martedì, 16 Dicembre 2025

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L’ordine di nascita influisce sulla personalità

Credit photo: www.nonsprecare.it

L’avreste mai detto che la nostra personalità dipende dall’ordine della nascita all’interno della famiglia? Primogeniti, figli di mezzo e figli più piccoli hanno comportamenti molto differenti tra loro, a partire dalla strategia con cui, da bambini, cercano di attirare le attenzioni dei genitori.

A spiegare questa nuova teoria è il dottor Kevi Leman, psicologo e autore delle opere “Il libro sull’ordine di nascita” e “Il vantaggio del primogenito”, che spiega all’Huffington Post USA che “ogni bambino impara a interpretare un ruolo all’interno della famiglia“.

Anche il comportamento dei genitori cambia nel tempo: con i primogeniti tendono ad essere più apprensivi e ad avere sempre la situazione sotto controllo, mentre con i figli successivi lasciano un po’ la corda. Per questo i primi figli difendono la propria autorità, anche obbedendo, al contrario degli altri che, il più delle volte, assumono atteggiamenti di ribellione. Ma vediamo bene e nel dettaglio i vari comportamenti.

Primogenito

Il primogenito è l’immagine del figlio modello: ambizioso di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, studente brillante e leader in ogni situazione. Le caratteristiche che meglio lo rappresentano sono responsabilità e competitività. Non a caso molti dei presidenti degli Stati Uniti d’America sono stati fratelli maggiori.

Figlio intermedio

Il figlio intermedio, invece, rappresenta il riappacificatore per eccellenza, almeno in famiglia: infatti è un grande negoziatore ed è sempre alla ricerca di un compromesso che possa accontentare tutti, genitori e fratelli in particolare. Il figlio di mezzo è molto socievole, con persone di ogni età, e crede pienamente nell’amicizia. L’unica pecca – se così si può definire – è quella di essere una persona difficile da controllare.

Figlio più piccolo

Il figlio più piccolo, anche se a volte ingiustamente – è il più ribelle e manipolatore: attenzione però a non scambiare quest’intraprendenza con la delinquenza. Creativo, alla ricerca di attenzioni, molto estroverso e capace di cavarsela in ogni occasione. Tutto ciò è dovuto anche al diverso comportamento dei genitori, che dopo diversi figli, diventano più indulgenti.

L’amore nell’era di Facebook (VIDEO)

“Se l’amore è amore” cantava Venditti. Ma ora ci sarebbe da fare un remix “Se l’amore è (su) Facebook”.

La tecnologia ci sta rovinando, sta rovinando i nostri rapporti di coppia e sta rovinando quella platonica concezione d’amore che occupava le nostre menti e le nostre fantasie fino a poco tempo fa.
Ma ora se vedi una ragazza carina che ti piace, non ci vai mica a parlare, figurati sarebbe troppo difficile. Ora la cerchi su Facebook. E se ti va bene che ti ricordi più o meno la sua faccia, eh allora si passa al livello 2: stalking allo stato puro.

E così sembriamo tutti dei fuori di testa, privi delle capacità più semplici del linguaggio e della comunicazione.

La famosa pagina Facebook hmatt, gestita dall’inizio del 2007 da Matteo e Luca Accattino (dai soprannomi dei due nasce il nome della loro pagina), e con più di 250 mila mi piace, ha recentemente pubblicato un video degno dell’eccessivo tempo tutto impiegato al cazzeggio sui social. O a stalkerizzare qualcuno. D’altronde il lupo perde il pelo, non il vizio.

Le risate sono assicurate.

L'AMORE NELL'ERA DI FACEBOOK ..

Posted by hmatt on Venerdì 15 maggio 2015

17 Maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia 2015

Anche quest’anno ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, per dire basta alle discriminazioni, alle paure e alle ingiustizie, per dire stop all’odio senza confini, alle denigrazioni, alle offese, alle minacce, alla violenza. Una giornata perfetta per ricordare quanto sia bello e importante l’amore, qualsiasi sia la sua forma, il suo colore, la sua preferenza.

Oggi, Domenica 17 maggio, si festeggerà in tutto il mondo la Giornata internazionale contro l’omofobia 2015. Dal 17 maggio del 2007, ogni anno, in questa giornata, si lotta e si combatte contro chi dice “no” alle coppie gay. Questa data è stata scelta per un motivo ben preciso: nel 1990, proprio il 17 Maggio, è stata rimossa dalla classificazione internazionale delle malattie mentali stilata dall’OMS.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto lasciare un messaggio: “In occasione della nona Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, istituita per iniziativa del Parlamento Europeo nel 2007, desidero incoraggiare quanti in questi anni si sono battuti e continuano a battersi contro ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale delle persone. Il principio di uguaglianza, sancito dalla nostra Costituzione e affermato nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, non è soltanto un asse portante del nostro ordinamento e della nostra civiltà. Esso costituisce un impegno incessante per le istituzioni e per ciascuno di noi. Rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana – osserva il Capo dello Stato – è una responsabilità primaria, dalla quale discende la qualità del vivere civile e della stessa democrazia. Le discriminazioni, le violenze morali e fisiche, non sono solo una grave ferita ai singoli, ma offendono la libertà di tutti, insidiano la coesione sociale, limitano la crescita civile. Dobbiamo promuovere il rispetto delle differenze laddove invece la diversità scatena reazioni intolleranti. E dobbiamo parlarne con i giovani, perchè purtroppo continuano a registrarsi atti di bullismo contro ragazze e ragazzi, che talvolta spingono alla disperazione. Si tratta di espressioni di disumanità insopportabili che vanno contrastate con un’azione educativa ispirata alla bellezza di una società aperta, solidale e ricca di valori”, aggiunge.

L’Arcigay è mobilitata da giorni in molte città, con iniziative e campagne di sensibilizzazione.

Quanto siete smartphone dipendenti?

Potreste sopravvivere due ore senza smartphone? A primo impatto, probabilmente la vostra risposta sarebbe affermativa, studi di ricercatori statunitensi hanno invece dimostrato che anche due ore potrebbero essere tantissime per lo standard attuale: molti utenti sono affetti, infatti, da una vera e propria dipendenza che chiamiamo nomophobia. Scopriamo i dettagli.

Caglar Yildirim e Ana-Paula Correia, rispettivamente dottorando allo Iowa State’s Human Computer Interaction program e professoressa associata alla Iowa State University School of Education hanno realizzato uno studio in due parti sulla relazione con il nostro smartphone, il quale sarà pubblicato per intero ad Agosto. Qui hanno dedicato la prima parte alla ricerca generale tramite 4 semplici domande, mentre nella seconda parte, ancora in corso, sono passati ad un’analisi più dettagliata.

All’inizio hanno chiesto ad alcuni diplomati di diciannove anni quali fossero le loro sensazioni quando per diversi motivi non avevano lo smartphone con sé.

Le loro risposte non sono state cosi sorprendenti.

Non posso comunicare

Secondo alcuni ragazzi è impossibile comunicare.

Connessioni disperse

Altri si sentono disconnessi dal mondo virtuale.

Non poter accedere all’informazione

Altri ancora pensano che per accedere all’informazione occorra controllare il proprio smartphone. Rimanere senza, significa non poter trovare risposte utili.

Non è conveniente

Alcuni, infine, ritengono che vivere senza smartphone non convenga: certi compiti sono più semplici da effettuare con la tecnologia che con la mente.

In questi casi si è parlato quindi di nomophobia, la quale pare affliggere in percentuale di 3.6 volte superiore le donne rispetto agli uomini. Ma la situazione è meno drammatica di quel che sembra. Secondo Robert Weiss, anziano presidente dello sviluppo clinico per la salute degli elementi comportamentali, questi strumenti ci aiutano a stare connessi e perciò non dovremmo averne paura. Un buon consiglio sarebbe comunque quello di non abusarne e per capire a quale livello siate della vostra dipendenza, ecco a voi i 20 quesiti che fanno parte della seconda fase dello studio.

Potrei sentirmi a disagio senza il costante accesso all’informazione attraverso lo smartphone.

Potrei annoiarmi se non potessi controllare l’informazione sul mio smartphone quando voglio.

Non essere in grado di ricevere le notizie sul mio smartphone mi renderebbe nervoso.

Mi sentirei a disagio se non potessi usare il mio smartphone e/o le sue abilità quando voglio farlo.

Terminare la batteria nello smartphone mi spaventerebbe.

Se fossi sul punto di terminare il mio credito o raggiungere il limite dati consentiti mensili, sarei in panico.

Se non avessi un segnale dati o non potessi connettermi al Wi-fi, controllerei continuamente se ho segnale o possa trovare una linea wifi.

Se non potessi usare il mio smartphone, avrei paura di perdermi da qualche parte.

Se non controllassi il mio smartphone per un po’, sentirei il bisogno di farlo.

Se non avessi il mio smartphone con me:

Sarei ansioso perché non potrei comunicare istantaneamente con la mia famiglia o amici.

Sarei preoccupato perché la mia famiglia o i miei amici non potrebbero raggiungermi.

Mi sentirei nervoso perché non sarei in grado di ricevere messaggi di testo e chiamate.

Sarei ansioso perché non potrei mantenermi in contatto con la mia famiglia e/o i miei amici.

Sarei nervoso perché non saprei se qualcuno ha provato a cercarmi.

Sarei ansioso perché la mia costante connessione alla famiglia e agli amici sarebbe rotta.

Sarei nervoso perché sarei disconnesso dalla mia identità on line.

Sarei a disagio perché non potrei stare aggiornato con i social media e i network online.

Mi sentirei a disagio perché non potrei controllare le mie notifiche per aggiornamenti da parte delle mie connessioni e network on line.

Sarei ansioso perché non potrei controllare i miei messaggi email.

Mi sentirei strano perché non saprei cosa fare.

Dopo aver risposto in maniera sincera, qual è il vostro grado di smartphone dipendenza?