giovedì, 18 Dicembre 2025

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Pino, Napul’è a’ voce tua

Credits photo tgcom24

Ciao Pino,
per tutta la vita ci hai accompagnati con le tue parole. Ora che ci hai lasciato senza, non potevamo non renderti omaggio incrociando il nostro ricordo, in un coro collettivo quello della tua Napul’è.

Serena
Sorriderò, piangendo forse un po’. Lo dicevi tu, Pino, in una delle tue canzoni che mi sono rimaste nel cuore I say I’ sto Cca’ e oggi io mi sento così. Sorrido perché penso a quel primo concerto al San Paolo, era il 18 luglio del 1998, il mio primo vero concerto, sorrido perché ripenso ai falò sulla spiaggia, ai viaggi in macchina, alle camminate sotto la pioggia, a quel bacio rubato: tutto è stato accompagnato dalle tue note. Ma non posso non piangere perché oggi ci hai lasciati quando ancora avevamo bisogno della tua musica, del tuo blues.

Francesca
Forse seguirò il mio cuore, forse l’ho seguito già..
Come quella volta in cui ero alta meno di un metro e ho tentato di arrampicarmi alle transenne per salire sul tuo palco, Pino. Perché mia mamma mi ha cresciuta insegnandomi le tue canzoni, perché le tue canzoni mi hanno insegnato che allora sì c’ val a pen’ i crescere e capì, perché la Terra mia raccontata dalle tue corde è diventata la Terra di tutti, la Napoli dai mille colori, i più belli. E io che non sono mai riuscita a vederti così lontano, oggi non mi voglio ricredere.

Cristiano
Quando, rese un film già bellissimo meraviglioso. Quando parte quella canzone il film tocca il suo momento più alto. È una canzone cucita perfettamente sulla mimica di Troisi, sulle sue movenze, sul ritmo del film. È un miracolo.

Matteo
Io, che sono dell’87, ho potuto conoscere a fondo i colori di Napoli grazie alla sua canzone. Sapeva raccontare tutto con parole adatte e mai banali. Non sono partenopeo, ma sono triste perché, oltre a perdere una delle voci più belle del mondo, perdiamo un uomo con la U maiuscola. “E adesso racconta le sfumature di Napoli da lassù”…

Alessandro
Tornare indietro è come guardare un film, la sua musica le sue parole sono la colonna sonora.

Viviana
Quando penso a Pino Daniele mi torna in mente un ricordo legato alla mia infanzia: avevo all’incirca 5/6 anni e andavo tutti i giorni a giocare con la figlia della vicina di casa di mia nonna. Questa ragazzina aveva un fratello, più grande di noi, che era un fan di Pino Daniele, e mi ricordo che mentre noi giocavamo con le Barbie dall’altra stanza echeggiavano le note di questo grande artista. Tra tutte le sue canzoni quelle che amo di più sono “anima e core” e “il sole dentro me”.

Daniele
Per me “Yes I know My Way” lo descrive benissimo ed in qualche modo è una parte di come sono io.

Chissà che i nostri ricordi in coro non ti arrivino.

“Oppure è tutta suggestione questa vita?”

[a cura di Serena Bonamassa e Francesca Viviana Pagano]

I nati dopo il 1942 a rischio obesità

L’anno di nascita di una persona potrebbe rendere possibile prevedere se andrà incontro a problemi di obesità: gli specialisti hanno infatti scoperto che l’anno di nascita influenza l’attività di un gene legato allo sviluppo di questa patologia. Persone che presentano la mutazione di un gene chiamato FTO – anche detto gene dell’obesità – tendono di più a diventare obese se nate dopo il 1942.

Un recente studio ha dimostrato che le persone che presentano questo gene sono più tendenti a mangiare cibi grassi o contenenti molte calorie durante l’invecchiamento. Così, pare che l’anno di nascita possa andare a incidere sul gene, nel senso che un nato 20 anni dopo i suoi genitori può avere un indice di massa corporea maggiore.

Le evoluzioni al livello culturale, poi, come l’incremento degli strumenti tecnologici e la maggiore disponibilità di cibo potrebbero costituire ulteriori fattori aggravanti, andando a riattivare il gene in questione: volendo indagare l’impatto dei geni sullo sviluppo dell’obesità, i ricercatori hanno analizzato il rischio dell’obesità attraverso le generazioni. Perciò, quello che hanno cercato di scoprire è stato se le diverse condizioni vissute da ciascuna fascia di età possano alterare l’espressione della variazione del gene FTO in questione. Le informazioni utilizzate erano relative alle sequenze di DNA di più di 10.000 genitori, bambini e nipoti. Pertanto, i ricercatori sono riusciti a individuare un nesso tra il gene e l’obesità in quanti fossero nati dopo il 1942.

Gli autori dello studio suggeriscono che fattori legati al Secondo Dopoguerra come l’abitudine sempre più radicata alla tecnologia piuttosto che al lavoro manuale e la larga disponibilità di cibi ad alto contenuto calorico immessi sul mercato possano essere stati delle componenti da non ignorare.

I vestiti da sposa più brutti delle star (FOTO)

Credit photo: www.gopixpic.com

Ci sono abiti da sposa che lasciano il segno, che mai nessuno riuscirà a scordare. Non per la loro raffinatezza, per il loro candido colore o per la loro estrema eleganza, ma semplicemente perché sono dei vestiti ridicoli, stravaganti e un pò fuori dal comune.

Sono i vestiti da sposa più brutti di sempre, che aiuteranno a rendere quello del matrimonio un giorno unico ed indimenticabile, anche se non in maniera molto positiva. Purtroppo questa pratica di scegliere un vestito inguardabile e molto esagerato è comune anche nel mondo dei vip, che sembrano non avere nemmeno un pizzico di buon gusto.

Un esempio di pessima classe è Brigitte Nielsen, simbolo del glamour negli anni ’80. Durante il suo matrimonio con Sylvester Stallone nel 1985, ciò che si ricorderà sempre è il suo abito, disegnato proprio da lei stessa, con coroncina e maniche dai maxi sbuffi.
Anche a Celine Dion non manca il gusto pessimo. Per il suo matrimonio con l’agente René Angélil, a quanto pare il suo intento era quello di apparire come una principessa, ma il risultato non è stato dei migliori: che cos’ha in testa? Darsi una risposta è quasi impossibile.
Mariah Carey, invece, nel giorno del suo matrimonio con Nick Cannon si è decisamente trasformata in una sirena: il suo abito, molto aderente fino al bacino, si allarga nella parte finale, proprio come la coda di una sirena.
Per Emma Thompson, infine, vestito in stile kitsch. Il matrimonio con Kennet Branagh, celebrato nel 1989, è stato di pessimo gusto, almeno per quanto riguarda la protagonista: come dimenticare l’abito della bella Thompson che assomigliava ad una pastorella più che ad una sposa?

Anche il nostro bel paese – purtroppo – vede qualche pecca per quanto riguarda i vestiti da sposa.
La prima a peccare in fatto di stile è Gaia De Laurentiis. Il suo vestito per il matrimonio con Ignazio Ardizzone non si capisce proprio cosa sia: un mix tra bikini e pantaloni a zampa di elefante. L’unica certezza è che è un vero e proprio disastro.
Un’altro abito che lascia un pò desiderare è quello di Malika Ayane. In realtà non è il vestito ad essere poco fine, ma il suo abbinamento con tacchi alti e – soprattutto – azzurri.
Anche Samantha De Grenet non fa bella figura al suo matrimonio con Luca Barbato: infatti indossa un abito bianco e talmente semplice da sembrare una sottoveste. Sarà che si voleva già preparare per la notte di nozze?
Per concludere in bellezza, come non parlare del vestito della ex gieffina Guendalina Tavassi? Il suo non è un abito da sposa, ma più un travestimento da carnevale, visto il grande numero di piume attaccate alla gonna.

Controllare le email più di tre volte al giorno fa male

medicinaesteticaonline.net

Controllare continuamente le email potrebbe aumentare in maniera considerevole i nostri livelli di stress.
Per difendersi, quindi, è necessario limitare il controllo a poche volte al giorno, massimo tre, senza mai superare la soglia. Lo afferma uno studio dell’Università di British Columbia pubblicato dalla rivista scientifica Computers in Human Behavior, che porta il nome di “Checking email less frequently reduces stress”.

Limitare la frequenza giornaliera con cui si controlla la casella di posta elettronica riduce la tensione durante una importante e particolare attività e riduce complessivamente, giorno dopo giorno, i livelli di stress“, spiega l’autore Elizabeth Dunn. In condizioni di stress, infatti, il nostro corpo rilascia il cortisolo, ormone legato a tutta una serie di conseguenze negative sulla salute, dall’abbassamento delle difese immunitarie all’innalzamento del rischio cardiovascolare.

Lo studio in questione, durato due settimane, ha coinvolto 124 soggetti, tra studenti, professori e lavoratori di diverso tipo, cui è stato chiesto di limitarsi a controllare le email a tre volte al giorno, per la prima settimana, e ogni volta che lo desideravano nella seconda settimana. Per tutta la durata dell’esperimento tutti i partecipanti hanno dovuto compilare brevi questionari giornalieri che hanno permesso di valutare i livelli di stress psicologico cui erano sottoposti.

Un elemento che emerge dallo studio riguarda la difficoltà di modificare le proprie abitudini relative all’interazione telematica. Nonostante, però, la limitazione nel controllo delle email fosse a sua volta una fonte di ansia o comunque una regola difficile da rispettare, “proprio il resistere a questa tentazione riduce il loro stress” sottolinea Kostadin Kushlev, autore principale dello studio.

Stando a quanto emerso, quindi, sembra che limitando il controllo delle email a sole tre volte al giorno si potrebbe effettivamente migliorare la propria vita, ed anche la propria salute mentale.
Quelli che al contrario controllavano frequentemente le email avrebbero lamentato maggiormente sintomi come insonnia, mal di testa, stanchezza, ansia e problemi allo stomaco.

L’ispirazione di Kushlev per lo studio è giunta dalla sua esperienza personale, con il sovraccarico di email. “Ora io controllo la mia email in blocchi più volte al giorno, piuttosto che rispondere costantemente ai messaggi che arrivano. E mi sento meglio e meno stressato“. L’ideale è, dunque, vedere e gestire tutto insieme il carico di email sempre dopo un certo intervallo di tempo piuttosto lungo.