giovedì, 18 Dicembre 2025

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Sesso nei film VS sesso nella realtà: ecco le differenze

credits photo: cosmopolitan.it

È cosa nota che nel momento in cui nei film appaiono scene di sesso l’attenzione del pubblico viene immediatamente catturata ed è più forte. Questo probabilmente avviene a causa del fatto che quelle che vengono proposte sono scene intriganti e anche impossibili da riprodurre nella realtà. Ci avete fatto caso, vero? Tra posizioni e location improbabili, il sesso nei film è completamente diverso da quello nella realtà.

E le differenze si notano già dalla ‘prima volta’. Per le donne dei film non esiste dolore, né imbarazzo e tanto meno inibizione. Anzi, alcune delle protagoniste si dimostrano delle vere e proprie femme fatale, da fare invidia a Samantha Jones. E se l’orgasmo è dietro l’angolo, delle precauzioni neanche l’ombra.

Per non parlare, poi, dei vestiti che nei film non sono un problema. I protagonisti possono fare sesso anche indossando 5 maglioni, jeans, calzamaglia, cintura di castità o una divisa ignifuga, oppure spogliarsi nel giro di 5 secondi senza che i bottoni della camicia oppongano resistenza. L’unico modo per riuscirci nella realtà sarebbe prendere una forbice e tagliare via tutto.

La cosa che tutte noi donne notiamo, poi, è che anche dopo una sessione di sesso selvaggio in luoghi improbabili (in mare, sotto la pioggia o semplicemente sotto la doccia) il trucco delle protagoniste non si rovina neanche un pochino. Se noi dopo sembriamo un quadro di Picasso, loro riescono a sorridere soddisfatte con il loro rimmel e il loro blush applicato alla perfezione.

Ciò che invece tutti ammiriamo, senza distinzione tra maschi e femmine, sono le numerose posizioni che ci propinano. Nei film sono tutti super atleti, nella vita reale anche i miglior contorsionisti al mondo sarebbero in difficoltà. Se nella finzione fare sesso in mare senza affogare è possibile, se farlo in equilibrio su un piede solo è un gioco da ragazzi, per noi comuni mortali basta poco per trovarci ricoperti di lividi o, peggio, con un trauma cranico.

Fashion hotel, le residenze di lusso (FOTO)

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A chi non piace scegliere un bellissimo hotel per il proprio soggiorno? Entrare in una hall lussuosa che ci faccia sentire ultrachic e ordinare il servizio in camera? Si sa, l’occhio vuole la sua parte, e a meno che il nostro viaggio non sia di quelli lampo e low cost, è sempre piacevole scegliere un luogo bello e confortevole per trascorrere qualche giorno fuori città.
Avete mai sentito parlare di Fashion Hotel? Si tratta di residenze di lusso firmate dai più importanti marchi del mondo.

Fendi Private Suites, Rome

www.myluxury.it
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Palazzo Fendi è l’ultima delle case di moda di lusso presenti in Italia, per la precisione a Roma. Vi piacerebbe dormire tra le lenzuola profumate di una suite a due passa da Piazza di Spagna? La struttura fa parte di un palazzo del 17esimo secolo appartenuto alla nobile famiglia Ludovisi Boncompagni, ed è stata sede di uno store del marchio per ben 11 anni. Ogni suite, progettata dall’architetto Marco Costanzi, è stata arredata in stile Fendi con di marmi colorati, specchi di Gio Ponti e mobili su misura dalla linea Fendi Casa.

Palazzo Versace, Dubai

www.ttgmena.com
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L’hotel è stato progettato per assomigliare ad un palazzo neoclassico 16esimo secolo nel quale spicca un grande mosaico che rappresenta il logo del marchio, realizzato con l’utilizzo di ben 800.000 ciottoli.
Le camere della struttura sono 215; si può consumare un pasto in cinque ristoranti diversi e intrattenersi presso il Qs Bar della leggenda della musica Quincy Jones.

Bulgari Hotel, Londra

www.coolhunting.com
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Il Bulgari Hotel di Londra è il terzo dopo Milano e Bali ed è stato aperto nel 2014 nella lussuosa zona di Knightsbridge, affacciato su Hyde Park. Progettato dall’architetto italiano Antonio Citterio, le sue 85 camere sono eleganti e sofisticate. La struttura vanta una Spa sotterranea con una piscina olimpionica a mosaico.

Hôtel Jules César, Francia

www.booking.com
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Il designer francese Christian Lacroix ha realizzato diversi alberghi di successo di Parigi: il Jules César di Arles porta la sua firma ed è stato inaugurato due anni fa. Lo stile colorato si accosta meravigliosamente al fascino storico dell’edificio; si tratta di un convento carmelitano del 17esimo secolo le cui camere sono realizzate con tonalità che evocano le opere di Pablo Picasso e Jean Cocteau.

The Pelican, Miami

www.panoramio.com
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Renzo Rosso, fondatore del marchio di abbigliamento italiano Diesel, è noto per il suo carattere giocoso e incline al divertimento. Questa filosofia viene rispecchiata completamente dalle ambientazioni dell’Hotel Pelican, con disegni kistch e variopinti immersi in un quartiere il stile Art Deco. Ciascuna delle 30 camere ha il proprio variegato tema decorativo, che va da Tarzan al selvaggio West.

InkHunter: tatuarsi per finta non è mai stato così facile

Credit: http://www.melamorsicata.it

I tatuatori del mondo – ma solo quelli che hanno scelto Apple come stile di vita – godranno.
È arrivata, infatti, nello store un’applicazione utile a tutti gli eterni indecisi; si chiama InkHunter e permette di “stampare” digitalmente il disegno prescelto sulla parte del corpo che si vuole tatuare.

InkHunter è comodo e veloce, ha un buonissimo pacchetto di tatuaggi già all’interno dell’applicazione e, in più, permette di aggiungere tutti i disegni che si vogliono grazie al semplice utilizzo della telecamera, arrivando a riprodurre quindi il risultato reale con una semplice pressione del dito.

Finalmente qualcosa che potrebbe fare la differenza perché, parlando per esperienza, di persone che desiderano un risultato definito e preciso prima ancora di vedere lo sketch del disegno ce ne sono parecchie.
Grazie all’approdo di questa fantastica possibilità, speriamo di poter vedere dimezzate le ore spese a rassicurare clienti, parenti e amici sul risultato finale del tattoo – che in ogni caso dipende dal tatuatore – ma questo è un altro discorso – e lavorare tutti con più serenità.

L’utilizzo è immediato, basta disegnare tre linee che ricordano vagamente una faccina sul punto del corpo selezionato, scegliere il disegno e inquadrare la suddetta zona. Ecco così che in poche mosse si arriverà ad avere un tattoo digitale che potrà essere immortalato e salvato attraverso la camera e poi il rullino delle foto.
Io ho provato personalmente e il risultato è stato veramente soddisfacente, da provare subito.

InkHunter pesa 31,5 MB, funziona sugli iPhone e iPad e si scarica gratuitamente dall’App Store.

#Viajosola, quando anche viaggiare deve diventare un diritto

Credits: viajesycocina.com

Questa è la storia di José María Coni e Marina Menegazzo. Ma, in fondo, è la storia di ognuna di noi. Due ragazze di 21 e 22 anni che, zaino in spalla e mano nella mano, erano arrivate fino a Montanita, in Ecuador, per trascorrere una bellissima vacanza. Alla ricerca di qualcosa, di quella felicità che si prova solo quando si viaggia, da sola con le amiche, dimenticandosi di tutto quello che abbiamo lasciato una volta partite. Alla ricerca di un sogno a cui questa volta, però, sono state tagliate le ali. Un sogno che mai potrà realizzarsi perché qualcuno ha pensato di scriverci la parola fine al posto delle dirette interessate.

I corpi delle due ragazze sono stati ritrovati chiusi in un sacco. I due uomini che avevano offerto un posto dove dormire alle ragazze, rimaste senza soldi, hanno poi confessato l’omicidio. Ma, ancora una volta, due innocenti hanno perso la vita. E una ragione per perdere sogni, speranze, desideri, famiglia, amori ed amicizie non ci dovrebbe mai essere, quando si viaggia da sole. Ma nemmeno quando si va in giro con gli shorts, quando si torna a casa in macchina da sole dopo una serata in discoteca e quando si fanno uscite sole donne.

Quello di viaggiare per noi donne è un diritto. Non farlo più significherebbe dare ascolto a chi fa domande come “Ma torni a quest’ora da sola? Non ti viene a prendere nessuno? Guidi tu? Ci sono ragazzi nel gruppo? Davvero fai un viaggio da sola?“. Ma soprattutto significherebbe rinunciare a vivere. Perché viaggiare è sinonimo di scoperta, bellezza, indipendenza, vita. Una di quelle che vale la pena di essere vissuta.

Con la vicenda di José María e Marina si torna a parlare di femminicidio: il 35% delle donne nel mondo, solo lo scorso anno, ha subito una violenza fisica o sessuale, dal proprio partner o da un’altra persona. Sempre dai dati Istat, poi, emerge che nel nostro paese sono 6 milioni 788 mila le donne che sono state violate nel corso della loro vita. E, nel 2014, 152 sono state uccise.

Quando questi numeri saranno pari allo zero? Solo quando si smetterà di dare la colpa a noi donne per come ci vestiamo, per voler viaggiare da sole. Insomma, per avere gli stessi diritti e la stessa indipendenza degli uomini. Perché noi non siamo certamente il sesso debole. E lo dimostriamo ogni giorno, con esempi di donne straordinarie che si battono per i nostri diritti, quelli che dovremmo avere a prescindere da tutto. Ma anche esempi di donne qualsiasi che si svegliano presto tutte le mattine, per mantenersi e per mantenere i figli. Per non dover mai chiedere niente a nessuno, per far vedere che anche noi riusciamo a fare tutto. E lo facciamo anche bene.

E l’esempio di Guadalupe Acosta, una studentessa paraguaiana che, dopo la tragica vicenda, decide di dar voce alle due ragazze scomparse, rivendicando il diritto di noi donne a viaggiare da sole, in sicurezza, tranquillità e serenità. Guadalupe ha scritto un post su Facebook diventato virale, con più di 557 mila like ed oltre 730 mila condivisioni.

Ayer me mataron.Me negué a que me tocaran y con un palo me reventaron el cráneo. Me metieron una cuchillada y dejaron…

Pubblicato da Guadalupe Acosta su Martedì 1 marzo 2016

La ragazza sudamericana parla di umiliazione, di sogni infranti, di diritti che dovremmo avere, del fatto che se la vicenda fosse capitata ad un uomo avrebbe avuto più seguito. Per questo invita tutti, donne soprattutto, a farsi sentire, a non stare in silenzio, ad urlare al mondo quello che succede, a combattere per noi stesse.
E il suo appello è stato ascoltato: l’hashtag #Viajosola è diventato uno dei trend topic di questi giorni.


Chissà se questa potrà essere la svolta, chissà se la violenza sulle donne diventerà solo un brutto ricordo. Ma fino a quel momento non ci sarà nessuna vittoria per noi, nessuna festa della donna. Festa della donna sarà solo quando non ci saranno abbastanza sacchi per metterci tutte a tacere.