mercoledì, 17 Dicembre 2025

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Bruxelles: quando la lotta al terrorismo è scritta per le strade (FOTO)

credits: Repubblica.it

A Bruxelles anche l’asfalto soffre. Ci sono delle scritte che ti rimangono nel cuore, altre che, poi, vengono proprio da lì. Come quelle parole dette, gridate, soffocate, di libertà. Poter conoscere una vita ancora da vivere e poterlo fare liberamente, è la speranza di tutti, fin dal primo giorno in cui apriamo gli occhi alle luci del sole. “Che pena, sperare, intendo”, diceva uno che ha cambiato qualche vita e che ha fatto un po’ di storia. Sperare di vivere, sembra così facile. Eppure fa pena, chi spera in qualcosa di impossibile. In un mondo ben al di sotto della semplice umanità, vivere non è permesso a tutti.

Perché se una mattina qualcuno si alza e si veste di esplosivi per creare terrore, tu devi smettere di sperare di vivere, perché tanto la tua vita finisce qui. E fa pena, sì, chi spera che il Mondo sia ancora all’altezza di quell’ultima umanità persa. Privati di ogni dignità, che non a caso fa rima con libertà, respiriamo accentando che la nostra vita valga una cintura esplosiva o una bomba lanciata su folle di uomini.

Oggi le strade di Bruxelles hanno retto i piedi di chi il fuoco delle esplosioni lo ha dentro, divorato da qualche ossessione religiosa che ha davvero poco a che vedere con l’amore e la salvezza eterna. Le stesse strade che poche ore più tardi si sono macchiate di colori luminosi di gessetti spezzati, impugnati da mani stanche di chiedere di vivere in pace.

credits: Repubblica.it
credits: Repubblica.it

Se la libertà deve essere richiesta allora il Mondo ha proprio fallito. “Freedom, Love, Bruxelles”. Il cemento di Place Fontainas e di Gran Place urla richieste disperate di libertà e di pace. Vivere in pace e poterlo fare liberamente, dovrebbe essere così semplice che non andrebbe nemmeno discusso. Ma, evidentemente, 2016 anni di storia non ci hanno fatto da maestri.

credits: Repubblica.it
credits: Repubblica.it

“Unis contre la haine”, uniti contro l’odio, contro il terrorismo, contro le morti inspiegate. Quanto ancora siamo disposti ad esistere mentre ci viene negata anche la libertà? Perché la gente, fuori dalle nostre stanze, porti sicuri della noncuranza e dell’indifferenza, sta morendo e sta morendo ogni volta di più. Non si tratta di morti più morti di altri, tutte le vite hanno lo stesso valore, in ogni angolo della Terra. Le scritte sull’asfalto, pronto a versare lacrime di gesso colorato, sono l’ultimo tentativo disperato di aiuto a chi, magari, può aiutarci ad uscire da questo che ha tutto l’aspetto di essere l’Inferno. Gridiamo per essere liberi, aggrappati a quell’ultimo pezzo di umanità che ci è rimasto.

credits: Repubblica.it
credits: Repubblica.it

Le vignette di solidarietà per la città di Bruxelles (FOTO)

photo credits: VIrgola

Un’altra dolorosa data, piena di tristezza e dolore, si unisce ai giorni che ricorderemo come l’inizio di un timore sempre più vicino.

La città di Bruxelles, oggi, porta le ferite di una lotta sempre più aspra e spietata che colpisce ed uccide persone ed ideali.
L’umanità non è più degna di essere chiamata tale e diventa sempre più difficile vivere senza paura per la propria incolumità e le sorti del mondo intero. Un unico sentimento unisce tutti, indistintamente: un dolore immenso.

Sul web impazzano le opere dei vignettisti delle maggiori testate giornalistiche europee e di disegnatori, tutti con lo scopo di ricordare le vittime di Bruxelles in questo giorno così amaro.
Bandiere che si abbracciano, bandiere che piangono e fiori in onore delle vittime, sono solo alcuni dei soggetti disegnati per l’attentato di Bruxelles.

Non basteranno lacrime e testi di cordoglio a fermare questa furia omicida. Tuttavia, in queste vignette, leggiamo un unico e chiaro, messaggio: c’è bisogno che il mondo ritrovi un briciolo di amore verso il prossimo, mettendo da parte barriere ed odio.

C’è bisogno di cooperare per un benessere comune e condivisibile da tutte le persone che popolano questo pianeta, c’è bisogno di essere uniti e tornare umani.

Attentati Bruxelles, il racconto di una testimone sulla metro

Credits: Le Soir

Gli attentati di Bruxelles, all’aeroporto e in metropolitana, a pochi passi dalla sede del Parlamento Europeo, hanno colorato di nero, pianto, sangue e tristezza questa giornata. Il 22 marzo 2016 verrà ricordato come l’ennesimo tentativo da parte dei criminali, degli animali, dei combattenti, degli jihadisti di colpire l’Europa, l’Occidente.

Sara Risco, di Madrid, ha voluto rilasciare una testimonianza all’Ansa. Lavora a Bruxelles come traduttrice e, proprio in quel momento, durante le esplosioni, si trovava in uno dei posti colpiti in Belgio: la metropolitana.

“Alle 9:15, più o meno, abbiamo sentito una piccola esplosione. La gente era preoccupata, avevamo sentito cosa fosse già successo all’aeroporto, e la gente era stressata. Il treno si è fermato completamente, non come se fosse un problema tecnico: la gente parlava al telefono, forse con la loro famiglia, dicendo di aver sentito un’esplosione, ma era così poco forte che non si capiva se fosse un problema tecnico o no”, comincia a raccontare Sara. “La compagnia di trasporto ha detto, in un messaggio, di avere proprio un problema tecnico, un guasto. La gente era molto preoccupata. Abbiamo passato 15/20 minuti fermi, abbiamo chiuso le finestre, e in questo periodo gli impiegati della compagnia ci avevano detto di uscire attraverso una finestra, e noi quindi siamo usciti di lì, siamo usciti dalla stazione, ma non abbiamo visto niente, perché siamo andati via dall’altra parte. La compagnia però era molto organizzata, anche se noi non capivamo”, ha concluso.

Sorry for Bruxelles, il messaggio del piccolo migrante

Credits: www.repubblica.it

Oggi è un giorno pieno di dolore, come lo è stato lo scorso 13 novembre, con gli attentati terroristici che hanno sconvolto la città di Parigi. Come lo è ogni volta che l’umanità viene distrutta in modo tragico, quando povere vittime innocenti perdono la vita senza una ragione, perché che ragione ci deve essere a lasciare questo mondo, a lasciare amici e familiari?

Gli attentanti di Parigi, quelli di Ankara e tutti gli altri ci rendono impotenti davanti ad un mondo che ci sembra sempre peggio, giorno dopo giorno. Un mondo in cui sembrano prevalere l’odio, la cattiveria e l’inimicizia, dove l’amore sembra solo un lontano ricordo. E ci sentiamo vicini a chi la vita l’ha persa, a chi ha perso un proprio caro, a chi sta vivendo momenti tragici in queste ore e chi le vive ogni giorno, nelle condizioni di guerra in cui è costretto a vivere.

Siamo tutti Charlie, siamo tutti Parigi, siamo tutti Ankara. E, oggi, siamo tutti Bruxelles. Tutti, anche un piccolo bambino migrante di Idomeni, che si trova da giorni in un campo per profughi al confine tra Grecia e Macedonia. Un bambino che, come tutti i suoi compagni, è lì per cercare un rifugio dalla situazione in cui viveva, per cercare un futuro migliore.

Proprio questo piccolo bambino, che avrà sicuramente vissuto situazioni non facili, si sente vicino alla strage di Bruxelles: in ricordo delle vittime, dei parenti e della situazione attuale ha alzato un foglio bianco verso il cielo, come a chiedere delle risposte a qualcuno, in cerca anche di un aiuto per mettere un punto a tutto ciò. Sorry for Bruxelles è la grande scritta che appare sul foglio, un messaggio di cordoglio. Ma anche di tanta speranza.

Credits: www.repubblica.it
Credits: www.repubblica.it