venerdì, 26 Aprile 2024

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Camera con vista per i senzatetto che abitano il Manhattan Bridge

Chi non vorrebbe poter aprire la finestra di casa e trovarsi davanti uno spettacolo mozzafiato? Una vista da rallegrare ogni singolo risveglio?
Alcuni senzatetto americani hanno deciso di utilizzare niente meno che il Manhattan Bridge di New York City come nuova residenza privata. Materiali utilizzati: legno compensato e tanto, tanto ingenio.

Gli affitti per gli appartamenti – anche quelli grandi come scatole di scarpe – crescono inesorabilmente: l’affitto mensile medio nel quartiere di Brooklyn è di 2.900 dollari, una cifra da record, che è solo marginalmente più economica rispetto a quella di Manhattan.
Sono effetti collaterali di una crisi economica che ha peggiorato le già precarie situazioni di alcuni, togliendo loro ogni possibilità di vivere una vita dignitosa, togliendo loro anche le rispettive case.

Così i senzatetto, i vagabondi, con il passare del tempo, hanno imparato a vivere la città, a viverla gratis, decidendo di costruire il loro “rifugio contro le intemperie” in uno dei posti più spettacolari della città.
Certo, le abitazioni sono spazi stretti dove ci sta solo una persona sdraiata, ma questo è proprio quel che si intende con “spirito d’adattamento”.
E proprio di spirito d’adattamento ne sa qualcosa un cinese di mezz’età, abitante del ponte, che tutte le mattine blocca la sua “porta” con un lucchetto per la bicicletta, che apre poi tutte le sere, quando torna a casa a dormire.

Per accedere ai vari rifugi-case bisogna oltrepassare quasi tutto il Manhattan Bridge e scavalcare una recinzione.
Proprio domenica scorsa, un ciclista, ha visto un uomo intento a scalare una parte del ponte e ha subito chiamo il 911 pensando che l’uomo avvistato fosse sul punto di suicidarsi.
La storia è finita bene perché l’uomo ha subito detto di non aver nessuna intenzione suicida, voleva solo tornare nella sua nuova casa.

Le case-rifugio si trovano nella parte del ponte sotto il traffico automobilistico e sopra la metropolitana; sono lunghe poco più di 10 metri – dove ci stanno un materassino e pochi oggetti personali – e non ci sono né bagno né cucina, tuttavia, per chi lì ci abitata, sono una vera e propria casa.

Stephen Sutton, la generosità di un adolescente malato di cancro(FOTO)

dailymail.co.uk

Malato di cancro al colon-retto, l’adolescente inglese Stephen Sutton vuole realizzare un obiettivo ambizioso prima di morire: raccogliere 1 milione di sterline da donare in beneficenza all’organizzazione Teenage Cancer Trust.

Da quando gli è stato diagnosticato il tumore nel 2010 all’età di 15 anni e avuta la diagnosi dei medici che non gli davano che qualche anno di vita, Stephen ha deciso di stilare una “lista dei desideri”.

I 46 punti che la compongono mettono in evidenza la bontà, la generosità e la voglia di vivere che non hanno mai abbandonato questo adolescente nonostante la sua triste situazione.

Delle attività che Stephen desidera compiere ben 35 sono già state spuntate: fra queste l’abbraccio con un animale più grande di lui – un elefante del West Midlands Safari Park – l’apparizione come comparsa al programma giornaliero della BBC “drama Doctors” e l’improvvisarsi batterista alla finale di Champions League a Wembley.

Di questi “particolari” desideri ce ne sono alcuni nello specifico che sottolineano la spensieratezza e la voglia di divertirsi tipiche di ogni adolescente: il lanciarsi con un paracadute, fare crowd-surf sopra un gommone o il farsi un tatuaggio a forma di forbici sopra alle cicatrici delle operazioni subite a causa del tumore.

Tumore che non ha fermato la voglia di lottare e di fare del bene che caratterizzano Stephen: “voglio raccogliere quanto più denaro possibile e arrivare a un milione, cosa che aiuterà a salvare gli altri malati e a cambiare la vita delle persone” ha infatti dichiarato.

Il traguardo non sembra così impossibile da raggiungere, se si considera che Stephen è riuscito finora a raccogliere 572,455 sterline. Ma sicuramente con il buon senso e la generosità delle persone questo sfortunato adolescente riuscirà a realizzare in pieno il suo ultimo e più grande desiderio.

L’arte di rimandare, tutta questione di geni

Un vecchio detto afferma di non lasciare a domani quello che si può fare oggi. Eppure rimandare un compito di un’ora, un giorno, oppure all’infinito è un’abile arte che caratterizza gran parte della popolazione mondiale. La procrastinazione non è semplicemente una cattiva abitudine, ma una tendenza sviluppatasi soprattutto in tempi moderni, che l’uomo primitivo in realtà non conosceva.

Il suo incremento è dovuto all’abitudine di porsi degli obiettivi a medio e lungo termine – mentre in passato i bisogni primari andavano colmati in brevissimo tempo -, ma anche ad altri fattori come il lavoro, lo studio e le abitudini personali. E proprio i lunghi tempi fanno sì che ci si distragga più facilmente dall’obiettivo, che per chi è geneticamente più propenso a procrastinare, può significare non arrivare in tempo alla meta, o addirittura scordarla. Così il prima o poi lo faccio è diventato un vero e proprio stile di vita.

l'arte di rimandare, tutta questione di geni

Un gruppo di ricercatori americani della University of Colorado di Boulder ha cercato però di scavare in fondo a questo problema “organizzativo”, collegando l’atto del procrastinare con la genetica. Mettendo alla prova un campione di persone, i ricercatori hanno scoperto l’esistenza di un legame tra i geni e questa modalità comportamentale. La ricerca ha dimostrato come davanti al ritardare un’azione siamo tutti diversi, ma la tendenza ha caratteri simili all’interno delle coppie di gemelli.

Per arrivare al risultato, i ricercatori hanno analizzato i comportamenti di 181 coppie di gemelli identici o omozigoti (con lo stesso DNA), paragonando i risultati sia all’interno del duo, sia con 166 coppie di gemelli fraterni (eterozigoti), ovvero con DNA differente. Il campione è stato interrogato attraverso questionari sull’abilità nel concludere i compiti e mantenere gli obiettivi prefissati nel tempo. Tra i gemelli intervistati, gli studiosi hanno notato una vasta corrispondenza tra la tendenza a procrastinare delle coppie di gemelli identici, meno presente in quelli eterozigoti.

Rimandare all’infinito attività o impegni importanti può però essere un problema in ambito scolastico o lavorativo e la scusa dell’origine genetica della procrastinazione potrebbe non reggere. Allora un buon piano d’azione da seguire giorno per giorno è la soluzione migliore per combattere l’arte del rimandare o meglio, l’arte del fallimento.

Arrivano i Bikini Bridge, la nuova moda dei selfie

Di selfie si sente parlare da mesi e mesi, ma la mania da autoscatto non sembra per nulla esser sfumata. Ora spopola sul web il Bikini Bridge e anche le celebrities sembrano esserne malate.

Il Bikini Bridge è un autoscatto che mostra il “ponte“, da cui prende appunto il nome, in inglese, che si crea tra il bordo dello slip e l’anca; più sporgente è più virale è. È una moda nata nel 2012 e fin dall’inizio ha preoccupato gli psicologi di un possibile incitamento alla magrezza. Tra le star coinvolte in questa nuova moda, Bar Refaeli e Heidi Klum

Dopo la mania dell’#aftersex, la moda dei selfie dopo aver fatto l’amore, il #selfieconlosconosciuto, il belfie per immortalare alla perfezione il proprio lato B, il #nomakeupselfie, la campagna social per la ricerca sul cancro, la Sellotape e la mania del nastro adesivo attaccato sul volto, spopola sul web l’ennesima versione facsimile del più antico e originale selfie con lo smartphone, che, nel tempo, ha portato sui social diverse varianti e non aspetta altro che inventare una nuova versione, per far impazzire giovani, adulti e star internazionali a colpi di (auto)flash.

“Il selfie è una malattia”, aveva dichiarato Katy Perry qualche giorno fa. Katy sembrerebbe quindi aderire pienamente al pensiero comune scaturito da un recente studio eseguito dall’American Psychiatric Association, secondo il quale il fenomeno selfie sarebbe un vero e proprio disturbo mentale. I più “malati” hanno pensato anche ad uno specchio che, in automatico, scatta le foto e le pubblica direttamente sul web, postandole anche su Twitter senza bisogno di cliccare o cambiare impostazioni.

Insomma, la selfie-mania è un trend che difficilmente svanirà nel nulla e in poco tempo, anzi, ogni giorno vengono fuori novità, idee originali e nuovi metodi per dare al selfie tradizionale un tocco in più di fantasia ed ironia.