mercoledì, 17 Dicembre 2025

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Air Bonsai: la nuova frontiera dello zen giapponese (FOTO e VIDEO)

Credits:www.kickstarter.com

I giapponesi hanno deciso di rilanciare nel mondo lo zen tipico della loro cultura grazie ad un “ritocco” nerd ad uno dei simboli nipponici più amati e conosciuti: il bonsai.

Così i creativi del team Hoshinchu hanno progettato l’Air Bonsai, un piccolo bonsai a levitazione magnetica che sta letteralmente spopolando su Kickstarter, un sito web di crowdfunding per progetti creativi, dove ha già varcato la soglia dei 314 mila dollari (290 mila euro) sugli 80 mila richiesti per la realizzazione e la vendita del prodotto.

La “magia” che rende possibile alla piantina levitare, in realtà ha di magico solo l’intuizione: due sfere magnetiche inserite una in quella che i creatori hanno chiamato “sfera di energia” e l’altra nella palla di muschio che alimenta la pianta prescelta.
Si perchè, a causa delle rigide regole sull’esportazione giapponese, il kit venduto non comprenderà la pianta e così, rispettando i limiti di peso tali da permettere la levitazione (non più pesante di 300 grammi se si vuole ottenere l’effetto “volo”), l’acquirente potrà scegliere la piantina più adatta alle sue esigenze zen.

La commercializzazione del prodotto dovrebbe avvenire a partire dal prossimo agosto e il set base costerà 200 dollari (184 euro).
Con un piccolo sovrapprezzo, il compratore potrà ottenere anche una base in pietra lavica per rendere il tutto ancora più spirituale e rilassante.

I giapponesi amanti da sempre dei giardini zen, capaci di infondere serenità ed armonia che nascondo un significato profondo di crescita spirituale e personale continua, hanno unito in questa creazione gli elementi fondamentali propri di questi giardini: il verde del muschio che ci ricorda le nostre radici, l’acqua che nutre la piantina, simbolo della vita che scorre, la pietra della base che ricorda la possibilità di vivere per sempre nel ricordo dei nostri cari e infine l’aria che separa la base dalla piantina che fluttua, porta un messaggio ben preciso: avendo sempre ben presente chi siamo e da dove dove veniamo abbiamo la possibilità di “fluttuare in aria”, raggiungendo gli obiettivi che ci prefiggiamo, anche i più difficili.

Mimicker Alarm, ovvero come svegliarsi con un selfie

Credits: Microsoft

Sì, la sveglia la impostate tutte le sere. Ma la mattina dopo, puntualmente, la posticipate all’infinito e finite col far tardi ugualmente. Bene, la Microsoft ha pensato di aiutarvi con la sua nuova applicazione, Mimicker Alarm, che vi permetterà di spegnere la sveglia soltanto scattandovi un selfie.

Potrete dire addio, dunque, alle mattine frenetiche passate a recuperare il tempo perso a letto in una manciata di minuti: la nuova applicazione della Microsoft è stata concepita per i più duri a metter giù il piede dal letto. Assieme al normale segnale di sveglia, infatti, Mimicker Alarm fornisce anche tre giochi da risolvere entro un timing ben preciso, oltre il quale la sveglia riprenderà a suonare.

Il primo consiste nello scattarsi un selfie in cui si dovrà imitare l’espressione suggerita dall’applicazione: si tratta del gioco Express Yoursfelf. Il secondo, invece, è stato ribattezzato Color Capture e il suo obiettivo è quello di fare una foto che mostri un determinato colore. Il terzo, infine, il Tongue Twister, prevede che si ripeta lo scioglilingua presente sullo schermo.

E se i tre mini-giochi, o Mimics come li chiamano i creatori della Microsoft, non verranno risolti entro il tempo previsto, ecco che la sveglia tornerà a darvi il tormento: si tratta, del resto, di attività che richiedono attenzione, intelligenza e interazione con l’ambiente circostante, tre facoltà di cui si è sprovvisti quando ad avere la meglio è ancora Morfeo.

Una vera e propria ‘sveglia’ a ostacoli, insomma. Se pensate che, poi, la vostra foto mattutina potrà essere condivisa con i vostri amici, ci sarà da vederne delle belle. Perché la mattina ha il selfie in bocca.

Cosa hanno in comune i genitori dei figli di successo

Credits: Pianeta mamma

L’insegnamento da parte dei genitori è una delle componenti più importanti per far sviluppare nel bambino capacità e abilità artistiche, creative, intellettive, culturali fin da piccolissimo. Il loro ruolo è davvero fondamentale per far nascere e crescere in loro talenti e predisposizioni, per sviluppare la mente e imparare le lingue, svolgere uno sport e avere una passione.

I genitori dei bambini di successo, infatti, aiutano a sviluppare abilità sociali: i ricercatori della Pennsylvania State University e Duke University hanno seguito più di 700 bambini provenienti da tutti gli Stati Uniti tra la scuola materna e i 25 anni e hanno trovato una significativa correlazione tra le loro competenze sociali come bambini dell’asilo e il loro successo da adulti due decenni più tardi. I bambini socialmente competenti erano molto più propensi a guadagnare una laurea e hanno attitudine al lavoro fin da giovani molto di più rispetto a quelli con abilità sociali limitate che invece hanno più probabilità di essere arrestati e diventare dei delinquenti.

I genitori dei bambini di successo hanno grandi aspettative: utilizzando i dati di un sondaggio nazionale di 6.600 bambini nati nel 2001, all’Università di California a Los Angeles il professore Neal Halfon e alcuni suoi colleghi hanno scoperto che se i genitori hanno elevate aspettative verso i loro figli, loro ne subiscono un’influenza positiva.

Le madri dei figli di successo sono delle lavoratrici: i bambini, infatti, sono andati a scuola più a lungo, avevano una maggiore probabilità di avere un lavoro in un ruolo di supervisione, e hanno guadagnato più soldi – il 23% in più rispetto ai loro coetanei figli di mamme casalinghe e non lavoratrici.

I genitori dei figli di successo appartengono ad una classe socio-economica più elevata: secondo il ricercatore della Stanford University Sean Reardon, il divario di risultati tra le famiglie ad alto e basso reddito è davvero enorme.

I genitori dei figli di successo insegnano loro la matematica fin da piccoli, sviluppano un bel rapporto di confidenza con loro e sono meno stressati.

Giornata della memoria: perché non dobbiamo dimenticare (FOTO)

Credits: viaggi.corriere.it

Il 27 gennaio del 1945 i soldati sovietici dell’Armata Rossa superarono il cancello del campo di sterminio nazista di Auschwitz e misero a nudo gli orrori del più grande omicidio di massa della storia. Secondo i dati dell’US Holocaust Memorial Museum, infatti, le SS tedesche uccisero almeno 960 mila ebrei, 74 mila polacchi, 21 mila rom, 15 mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità. La data di oggi, 27 gennaio, è stata designata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti come Giornata della Memoria, la Shoah, per non dimenticare lo sterminio del popolo ebraico. Il concetto del ‘non dimenticare’ deve essere rivolto sopratutto alle nuove generazioni affinché comprendano quanto è accaduto e capiscano fino a che punto può arrivare l’orrore dell’essere umano. Come e perché dobbiamo ricordare la Giornata della memoria?

Per capire la storia dobbiamo fare un passo indietro. Nel 1939 iniziò la Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia da parte della Germania e con l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dei tedeschi (giugno 1941). Le SS iniziarono a mettere in pratica operazioni di eliminazione di massa di intere comunità di ebrei, cominciando con l’introduzione di camere a gas nei diversi campi di concentramento, ma la “soluzione finale” del piano si concentrò ad Auschwitz, in Polonia.

Nell’estate del ’44, l’offensiva sovietica portò l’esercito sempre più vicino al cuore della Germania e al campo di concentramento. I vertici nazisti si resero conto che dovettero smantellare il lager, sopratutto mano a mano che i sovietici avanzavano nei campi di Majdanek, vicino a Lublino, conquistando le zone in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka. Nel novembre del 1944, il ministro dell’interno nazista Heinrich Himmler ordinò di distruggere le camere a gas di Birkenau rimaste ancora in funzione (ma non quelle di Auschwitz) e il 17 gennaio del 1945 ad Auschwitz venne fatto l’ultimo appello generale dei prigionieri.

Nel giugno del ’45 le SS iniziarono ad evacuare il campo, costringendo circa 60mila prigionieri a marciare in due direzioni: verso nord-ovest, fino a Gliwice, e verso Wodzislaw, ad ovest. Si stima che circa 15mila ebrei siano morti durante queste marce. Le truppe sovietiche entrarono nel campo di Auschwitz il 27 gennaio 1945, trovando circa 7mila prigionieri ancora in vita, molti di loro bambini che erano stati usati come cavie per la ricerca medica. I sovietici trovarono anche cumuli di vestiti e tonnellate di capelli pronti per essere venduti, insieme a diversi oggetti personali, occhiali, valigie, utensili da cucina e scarpe. Tutte queste cose si trovano attualmente nel museo di Auschwitz.

La Giornata della Memoria viene celebrata ogni anno in questa data specialmente nelle scuole con l’obbiettivo di sensibilizzare gli studenti, ma anche insegnanti e qualunque persona nella speranza che simili orrori non si ripetano mai più.