sabato, 20 Dicembre 2025

Costume & Società

Home Costume & Società Pagina 289
Notizie e tendenze sulla società, sul costume, sull’opinione pubblica e sul cambiamento generazionale

L’albero che non vuole saperne di morire (FOTO)

www.dailymail.co.uk

Ci sentiamo invincibili, noi umani, almeno fino a quando va tutto bene. Se qualcosa all’improvviso comincia a seguire un percorso diverso da quello prefissato da noi stessi, lasciamo le redini al vento, trasportati dal caso e dalla forza più grande e irresistibile: quella della vita. Perché, a volte, non basta remare controcorrente per vincere una sfida, né essere determinati come un toro per ricevere il primo premio della gara. Certe volte ci lasciamo andare alla deriva, senza nutrire più desideri né speranze, consapevoli che poi, in fondo, è il banco a vincere sempre.
Ma se solo una volta, con la fierezza che solo la disperazione fa nascere, riuscissimo ad opporci al vento contrario, durante una malattia mortale, una difficoltà immane o una qualunque situazione senza apparente speranza, potremmo cambiare il corso delle cose.

Certe volte gli altri esseri viventi, da noi umani non considerati in quanto inferiori, sanno combattere le avversità della vita meglio di un manuale di istruzioni. L’esempio che ci viene offerto riguarda questa volta un meraviglioso albero situato nel Parco Nazionale di Washington, straordinariamente attaccato al bordo di un grande crepaccio grazie ad alcune radici scoperte.
Guardare la sua opera immensa di sopravvivenza a ogni costo, in barba alle leggi della natura e della fisica, dona un’emozione grandiosa. Almeno una volta ognuno di noi nella vita si trova nella condizione di quell’enorme albero senza speranza, ma come possiamo fare per aggrapparci alla terra senza sprofondare nel vuoto?


Questo nessuno può dirlo, nemmeno quelle radici piene di dignità. L’unico esempio che quell’albero fiero offre al mondo è lo straordinario equilibrio della sua posizione: ancorata al suolo come se fosse cemento. Per qualche altro giorno, mese, anno o addirittura per sempre. Quell’albero per ora rimane lì immobile, sordo al rumore delle tempeste e alla forza di gravità che incombe. Come se ogni attimo fosse prezioso, come se nemmeno un secondo perdesse di significato dinnanzi a una morte certa.

Addio tabelline: arriva il metodo giapponese (VIDEO)

credits: http://tv.liberoquotidiano.it/

Se le tabelline e le moltiplicazioni rappresentavano il vostro incubo scolastico, questo video vi renderà sicuramente felici. Si tratta di un nuovo metodo giapponese, il quale si rivela molto più semplice e rapido rispetto alle tabelline e alle operazioni in colonna, che vi hanno perseguitato fin dall’infanzia.
Il video caricato su youtube ci mostra, passo per passo, il procedimento.

Ipotizziamo, per esempio, di dover svolgere l’operazione 21X13.
La prima cosa da fare è tracciare, per ciascun fattore, gruppi di linee parallele, uno per le decine e uno per le unità. Per il primo fattore la linea sarà inclinata a destra, mentre per il secondo, a sinistra.
Si devono tracciare tante linee quante sono le cifre da rappresentare. Quindi, il 21 sarà scomposto così: // /, e il 13, così: \ \\\.
Dopo di che basta solamente contare il numero delle intersezioni, sommare i due centrali e il gioco è fatto. La soluzione è 273.

Come poi dimostra il video, prendendo come esempio la moltiplicazione 123X321, questo procedimento può essere utilizzato anche con le cifre più complesse.
Questo metodo è davvero geniale e risparmia agli studenti tutta la fatica, lo stress, e il senso di inadeguatezza che si prova di fronte al fallimento dell’operazione.
Chissà se le scuole italiane lo prenderanno in considerazione. Di sicuro agli studenti non dispiacerà, anzi.

Dal Place Attachment alle industrie dismesse, la nuova frontiera della ristorazione

Credit: flowlessmilano.com

Il Place Attachment è la nuova frontiera della ristorazione che punta sula creazione di un legame emotivo con il luogo in cui si è scelto di trascorrere una serata.

Oltre ai bisogni primari del cliente che devono essere soddisfatti, nasce l’esigenza di far sì che si attivi inconsciamente un legame empatico con il posto, in modo che il cliente sentendosi a proprio agio, associ il ristorante in questione ad un luogo famigliare.
Così sempre più ristoratori e manager puntano sulla riqualificazione di ambienti che hanno già al loro interno una storia, trasformando, per lo più, vecchi edifici industriali in ristoranti glamour che attirano sempre più clientela.

Credit: retaildesignblog.net
Credit: retaildesignblog.net

Questa trovata, che sicuramente ha un grande riscontro dal punto di vista economico, rientra in quella che è la nuova urbanizzazione intelligente che permette anche di trasformare la ristorazione in un momento di arricchimento poiché oltre ad essere meri spazi di ristorazione, questi luoghi diventano anche atelier, centri sociali e culturali. Questo fenomeno inoltre permette, oltre che la riqualifica dell’edificio, anche una rivalutazione della zona che diventa metà di turismo e quindi rinasce. Così, in molte parti del mondo, questi nuovi ristoranti sono diventati mete sempre più attrattive e visitate.

Credit: delightful.eu
Credit: delightful.eu

Ciò è avvenuto ad esempio ad Hobart, una cittadina della Tasmania, stato australiano, che, grazie all’iniziativa di alcuni imprenditori di creare luoghi di ristoro in ambienti industriali dismessi, è diventata una meta turistica molto in voga per chi visita la Tasmania. In Italia il format è stato ripreso da uno chef stellato quale Carlo Cracco, che ha ambientato il proprio ristorante in un’antica segheria milanese; o ancora, sempre nella città meneghina, sono stati recuperati ambienti tipici, cortili e case di ringhiera adattandoli a diventare ristoranti ricercati. Nella capitale del regno unito invece la ricercatezza degli arredi lascia spazio ad un ambiente originario, lasciando trapelare maggiormente la storia dell’edificio.

Credit: pinterest.com
Credit: pinterest.com

Queste nuove realtà mostrano come a volte non è importante avere a disposizione grandi budget o location esclusive, ma che basta far leva sulle idee innovative e sulle emozioni che i luoghi suscitano per creare un luogo dove sentirsi a casa.

Gli shottini ispirati a Harry Potter (FOTO)

AAA, amanti di Harry Potter cercasi. Avete voglia di shottini stasera? Perché accontentarsi dei soliti classici assenzio, rum e pera, vodka al caramello, se si può “osare” anche qualcosa di più? Certo, perché adesso sono arrivati gli shottini ispirati al mondo di Harry Potter. Perfetti per una serata alternativa e per tutti gli amanti del maghetto più famoso del mondo, i mini drink sono una vera e propria goduria per il palato.

Negli ultimi tempi si è parlato moltissimo di un nuovo ristorante aperto a Toronto, The Lockhart. Questo pub ha inserito nel proprio menu una voce chiamata “Harry Shotters“: “Queste bevande non sono per i principianti. Con questo voglio dire che solo i fan di Harry Potter potranno apprezzare i giochi di parole che ci sono dietro agli shottini”, si legge.

La scommessa è super originale, oltre che vincente: gli shot stanno spopolando, anche in rete, non solo per la grafica e i colori con cui vengono realizzati e pubblicizzati, ma anche per l’associazione tra nome-significato e shottini in sé da rimanere davvero senza parole. Ecco quali sono i più amati, i più ordinati e, sempre con moderazione, i più bevuti.

E tu, quale di questi shottini vorresti provare?