venerdì, 19 Aprile 2024

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Sleeveface, l’ennesima frontiera dei selfie. Ecco come funziona

Credit: examplesof.com

Alla parola selfie la nostra mente divaga in tutte le direzioni possibili che ha intrapreso questa “moda dell’autoscatto”. Dal selfie #aftersex, al belfie; dal #selfieconlosconosciuto ai Bikini Bridge.
Ora poi c’è lo Sleeveface, nuovo fenomeno del web, ennesima evoluzione naturale dei selfie.

Nato nell’Aprile del 2007 grazie a Carl Morris che ha coniato il termine – dopo aver fotografato se stesso e un gruppo di amici con i visi coperti da altrettante custodie di dischi – ha una pagina su Wikipedia, ed è una pratica di lunga data praticata inizialmente dagli amanti del vintage, dai collezionisti, e dagli intenditori: si tratta di foto scattate con immagini o con la copertina di un vinile a sostituzione del proprio viso.

Lo Sleeveface sta già conquistando tutto il mondo, ma come funziona di preciso?
Non è poi così difficile, il principio è quello dell’illusione ottica. Basta prendere la copertina di un vinile, creare la giusta prospettiva – curando i dettagli – nascondere la parte di sé che deve essere sostituita dal vinile, e poi clic, si scatta.
Molto più facile a farsi, che a dirsi.

La tecnologia ha pensato anche ai più pigri, o a chi non ha a disposizione copertine di dischi di quel genere, adatte a un vero Sleeveface, creando un’App apposta – per ora solo per Iphone – che aiuta a diventare Sleevefacer grazie a una collezione di copertine digitali che compaiono direttamente nello scatto.

Se poi siete particolarmente soddisfatti del vostro autoscatto potete condividerlo sul social network di riferimetno: Sleeveface.com.

Nel caso non sia ancora chiaro, ecco un video – tutorial per realizzare Sleeveface perfette.http://www.youtube.com/watch?v=NVt4jOasujc

Sergio Assisi lascia l’Italia per mancanza di lavoro

gossipday.it

L’attore Sergio Assisi sta prendendo sul serio la possibilità di andare a lavorare all’estero. Il motivo? Nessuno lo chiama più come attore.

In effetti l’artista napoletano è da un po’ di tempo che non compare più sul piccolo schermo. Certo è che i suoi esordi non sono stati legati al mondo della televisione: Sergio infatti ha debuttato a 16 anni sul palcoscenico di un teatro, passando poi per il cinema ed approdando infine al piccolo schermo.

Dopo lo straordinario successo nelle due serie della fiction “Capri” – dove interpretava il viveur Umberto Galiano – in “Elisa di Rivombrosa 2” e nella serie “Il commissario Nardone”, per Assisi si sono aperte ben poche porte nel mondo dello spettacolo.

Tutto questo è dovuto al fatto che, secondo l’attore, il nostro è un Paese strano: “se non hai una raccomandazione e non appartieni al giro dei privilegiati sei fuori” ha infatti dichiarato. In Italia insomma non viene data alcuna importanza alla professionalità e alle capacità recitative degli attori. È tutto un gioco di potere, dove solo chi è figlio d’arte o ha strette amicizie nel campo dello spettacolo riesce a fare carriera.

L’attore napoletano è davvero dispiaciuto di dover lasciare il proprio amato Paese. Ma ha già dei progetti per il suo futuro: una sceneggiatura da realizzare in Francia e un possibile viaggio in America. Ma l’augurio resta sempre quello che possa tornare in Italia per un lavoro che valorizzi veramente le sue potenzialità.

The Beautiful Gene e l’estinzione dei capelli rossi

Dura la vita per i rossi naturali. Il colore che tutti i parrucchieri cercano di riprodurre invano sulle teste altrui, che ha sempre infuocato l’immaginario maschile e affascinato quello femminile. Un colore unico, perché raro e destinato a scomparire. Lo dice la legge scientifica basata sulla genetica mendeliana e l’attuale processo evolutivo e riproduttivo lo conferma. Nel 2011 infatti la Cryos di Arhus, la banca del seme più grande del mondo situata in Danimarca, ha smesso per un certo periodo di accettare donatori dai capelli rossi, perché la domanda risultava troppo scarsa. In Italia i rossi sono davvero pochi, circa l’1% della popolazione, mentre nei paesi nordici, questi superano il 10% e si riuniscono spesso in raduni.

Questo è stato lo spunto di partenza della ricerca fotografica “The Beautiful Gene” e dell’omonimo libro da cui è tratta, eseguita dalla fotografa Marina Rosso di Fabrica, con la direzione creativa di Enrico Bossan. La fotografa ha stilato, con un metodo pari a quello dei biologi conservazionisti, una classifica dei caratteri estetici che potessero rappresentare il gene dei capelli rossi e ha elencato 48 categorie diverse di uomini e donne, tutti uniti solo dal colore della capigliatura. Il risultato della ricerca è la mostra intitolata The Beautiful Gene. 47 fotografie, più 1 cornice vuota, esposte al Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano.

Marina Rosso è andata alla ricerca di persone rosse che corrispondessero alle sue matrici. Queste includevano diverse combinazioni, tutte di tipo estetico, come sesso, altezza, peso, corporatura e colore degli occhi. Sei mesi in giro per l’Europa immortalando gli esempi più vicini ai suoi canoni, tutti felici di partecipare al progetto, anche se dispiaciuti per la discriminazione. La cornice vuota corrisponde invece alla matrice numero 15, una combinazione ben precisa che la fotografa non è riuscita a trovare durante la sua ricerca. Un uomo con occhi azzurri, capelli ricci e rossi, basso e con corporatura robusta, che forse non è mai esistito.

Cosa dice la posizione in cui dormite della vostra coppia?

Credit: deabyday.tv

Siete di quelli che dormono rannicchiati contro il partner durante la notte? Oppure preferite avere ognuno e i propri spazi per riposare?
Una nuova ricerca dimostra come la posizione in cui dormiamo con il nostro partner rivela molto circa la forza della nostra relazione.

La chiave di lettura è la distanza: le coppie che dormono lontane meno di un centimetro sono, o saranno, di gran lunga più felici rispetto a quelle che dormono con una distanza maggiore.
Questo studio è stato condotto su 1.100 persone, 550 coppie.
La ricerca è stata pubblicata sul Edinburgh International Science Festival, e si estende fino ai rami della psichiatria.

Dalle ricerche è emerso che il 42% delle coppie dorme “schiena contro schiena”, il 31% nello stesso senso e solo il 4% dorme “faccia a faccia”.
Circa il 34% dei partner dormono toccandosi, il 12% di questi passa la notte a meno di un centimetro di distanza e, infine, il 2% dei partner dormono separati da più di 30 centimetri.
Il risultato è che quelli che dormono vicini, “faccia a faccia” – e ancora di più quelli che dormono toccandosi – tendono ad essere più felici.

Lo psicologo Richard Wiseman ha detto “Ninety four per cent of couples who spent the night in contact with one another were happy with their relationship, compared to just 68 per cent of those that didn’t touch – e ancora – this is the first survey to examine couples’ sleeping positions, and the results allow people to gain an insight into someone’s personality and relationship”.

Lo studio ha dimostrato anche che le persone che giacciono rannicchiate in posizione fetale sono suscettibili, ansiosi e sensibili alle critiche della rispettiva dolce metà. Quelli che, invece, dormono in una posizione semi-fetale, con le ginocchia rannicchiate, cercano sempre compromessi, senza prendere mai posizioni estreme.
Tutti quelli che dormono “a pancia in giù” tendono ad essere fiduciosi, aperti, espansivi, e sempre alla ricerca di nuove sensazioni ed emozioni.

Voi? Come dormite?

[Credit: DailyMail]