mercoledì, 17 Dicembre 2025

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Come creare una famiglia femminista

credits photo: igorvitale.org

Per alcune persone i valori sono importanti. È il caso di Byron Hurt e sua moglie che hanno deciso di crescere la loro bambina di sei anni con una sensibilità femminista, incoraggiando la sue qualità innate, anche quelle che la società non ritiene adatte ad una bambina perché troppo maschili.

Fondare una famiglia sui valori femministi e sfidare gli stereotipi di genere è difficile e Byron Hurt lo sa bene. ‘Prendere una decisione del genere significa andare a riscrivere le regole’, afferma Byron, e questo può creare confusione visto che ogni giorno vengono riproposti stereotipi di genere e che nella maggior parte dei programmi mancano figure femminili complesse. In un mondo in cui la disuguaglianza di genere è così radicata, sta ai genitori spiegare il proprio punto di vista e dare ai bambini gli strumenti adatti per superare la realtà e cambiarla.

Hurt è molto attento all’esempio che dà ai suoi figli. Svolge in casa lavori che nella società sono generalmente ritenuti femminili. ‘Cucino, lavo i piatti e pulisco i miei vestiti’, dice Hurt e poi aggiunge ‘Non credo che lei stia crescendo pensando che è strano vedere un uomo che fa queste cose, o che si tratti di lavori da donna’.

Questo atteggiamento trova l’appoggio di Catherine Hill, vice presidente di ricerca all’American Association of University Women, un’associazione che sostiene l’uguaglianza di genere e che afferma che i ruoli dei familiari dovrebbero riflettere i valori femministi. In questo modo ‘non si cresce un figlio femminista, ma una famiglia femminista’. Addio quindi alla divisione del lavoro sulla base del genere. Passare l’aspirapolvere, pulire, lavare i piatti, fare la lavatrice è un lavoro che tocca a tutti, senza differenza tra maschi e femmine.

Creare una famiglia femminista, però, non significa solo divisione dei lavori senza differenze di genere ma anche risolvere i conflitti senza violenza e senza aggressività. Una famiglia femminista è, infatti, fondata sul rispetto e sull’amore.

Cheerios: scompare l’ape dalla scatola dei cereali

credits photo: popsci.com

L’azienda canadese Honey Nut Cheerios, madre dei golosi cereali omonimi, ha deciso di ridisegnare la scatola di questi ultimi, eliminando la simpatica ape Buzz, che per anni ha sponsorizzato il prodotto. Il motivo non è da ricercare in una banale scelta di design, anzi. La Cheerios, infatti, ha preso questa decisione per attirare l’attenzione sulla massiccia scomparsa delle api.

Il noto marchio ha rimosso dalla scatola di cereali la storica mascotte volante, per cercare di sensibilizzare i consumatori al problema delle api, attraverso una campagna: #BringBackTheBees.
Sul sito ufficiale della campagna è stato riportato che, Buzz è assente perché: “…qualcosa di serio sta accadendo nel mondo delle api. Con il progressivo deterioramento delle loro colonie, milioni di api stanno scomparendo dappertutto . È ora di fare qualcosa per loro”.
Questa decisione, dalla nobile motivazione, ha come obiettivo quello di portare il problema all’attenzione di tutti.

“Un terzo dei cibi che mangiamo sono prodotti grazie al naturale processo di impollinazione delle api. La nostra è una vera e propria chiamata all’azione per i cittadini canadesi, affinché piantino 35 milioni di semi di fiori selvatici per fronteggiare il problema della riduzione della popolazione delle api”, ha dichiarato Emma Eriksson, direttrice marketing della General Mills, durante una conferenza stampa.
Proprio per questo, l’azienda alimentare americana General Mills sta donando confezioni di semi di fiori selvatici da piantare, che possono essere richieste da chiunque direttamente dal sito ufficiale.

Marla Spivak, professoressa di Entomologia all’Università di Minnesota, spiega che “una serie di minacce incombe sulla popolazione delle api del Canada, ma il più grande pericolo è l’eliminazione di piante da fiore e, più in generale, della copertura vegetale nelle aree urbane e rurali. Occorrerà, dunque, piantare 35 milioni di fiori selvatici al fine di costruire un habitat naturale per le api, aiutandole così nell’approvvigionamento del cibo”.
Da uno studio condotto dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, è emerso che in nord America e nel nord-ovest dell’Europa, non solo le api ma tutti gli insetti impollinatori, sono seriamente a rischio estinzione.

Le api sopravvivono grazie al nettare e al polline dei fiori selvatici, e noi abbiamo bisogno di queste piccole ma importanti creature per sopravvivere.
Simon Potts, uno degli autori dello studio e professore di biodiversità presso l’Università di Reading, conclude affermando che, senza le api “molti di noi non potrebbero più godere di caffè, cioccolato, mele e molti altri cibi che sono parte delle nostre abitudini quotidiane”.

5 invenzioni che vanno attribuite a 5 importanti donne

Credit: www.vanityfair.it

Essere donna non è mai stata propriamente una passeggiata. Non lo è adesso, figuriamoci una volta, quando ottusaggine e ignoranza non permettevano al “sesso debole” di esprimersi e partecipare al quotidiano.
E così, vogliamo condividere con voi la storia e le invenzioni di 5 donne, che hanno messo in gioco le loro conoscenze per scoprire 5 cose di cui voi ignorate totalmente la provenienza.

Mary Anderson e i tergicristalli

Ebbene sì. È stata lei la prima a capire come poter guidare senza dover necessariamente mettere la testa fuori dal finestrino per tutta la durata del percorso.
Mary Anderson nacque nel 1866 in Alabama, ma si spostò in seguito a New York dove, ispirata da un conducente di tram durante una brutta giornata nevosa, brevettò il tergicristallo. Il tranviere guidava, infatti, con la testa fuori dal finestrino per spostare la neve dal parabrezza durante una delle fredde giornate nella Grande Mela.
La scoperta non venne presa in considerazione prima dello scadere dei 20 anni successivi, quando Mary non rinnovò il brevetto, che cadde nella mani dei costruttori.
Estremamente patetico e ingiusto, di un bassezza tale da far cadere le braccia a chiunque.

Elizabeth Magie e il Monopoli

Originariamente conosciuto con il nome di The Landlord’s Game, il Monopoli fu inventato dalla signora Elizabeth Magie, con l’intento di dimostrare le conseguenze delle teorie economiche ai tempi dei primi del ‘900. La Magie voleva mostrare con semplicità come i ricchi, affittando delle proprietà, diventano ancora più ricchi, a discapito dei poveri che possono diventare solo più poveri.
Un venditore di caldaie, Charles Darrow per la precisione, ne fu immediatamente colpito e lavorò conseguentemente alla sua versione del gioco alla quale diede il nome di Monopoly; per noi ora trasformatosi da Monopolio a splendida città pugliese, grazie al trasferimento dell’accento.

Rosalind Franklin e il DNA

Questa storia ha del drammatico e dell’ingiusto.
Il nobel per la medicina del 1963 fu consegnato a Watson e Crick – due nomi, un programma – dopo 4 anni dalla prematura scomparsa di Rosalind.
Un “caso” che non le permette di ritirare il premio a lei dovuto, per essere stata la prima a fotografare la doppia elica. Il massimo che le fu riconosciuto fu una sintetica nota a margine dell’esposizione dei due scienziati, se così vogliamo chiamarli.
Un’ingiustizia fatta e finita, non senza una nella spolverata di maschilismo e la giusta dose di misoginia.
La Franklin, infatti, si era già dovuta scontrare con il fisico Maurice Wilkins che, al suo arrivo a Londra, stava già lavorando all’acido desossiribonucleico e temeva di vedersi soffiato il posto da una giovane e promettente donna sul territorio.

Grace Hopper e il primo computer

Conosciuta anche come “Amazing Grace”, La Hopper era un’insegnante di matematica che richiese un permesso speciale, a causa delle sue fattezze minuscole, per arruolarsi in marina durante la guerra.
A lei dobbiamo uno dei primi linguaggi di programmazione, chiamato COBOL. Tra i primati anche quello di essere stata una delle programmatrici del primo computer: il mitico Harvard Mark I e ancora, sempre a lei, va l’utilizzo del termine “debugging“, utilizzato per la rimozione dei problemi in un software, dopo che fu proprio lei a usarlo per aver rimosso una farfallina dalla macchina.
Raggiunse il grado di Ammiraglio alla sua morte.

Bette Nesmith Graham e il bianchetto

Bette lavorava come segretaria per mantenere il suo bambino, dopo il divorzio dal marito. Dobbiamo a lei la possibilità di poter cancellare piccoli pezzi di testo battuti su carta. Il principio da le creato era quello di una sorta di tempera bianca dall’asciugatura veloce.
Il primo nome del bianchetto era Liquid Paper e fu la fortuna della segretaria più famosa di sempre.

Tenerezze tra innamorati (FOTO)

photo credits: N. Mindru

Natalia Mindru è una fotografa che vive a Bucarest e da un po’ di tempo immortala una categoria di persone ben precisa: gli innamorati che si scambiano tenerezze ed effusioni.

Baci rubati, segreti sussurrati e parole non dette, sono le cose che Natalia ama fotografare. Gli attimi che preferisce catturare, infatti, sono quei momenti di assoluta intimità e pace che solo gli innamorati riescono a percepire.
Tutte le foto realizzate da Natalia, saranno parte integrante di un progetto denominato Urban Love Stories, che sarà completato tra novembre e dicembre dell’anno corrente.

Per questo tipo di progetto, Natalia sta lavorando in modo particolare e sta catturando l’amore in ogni sua forma. Che sia tenero, giocoso o disordinato non importa. Quello che conta per quest’artista è immortalare un’attrazione naturale tra due persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dal colore della pelle.

Gli innamorati che vengono fotografate da Natalia, per lavorare a questo progetto, devono sentirsi liberi e rilassati. La stessa fotografa ha raccontato che durante le due ore in cui immortala le effusioni di una coppia, il suo lavoro non si compone solo di scatti.
Piuttosto, si parla e ci si conosce meglio, magari si beve qualcosa insieme tra una foto e l’altra.

Natalia ha anche dichiarato che, molto spesso, gli innamorati che fotografa non si accorgono quando vengono immortalati perché impegnati a coccolarsi.
Per alcuni, la sessione fotografica è stata come una terapia di coppia , in cui i due innamorati si sono riscoperti e riavvicinati.

Durante questi mesi, Natalia viaggerà molto e fotograferà innamorati in Francia, Germania, Italia, Belgio, Portogallo, Spagna, Regno Unito, Ungheria e Paesi Bassi.

Il messaggio che Natalia vuole lanciare con questo progetto ha un animo molto nobile: dimostrare che l’amore è per tutti e non giudica nessuno.
Riuscirà ad aprire anche le menti più chiuse con i suoi lavori? A giudicare da questi primi scatti, noi pensiamo di si.