Quando un uomo oltre ad essere bello ed affascinante, è anche un maestro ai fornelli e ci sorprende con piatti raffinati e golosi conquista il nostro cuore e la nostra pancia.
Toglietevi dalla testa l’idea di chef con cappello e grembiule classico. Lo chef di oggi segue la moda e inventa uno stile tutto suo che utilizza anche in cucina, nei piatti che prepara.
Noi di Blog di Lifestyle abbiamo fatto un giro tra le gallerie Instagram dei cuochi più belli, quelli che vorreste cucinare a puntino, ve li mostriamo in tutta la loro bellezza e buon appetito.
Alessandro Borghese
photo credits: isolafelice
Riccioli neri, occhi profondi e sorriso contagioso. Alessandro Borghese non ha il fisico del principe azzurro, ma conquista comunque parecchi cuori. Oltre a saper cucinare divinamente ha una personalità che conquista anche i bambini. Cosa volere di più?
Chef Rubio
photo credits: foodconfidential
Dell’ex rugbista, adesso chef, ci conquistano i tatuaggi e la simpatia. Ha il fascino del cattivo ragazzo, quello da cui non si scappa. I muscoli non mancano e nemmeno i piatti ipercalorici .Nella sua galleria Instagram non mancano piatti meravigliosi e parodie delle vip come Kim Kardashian e Belen Rodriguez.
Diverte, conquista e ci piace.
Carlo Cracco
photo credits: ristoranticracco
Piace alle più giovani ed alle meno giovani. Burbero, ma comunque affascinante e grintoso. Di lui ci piacciono i capelli, gli occhi, la barba e i piatti che cucina impeccabilmente.
Simone Rugiati
photo credits: photo credits
Gira il mondo, cucina molto bene ed è davvero bello. Nella sua galleria Instagram non mancano foto di piatti coloratissimi ed invitanti, alternate a selfie sorridenti.
Che si chiamino crepés in Francia o tortillas in Messico, le appetitose ricette proposte dagli ambulanti del mondo sono continuamente in crescita, al punto di essersi sviluppate in ogni angolo della terra.
Nel gergo comune si chiama street food, ma in realtà non è altro che il cuore di ogni cultura culinaria, con caratteristiche precise: è semplice, economico e realizzato con ingredienti locali. E allora quale cornice più azzeccata per lo street food di Expo Milano 2015?
Vediamo i migliori.
Patatine fritte in doppia cottura – Padiglione del Belgio
Credit: magazine.expo2015.org
Pensate che si tratti delle solite patatine fritte che fate anche a casa? Vi sbagliate.
Questo goloso street food – che è poi anche uno dei piatti più famosi del Belgio – è del tutto particolare per via della doppia cottura. La patatine sono tagliate a pezzi grossi, fritte, fatte raffreddare e fritte nuovamente una seconda volta. Il risultato finale? Un cartoccio di patatine fritte fumanti, perfettamente d’orate, croccanti all’esterno e morbide e carnose all’interno. Da provare con una delle tante salse. Costo: 4€.
Mini pancakes – Padiglione dell’Olanda
Credit: scattidigusto.it
Se siete amanti del dolce questa tappa è d’obbligo. I mini pancakes (preparati da alcuni giovani olandesi che stanno tutto il giorno sul loro furgoncino arancione a metà tra i decumano e il loro padiglione) sono diversi dai pancakes o dalle crepes tradizionali. L’impasto è lo stesso, ma la loro forma è piccola e tonda. Una spolverata di zucchero a velo, la farcitura che preferite – cioccolato, crema, panna o marmellate – ed è subito il paradiso. Costo: 5€.
Il riso su stecco – Padiglione del Laos – Cluster del Riso
Credit: magazine.expo2015.org
La gastronomia della Repubblica Popolare Democratica del Laos prevede come ingrediente principale il riso, praticamente sempre bollito e poi accompagnato con verdure, pesce, pollo, maiale o manzo. Il riso su stecco è una specialità: si tratta di riso, cotto a vapore senza aggiunta di erbe aromatiche, pressato fino a diventare un medaglione, messo su uno stecco di legno, passato nell’uovo e fritto. Un modo di mangiare il riso che non avete mai provato. Costo 3€.
Barros Luco – Padiglione dei Cile
Credit: gazzetta.it
Si tratta di un piatto nazionale del Cile, cioè di un panino che prende il nome dall’ex presidente Ramón Barros Luco, amante di questo piatto fatto di carne, formaggio fuso e pane a base di zucca – pare ne mangiasse a volontà durante i pranzi al Palazzo Nazionale dei Congressi.
Il Barros Luco lo potete trovare solo a fine del percorso nel padiglione del Cile, quando vi imbatterete nella Tavola del Chile, dove potrete assaggiare anche tortillas, humita, stufati. Mettetevi in coda. Costo 5-7€.
Los granos de mi tierra – vicino al Padiglione della Cina e vicino al Padiglione del Qatar
Credit: zomato. com
Si tratta di un furgoncino tra i due padiglioni appena citati, che offre grani antichi, saporiti e ricchi di proprietà nutritive. Sono presenti infatti la quinoa, il “grano degli Inca”, senza glutine e ricca di proteine e aminoacidi essenziali, l’amaranto, una pianta originaria dell’America centrale ricca di vitamine, sempre senza glutine, il riso selvaggio integrale, oppure il grano spezzato, un alimento costituito da grano duro germogliato, che subisce un particolare processo di lavorazione. Si tratta di cibo davvero particolare e difficilmente reperibile altrove; proprio per questo è da provare. Costo: 8-10€
The Rolling star – vicino al Padiglione della Cina
Credit: 2spaghi.it
Non sempre serve andare in ristoranti di super lusso per provare un piatto stellato. A Expo 2015, per esempio, basta avvicinarsi a un vecchio Citroen H, il furgoncino The Rolling star, dove a cucinare per voi ci sarà lo chef Felice Lo Basso, una stella Michelin al Ristorante Unico di Milano. Tra le specialità del take away potrete provare: panino a base di spalla di maiale, condita con salsa al rafano e mela; il panino ripieno con tartare di gamberetti in salsa rosa; e il panino vegetariano, cioè hamburger di verdure con l’aggiunta di peperoni e burrata. Invitanti, non trovate? Costo: 8€.
Arepa de huevo – Padiglione della Colombia
Credit: senu.com
Padiglione latino, cibo latino. Nel padiglione della Colombia è sempre presente un “menu del dia”, e le specialità da gustare sono principalmente: empanadas di carne a (costo: 6€) e arepa con mozzarella (costo: 5€). Ma la vera prelibatezza è l’arepa de huevo, una sorta di panzerotto di farina di mais riempito di carne al quale dopo la cottura viene aggiunto l’uovo e nuovamente passato alla piastra. Questo rende il piatto ancora più prelibato e gustoso. A provarlo, ne vorrete subito un altro. Costo: 10€.
Nasi goreng – Padiglione dell’Indonesia
Credit: turismo.it
Si tratta di un tipico street food, quotidianamente presente in tutte le strade indonesiane. Nasi goreng significa riso fritto, la cui preparazione è: si la lessare o si cuoce a vapore il riso, poi si fa saltare nel wok, insieme a carne di pollo o manzo, verdure, gamberi e una frittatina di uova tagliata a striscioline. Ad accompagnare il tutto con l’ayam kalio, pollo condito con lemongrass e spezie successivamente cotto nel latte di cocco, oppure con il tahu balado, cioè tofu fritto. Leggermente speziato, ma adatto a tutti i palati. Costo: 10€.
Vi siete mai sentite come un moscone che sbatte contro un vetro? Mi auguro di si. O meglio, in verità non spero che abbiate mai provato la sensazione di quando sei ubriaco e tenti di opporti al senso di vomito, ma sapere che nel percorso di ogni donna ci sia un piccolo momento di espiazione obbligato dona un certo conforto. Perché ci sono sentimenti che nella vita ti fanno sentire come quando tenti di scendere dalle scale mobili al contrario, mentre indossi il cappotto più pesante che possiedi e fuori qualcuno ha deciso che è primavera.
Ci sono amori capaci di renderti più inerme di un randagio, più triste di una tigre da circo, con lo sguardo assente e rassegnato di chi sa che sta sciupando la sua vita in una gabbia. Per cosa? Per niente, perché di niente si tratta. Eppure certe volte si fa più fatica a digerire un certo ‘niente’ che un panino con la porchetta.
Ho conosciuto donne con lo sguardo fisso nel finestrino, quello di quando lui guida l’auto e tu parli in cinese. E lui in Cina non c’è mai stato, e di cinese non capisce nemmeno una parola. Ed è probabile che in quel momento tu abbia anche sviluppato occhi a mandorla minuscoli, così straordinariamente piccoli da impedirgli di capire che stai evaporando. Come quei profumi in bottiglia da cui escono i bastoncini.
Perché è impossibile uscire vivi da un amore unilaterale, quello di quando tu hai la sua prima mail custodita nel portafoglio e lui non è in grado di riconoscerti quando sei di spalle. Ed è addirittura capace di confonderti con qualcuno che abbia capelli più corti e di un altro colore.
Qualcuno in grado di ignorare chi sei e cosa ti piace, capace di regalarti una macchina da espresso quando tu sei intollerante al caffè.
Eppure certe volte penso che in quei casi ci sia proprio una barriera linguistica che separa le persone, qualcosa che disturbi il segnale e che trasformi una relazione nel gioco del telefono che facevamo da piccoli.
Perché il messaggio distorto proviene da uno solo o da entrambi, ma nel mio giudizio ho imparato a condannare sempre tutte le parti. Perché è impossibile compatire chi distrugge un germoglio, ma anche chi si ostina a lucidare una scarpa bucata. Di quelle che quando piove ti si bagnano tutti i piedi ma che ti ostini a portare, perché l’emozione di quando le hai scelte è più forte dell’acqua che viene giù durante un temporale.
Eppure nel lustrarle continui a sentire dentro devozione e rabbia, mista a quell’amara consapevolezza che quello che tenti di proteggere dalle furie dell’inverno altro non è che un errore di calcolo. Di chi non è dato saperlo.
Perché in nessun caso 2+2 fa 5, così come in nessun caso, per quanto tu lo desideri, un bastone quadrato può entrare in un buco rotondo.
Il periodo non è certo dei migliori, e complice la crisi economica mondiale c’è da ritenersi fortunati solo per avere un lavoro. Molto spesso però può capitare che la nostra occupazione non ci soddisfi e che quindi sia giunto per noi il momento per cambiare lavoro.
Ci sono tanti elementi da tenere in considerazione, naturalmente non solo quelli legati ad aspetti economici. I soldi però sono importanti, perché nella vita non si mangia con la gloria. Importante è quindi trovare il giusto equilibrio tra soddisfazione personale e giusta retribuzione. Per capire quando è il momento giusto per cambiare lavoro proviamo a prendere in considerazione questi aspetti:
Conoscere la differenza tra lavoro e carriera
Come già detto lavorare è necessario, bisogna capire però quante possibilità ci offre il nostro attuale impiego per migliorare la nostra condizione. Possiamo avanzare nella scala gerarchica o comunque svolgere sempre nuove attività che ci consentano di acquisire nuove competenze? Se la risposta è negativa allora forse è meglio iniziare a guardare a nuove opportunità.
Valutare tutti gli aspetti
Bisogna valutare tutti i pro e i contro. Ad esempio, distanza da casa, orario di lavoro, altri benefit aggiuntivi oltre la retribuzione come per esempio, ticket resturant per il pranzo o bonus annuali.
Prendetevi del tempo per riflettere
Se piano piano cominciate a maturare l’idea che qualcosa della vostra vita lavorativa non vi soddisfa in pieno, significa che c’è voglia di cambiamento. Ma non è facile, ammesso che fossimo così fortunate da trovare subito un altro lavoro non è detto che tutte le nuove condizioni siano appaganti. Conoscere nuovi colleghi, abituarsi ad un nuovo ufficio non è facile. Prima di buttarci in una nuova avventura prendiamoci del tempo solo per noi per riflettere e valutare tutte le opzioni.
Sviluppare il nostro network
Niente di più facile nell’epoca dei social network dove la vita si svolge online. Cerchiamo di mantenere relazioni con ex compagni di università, professori, ex colleghi. Tutti potranno tornare utili quando in noi la decisione di cambiare lavoro è ormai certa.