sabato, 20 Dicembre 2025

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Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016

Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016
gay.it

“Una delle cose più grandi di questa città sono le nostre differenze e ogni londinese dovrebbe essere orgoglioso di questo”

Risuonano imponenti le parole del sindaco di Londra Sadiq Khan in merito al Pride Festival 2016.

Dal 10 al 26 Giugno si è tenuto proprio a Londra il Pride Festival, un susseguirsi di eventi per manifestare la libertà di amore e di amare. Proprio in occasione dell’evento sono stati inaugurati nella centralissima Trafalgar Square dei semafori pedonali molto, ma molto, particolari.

Trafalgar Square è il punto di arrivo della magnifica e coloratissima parata conclusiva del festival, che inonda le strade di Londra di migliaia di persone, e proprio qui per un po’ di tempo non si vedrà più il solito omino verde, magro e solitario in procinto di attraversare la strada, ma saranno presenti due innamorati che si tengono per mano. Due uomini, due donne o un uomo e una donna uniti da un cuore sono i protagonisti e i simboli della comunità Lgbt.

Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016
gay.it

Ancora oggi ricordiamo, e per molto tempo ancora ricorderemo, il massacro avvenuto ad Orlando in un locale gay, dove molti ragazzi hanno perso la vita perché è stato messo in discussione il loro modo di amare. Sadiq Khan ricorda proprio le famiglie con queste parole “Sono molto orgoglioso della nostra comunità Lgbt e non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con loro come sindaco. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolte ancora alle famiglie e agli amici delle vittime del recente terribile attacco a Orlando”.

Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016
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I nuovi semafori a Londra, oggetti che passano inosservati diventano un simbolo forte di libertà e di unione allo stesso tempo, sono un’iniziativa che spinge la città e tutti i suoi cittadini ad essere ospitali e tolleranti. Ci ricordano che non bisogna imporre un’idea ma è l’amore che ci spinge verso la giusta direzione.

“Avere una web reputation di livello è fondamentale”, parola di Mauro Perrella (INTERVISTA)

Fino a pochi anni fa nessuno era davvero a conoscenza dell’importanza di internet, ma l’avvento dei social network ha cambiato le carte in tavola. La nostra vita online è diventata di fondamentale importanza, fino a essere recepita come una vita parallela quella che ogni giorno nella realtà. Ci troviamo dinanzi a un cambiamento epocale che stiamo vivendo a livello di comunicazione e di società, da quando internet si è impadronito della nostra quotidianità.

Ed è proprio in questo contesto di cambiamento che nascono e si affermano nuovi lavori, come quello del web manager, che appare fondamentale per chiunque voglia fare promozione online e addentrarsi nel mondo di internet.
Con competenze e capacità, Mauro Perrella, web manager responsabile di numerose campagne pubblicitarie online per aziende e marchi prestigiosi, interviene sul cambiamento dell’immagine in rete come un chirurgo estetico potrebbe fare in sala operatoria.

Conosciamo più da vicino Mauro Perrella e il suo lavoro.

Lei è un web manager, ma come spiegherebbe il suo lavoro a chi non lo conosce?

Un web manager si occupa di promozione web per aziende, marchi, brand e cura anche l’immagine e la reputazione web di tanti personaggi sia pubblici, quindi del mondo dello spettacolo o della politica, sia persone normali ed emergenti che vogliono sfruttare il media web, che in questo momento è il più frequentato, per aumentare la propria notorietà.

Com’è arrivato a fare questo lavoro? Passione o scoperta?

Quando ero un ragazzo, 15/16 anni fa, ero all’esterno negli Usa dove si iniziava già a parlare di internet, di rivoluzione informatica e di tutto quello che poi è scoppiato, in senso buono, da lì in poi. Dopodiché sono nati i social network e tante persone competenti mi dissero che un giorno se il mondo fosse andato in direzione di internet probabilmente chi era esperto e chi conosceva tutte le tecniche e i meandri del web avrebbe potuto beneficiare di un lavoro molto richiesto. Quindi in parte è una cosa preventivata diciamo, ma in parte è anche una scoperta che mi piace sempre di più.

Qual è il suo background formativo? Hai fatto degli studi apposti o si tratta di esperienza sul campo?

È un po’ un mix di cose. Ho fatto prima studi classici che mi hanno permesso di avere una visione aperta e poter seguire svariate aziende e clienti molto diversi tra loro in modo trasversale. Dopo la formazione umanistica ho proseguito con studi informatici; ma è l’esperienza sul campo quella che veramente mi ha formato e che forma le persone che fanno il mio lavoro. Andare sul campo, guardare, confrontarsi con persone che arrivano da tutto il mondo, questo fa la differenza.

Se dovessimo individuare 3 caratteristiche che non possono mancare a chi vuole fare questo lavoro, quali potremmo dire?

Sicuramente tanta passione perché è un lavoro faticoso in quanto alle volte capita di dover stare incollati a monitor e schermi anche 14/15/16 ore al giorno, e quindi sicuramente ci vuole tanta passione. Poi anche abilità comunicativa perché devi far conoscere al cliente il servizio che gli vai a dare in quanto è pressoché un servizio nuovo. Poi la terza caratteristica è certamente quella della affidabilità, cioè mostrare ai clienti che i servizi, nonostante non abbiano una certa materialità, una tangibilità, sono comunque efficaci.

Quanto conta in questo tipo di lavoro il rapporto face to face con il cliente?

È sicuramente molto importante. Sia che venga via call, via chat o proprio nella vita reale, è molto importante relazionarsi al cliente, far capire bene cosa si va a fare, rispondere alle sue domande e formarlo; perché non si può vendere un servizio senza prima fare una formazione, seppur basica, al cliente.

Cosa porta un personaggio sconosciuto a fare il salto di qualità e diventare conosciuto? Magari più interazione con i fan? Cos’è la cosa che fa la differenza?

Parlando di fashion-icon e di web star, i social network fanno sicuramente la differenza. Facebook instagram, twitter fanno la differenza, e avere lì un alto tasso di popolarità sotto forma di commenti, interazioni like, follower e quant’altro, genera una visibilità maggiore e aumenta il chiacchiericcio. Di conseguenza si aumenta la notorietà di una persona. Ovviamente ci sono una serie di tecniche che chi fa il mio lavoro adopera per aumentare questa visibilità, che alle volte è naturale altre volte è costruita.

Visto che stiamo parlando di social network, oggi sono diventati un po’ il paradiso e l’inferno delle nostre giornate. Quali sono secondo lei i pregi e i difetti?

Il più grande difetto dei social network è che hanno reso le persone isolate. Purtroppo è un paradosso ma le comunità online e i luoghi di aggregazione social isolano dalla vita reale le persone; se ci pensate basta uscire in qualunque città per vedere che 8 persone su 10 camminano con il cellulare in mano su chissà che social. Questo ovviamente porta a interagire sempre meno con la persona che hai affianco nella vita reale. Questo penso sia il più grande difetto dei social network. Il grande pregio invece fa parte proprio del difetto, cioè mettere in contatto tante persone nonostante le distanze, non solo geografiche ma anche ideologiche, sociali, morali. Questo ovviamente da un lato è un bene, ma c’è sempre il pro e il contro.

Sempre rimanendo su questo tema, diciamo che oggi è diventata forse più importante la web reputation rispetto alla realtà, quindi una sorta di vittoria dell’apparire sull’essere. Cosa ne pensa?

Questo ci tengo a sottolinearlo perché è il mio lavoro principale ed è il servizio per cui vengo contattato: la reputazione web, o da creare, o da ricostruire. Tantissime persone, proprio perché la società che impone di essere glamour e cool su google, si rifanno più a quello che vedo guardando i tuoi social, non quello che sei passeggiando per la strada. Questo infatti è il servizio più richiesto in assoluto, nello specifico quello di costruire e ricostruire la reputazione sul web, perché oggi è una cosa fondamentale avere un curriculum web di livello.

Qualche trucco del mestiere che può svelarci?

Sicuramente sui social network ci sono tanti trucchi, ma dietro incrementi di visibilità e di popolarità di un prodotto, di un azienda o di un personaggio sul web, spesso c’è qualche tecnica. Ecco, tecniche più che trucchi, per esempio come quella di riuscire a far passare tante volte in più su un suggerimento su facebook il profilo di qualcuno piuttosto che di qualcun altro. Anche su instagram ci sono molto trucchi del mestieri, molti modi per finire ad esempio nei suggerimenti e nel wall comune dei post più popolari. Ma non solo sui social network, ci sono anche molte tecniche per posizionare siti su google e ottenere così maggiore visibilità.

Vorrei fare un passo indietro, visto che prima ha detto che è stato in America per molto tempo, qual è la principale differenza nel vivere internet e il web tra gli USA e l’Italia?

L’approccio è totalmente differente, perché l’Italia è in grande ritardo. Qui è da solo due o tre anni che si è iniziato a scoprire il potere del web, ed è ancora l’ultima nazione al mondo dei paesi occidentali per quanto riguarda l’uso dell’e-commerce e l’uso di internet per l’apertura di spazi lavorativi. L’Italia è indietro proprio di tantissimi anni da questo punto di vista, rispetto al resto del mondo. In America invece internet è parte della propria vita, affianca la persona da quando nasce a quando muore praticamente, lungo tutto il corso di vita. In Italia è ancora visto dalla popolazione più giovane come una grande opportunità, da quella più grande come un grosso punto di domanda e una minaccia. Questo penso sia la più grande differenza in senso assoluto.

Quali sono le tendenze di internet e il web? Cosa vedremo a breve?

Sicuramente i video, questo perché l’ha detto Mark Zuckerberg, il creatore di facebook. Oggi la virilità di un video cambia il business di un’attività, sia essa personale o di un’azienda. Quindi posso dire che i video oggi hanno forse più forza delle foto, che però la fanno ancora da padrona. E poi sicuramente la seconda tendenza, che è già in atto, è quella della web reputation. Avere una reputazione web di livello e un’immagine coordinata sul web è fondamentale per chiunque faccia un mestiere oggi, per quasi tutti i mestieri del mondo, o almeno 9 su 10.

Quello che ci ha insegnato Oriana Fallaci

credits photo: archivio.panorama.it

Era il 29 giugno 1929 e in quel di Firenze veniva al mondo Oriana Fallaci, un nome destinato a rimanere nella storia. “Sono nata a Firenze il 29/6/1929 da genitori fiorentini: Tosca ed Edoardo Fallaci. Da parte di mia madre, tuttavia, esiste un ‘filone’ spagnolo: la sua bisnonna era di Barcellona. Da parte di mio padre, un ‘filone’ romagnolo: sua madre era di Cesena. Connubio pessimo, com’è ovvio, nei risultati temperamentali. Mi ritengo comunque una fiorentina pura. Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento. Fiorentina è la mia cultura e la mia educazione. All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo: Firenze. Non: Italia. Perché non è la stessa cosa“, ha affermato la stessa scrittrice in una intervista.

Quella di Oriana Fallaci è una figura molto complessa, tanto amata quanto criticata. Le sue opinioni e la forza con cui le ha portate avanti l’hanno sempre posta al centro dell’attenzione e hanno suscitato critiche ed elogi. Al di là delle posizioni politiche, condivisibili o meno, ci sono cose che Oriana Fallaci ha lasciato a tutti coloro che l’hanno apprezzata come donna, come attivista, come scrittrice e come giornalista.

In primis la tenacia nell’inseguire una passione. Oriana Fallaci ha inseguito la sua a tutti i costi, anche dove sembrava fosse impossibile. Con testardaggine e fatica è riuscita a diventare la prima corrispondente di guerra donna. Quando si ha una passione bisogna avere il coraggio di inseguirla, fosse anche in prima linea, fosse anche rischiando di morire per delle raffiche di mitra o su una mina.

Oriana Fallaci ha sempre dimostrato quanto fosse importante credere in qualcosa e non aver paura di dire ciò che si pensa, anche quando può portare gli altri ad additarti e a giudicarti come una persona arrogante e con un caratteraccio. Essere se stessi, in un modo o nell’altro, ripaga sempre.

Infine, tra le tante cose che la Fallaci ci ha insegnato c’è la bellezza di essere donne. “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai“, e, nonostante la società in cui viviamo pare dire il contrario, essere donna non rappresenta un limite ma un punto di forza.

Salute fisica e dentale a rischio con la cake culture

credits photo: dolceitaliapasticceria.com

Che consumare dosi elevate di zucchero facesse male si sapeva già. Ma gli esperti avvisano, ultimamente la situazione sta peggiorando a causa della cake culture sul posto di lavoro. Cosa significa? In poche parole i lavorati, di recente, preferiscono mangiare, nelle pause pranzo, torte, ciambelle, biscotti e dolci in generale. Questo contribuisce ad aumentare, di molto, i casi di obesità e di cattiva salute mentale.

A lanciare l’allarme è la facoltà di Dental Surgery presso il Royal College of Surgeons, consigliando ai lavoratori di portarsi per le pause pranzo piatti a base di frutta e verdura. Inoltre il professor Nigel Hunt contatterà i datori di lavoro per invitarli a non servire dolciumi e cibo poco salutare durante le riunioni. Lo stesso ha affermato che “per molte persone il posto di lavoro è il luogo primario della loro assunzione di zucchero e ciò sta contribuendo alla attuale epidemia di obesità e scarsa salute orale“.

Assumere zuccheri sul posto di lavoro e fuori l’orario dei pasti risulta, quindi, pericoloso. Nigel Hunt ha aggiunto che “la cake culture, inoltre, pone difficoltà per coloro che stanno cercando, con grandi difficoltà, di perdere peso o di assumere uno stile di vita più sano“. Per quest’ultimi ciambelle, cioccolatini e biscotti potrebbero essere una tentazione troppo forte.

Di certo vietare tali prelibatezze non è la strada giusta, e Nigel Hunt lo sa bene. Occorre però incentivare un cambiamento nella cultura e far capire alle persone che potrebbero prendere in considerazione anche altri cibi e che potrebbero acquistare quantità limitate di dolci da consumare esclusivamente negli orari dei pasti. I datori di lavoro responsabili dovrebbero assumere un ruolo guida evitando di offrire spuntini poco salutari sul posto di lavoro.