mercoledì, 17 Dicembre 2025

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Giulia Latorre: “Mi appello ai parlamentari”

Credit: gay.it

In queste non si fa altro che parlare di Giulia Latorre, la ragazza figlia di uno dei Marò, Massimiliano Latorre. Si parla di lei perché a pochi giorni dal Family Day e in pieno clima di contrasto per la step-child adoption ha deciso di “uscire allo scoperto” e fare coming out con un post su Stop Omofobia.

"Ciao sono Giulia Latorre , 22 anni di Taranto e sono la figlia del MARO' Massimiliano Latorre, la cui vicenda e' ormai…

Pubblicato da OmofobiaStop su Lunedì 25 gennaio 2016

La vicenda però ha preso una piega decisamente particolare: prima viene annunciato che Giulia smentisce la notizia quando viene contattata da Roberto Arduini e Andrea di Ciancio a Radio Cusano Campus, dopodiché lei stessa pubblica un status in cui smentisce la smentita: le sue parole sono vere e sentite.

È di qualche ora fa poi il suo ultimo post sull’argomento: Giulia si sfoga su Facebook, tra amici, curiosoni e aspre critiche. Si appella alla politica, non solo per quanto riguarda i diritti di ogni persona omosessuale, ma anche per i diritti che ha una figlia di crescere con il proprio padre; quel diritto che a lei è stato vieto da una “da una divisione parlamentare troppo accesa”.

Il post su "Stop omofobia" è molto chiaro, il mio è un sostegno forte e chiaro alla battaglia per i diritti LGBT….

Pubblicato da Giulia Latorre su Martedì 26 gennaio 2016

I Social network uccidono la verità (e la vita)

www.golcondakunst.blogspot.it

Vi siete mai chiesti il motivo della nostra insoddisfazione cronica? Quella sensazione di disagio perenne dinnanzi alle gioie della vita? E se non si tratta di disagio, avete mai pensato al fatto di non essere mai felici al cento per cento? Vi spiego io il motivo di questo malessere con una sola parola: i social.
Pensateci: in quale mondo perverso riusciremmo ad essere felici guardando h24 ciò che fanno tutti gli altri? È biologicamente impossibile gioire di cuore della fortuna altrui, potreste affermare il contrario, ma io la penso così.

Sto esagerando? Probabilmente. Ma con gli anni ho capito che l’uomo è competitivo oltre ogni limite e, anche se solo inconsciamente, è per natura portato a invidiare il prossimo. Quello più bello, più bravo, più ricco.
Come godere di una pizza quando c’è chi posta le foto di un viaggio alle Maldive? Come rimanere impassibili se c’è chi vola a New York con la stessa frequenza con la quale noi comuni mortali usciamo a buttare l’indifferenziato? Purtroppo le informazioni sulla vita altrui sono per noi accessibili cliccando su una semplice icona blu, che anziché aprire le porte al gioco e alla spensieratezza, ci fa sprofondare in un vortice di paragoni impossibili, dal quale inevitabilmente emergiamo con le ossa rotte. O con il broncio di chi non può andare a sciare ogni sacrosanto fine settimana.

Avete mai fatto caso al senso di soddisfazione, naturalmente più breve della vita di un fiammifero, provata quando facciamo qualcosa di figo o quando ci geotagghiamo nei luoghi più cool? A me è successo poco tempo fa, in un noto ristorante di Londra. Non vedevo l’ora di geolocalizzare la mia foto. Poi dopo qualche giorno mi sono ravveduta e ho pensato: ma si può essere più tristi di così? Vi rispondo io: No.
Senza considerare il messaggio lampante che emerge spulciando i profili di Instagram, ovvero quello che ci convince di potere far soldi facendo il nulla totale. Pubblicando semplicemente le foto di quanto siamo belli e coccolosi con le ultime Prada.
Ed in effetti ciò è possibile in alcuni noti casi, come la storia moderna ci insegna. Il problema reale però siamo noi comuni mortali e la nostra difficoltà concreta di uscire da un vortice asfittico che schiaccia senza rimedio. Ma dal quale io stessa fatico a tirarmi fuori. Facebook, Instagram, Snapchat: le tre fiere dantesche disposte in fila indiana, risorte in una beffarda chiave ultramoderna.

Un poeta a me molto caro diceva: ‘La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta, se non scrivendola.‘ Ecco, questa frase potrebbe tornare utile, ovviamente considerata in un’accezione molto meno nobile: se Pirandello non viveva la vita per scriverla, noi altri per quale motivo lo facciamo? Cosa produce la nostra alienazione dal presente? Da un concerto, un evento oppure da un semplice momento? Una galleria bellissima, certo. E poi? Quando ci accorgeremo di essere invecchiati con il cellulare in mano, cosa ci rimarrà? Non lo sappiamo, e quel che è peggio, non ci interessa. L’importante è far sapere che partiamo per Ibiza.

Una nuova campagna contro la violenza sulle donne (FOTO)

credits: http://d.repubblica.it/

Sono milioni le donne che, ancora oggi, subiscono violenze sessuali e psicologiche, anche tra le mura domestiche.
Rory Banwell, fotografa australiana, ha deciso di dire basta con la nuova campagna “Still Not Asking For It“. Le foto, realizzate in bianco e nero, sono state scattate in alcune città australiane, tra cui Sydney, Newcastle e Coffs Harbour.
Inizialmente i soggetti erano amici e amici di amici, di Rory, alcuni dei quali hanno subito violenze, o avvocati sensibili alla causa, ma pian piano il progetto ha preso piede, coinvolgendo sempre più persone.

Uomini e donne hanno posato con delle scritte sul proprio corpo, che denunciano i soprusi, come “Solo sì significa sì“, “Il silenzio copre la violenza“, “Nessuno chiede uno stupro” e “L’alcool non è una scusa“.

Non voglio che mia figlia nasca in una società che accetti la violenza sessuale”: è questo il messaggio che l’autrice stessa della campagna tiene tra le mani in uno scatto.
L’idea è nata quando, nel giugno del 2014, io e mio marito abbiamo scoperto che avremmo avuto una bambina” racconta la Banwell, spiegando quanto questo progetto le stia a cuore e la riguardi da vicino.

credits: http://d.repubblica.it/
credits: http://d.repubblica.it/

L’idea che vuole trasmettere, attraverso le foto di persone in topless e nastro adesivo, è quella che non esistono scuse o giustificazioni di nessun tipo, alla violenza. Ogni donna ha il diritto di poter uscire indossando ciò che più le piace, senza il timore che qualcuno possa pensare che il suo abbigliamento costituisca un invito ad abusare di lei.
La fotografia“, dice la donna “è un linguaggio universale e un mezzo perfetto per esplorare questioni sociali e ispirare al cambiamento“.

Il suo obiettivo è quello di poter aprire un dialogo attraverso questo progetto e poter contribuire, nel suo piccolo, alla sensibilizzazione verso questo delicato ed importante argomento.
È bello che anche gli uomini abbiano partecipato alla campagna, a dimostrazione che non tutti sono violenti e che non è corretto formulare generalizzazioni. Sono loro, infatti, i primi che dovrebbero educare i propri figli al rispetto nei confronti di tutto il genere femminile e umano.

credits: http://d.repubblica.it/
credits: http://d.repubblica.it/

La violenza, in tutte le sue manifestazioni, è qualcosa di sbagliato e, in quanto tale, bisogna cercare, ognuno a modo proprio, di fare il possibile per sconfiggerla.

Quante volte fate sesso?

www.deabyday.tv

Con che frequenza fate sesso? Questa è certamente la domanda ricorrente quanto ci si trova a chiacchierare tra amiche della nostra vita privata. Se da un lato la scuola Samantha Jones impone di rotolarsi nel letto almeno una volta al giorno, è altrettanto vero che ogni coppia raggiunge un equilibrio diverso rispetto a quello di tutte le altre.
Una volta al giorno? Siete donne sicuramente fortunate, anche se, onestamente, una frequenza simile incide negativamente nel lungo periodo, provocando una inevitabile perdita di interesse. Una volta a settimana? Un po’ pochino, in particolare se non avete ancora i capelli bianchi. Sapevate che esistono coppie che lo fanno una sola volta all’anno? E voi, che coppia siete?

Una volta al giorno

Siete persone certamente molto sessuali e abituate al contatto ravvicinato con il partner. Nei primi anni di una relazione è quasi automatico dedicare tutto questo tempo all’amore ma nel lungo periodo si corre il rischio di annoiarsi. Pensateci: anche se siete ghiotti di aragoste, vi andrebbe bene abbuffarvi ogni giorno? Questa cosa la diceva pure Ovidio: ‘Non bene, si tollas proelia, durat amor‘ che tradotto significa: ‘L’amore non dura se togli ogni lotta‘. Cosa significa? Non datevi troppo e troppo spesso. Non dimenticate mai l’elemento della conquista: diversamente l’uomo cercherà (e troverà) altrove nuove prede capaci di diventare oggetto di desiderio.

Una volta a settimana

Beh, a stento il minimo sindacale. Ho sentito storie di coppie che fanno sesso solo nel fine settimana e qui bisogna fare una distinzione: farlo una volta a settimana quando ci si vede una volta a settimana è ben diverso dal farlo una volta a settimana quando ci si vede ogni giorno. Se vi addormentate nello stesso letto ponetevi qualche domanda: perché vi cercate una tantum? Forse l’attrazione è diminuita? Forse non c’è più desiderio di conquistare l’altro? Ricordate care amiche che se vi addormentate con il pigiama di ciniglia e i calzini di spugna è normale che la libido scivoli in basso ai minimi storici. Quale uomo può dire di sentirsi attratto da una donna che si mette a letto vestita da esquimese? Forza, tirate fuori la lingerie e, se non ne avete, correte in negozio a comprarla.

Una volta all’anno

Esistono coppie che si incontrano con la frequenza degli zampognari, e cioè una sola volta in un anno solare.
Per me è difficile mentalizzare una condotta sessuale di questo tipo, eppure ci sono persone che instaurano un altra tipologia di contatto fisico: quello basato sulla dolcezza e le carezze, accantonando così l’atto sessuale. Per me è inconcepibile stare con qualcuno senza avvertirne il desiderio: che senso ha? Ciò è frequente durante l’età avanzata: se vi capita di fare sesso così poco quando siete ancora belli e aitanti mi sa che dovete farvi qualche domanda.