giovedì, 18 Dicembre 2025

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Occhi azzurri: sono molto più comuni di quanto si creda

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Grazie al Blue Eyes Project si è scoperto che, in Gran Bretagna, gli occhi azzurri sono molto più comuni di quanto si pensi.

Gli scienziati hanno rivelato che questo potrebbe essere dovuto al fatto che gli inglesi trovano il colore azzurro – rispetto al verde o al marrone – più attraente dal punto di vista sessuale.

Durante lo studio sono stati analizzati il Regno Unito e l’Irlanda e, a quanto pare, gli scozzesi e gli irlandesi hanno più probabilità di avere gli occhi azzurri rispetto alle persone delle altre zone del Regno Unito, soprattutto quella meridionale.

Sebbene non ci siano vantaggi fisici diretti – come la vista migliore – per avere gli occhi blu, è cresciuto considerevolmente il numero delle persone con gli occhi di questo colore: ben il 48%, contro il 30% verde e il 22% marrone, che, una volta, era il colore dominante.

Alistair Moffat, amministratore delegato di Scotlands DNA, che ha condotto la ricerca, ha dichiarato che l’unico vantaggio per le persone con gli occhi azzurri è quello di trovare più potenziali compagni. Per esprimere meglio questo concetto ha preso ad esempio il pavone: gli occhi azzurri – secondo Moffat – sono come la coda del pavone, che non ha nessun vantaggio evolutivo per l’animale, se non quello di portargli più compagni.

Lo studio rivela che gli occhi azzurri sono il risultato di una variante del gene HERC2, che, per la poca quantità di melanina, tende a formare gli occhi del colore del cielo.

Hans Eiberg, scienziato dell’Università di Copenhagen e che ha fatto questa scoperta, ha confermato che gli occhi blu sono più attraenti rispetto agli altri colori, forse anche perchè visti sempre come più rari. Inoltre, ha riferito che una mutazione avvenuta quasi 10 mila anni fa ha portato, oggi, a 200 milioni di persone con gli occhi azzurri, che hanno molte probabilità di far ereditare questo colore ai figli.

Ma, dato che gli occhi blu stanno diventando la norma in Gran Bretagna, potrebbero portare ad un processo contrario rispetto a quello che c’è stato fino ad ora. Il dottor Jim Wilson, direttore scientifico presso il Blue Eyes Project, ha ammesso che, d’ora in poi, il colore più desiderato potrebbe non essere più l’azzurro, ma il marrone.

Le invenzioni più ridicole che il web ama follemente (FOTO)

Si sa, la vita dell’uomo è costellata di tanti piccoli ostacoli che giorno per giorno mettono a dura prova la stabilità psichica, il livello di calma e rovinano quella che poteva essere una buona giornata.

Sul web si trovano utili consigli per far ritornare il buon umore.

Difatti gironzolando nella rete si possono trovare degli oggetti nati per stupire, dei veri e propri capolavori di originalità ed ingegno.
Alcuni sono già in vendita sul web, altri invece sono rimasti solo allo stato di concept, ma tutti molto interessanti.

Questi oggetti, queste invenzioni assurde, dimostrano come un semplice stampino per muffin possa aiutarvi a non sporcarvi mentre gustate un ghiacciolo sotto il sole, come ci si possa appisolare in pullman senza essere scomodi o come dei piccoli aggeggi quotidiani possano risolvere numerosi ostacoli.

Alcune sono vere, altre sono delle bufale, altre ancora sono semplici creazioni per far divertire: invenzioni più o meno ridicole amate dal popolo del web e dei social network.

La disoccupazione? È anche un problema di sovrappeso

Le persone in sovrappeso sono considerate poco desiderabili dai loro potenziali datori di lavoro, agli occhi dei quali esse appaiono meno produttive e operose: a rivelarlo è un sondaggio condotto nell’ambito dell’assunzione di professionisti nel settore delle risorse umane, in cui più della metà degli intervistati ha ammesso di trovare l’obesità una caratteristica poco piacevole, indice tanto della personalità quanto dell’etica lavorativa del candidato. Il sondaggio è scaturito da una precedente ricerca statunitense da cui è emerso che le persone obese sarebbero meno capaci sul posto di lavoro e più inclini a incidenti.

I ricercatori della Virginia Tech e dell’Università di Buffalo hanno calcolato quanto tempo impiegassero persone di varia stazza nello svolgere un dato incarico e i soggetti obesi sono risultati avere in media il 40% di resistenza in meno: uno studio messo a punto subito dopo il caso di Karsten Kaltoft v Billund Kommune in Danimarca, una baby-sitter obesa che è stata licenziata perché incapace di abbassarsi per allacciare i lacci delle scarpe ai bambini a cui badava, in cui si è ritenuto che l’obesità andasse considerata come un handicap.

Attraverso questo nuovo sondaggio, l’avvocato Thomas Mansfield ha voluto misurare il livello di demonizzazione che si raggiunge nei confronti delle persone obese durante i colloqui di assunzione: i risultati hanno mostrato che in presenza di due candidati con requisiti identici, l’uno obeso e l’altro no, più della metà dei datori di lavoro ha preferito assumere quello “normale”. Più di un terzo dei responsabili all’assunzione ha inoltre confessato di avere difficoltà a giudicare in maniera imparziale candidati in sovrappeso, mentre il 56% dei partecipanti al sondaggio ha affermato di vedere nell’obesità un indice della personalità e della potenziale prestazione del candidato.

Considerato che il numero di adulti obesi al livello mondiale nel 2013 ha superato i 2 miliardi, i risultati del sondaggio sembrano suggerire che i datori di lavoro tendano a privarsi di persone in sovrappeso seppure talentuose a causa di un vero e proprio pregiudizio discriminatorio: i dati, difatti, mostrano chiaramente che durante il colloquio d’assunzione lo stereotipo dell’obesità influisce negativamente nella scelta del candidato, portando il datore di lavoro a scartare quello effettivamente più qualificato solo perché in sovrappeso. Un esito sconcertante che mette in luce quanto la discriminazione in base al peso continui a penalizzare delle persone che soffrono di problemi non di certo auto-inflitti, ma di vere e proprie disfunzioni patologiche.

Diciassette anni fa moriva Lady Diana (FOTO)

credit photo www.lettera43.it

Un essere umano straordinario“, che “nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà”. Così la ricordava la Regina Elisabetta, il giorno del suo funerale.

Indimenticabile nei ricordi di tutto il mondo fu quella mattina del 1 Settembre, quando tutti i Tg annunciavano la notizia della scomparsa della Principessa Diana, che la sera precedente, il 31 Agosto 1997, a soli 36 anni, perse la vita in un tragico incidente stradale, insieme al suo compagno Dodi Al Fayed, figlio di Mohamed Al Fayed, e il loro autista Henry Paul.

La notizia fece il giro del mondo, lasciando sgomento e lacrime ovunque.

Diana aveva rubato il cuore dei suoi sudditi dal primo istante in cui è comparsa al fianco del principe Carlo, erede al trono, al quale ha dato 2 figli, William e Henry.

Nata il 1 Luglio 1961, sin da giovanissima entrò nel pubblico mondo Reale inglese, dal quale si allontanò solo nel 1992 con la fine del suo matrimonio infelice con Carlo, il quale a suo dire era sempre stato troppo “affollato”, riferendosi alla relazione adultera del Principe con Camilla Parker-Bowles.