma noi abbiamo voluto far parlare chi ne sa di più, una nutrizionista, la dott.ssa Fernanda Scala, che ci ha esposto tutte le conseguenze e i danni che l’olio di palma provoca al nostro organismo, a lungo andare.

“Quando si parla di olio di palma bisogna prima di tutto identificare la tipologia di cui si sta parlando. Esistono infatti tre tipologie di olio di palma: grezzo, palmisto e raffinato. Per quanto riguarda la tipologia grezza, questo viene estratto dai frutti della pianta, presenta una tipica colorazione rossa, dovuta all’elevata concentrazione di antiossidanti, nonché ricco in acidi grassi saturi che lo rendono solido a temperatura ambiente.
La tipologia palmisto deriva invece dai semi del frutto, di colorazione bianca ed anch’esso ricco in acidi grassi saturi. Infine la versione raffinata, quella maggiormente impiegata a livello industriale, viene ottenuta mediante specifiche lavorazioni industriali che lo rendono estremamente fluido e quindi simili ad altri oli di semi. Tuttavia durante queste lavorazioni quest’olio perde completamente le sue interessanti proprietà antiossidanti e caratteristiche organolettiche. Sebbene presenti un consistente quantitativo di acidi grassi, circa il 47%, con un apporto calorico pari a 884kcal per 100mL, al suo stato grezzo l’olio di palma non fa certamente male. Il problema è invece la forma raffinata, impiegata in moltissimi prodotti dell’industria alimentare, che aiutano a conferire croccantezza e cremosità a molti alimenti, preservandone inoltre il deterioramento. Sicuramente un suo consumo eccessivo lo può rendere dannoso per la salute, come anche altri grassi quali lo strutto o l’olio di cocco. Tuttavia negli ultimi tempi sono tante le ricerche mediche e scientifiche che si stanno conducendo per investigare gli effetti dell’olio di palma sul nostro organismo. Ed è proprio di recente pubblicazione uno studio made in Italy condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Bari che mostrerebbe come questo grasso, ed altri grassi nocivi, potrebbe agire a livello delle cellule beta del pancreas, quelle deputate alla produzione di insulina, distruggendole e favorendo quindi l’insorgenza del diabete di tipo 2. Solo ulteriori e dettagliati studi potranno o meno confermare questo dato. Intanto il consiglio è quello di scegliere un’alimentazione povera in grassi, non solo limitato unicamente all’olio di palma, imparando a leggere le etichette per portare in tavola alimenti salutari.”

I problemi causati da questo grasso non si limiterebbero certo ai rischi della salute, perchè la grandissima richiesta del mercato, sta depauperando i territori con le monoculture e la deforestazione: un grande impatto per gli ecosistemi locali e la capacità di autogenerazione delle risorse del Pianeta.

Tutta la verità sull'olio di palma (INTERVISTA)

Il WWF, in particolare, sottolinea come l’olio di palma stia portando a veri e propri disastri ambientali in Indonesia e Malesia – due dei principali produttori mondiali – perché l’abbattimento delle foreste porta non solo alla perdita di numerose specie vegetali uniche sul globo, ma anche alla distruzione dell’habitat naturale di specie animali rare.
Non solo. Per recuperare terreno utile alla piantagione, le specie selvagge stesse vengono cacciate e uccise dalle popolazioni locali, in un conflitto ormai perenne tra uomo e animali: tigri, scimmie, oranghi, elefanti sono costretti – quando non uccisi – a sopravvivere in piccole aree non più idonee alle loro esigenze.

Ma i danni non finiscono qui. Per ogni tonnellata di olio di palma prodotto, 2,5 tonnellate di fluidi di scarico vengono generati. Questi fluidi – che comprendono sostanze chimiche come diserbanti ma anche prodotti di raffinazione dell’olio – vengono direttamente gettati nei corsi d’acqua naturali, inquinando così le fonti d’approvvigionamento per piante, animali e persone.

Inoltre questo grasso tanto amato dalle case produttrici incide anche sui costi civili. L’espansione della produzione di olio di palma genera conflitti sociali e vere e proprie lotte civili: le popolazioni rurali locali sono costrette con la forza ad abbandonare i loro villaggi per far spazio ai campi coltivati. Con l’agricoltura completamente azzerata, l’unica forma di sussistenza delle classi più povere è quella di impiegare la loro manodopera a basso costo nelle piantagioni, spesso con ritmi schiavisti e nessuna forma di tutela.

Ora l’unica cosa che ci chiediamo è: ma ne vale davvero la pena?

Riciclare le bottiglie di Coca-Cola non è mai stato così divertente

Inutile spazzatura? No, si tratta di pistole ad acqua, spray per detersivi, pennarelli, tempera matite e tanto altro.
Si tratta del progetto di sostenibilità globale al quale partecipa anche Coca-Cola, che ha lanciato “Second Lives”: una linea di 16 tappi innovativi che possono essere avvitati sulle bottiglie dopo il consumo, trasformandole in utili e divertenti oggetti.
L’intento è quello di incoraggiare i consumatori di Coca-Cola a riciclare e riutilizzare le bottiglie di plastica vuote.

La campagna – creata con l’aiuto di Ogilvy & Mather China – è stata lanciata in Vietnam, dove sono stati distribuiti 40mila kit con 16 diversi tipi di tappo. Presto saranno disponibili anche in altre parti del mondo.

Il progetto nasce dall’esigenza della casa produttrice Coca-Cola di affrontare seriamente, con azioni concrete, le critiche sull’utilizzo massiccio di plastica che finisce nelle discariche di ogni paese.
Di questo genere di problemi ne è un esperto l’Occidente, che si è già mobilitato da anni, ma le “campagne ecologiche” sono molto più estranee in Asia, perché la consapevolezza dei problemi ambientali non è così sviluppata.

Tra i progetti in avvio in Occidente è da segnalare quello in California dove continua la proposta di mettere sulle bottiglie di bibite zuccherate un’avvertenza in cui si dice che bere queste bevande contribuisce all’obesità, al diabete e favorisce la carie dentaria.

Dopo le tante pubblicità diseducative della bevanda ecco dunque uno spot semplice e divertente a supporto di questa buona campagna contro la plastica.

[Credit: adweek.com]

Tatiana Shkondina ricrea opere d’arte con il cibo (FOTO)

Ammirare le migliori opere d’arte di sempre ricreate con il cibo? Da oggi si può, grazie all’incredibile lavoro della fotografa russa Tatiana Shkondina, che ha scelto con cura gli alimenti da utilizzare per presentare dei veri e propri capolavori in chiave gustosa.

Da Dalì a Van Gogh, a Mondrian: l’artista ha rivisitato le loro creazioni con l’idea che qualunque oggetto, in questo caso cibo, può diventare arte se ben posizionato.

Parliamo di formaggi, cioccolato e frutta, che non mancheranno di far venire l’acquolina in bocca a molti. Ma come tutte le opere, anche queste possono essere contemplate solo da lontano. Vediamole.

The Son of Man – René Magritte

Credits photo: www.top13.net
Credits photo: www.top13.net

Questa fotografia è così ingegnosa che sarebbe facile confonderla con l’originale. Tatiana Shkondina ha utilizzato per ricreare “Il figlio dell’uomo” di Magritte diversi tipi di cibo come la melanzana per la giacca, la mela rossa per la cravatta e la mela verde per la mela verde, così come nella composizione di Magritte.

Il cielo stellato – Van Gogh

Credits photo:
Credits photo: www.foxnews.com

Il cielo stellato di Van Gogh non era mai stato così ricco di prelibatezze: dai mirtilli ai fagioli neri per lo sfondo al riso, i cui chicchi sono sparsi, in maniera quasi impercettibile all’occhio, in tutta la composizione. Questo dipinto rimane sempre simbolico, manifestando con assoluta semplicità il tormento del pittore in quegli anni, ma in questa versione mette anche un gran appetito.

Composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio, e blu – Piet Mondrian

Credits photo: www.mashable.com
Credits photo: www.mashable.com

Lo stile di Mondrian, basato sulla rappresentazione di monocromi, che cercano di dare una forma immutabile ad una realtà che cambia continuamente, diventa per Tatiana un’occasione imperdibile. La fotografa si serve di diversi ingredienti per riprodurre “La composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu”: dal formaggio svizzero per il giallo, all’anguria per il rosso, ai cracker per il marrone.

Donna in rosso nella foresta – Henri Rosseau

Credits photo: www.foxnews.com
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Più che una foresta, quello che Tatiana Shkondina riproduce è un vero è proprio paradiso di verdure. Dai vari tipi di peperoni, alle foglie, alle erbe utilizzate come sfondo sino al peperone rosso che delinea una figura snella e solare al centro dell’opera: potremmo definirla la versione vegetariana de “La donna in rosso nella foresta” di Henri Rousseau.

Segno del dollaro – Andy Warhol

Credits photo:
Credits photo: www.vsemart.com

Osservando la rappresentazione “Segno del dollaro” di Andy Warhol, sarà facile pensare al vostro conto in banca, come sempre al verde. E a quanto pare anche la fotografa Tatiana Shkondina è partita dalla stessa considerazione, quando ha scelto gli alimenti per questa fotografia: si è servita infatti di ogni cibo verde a sua disposizione come cavoli, broccoli e cavolini di Bruxelles per riprodurre il simbolo del dollaro.

Dove of peace – Pablo Picasso

Credits photo: www.top13.net
Credits photo: www.top13.net

Chi ha detto che per creare un capolavoro servano colori diversi e grande complessità? Di certo così non la pensava il famoso Picasso e nemmeno Tatiana Shkondina, che ha ricreato con degli spaghetti neri e alcune erbe l’incantevole Colomba della pace del padre del Cubismo.

Donna con frutta e verdure

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Credits photo: www.foxnews.com

Una donna davvero fuori dal comune, realizzata da Tatiana Shkondina con soli frutti e verdure, come carote, peperoni, meloni, uva, banane, così da incarnare quasi il ritratto della salute. La fotografia è stata ideata per una rivista per uomini.

Piccolo letto di formaggio

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Credits photo: www.foxnews.com

Quello creato da Tatiana Shkondina è un letto dall’aspetto davvero succulento. I nostri amici topi non mancheranno di certo l’occasione di assaggiare i diversi tipi di formaggio di cui è fatto, a partire dalle pantofole che spuntano proprio ai piedi del letto.