domenica, 21 Dicembre 2025

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Quello che gli uomini dicono quando vogliono lasciarvi

Uomini: quando li vuoi scappano, quando non li vuoi sono lì, attaccati alle tue costole come una cozza nera su uno scoglio tarantino. Ma il primo caso gode di una più alta percentuale di iscritti.

Uomini. A volte scappano davvero per poco. Insomma, non fai in tempo a costringerli a un week end di shopping o a parlargli della data del matrimonio al secondo appuntamento, che subito puf, spariti. E quando lo fanno, rivelano la loro vera natura: quella di impavidi cavalieri, eleganti, rispettosi dell’altrui intelligenza. Sì, ma al contrario.

Noi donne abbiamo provato a comprendere, a porgli domande e a spulciare tra i numeri di Focus nella sala d’attesa del dentista, per cercare di capire come facciano a non avere gli attributi e produrre comunque spermatozoi. Ma siamo ancora in attesa di una risposta, così come dei fiori, delle attenzioni, di una chiamata, di una scusa che non rasenti il fondo quando veniamo mollate.

E va bene, lasciate pure le isteriche ossessive compulsive che pretendono di monopolizzarvi la vita e ve le fanno alla julienne dalla mattina alla sera. Con quelle, noialtre, ci condividiamo a stento il genere. Ma anche quando lasciate loro, siate originali, siate sinceri: state fuggendo, a che serve mentire?

No eh? Non ce la fate… Ma noi vediamo il lato positivo, vogliamo vederlo: quando andate via lasciate comunque un ricordo, una lezione da imparare, una scia chimica che compone la grande scritta vaff*****o. Lasciate comunque imbarazzanti frasi per cui potremo deridervi per il resto della vita.

E per questo una cosa ve la diciamo noi: grazie. In risposta alle frasi più gettonate per lasciarci e correre subito da un’altra.

“Ti vedo più come un’amica”

Solo se stai parlando con la chips tra le dita di Rocco Siffredi. Perché se stai parlando con noi, da quel momento ti vediamo più come un idiota.

“Non potremo mai stare insieme”

Davvero? E chi ce lo impedisce? La mafia moscovita? Un’entità suprema? Un antico testamento dei templari? O solo la mora che hai visto in sala fitness?

“Penso ancora alla mia ex”

E l’ex risale al Paleolitico, poco prima dell’estinzione dell’ultimo Pterodactylus. Andiamo bambini, il passato è una lezione, non un posto in cui crogiolarsi. Ma se volete, rimanete pure a rotolarvi in quel fango. Che a noi piacciono quelli sentimentalmente puliti.

“Ho bisogno di una pausa di riflessione”

Lo puoi dire solo se sei Alonso prima di un pit stop a Maranello, altrimenti chiedi scusa.

“Sei troppo per me”

Io non sono una Sacher e tu non sei a dieta, quindi, per favore, NEXT.

“Sono troppo preso dal lavoro”

Non l’ha mai pronunciato neanche un commesso cinese dopo 16 h di lavoro. E del tuo tempo libero potremmo chiedere alle birre in frigo, alla televisione o al fosso sul divano.

“Sto cercando me stesso”

Ah sì? E credi davvero di trovarti nel push up delle ventenni?

“Chi lo sa, magari ci rincontreremo”

E chi sei, Dio? Hai tra le mani il Grande Progetto divino? Ricorda che se ci rincontreremo l’unica cosa che faremo sarà fingere di non aver condiviso lo spazio e l’esistenza con te. Perché ce ne vergogniamo.

“Sto pensando a un’altra”

Davvero stai pensando?

Care amiche, come vedete gli esemplari di uomini senza palle sono numericamente maggiori a quelli di donne senza tette. Perché? Perché noi donne, donne vere, siamo forti e consapevoli, e non rincorriamo nessuno. Vi lasciamo andare via, perché sappiamo quello che vogliamo. E vogliamo chi resta.

Le bugie e gli errori più comuni sui profili dei social network

Uno studio ha rivelato che anche online, le bugie hanno le gambe corte.
Edarling.it ha pubblicato i risultati di un recente studio effettuato su 332 persone, 50% uomini e 50% donne tra i 18 e i 65 anni, per conoscere quali sono le bugie e gli errori che più ritroviamo tra i social network, ma sopratutto per capire il motivo per cui mentiamo.

Ognuno di noi ha almeno un account su un social network, qualcuno anche su siti di appuntamenti, nella speranza di trovare la propria anima gemella. Ed in realtà probabilmente è proprio per questo che alcuni decidono di mentire sulle informazioni sul proprio profilo. Si fa per cercare di attirare l’attenzione, di sembrare molto interessanti. Ma quando l’informazione viene “troppo gonfiata”, per così dire, si rischia di essere scoperti. E certamente di farne una pessima figura. Con la conseguenza che, oltre a non aver raggiunto il nostro obiettivo, abbiamo perso l’occasione di incuriosire qualcuno per quello che siamo realmente.

Ma cosa proprio non piace leggere ai nostri visitatori?
Le bugie e gli errori più comuni sui profili dei social network3

Certamente il primo posto se lo aggiudica un profilo volgare, colmo di allusioni sessuali, decisamente fuori luogo. Ma attenzione anche agli errori grammaticali. Consideriamo il nostro profilo un biglietto da visita che ci presenta. Non piacerebbe a nessuno leggere certi orrori.

Ma le bugie più comuni in realtà riguardano proprio le intenzioni raccontate sul profilo. Su un sito di incontri, non mi direte mica che cercate un lavoro. Sarete ben presto scoperti e anzi risulterete anche più loschi di coloro che, sinceramente, ammettono che l’intento per cui ci si è iscritto su quel social network è proprio quello di conoscere nuove persone.
Anche l’età troppo spesso è soggetta ad alterazioni volontarie e difficilmente credibili. Facile che ci si tolga qualche anno che sui social magari pesano più che nella vita.

Le bugie e gli errori più comuni sui profili dei social network4

Non parliamo della foto. La foto del profilo, quando c’è, la maggior parte delle volte è modificata. Una scelta poco furba, visto che, se si passa ad un livello successivo, con una persona conosciuta online e si decide di incontrarsi di persona, si deludono le più rosee aspettative mostrandosi per quello che si è realmente e non per come ci ritrae la foto.
Assume un peso piuttosto importante sopratutto quando manca. Il 59% degli intervistati addirittura non accetterebbe tra i suoi contati un profilo senza foto. Questo ci fa capire quanto la nostra fotografia sia la prima informazione che diamo di noi. Con una foto falsa o modificata partiamo davvero con il piede sbagliato.
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Ma perchè mentiamo?
Secondo il 56% degli intervistati, internet ci aiuta a sentirci più liberi e ci offre la possibilità di mostrare la nostra parte migliore. Sul web possiamo parlare di noi senza impedimenti e ciò è percepito come un’opportunità per descriverci nel miglior modo possibile. Ma se questa parte non è veritiera, non ci rispecchia che senso ha?

La psicologa e coach relazione Sam Owen ci ha detto al riguardo: “Nel dating online rimaniamo fortemente delusi se scopriamo le menzogne delle persone con le quali entriamo in contatto poiché investiamo tempo, energie e speranze durante la conoscenza. Ci si aspetta infatti che i profili parlino veramente della persona che c’è dietro poiché lo scopo principale è la ricerca di una relazione sentimentale. Se i membri di un sito di incontri si descrivessero onestamente, lasciando che gli altri si facciano un’idea chiara e reale della loro personalità, avrebbero sicuramente maggiori possibilità di trovare ciò che cercano. La prima impressione di un profilo online è quella che conta, meglio fare in modo che gli altri abbiano il piacere di conoscerci per ciò che siamo e avremo maggiori possibilità di incontrare le persone giuste!”

Non è poi questa la vera felicità? Essere accettati per quello che siamo davvero e circondarci di persone che ci accettino e ci amino per questo? Io direi che ne varrebbe la pena di scartare ed essere scartati anche mille volte se poi, se poi riusciamo a trovare quell’unica, sola, persona giusta, a cui andiamo bene esattamente per come siamo.

20 novembre, i bambini hanno la loro giornata universale

psichic.wordpress.com

La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è stata adottata il 20 novembre 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale in onore di tale trattato.
Sono 194 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione; l’Italia lo ha fatto con la legge n. 176 del 27 maggio 1991. È il trattato maggiormente ratificato della storia e una pietra miliare per quanto riguarda la tutela dei diritti dei minori.

I principi fondamentali della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono quattro:
non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minori senza alcun tipo di discriminazione; superiore interesse (art. 3): l’interesse del minore deve prevalere su qualunque tipo di problematica; diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6): gli Stati si devono impegnare per tutelare la vita e lo sviluppo dei bambini; ascolto delle opinioni del minore (art. 12): il diritto dei bambini a essere ascoltati nei processi decisionali che li riguardano.

Fra i principali progressi fatti finora si annoverano: la riduzione della mortalità infantile, il tasso di mortalità è passato dai 12,6 milioni di decessi annui nel 1990 ai 6,3 milioni nel 2013; maggiore accesso all’istruzione, infatti il tasso di bambini che non accedono alla scuola primaria è diminuito di oltre il 40%. Tuttavia almeno 250 milioni di bambini sono ancora analfabeti. E ancora, vaccinazioni per 100 milioni di bambini e prevenzione contro la trasmissione dell’HIV da madre a figlio. L’aumento del tasso di registrazione alla nascita: tra il 2000 e il 2010 il tasso è aumentato del 7% e infine diminuzione del lavoro minorile, anche se un bambino su quattro nei paesi meno sviluppati è costretto a lavorare.
Nonostante ciò, ancora moltissimi minori, anche in Italia, sono vittime di violenze o abusi, vengono discriminati, emarginati o vivono in condizioni precarie.

immagini.4ever.eu
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Molte le iniziative per celebrare questa importante ricorrenza, giunta alla venticinquesima edizione.
Telefono Azzurro, per esempio, presenta i risultati delle indagini nazionali sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza. L’indagine aiuta a comprendere il mondo dei minori e costituisce delle linee guida per le politiche sociali nel nostro Paese.

Sos Villaggi, da 60 anni, si impegna a garantire le cure e il sostegno familiare per i più piccoli. In occasione della giornata mondiale del bambino concluderà la raccolta firme per far sì che i fratelli restino insieme in caso di separazione dal nucleo familiare biologico. Le firme raccolte saranno consegnate alla Commissione Parlamentare per l’Infanzia e agli altri istituti che si occupano dei problemi che riguardano i bambini.

I volontari della fondazione Francesca Rava e NPH Italia Onlus saranno presenti in 800 farmacia in tutta Italia per distribuire la Carta dei diritti dei bambini e invitare i clienti ad acquistare farmaci da banco a uso pediatrico, alimenti per l’infanzia e altri prodotti per la cura dei bambini. Tali prodotti saranno donati a 140 case famiglia ed enti che aiutano l’infanzia sul territorio italiano e all’Ospedale NPH Saint Damien ad Haiti.

Inoltre i Garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza, in collaborazione con Comuni, Regioni, Enti, Associazioni, organizzeranno eventi e manifestazioni su tutto il territorio italiano.
I bambini meritano tutta la nostra attenzione e il 20 Novembre sarà una giornata importante per fare il punto della situazione e far riflettere sui passi da fare per migliorare la loro tutela.

Lascia la fidanzata con un sms dove spiega i 6 motivi. Lei lo posta su Twitter e diventa virale

Bobo, un ragazzo di Sidney di 30 anni, all’anagrafe, decide di lasciare la sua fidanzata con un sms in cui mette le cose in chiaro e spiega i 6 motivi per cui la loro storia sia finita.
I due si frequentavano da due mesi, pochi per innamorarsi ma abbastanza, a quanto pare, per stilare una lista di motivi già buoni per troncare la storia.

Dopo aver ricevuto il messaggio un’amica della ragazza, Amy Nelmes, ha pensato bene di far fare un paio di risate ai suoi contatti condividendolo su Twitter. Effettivamente in pochissime ore ha ricevuto moltissimi consensi ed è stato ritwittato ben 19mila volte.

Lascia la fidanzata con un sms dove spiega i 6 motivi. Lei lo posta su Twitter e diventa virale

La colpa a quanto pare sarebbe anche di Facebook. Lei sarebbe stata rea di non aver voluto modificare il proprio status sul social network da “single” ad “impegnata”. Uno sgarro insuperabile, a cui se ne sono aggiunti degli altri. Come quello di non aver voluto che Bobo l’accompagnasse al matrimonio di un suo amico che si sarebbe tenuto di li a pochi giorni. Il motivo, credibile, con cui la giovane si è giustificata non è bastato: “Era sconvolto perché avevo deciso di andare al matrimonio di questo amico senza di lui – ha raccontato la ragazza su ninemsn – la lista degli invitati era pronta da mesi e non c’era possibilità di aggiungere una persona in più”

Il giovane lamentava anche la mancata organizzazione che lei faceva del suo tempo. E di quanto scarso fosse quello dedicato al suo fidanzato che, a suo dire, dovrebbe avere la priorità.

Non meno importante è stato il rapporto tra il micio di casa e la ragazza. Si, perchè a quanto pare la fidanzata assumeva un atteggiamento scortese nei confronti del gatto, il quale, evidentemente si era più volte lamentato con il padrone, portandolo a questa drastica scelta.
In realtà anche per questo c’è una spiegazione: “Sono allergica e dovevamo dormire con il gatto ai piedi del letto” racconta la donna, ma poco importava a Bobo.

Ultimi ma non meno importanti motivi che hanno condotto Bobo ha ‘disfarsi’ della ragazza sono stati il suo linguaggio scurrile e il fatto che non abbia voluto rendere noto il numero di partner sessuali avuti in precedenza. Dunque, nel dubbio ‘meglio fuori che dentro’, avrà pensato il giovane 30enne.
La perla vera e proprio però arriva alla conclusione, come regola vuole. Il messaggio si chiude con un sincero augurio del ragazzo che scrive: “Trovo difficile trasformarti nella donna che vorrei e non ho bisogno di questa scocciatura. Spero tu abbia tutto il meglio dalla vita”

Che dire, “non tutti i mali vengono per nuocere”. E forse la cosa migliore che sia capitata a questa ragazza è proprio ricevere questo messaggio che mette un punto ad una storia che non sarebbe andata lontano, in nessun modo.