Andare a cena fuori con gli amici non è più semplice come una volta da quando sempre più gente ha cominciato a sostenere di avere allergie e intolleranze alimentari o diete specifiche da seguire. Non è certo una novità, se si pensa che più di una persona su cinque evita determinati tipi di cibo per via di intolleranze e allergie: tuttavia, stando a una recente ricerca, questi disturbi potrebbero essere dovuti esclusivamente alla loro immaginazione.
Reali o immaginari, questi disturbi si traducono per almeno un terzo delle madri nell’obbligo ad adattare i menù di pranzo e cena alle specificità alimentari di un altro membro della famiglia, fermamente convinto di non poter mangiare un determinato alimento. La conseguenza? Il fenomenale aumento di aziende produttrici di prodotti senza glutine, senza lattosio, senza frutta secca e tutti quanti quegli ingredienti temuti da milioni di italiani.
Proprio di recente, una ricerca di mercato – il Drink Innovation Nework – ha rivelato che il 22% degli adulti asserisce di essere affetto da allergie e intolleranze a certi cibi o a certe bevande. Il sondaggio, condotto su 1.600 persone, non richiedeva però nessuna prova: perciò, dovranno essersi verificati molti casi in cui gli intervistati devono aver collegato erroneamente i loro problemi di salute o di digestione a determinati cibi, che adesso evitano. Tra questi, i più penalizzati sono senz’altro i prodotti a base di glutine e i latticini, che risultano i primi alimenti di cui si smette il consumo non appena si crede di avere un allergia o un’intolleranza.
Il sondaggio, che è stato realizzato nel Regno Unito, ha registrato che rispetto agli uomini le donne a lamentare allergie e intolleranze alimentari sono il doppio. Un fenomeno in netta crescita, insomma, cui si ovvierà grazie alle nuove regolamentazioni europee, in base alle quali tutti i ristoranti, i pub, i servizi di catering a partire da dicembre dovranno elencare tutti i potenziali allergeni tra gli ingredienti dei loro prodotti. Gli effetti previsti per l’industria del cibo? Decisamente drammatici.
La Coca Cola fu inventata dal farmacista statunitense John Stith Pemberton nel 1886, inizialmente come rimedio per il mal di testa e per la stanchezza.
Ma i suoi ingredienti sono sempre stati un mistero.
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Tuttavia il sito Thisamericanlife.org, afferma di aver scoperto, in una fotografia di un articolo di giornale, una lista che fornisce gli ingredienti e le loro esatte quantità per preparare la bevanda.
Il giornale in questione è l’Atlanta Journal-Constitution dell’ 8 febbraio 1979.
Esso presenta una foto ritraente una persona con un libro aperto, sul quale è scritta la ricetta originale della bibita, quella di Pemberton.
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La lista conterrebbe le quantità esatte dei liquidi necessari per preparare l’ingrediente segreto della Coca Cola, l’aroma 7X (denominato anche aroma numero 7 o Merchandise #7).
Pur costituendo solo l’1% della formula totale della bevanda, il 7X è l’ingrediente che fornisce alla Coca Cola il suo sapore unico.
La ricetta ufficiale sarebbe sorvegliata 24 ore al giorno in una cripta di Atlanta, in Georgia.
Ingredienti per lo sciroppo:
– 3 dramme di estratto di Coca (ca. 11,66 grammi);
– 3 once di acido citrico (ca. 85,05 grammi);
– 1 oncia di caffeina (ca. 28,35 grammi);
– 30 di zucchero (dal testo non è chiaro quale sia la quantità richiesta);
– 2,5 galloni d’acqua (ca. 9,46 litri);
– 2 pinte è un quarto di succo di lime (ca. 1,06 litri);
– 1 oncia di vaniglia (ca. 28,35 grammi);
– 1,5 once di caramello (ca. 42,52).
Ingredienti per l’aroma 7X:
(utilizzare 2 once di aroma, ca. 56,7 grammi, ogni 5 galloni, ca. 18.92 litri, di sciroppo)
– 8 once di alcol (ca. 226,8 grammi);
– 20 gocce di olio d’arancia;
– 30 gocce di olio di limone;
– 10 gocce di olio di noce moscata;
– 5 gocce di coriandolo;
– 10 gocce di olio di neroli;
– 10 gocce di cannella.
Procedimento
Mescolare la caffeina, l’acido citrico e il succo di lime nell’acqua bollente. Aggiungere la vaniglia e l’aroma 7x quando si sarà raffreddato il composto.
Lasciare riposare per circa 24 ore.
Prima però di cimentarvi nella preparazione della vostra “Coca Cola home made“, sappiate che non troverete in commercio l’estratto di foglie di coca.
Questo perché l’azienda che produce la Coca Cola, la “The Coca-Cola Company“, è l’unica al mondo autorizzata dalla DEA (ente che si occupa della lotta alla droga) a poter coltivare, trattare e commercializzare questo prodotto.
Il consumo moderato di bevande alcoliche comporta tanti benefici sia fisici che psicologici.
Innanzitutto va precisato che l’astemio non ha alcuna conseguenza negativa per il fatto di non bere. L’alcol, infatti, è un piacere e non una necessità.
La dose accettabile non deve superare i 30-40 g al giorno (che corrisponde a 2-3 bicchieri di vino) per l’uomo; un po’ meno per la donna, che ha una minore capacità di metabolizzare l’alcol.
Va tenuto presente che è meglio evitare i superalcolici, preferendo il vino o, eventualmente, la birra. In ogni caso il consumo di bevande alcoliche, dovrebbe essere sempre fatto durante i pasti.
I genitori e gli stessi ragazzini dovrebbero sapere che, sino alla pubertà, va assolutamente evitato il consumo di bevande alcoliche, perché la capacità di metabolizzare l’etanolo è modesta. Infine, è bene astenersi dall’alcol anche durante particolari momenti della vita di una persona come una possibile gravidanza.
Detto questo, è stato scientificamente provato che sono tanti i benefici che il consumo di bevande alcoliche può darci non solo psicologicamente ma anche fisicamente.
L’alcol, ha un effetto benefico sui processi digestivi, perché stimola l’appetito ed aumenta le secrezioni gastriche, preparando lo stomaco ad accogliere e digerire il cibo, ha un significato conviviale e facilita la socializzazione poiché riduce l’inibizione. credits: www.gqitalia.it
Sembra inoltre svolgere un’azione protettiva contro le malattie cardiovascolari; in uno studio è stato osservato che i francesi, abituati a consumare vino rosso ad ogni pasto, hanno una minore incidenza di malattie cardiovascolari nonostante un’alimentazione piuttosto ricca di grassi.
Si è poi scoperto che il vino rosso esercita un’azione protettiva dalle malattie cardiovascolari, grazie alla presenza del resveratrolo, un polifenolo ad azione antiossidante contenuto nella buccia dell’uva.
Tale sostanza è presente in maggiori quantità nel vino rosso, dal momento che la fermentazione in presenza delle bucce (macerazione) è spesso prolungata. Non bisogna comunque dimenticare che, per esercitare un’azione protettiva contro le malattie cardiovascolari, il resveratrolo dovrebbe essere presente nella bevanda in quantità decisamente superiori. Soddisfare tale fabbisogno con il solo vino da tavola ne annullerebbe completamente gli effetti positivi a causa dell’eccessivo apporto di etanolo.
L’alcol sembra avere anche un effetto antinfiammatorio, dal momento che nei bevitori moderati si riscontrano livelli di proteina-C reattiva (marker della risposta infiammatoria) inferiori alla media.
Le bevande alcoliche, inoltre, contengono zuccheri; quando una persona ingerisce degli zuccheri questi attivano le papille gustative sulla lingua, proprio come fa qualsiasi alimento, in seguito i segnali sono inviati al cervello, attivando i meccanismi propri della “ricompensa” e causando la produzione di ormoni associati a sensazioni di benessere, come la dopamina.
Nel 2016 sono 11 i food trend che sono stati individuati dalla consulting firm newyorkese Baum+Whiteman.
Baum+Whiteman ha condotto un’analisi previsionale riguardo le novità del food and beverage che avranno successo nel 2016; le tendenze scoperte secondo questo rapporto vanno dall’ingresso di nuovi player nel settore f&b, alle analisi di come si evolvono i gusti dei consumatori.
Scopriamo quindi quali sono gli 11 food trend statunitensi del 2016 confrontandoli con l’Italia.
1. Le nuove frontiere del Food Delivery
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Google, Amazon, Uber, altri giganti digitali, così come un gran numero di start-up anche italiane, pur non producendo cibo si pongono come anello di connessione tra il consumatore pigro e i servizi di ristorazione a domicilio.
Nel 2016, quindi, il motore del cambiamento è rappresentato da questi grandi player che sono entrati nel mondo del food delivery, ponendosi come nuovo obiettivo quello di consegnare pasti e cibo fresco a casa, in ufficio e anche nelle camere d’albergo.
2. Menù sostenibili e salutari
Le grandi catene della ristorazione fast, dopo aver subito gli attacchi da parte dei consumatori per l’uso di additivi chimici, gli OGM e altri ingredienti poco salutari, hanno scelto di rendere i propri menù sempre più green; ormai la maggior parte degli chef stanno sempre più attenti all’uso di prodotti locali, biologici e di stagione. Per fortuna in Italia sono presenti numerose restrizioni legislative che riguardano l’uso di antibiotici, additivi e altre sostanze del genere, ma anche qui si cerca di rendere più salutari e sostenibili i menù dei ristoranti.
3. L’uso della pasta è in calo
Negli ultimi cinque anni il consumo di pasta si è ridotto molto su scala globale; anche in Italia si è avuto un calo del 25% sull’uso della tipica pasta. Oggi si cercano numerose alternative quali il riso, l’orzo, il farro.
4. Verdura come pasto principale
L’attenzione alla dieta, alla salute, la diffusione dei regimi alimentari vegetariani, vegani, hanno fatto in modo che la verdura non fosse più considerata come contorno del piatto ma spesso come pasto principale. In Italia la maggior parte dei ristoranti anche se non sono specializzati nell’alimentazione vegetariana o vegana, offrono nel menù almeno un paio di opzioni veg.
5. Poke: il nuovo sushi
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Dalle Hawaii arriva il nuovo sushi che si chiama Poke; si tratta di pesce crudo tagliato a cubetti su una base di riso condito con le alghe. Questo piatto spopola soprattutto a Los Angeles, lo stesso posto che, un po’ di tempo fa, ha reso il sushi una moda mondiale.
6. La cucina giudaica rivisitata
Guidata dagli chef statunitensi, la cucina giudaica sta vivendo un’evoluzione; gli chef riscoprono le loro radici dando vita ad una cucina kosher (cucina ebraica tipica) più moderna, ma che non cede alla tentazione fusion. Qualcosa di simile sta accadendo anche in Italia a Roma nel ghetto ebraico, dove accanto ai ristoranti più tradizionali ne vediamo alcuni che sperimentano, rielaborando la propria eredità.
7. Acai bowl
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Acai è il frutto di una palma brasiliana, frullato insieme con latte, banane e ghiaccio, arricchita con topping al cioccolato, dà vita agli smoothies di acai che stanno spopolando negli States. Quest’anno il numero di ricerche di acai bowls su Google è raddoppiato.
8. Mania del pollo fritto
Il pollo fritto è il nuovo re della ristorazione fast e si consuma in tutte le sue forme più caloriche negli USA.
9. Mix di piccante
Sempre più di tendenza è la voglia di creare combinazioni di piccante. Per esempio: il piri-piri pepper, una miscela africana di peperoncino rosso, spezie ed erbe aromatiche; la schichimi-togarashi, anche detta sette-spezie giapponese, che contiene peperoncino rosso, nero, buccia di arancia, fiocchi di alghe.
10. La ristorazione nei negozi
Continuerà a crescere la tendenza di introdurre la ristorazione nei negozi, d’altronde convivialità e shopping si sposano benissimo; il colosso Ikea può esserne un esempio.
11. Il boom degli snack
Snack di tutti i tipi, dolci, salati, piccanti come gli snack etnici che ritroviamo anche in Italia con le patatine al gusto esotico di lime e pepe rosa, snack agli aromi composti e via dicendo. Spopolano al supermercato anche gli snack rispettosi dell’ambiente con costi più alti, ma il consumatore è disposto anche a pagare di più pur di sentirsi a posto con la coscienza.
Questi sono gli 11 food trend stimati per quanto riguarda i consumi statunitensi che, spesso rispecchiano le tendenze italiane in altri.
Aspettiamo allora la fine dell’anno per capire se veramente saranno questi i food trend che si rifaranno alle nuove abitudini dei consumatori di tutto il mondo.