giovedì, 18 Dicembre 2025

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‘Noi mangiamo la pizza, tiè!’ (VIDEO)

Credit: roadtvitalia.it

L’avete visto tutti lo spot, che gira da qualche giorno, in televisione di McDonald’s? Nel caso ve lo foste perso, ve lo riproponiamo noi.

Ecco, questa voglia di Happy Meal e non di pizza ha generato una sorta di indignazione generale, sopratutto di Green Italia, che per protesta ha lanciato lo slogan “Noi mangiamo la pizza, tiè!”, per un flash mob che si annuncia super virale, che si terrà proprio oggi, sabato 18 aprile. “Mangia la pizza e pubblica le foto. Inondiamo Facebook e Twitter di foto #HAPPYPIZZA”, questo l’invito di Green Italia per rispondere allo spot di McDonald’s.

“Prepariamola in casa, compriamola, andiamo in pizzeria con i bambini, con gli amici, con il nostro amore… “. Green Italia sta coinvolgendo man mano moltissime persone, soprattutto i napoletani, per natura, “genitori” della pizza.

“A Napoli con sole 1 euro e 50 centesimi – ricorda infatti Maturo, il portavoce di Green Italia Campania – si mangia una bella pizza a portafoglio e poi se si scelgono ingredienti a chilometri zero e di qualità, è più salutare, nutriente e appagante di qualsiasi altro alimento. La pizza non è sponsor di Expo – sottolinea sempre Maturo, in polemica alla multinazionale dell’hamburger che è invece partner dell’esposizione universale dedicata quest’anno proprio al cibo – ed è una specialità italiana che risale alla notte dei tempi. Sulla pizza non si scherza.

Aderiamo all’evento, questa sera, mangiamoci una buona pizza italiana, la migliore della vostra città. Facciamolo vedere a tutti, pubblichiamo le foto della nostra #HAPPYPIZZA sui social, e facciamo capire al mondo intero che noi italiani preferiamo la nostra pizza, più buona, saporita ed economica di un Happy Meal.

Viaggiare ci rende più creativi e fiduciosi

Credit: skyscanner.it

Viaggiare, andare all’estero, mettere la propria vita in valigia e partire per molto lontano è sicuramente un’esperienza che arricchisce, questo lo sanno tutti. Incontrare nuove culture, nuove popolazioni e nuovi valori è una cosa che forgia il nostro carattere e la nostra personalità; e che secondo alcuni scienziati ci rende anche più creativi.

I ricercatori che si sono avvicinati a questo tema hanno preso come esempio tutti quei filosofi e quegli scrittori, tra cui Ernest Hemingway e Aldous Huxley, che hanno trovato la loro fortuna creativa inseguito a viaggi. Negli ultimi anni, quindi, psicologi e neuroscienziati hanno cominciato a studiare con una maggiore attenzione attenzione il rapporto che collega vivere all’estero e i cambiamenti a livello mentale.

Questo perché la creatività è strettamente legata alla plasticità cerebrale e alle interconnessioni del nostro cervello, che sono influenzate dall’ambiente e dalle abitudini e quindi sono anche sensibili al cambiamento, come, per l’appunto, un viaggio o un trasferimento all’estero. Vengono infatti attivate sinapsi diverse nel cervello, che danno nuova energia alla nostra mente.

Uno dei più importanti studiosi sul collegamento tra creatività e viaggi all’estero, Adam Galinsky, ha affermato che: “Le esperienze vissute all’estero rafforzano sia la flessibilità cognitiva sia la capacità di approfondire e di integrare i pensieri, la facoltà di stabilire collegamenti profondi tra forme molto diverse”. E poi ancora: “La chiave è la disponibilità a farsi coinvolgere, la capacità di immergersi in un’altra cultura e di adattarsi. Chi vive all’estero senza confrontarsi con la cultura locale non riceverà grandi benefici”.

In poche parole, se fate un viaggio dall’altra parte del mondo, ma non mettete piede fuori dal vostro super hotel, se non toccate con mano la vera essenza di quel luogo, allora la vostra creatività rimarrà sempre quella.

Gli studiosi, però, hanno anche scoperto che chi viveva in più paesi diversi, non era per forza di cose ancora più creativo. Questo perché, secondo gli autori, vivendo in troppi posti diversi non si ha la possibilità di immergersi nella cultura locale, perché ci si sposta troppo spesso. Si ritorna così all’idea che, per ottenere un effetto positivo, serve un coinvolgimento più profondo.

Ma anche la distanza culturale è un fattore importante: i ricercatori hanno scoperto che vivere in un posto dove la cultura è profondamente diversa dalla nostra porta un grado di creatività inferiore rispetto a uno dove la cultura è più simile. Questo perché, certe volte, una cultura esageratamente differente rispetto a quella di provenienza, spaventa e intimidisce le persone, e ciò comporta un restare separati dalla cultura straniera, da quella ospitante del nostro viaggio.

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E, dulcis in fundo, gli studiosi hanno messo in relazione il viaggiare e la fiducia di sé. Questo perché le esperienze interculturali che possiamo sostenere ci mettono alla prova: “molte ricerche hanno dimostrato che la capacità di confrontarsi con persone provenienti da un altro contesto e di uscire dalla propria zona di sicurezza aiuta a costruire un senso di sé più forte. La capacità di modificare le nostre idee e i nostri valori è legata alla ricchezza delle nostre esperienze culturali”. Quello che è stato notato, dunque, è che viaggiare rafforza il senso di fiducia nei confronti dell’umanità in generale, perché quando ci confrontiamo con altre culture, con nuove tradizioni, nuovi valori, e nuove persone, ci rendiamo conto che quasi tutti ci trattano nello stesso modo. Di conseguenza aumenta la fiducia.

Naturalmente, anche se un bel viaggio all’estero è il modo più facile ed efficace per uscire dalla propria zona di sicurezza, andare in un paese straniero non è per forza di cose l’unico modo per far scattare il meccanismo cognitivo della creatività. Se non potete permettervi o non riuscite per i vostri impegni a prendere un biglietto aereo, allora prendetene uno della metropolitana: i ricercatori dicono che, per mettere in moto la creatività, basta un po’ di aria nuova, quindi anche recarsi in un quartiere della città che non conosciamo ci può essere d’aiuto più di quanto si immagina.

[Credit: internazionale.it]

Venerdì 17: tutti i trucchi per superarlo indenni

credits photo: http://cultura.biografieonline.it

Ci risiamo. Oggi è di nuovo venerdì 17 e, i più superstiziosi di noi lo sanno bene, non è per niente una buona giornata per intraprendere qualsivoglia progetto. Forse per alcuni sarà un giorno come gli altri, ma per qualche persona ci vuole una buona dose di coraggio per affrontare al meglio questa giornata. Bisogna tener conto che dietro ogni superstizione c’è una motivazione storica e che queste credenze sono spesso false. Ma, se proprio volete essere sicuri, noi di Blog di Lifestyle abbiamo cercato tutti i trucchetti anti-sfortuna per superare indenni anche questo venerdì.

Mantenete la calma

Innanzitutto bisogna mantenere la calma. Svegliarsi la mattina e vedere il calendario che segna venerdì 17 non è bello, ma con un pizzico di astuzia e esorcizzando qualche superstizione ce la possiamo fare.

Il viola

Il viola, soprattutto nel mondo dello spettacolo, è un colore che porta sfortuna. Gli attori infatti lo associavano al periodo della Quaresima in cui era proibito fare spettacoli. Evitate, quindi, di indossare capi di questo colore.

Corni, quadrifogli e ferri di cavallo

Circondatevi di oggetti che respingono la sfortuna e attirano la buona sorte. Un corno, rigorosamente rosso e regalato, un ferro di cavallo appeso dietro la porta d’ingresso e un quadrifoglio, portafortuna per eccellenza.

Scale, sale e specchi

Non passate assolutamente sotto una scala, è risaputo che porta sfortuna. Attenzione anche quando state utilizzando il sale o siete nelle sue vicinanze, rovesciarlo porta male. Per quanto riguarda gli specchi poi, fuggite a gambe levate per evitare di romperli. Sono sette anni di disgrazia.

Buona fortuna

Per augurare una buona sorte a qualcuno oggi evitate di dire “buona fortuna”, sembra porti molto male. Utilizzate invece il calssico in bocca al lupo o divertitevi inventando nuovi modi di dire.

Gatto nero

Il povero gatto nero è sempre bistrattato da tutti a causa della credenza che lo vede portatore di cattiva sorte. Ma come può quell’esserino così dolce portare sfortuna? Tuttavia, se credete in questa superstizione vi basterà cambiare strada quando il gatto attraversa.

Ombrello e cappello

Un’altra credenza molto diffusa vuole che non si apra l’ombrello in casa poichè rappresenta un cattivo presagio. Evitate anche di mettere il cappello sul letto, porta lutto in famiglia.

Niente musica? Il tuo cervello reagisce così

La musica è tutto quel che ho‘, cantava Pino Daniele. E anche se non siamo degli intenditori a riguardo, la musica sembra essere per ciascuno più importante di ciò che immaginiamo.
Per la realizzazione del documentario ‘Giving up music for Lent‘ in onda lo scorso marzo sul canale radio della BBC, Radio 4, Trevor Cox, professore in ingegneria acustica all’Università di Salford, ha sperimentato cosa significa rimanere per un lungo periodo senza ascoltare musica. Questi sono i risultati delle sue scoperte:

Il tuo jukebox interiore impazzirà

A quanto pare ogni essere umano ha delle melodie particolari che gli rimangono impresse nella mente; secondo la ricerca del professore, questi motivetti finiscono con il mescolarsi nelle maniere più strane e inusuali, accostando, ad esempio, Mozart a Miley Cirus.
Victoria Williamson, professoressa che studia gli effetti della musica sulla psicologia umana presso l’Università di Sheffield, ha al contempo riscontrato lo stesso effetto in pazienti che hanno affrontato un lungo periodo di silenzio. Se si rimuove ogni tipo di canzone dalla propria quotidianità, il cervello troverà un modo per compensare quel vuoto, e il silenzio verrà occupato da un mix creato dalla nostra mente.

Avrai un disperato bisogno di cantare

Nella prima fase dell’esperimento Cox si è dovuto sforzare oltremodo per non canticchiare; nel momento in cui gli è scappata qualche nota ha subito avvertito un forte sentimento di soddisfazione, più intenso di quando ciò accadeva abitualmente. Alcuni suoi colleghi hanno studiato la differenza tra il canto vero e quello solo immaginato osservando in laboratorio il lavoro cerebrale di alcuni cantanti lirici durante una esecuzione. Hanno notato come il cervello reagisse diversamente a seconda che stessero cantando realmente o stessero solo facendo un esercizio d’immaginazione. La maggiore soddisfazione nel cantare ad alta voce era legata al fatto che, oltre a prodursi un maggiore stimolo cerebrale, più parti del corpo venivano coinvolte amplificando così l’effetto di tale stimolo.

Ad alcune persone non piace la musica

L‘Università di Barcellona ha condotto uno studio sui soggetti che non amano la musica utilizzando il termine anedonia musicale: queste persone normalmente sostituiscono il piacere e gli stimoli cerebrali che si potrebbero ricevere da una canzone con quei tipi di giochi che possono far vincere delle ricompense in denaro.
I risultati hanno stabilito che queste ricompense fornirebbero al cervello uno stimolo simile a quello ricavato dall’ascolto di musica, e che possono dunque, sostituirla.

La musica è onnipresente e impossibile non notarla

Beh in effetti la musica fa parte della nostra quotidianità al punto da non indurci a notare sempre la sua presenza. Negozi, bar, strade sono infestate da motivetti e canzoni di ogni tipo; proprio per questo l’essere umano, oggi, ne è quasi assuefatto al punto da non farci caso.

Per non ascoltare musica bisogna essere un eremita

Proprio come abbiamo scritto in precedenza la musica è onnipresente: per questa ragione, infatti, una vita nella civiltà rende impossibile evitarne l’ascolto. Se si vuole ripudiare qualsivoglia tipo di melodia, è necessario trasferirsi in luoghi lontani dalla civiltà, in quanto quest’ultima è profondamente invasa da ogni tipo di musica.