giovedì, 28 Marzo 2024

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I tatuaggi di oggi, sulla pelle di domani (FOTO)

Credit Photo: Reuters

“Certo che sei pieno di tatuaggi, ma quando invecchi poi come fai?”

Chiunque abbia sulla pelle almeno un tatuaggio, una volta nella vita si è sentito fare questa domanda.

Secondo l’Istituto di Ricerca Harris, ad oggi, negli Stati Uniti un adulto su cinque ha un tatuaggio, il 16% in più della popolazione rispetto al 2013.
A stupire maggiormente sarà senz’altro sapere che, per la prima volta nella storia, le donne tatuate sono in leggera maggioranza rispetto gli uomini. Inoltre l’86% degli intervistati ha affermato di non essersi mai pentito dei propri tatuaggi.

L’arte di ornare il proprio corpo attraverso i tatuaggi ha accompagnato l’essere umano per gran parte della sua esistenza (ci sarà un motivo?).
Ma ancora oggi, in Italia e nel mondo, i tatuaggi vengono visti come segno di ribellione. Con il conseguente atteggiamento di rifiuto da parte di chi sembra proprio non volerli apprezzare.
Siamo ben lontani dal riuscire a non suscitare scalpore mostrando un corpo tatuato. Nonostante, ormai, si può tranquillamente affermare che apparteniamo ad una generazione in cui le persone non tatuate sono senza dubbio in netta minoranza rispetto a quelle che, invece, hanno almeno un tatuaggio sul loro corpo.

E non si tratta affatto di ribellione. Bensì di espressione di sé.
Chi porta sul proprio corpo dei tatuaggi li mostra con orgoglio, anche quando la pelle inizia a cedere, e i colori dei propri tattoo sono ormai sbiaditi. E nel frattempo che qualcuno si domanda cosa faremo da vecchi dei nostri corpi tatuati, qualcun altro continua a scrivere la sua storia sul proprio corpo, incurante degli anni che passano, orgoglioso si mostrarsi così, diverso.

Una cosa è certa: quando poi invecchi ci sarà ben poco da fare, i tuoi tatuaggi invecchiano con te, quindi è bene pensarci prima.

Mermaid Swim Experience, l’emozione di essere sirena per un’ora(FOTO)

leidonnaweb.it

Si chiama “Mermaid Swim Experience” la particolare esperienza che ha avuto origine nelle Filippine e che consente ai comuni mortali di trasformarsi in sirene per quasi un’ora.

Gli istruttori del Manila Ocean Park infatti hanno istituito una lezione di 45 minuti per far provare a uomini, donne e bambini la sensazione di nuotare senza utilizzare le proprie gambe. Si avranno a disposizione costumi e code, entrambi in varie colorazioni e facilmente indossabili, per far si che i visitatori che vogliano provare questa esperienza possano calarsi meglio nella parte.

Con il personale che insegna come stare a galla e le tecniche specifiche di respirazione subacquea si può diventare in tutto e per tutto come Ariel, la celebre sirena del cartone animato Disney “La Sirenetta”. Certo, le prove non si svolgono in mare aperto ma in una vasca del parco – per evidenti ragioni di sicurezza – e non si sarà mai in grado di respirare sott’acqua come solo le sirene sanno fare, ma l’esperienza di essere una creatura leggendaria ha fatto e farà sicuramente sognare grandi e piccini.

L’iniziativa è partita l’11 aprile ma rimarrà in vigore anche tutta quest’estate, consentendo ai visitatori-sirena di nuotare anche nella vasca idromassaggio jacuzzi e nella piscina esterna, entrambe di proprietà del parco. Insomma con grazia, leggiadria e i giusti movimenti di pinne e braccia qualunque essere umano può aspirare a diventare una sirena.

E questa è senza dubbio una trovata che avrà un grande successo e che si spera attirerà un certo numero di turisti in un Paese come le Filippine, continuamente devastato dalle calamità naturali ma che nonostante questo non perde la voglia di innovarsi e di guardare avanti.

Camera con vista per i senzatetto che abitano il Manhattan Bridge

Chi non vorrebbe poter aprire la finestra di casa e trovarsi davanti uno spettacolo mozzafiato? Una vista da rallegrare ogni singolo risveglio?
Alcuni senzatetto americani hanno deciso di utilizzare niente meno che il Manhattan Bridge di New York City come nuova residenza privata. Materiali utilizzati: legno compensato e tanto, tanto ingenio.

Gli affitti per gli appartamenti – anche quelli grandi come scatole di scarpe – crescono inesorabilmente: l’affitto mensile medio nel quartiere di Brooklyn è di 2.900 dollari, una cifra da record, che è solo marginalmente più economica rispetto a quella di Manhattan.
Sono effetti collaterali di una crisi economica che ha peggiorato le già precarie situazioni di alcuni, togliendo loro ogni possibilità di vivere una vita dignitosa, togliendo loro anche le rispettive case.

Così i senzatetto, i vagabondi, con il passare del tempo, hanno imparato a vivere la città, a viverla gratis, decidendo di costruire il loro “rifugio contro le intemperie” in uno dei posti più spettacolari della città.
Certo, le abitazioni sono spazi stretti dove ci sta solo una persona sdraiata, ma questo è proprio quel che si intende con “spirito d’adattamento”.
E proprio di spirito d’adattamento ne sa qualcosa un cinese di mezz’età, abitante del ponte, che tutte le mattine blocca la sua “porta” con un lucchetto per la bicicletta, che apre poi tutte le sere, quando torna a casa a dormire.

Per accedere ai vari rifugi-case bisogna oltrepassare quasi tutto il Manhattan Bridge e scavalcare una recinzione.
Proprio domenica scorsa, un ciclista, ha visto un uomo intento a scalare una parte del ponte e ha subito chiamo il 911 pensando che l’uomo avvistato fosse sul punto di suicidarsi.
La storia è finita bene perché l’uomo ha subito detto di non aver nessuna intenzione suicida, voleva solo tornare nella sua nuova casa.

Le case-rifugio si trovano nella parte del ponte sotto il traffico automobilistico e sopra la metropolitana; sono lunghe poco più di 10 metri – dove ci stanno un materassino e pochi oggetti personali – e non ci sono né bagno né cucina, tuttavia, per chi lì ci abitata, sono una vera e propria casa.

Stephen Sutton, la generosità di un adolescente malato di cancro(FOTO)

dailymail.co.uk

Malato di cancro al colon-retto, l’adolescente inglese Stephen Sutton vuole realizzare un obiettivo ambizioso prima di morire: raccogliere 1 milione di sterline da donare in beneficenza all’organizzazione Teenage Cancer Trust.

Da quando gli è stato diagnosticato il tumore nel 2010 all’età di 15 anni e avuta la diagnosi dei medici che non gli davano che qualche anno di vita, Stephen ha deciso di stilare una “lista dei desideri”.

I 46 punti che la compongono mettono in evidenza la bontà, la generosità e la voglia di vivere che non hanno mai abbandonato questo adolescente nonostante la sua triste situazione.

Delle attività che Stephen desidera compiere ben 35 sono già state spuntate: fra queste l’abbraccio con un animale più grande di lui – un elefante del West Midlands Safari Park – l’apparizione come comparsa al programma giornaliero della BBC “drama Doctors” e l’improvvisarsi batterista alla finale di Champions League a Wembley.

Di questi “particolari” desideri ce ne sono alcuni nello specifico che sottolineano la spensieratezza e la voglia di divertirsi tipiche di ogni adolescente: il lanciarsi con un paracadute, fare crowd-surf sopra un gommone o il farsi un tatuaggio a forma di forbici sopra alle cicatrici delle operazioni subite a causa del tumore.

Tumore che non ha fermato la voglia di lottare e di fare del bene che caratterizzano Stephen: “voglio raccogliere quanto più denaro possibile e arrivare a un milione, cosa che aiuterà a salvare gli altri malati e a cambiare la vita delle persone” ha infatti dichiarato.

Il traguardo non sembra così impossibile da raggiungere, se si considera che Stephen è riuscito finora a raccogliere 572,455 sterline. Ma sicuramente con il buon senso e la generosità delle persone questo sfortunato adolescente riuscirà a realizzare in pieno il suo ultimo e più grande desiderio.