venerdì, 19 Aprile 2024

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Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

Dolci tipici di Carnevale: le chiacchiere (RICETTA)

Ogni occasione è buona per pasticciare in cucina. Ma a Carnevale il dolce tipico è la chiacchiera. In Italia ogni regione ha il suo personale modo di chiamarle, chiacchiere e lattughe in Lombardia, cenci e donzelle in Toscana, frappe e sfrappole in Emilia e Campania, cròstoli in Trentino, galani e gale in Veneto, bugie in Piemonte, così come rosoni, lasagne, pampuglie nel resto d’Italia.

Chiamatele come volete, il risultato sarà sempre una golosissima sfoglia fritta, croccante e rivestita di zucchero a velo.

Noi di Blog di Lifestyle abbiamo pensato che anziché acquistarle dal pasticcere di fiducia potessimo provare a farle in casa, per essere certi di dare ai nostri cari un prodotto genuino e fatto con grande amore.
Eccovi quindi la ricetta passo passo per preparare le chiacchiere in casa.

INGREDIENTI

Per circa 70 chiacchiere

Burro 50 g
Vanillina 1 bustina
Uova (medie) 3 intere e 1 tuorlo
Lievito chimico in polvere 6 g
Zucchero 70 g
Grappa (o altro liquore) 25 ml
Sale 1 pizzico
Farina 00 500 gr

Per friggere
olio di semi di arachide q.b

Per decorare
zucchero a velo q.b.

PROCEDIMENTO

Porre la farina setacciata con il lievito nella classica forma a fontana. Al centro disporre tutti gli altri ingredienti e iniziare ad impastare finché non si avrà un impasto liscio e omogeneo. Se avete possibilità di farvi aiutare da un robot da cucina diventa tutto più facile. Ma non è essenziale, si impasta benissimo anche a mano.

Lasciare riposare l’impasto coperto da pellicola in un luogo fresco e asciutto per circa mezz’ora.

Riprendere la pasta e iniziare a stenderla con il mattarello. Anche in questo caso sarebbe opportuno disporre di una macchinetta per stendere la pasta più agevolmente. Ma con il mattarello vengono comunque bene. Lo spessore dipende dai gusti, cercate tuttavia di non superare i 2 mm, perché poi troppo doppie potrebbero risultare pesanti.

La forma da dare alle chiacchiere cambia da regione a regione, anche in questo caso potreste divertirvi come più vi piace. Le classiche chiacchiere hanno una forma romboidale, ma possono essere anche rettangolari, attorcigliate, insomma a voi la scelta.

A questo punto riscaldate l’olio, prestando attenzione alla temperatura. Non deve essere troppo bollente, perché le chiacchiere rischierebbero di bruciarsi. Immergete 2/3 chiacchiere alla volta, non di più per non abbassare eccessivamente la temperatura dell’olio. Quando saranno dorate estraetele con una schiumarola e lasciatele sciugare un po’ sui tovaglioli.

Spolverate di zucchero a velo a piacere e gustate con amici e parenti. Rimarrete stupiti di quanta bontà si nasconda in una semplice sfoglia zuccherata. I bambini ne vanno ghiotti, li renderete indubbiamente felici.

Raccontateci se vi sono piaciute dopo averle provate.

Come fare il castagnaccio: ricetta ed istruzioni

Come fare il castagnaccio? Eccoci qui pronti ad aiutarvi.

Anche a voi capita di fare passeggiate nel bosco per raccogliere castagne? Bene, ecco una ricetta ideale per questa stagione autunnale, per chi ama i dolci, per chi ama cucinare i dolci nelle giornate uggiose, per chi raccoglie troppe castagne e poi non sa che farsene.

Il castagnaccio ha origine dalla tradizione contadina del 1500 ed è stato inventato da Pilade da Lucca nelle terre appenniniche, presumibilmente era toscano ma non ne si è certi, quindi fra Toscana, Liguria, Emilia e Piemonte tutti luoghi in cui la raccolta delle castagne è stata sempre una delle attività principali rispetto alle altre attività agricole della montagna. Nell’ottocento furono introdotti nuovi ingredienti come uvetta e pinoli e contemporaneamente questo dolce si diffuse in tutta Italia.

In seguito allo spopolamento delle montagne si è un po’ perduta la tradizione del castagnaccio nei luoghi d’origine, riscoperto poi negli anni successivi, ognuna delle regioni sopra elencate ne personalizzato la ricetta aggiungendo ingredienti e modificandone il metodo di cottura.

Si tratta di un dolce che costa poco ma è decisamente nutriente. Fra l’altro anticamente si credeva che il rosmarino fosse uno degli ingredienti dei filtri d’amore per cui la fanciulla che voleva far innamorare un ragazzo doveva offrirgli una fetta di questo dolce. Nelle zone fiorentine troverete baldino o bardino, è il nome dialettale del castagnaccio così se vi trovate in zona sapete come chiamare il dolce.

Come fare il castagnaccio: ricetta ed istruzioni

INGREDIENTI:

  • Acqua 750 ml
  • Castagne farina 500 gr
  • Noci 100 gr di gherigli
  • Pinoli 100 gr
  • Rosmarino 1 manciata di aghi freschissimi
  • Uvetta 80 gr
  • Olio di oliva extravergine 6 cucchiai

Preparazione:

Occorre, per prima cosa preriscaldare il forno a 200° 30 minuti prima d’infornare. Quindi si mette a bagno nell’acqua tiepida l’uvetta per farla rinvenire.

Si passa al setaccio la farina e dopo aver terminato la si mescola con l’acqua versata a filo finchè non si ottiene un composto morbido e liscio.

Quindi strizzate l’uvetta ed unitela all’impasto, aggiungete anche i pinoli e le noci tritate. Ora versate l’impasto su di una teglia (40 cm) che avrete precedentemente spennellato d’olio o imburrato, spennellate l’olio anche sulla superficie del dolce ed in ultimo decorate con aghi di rosmarino uvetta e pinoli. Non resta che infornare per 30 minuti a 200° finchè la superficie non sarà dorata con qualche crepa.

La teglia con cui informate il dolce dovrebbe essere di rame stagnato secondo la tradizione e attenzione alla farina di castagno che acquistate poiché non deve essere troppo dolce quindi nella confezione non dev’essere indicata ulteriore aggiunta di zucchero. Per agevolare la cottura del castagnaccio bucherellate la superficie del dolce con un semplice stuzzicadenti dieci minuti prima di spegnere il forno. Si può fare il castagnaccio anche in versione frittella: basta diluirlo con un po’ di latte aggiungere un pizzico di bicarbonato e con un mestolo versarne delle porzioni nell’olio caldo quindi poggiare le frittelle su carta assorbente, forse sarà più gradito ai bambini.

Viaggio tra le cucine delle nonne di tutto il mondo (FOTO)

La cucina della nonna è, e sarà sempre, inarrivabile per chiunque. E Gabriele Galimberti, artista toscano, ha pensato di immortalarle per sempre su una fotografia. Un senso di malinconia e nostalgia ti assale guardando le foto delle cucine e dei piatti delle nonne di tutto il mondo.

La figura della nonna è sempre stata molto amata. Come ti coccola, ti vizia e ti guarda una nonna non lo fa nessuno. E in queste foto, Galimberti riesce a riaffiorare ricordi piacevoli e profumi che ormai non si sentono più in giro.

Nell’era dello show-cooking, degli chef stellati e dei ristoranti raffinati l’artista toscano sceglie di farci ritornare alle origini. Si, perchè la cucina nasce con le nonne.

Dall’Italia all’Africa, passando per il Messico e la Turchia. Un libro dedicato a ben 58 nonne e ai loro piatti tradizionali. Certo, noi siamo di parte e quei bei ravioli italiani preparati con amore proprio dalla stessa nonna di Galimberti, Marisa Batini vincono su tutti gli altri piatti tradizionali.

Un omaggio alle nonne di tutto il mondo, alla loro bontà e alla loro cucina. Per renderle immortali, come davvero meriterebbero, insieme ai loro piatti.

Intolleranza al glutine: in Italia la celiachia è sempre più frequente

Da circa una decina d’anni sono sempre più frequenti i soggetti intolleranti al glutine, i cosiddetti celiaci.

Il glutine è una sostanza proteica presente all’interno di alcuni cereali come frumento, avena, orzo, kamut e segale. La presenza del glutine all’interno di alcuni alimenti, come pasta, pizza, alcuni tipi di dolci etc, non consente ai celiaci di poterne fare uso, per tanto questi ricorrono ai prodotti gluten free, ovvero quelli privi di glutine.

Cos’è veramente l’intolleranza al glutine?

L’intolleranza al glutine o celiachia, nome da cui deriva il termine celiaco, è una malattia non grave, ma incurabile che si può presentare in qualsiasi fascia di età, dall’infanzia all’età adulta, in tutti quei soggetti in cui il proprio organismo non tollera la presenza di alimenti contenenti il glutine, perché quest’ultimo è capace di innescare nei celiaci una serie di alterazioni nel sistema immunitario che recano dei seri danni all’intestino tenue.

L’intolleranza si manifesta con una serie di disturbi fisici come: un eccessivo senso di stanchezza, diarrea, ferro basso sotto la norma, sintomi di tipo neurologico (vertigini e svenimenti), difficoltà digestive (che possono provocare stitichezza e un ventre gonfio) e il non riuscire ad assimilare ciò che si mangia.

Nell’ultimo decennio, in Italia la celiachia si è fatta sempre più frequente fino a raggiungere, nel 2011, oltre 500.000 intolleranti al glutine.

L’aumento dell’intolleranza in vari soggetti è dovuto in gran parte sia allo sviluppo dell’informazione, che ha favorito all’incremento della diagnosi, e sia dalla continua evoluzione scientifica che, con le analisi al sangue e vari controlli, è riuscita a diagnosticare questo tipo di malattia. Non sono da sottovalutare, però, le nostre abitudini alimentari.
Oggigiorno si fa sempre più uso di cereali, di carboidrati e di alimenti che contengono un alto tasso di glutine. Un eccessivo abuso, nella nostra alimentazione, di alcuni tipi di alimenti fa si che il nostro organismo ne risenta, fino a non tollerarne più il consumo. Si va incontro così ad un’intolleranza che può essere più o meno grave, passeggera o permanente, come nel caso della celiachia con il glutine.

I punti gastronomici dedicati ai celiaci sono, per fortuna, in continuo aumento, così come i reparti al supermercato a loro dedicati con prodotti biologici e gluten free. Molti bar e ristoranti si stanno attrezzando per fornire dei pasti che anche il cliente celiaco può consumare. Ingerire un alimento non gluten free può comportare ad un celiaco dei seri disturbi allo stomaco, stanchezza e spossatezza. Solo una corretta alimentazione senza glutine può conferire ad un celiaco un perfetto stato di salute.