mercoledì, 9 Ottobre 2024

Costume & Società

Home Costume & Società Pagina 799
Notizie e tendenze sulla società, sul costume, sull’opinione pubblica e sul cambiamento generazionale

Come trasformare le paure dei bambini in divertenti avventure

È conosciuto in tutto il mondo per la sua “stranezza”. Regala sorrisi ai più piccoli e li aiuta con le loro paure e difficoltà. Il Presbyterian Morgan Stanley di New York è un ospedale magico, in cui le paure dei bimbi vengono trasformate in fantastiche avventure e storie ricche di mistero, fascino e suspance. Non si tratta di vera magia o di polvere luminosa dotata di poteri, non si tratta di vere e proprie bacchette magiche, pentoloni e formule segrete. Il trucco, rimanendo in tema magia, sta tutto nel design pensato e ideato proprio per i bambini.

La sala Tac è stata costruita come una nave dei pirati, quella di riabilitazione permette ai piccoli di navigare nello spazio.
Il Presbyterian si spinge oltre il limite e vince il titolo di miglior ospedale infantile del mondo, regalando gioia, fantasia e forza di sognare ai bambini malati, sofferenti e tristi ricoverati nella struttura. L’idea di trasformare l’ospedale in un “gioco” sembra essere quella vincente: i bimbi, infatti, riescono, forse per la prima volta, a vivere la malattia in serenità, grazie al colore, al design e alle decorazioni che sostituiscono i muri grigi e spenti, le sale d’attesa che incutono timore, le camere buie.

Stile marinaresco, colori tendenti al blu per simulare il mare e le onde, il cielo azzurro e la barca dei pirati, con oblò, prua e poppa. Lo spazio, con le stelle e il cielo buio, le navicelle spaziali, le astronavi, i pianeti e le avventure verso l’infinito e il misterioso. La fantasia dei bambini è più che servita.

[FONTE: robadadonne.it]

Le sei gemelle Walton incidono sulla pelle la propria fortuna

Quando il ticchettio dell’orologio biologico femminile inizia a diventare più rumoroso, occorre rispondere. E nel momento della scelta e della consapevolezza di passare dalla parte dei figli a quella dei genitori, bisogna fare i conti con la realtà. Una realtà spesso crudele, piena di complicanze, materiali e non.

La storia di Graham e Janet Walton è quella di una coppia unitasi nella coscienza di questa crudeltà. A sedici anni, infatti, a Janet era stato detto che non sarebbe stata in grado di avere figli naturalmente. L’assistenza medica a disposizione, una volta arrivato il momento, era esaurita e l’unica soluzione per realizzare il loro sogno, restava l’adozione.

Un tentativo che è stato sicuramente di buon augurio per la coppia di sposi. Al ritorno da un viaggio a Malta, luogo in cui Janet e Graham avevano valutato una proposta di adozione, la donna scopre di essere incinta. Non di uno, non di due, ma di ben sei gemelli. “Gemelli! Non sapevo cosa fare con dei gemelli! Ad essere onesti, all’epoca non ero nemmeno sicuro di poter gestire un bambino”, queste le parole dell’uomo alla notizia.

Da allora Janet e Graham sono annoverati tra i genitori più famosi del mondo. Genitori di sei splendide ragazze ormai trentenni, affermate e consapevoli della propria fortuna, la stessa che le ha protette durante il più complicato momento della gravidanza e quello della crescita.

Le sei gemelle Walton incidono sulla pelle la propria fortuna

Una crescita documentata dai media passo per passo, tanto che, ancora oggi, la proposta di una festa su ITV, in occasione del loro trentesimo compleanno, non fa scalpore. Una ricorrenza per cui le sei sorelle gemelle, hanno richiesto un unico e prezioso regalo: farsi tatuare ognuna sei cuori in sei parti diverse del corpo.

Un pensiero che non ha fatto impazzire la mamma, che ha acconsentito perché “era quello che le ragazze volevano fare”.

Il party, in onda il mese prossimo su ITV, vede le unite gemelle protagoniste di un documentario che racconta la loro storia. I momenti felici, gli scatti di quando erano bambine, i risultati raggiunti, le ricorrenze e il geniale confronto del sestetto, con altri casi simili al loro. Un confronto che le ha rese consapevoli della propria fortuna, delle difficoltà logistiche, economiche e psichiche a cui i loro genitori sono stati sottoposti.

Non abbiamo mai smesso di ricordare a noi stessi di quanto siamo fortunati”, dice Graham. “Anche nei momenti peggiori, ricordiamo che ci sono persone che non possono avere figli e pensiamo a quanto siamo stati benedetti ad averne non uno, ma sei. In ogni fase, anche se ci sono stati problemi, abbiamo ricordato questo a noi stessi. Le ho amate. Lo farei di nuovo, senza pensarci. È stata una grande, grande avventura”.

E che dopo il compleanno, le prossime ricorrenze prevedano altari e fiori d’arancio, è un ulteriore augurio per questa coraggiosa e numerosa famiglia.

Cara Delevingne: il nome che risuona nel mondo della moda

Cara Delevingne, fenomeno mediatico, modella corteggiatissima dagli stilisti e volto delle migliori campagne pubblicitarie. È la giovanissima – di solo 21 anni – super modella che incanta migliaia di followers con la sua simpatia, con il suo estro e con un fascino immisurabile – perché, ammettiamolo, chiunque altro con delle sopracciglia come le sue farebbe effetto Mariangela di Fantozzi.

It-girl del momento è il nome che risuona di più nel mondo della moda: tutti gli stilisti la vogliono, nessuno escluso. Main character delle fashion week di tutto il mondo, ha collaborato con Karl Lagerfeld, direttore creativo della nota maison francese Chanel, che recentemente ha appena paragonato la bionda inglese da capogiro a due notissimi volti, a due “big” del mondo, seppur molto diversi tra loro. Parliamo di Charlie Chaplin e Kate Moss.

“She’s a character. She’s the Charlie Chaplin of the fashion world – ha detto Lagerfeld – She is kind of genius, like a character out of a silent movie. I would see her better in a silent movie than a talkie because she over-accents the movement. Girls admire her like they used to Kate Moss. They all want to be as free as her”. Come non notare poi una somiglianza nel gioco di sopracciglia tra Miss Delevingne e il grande Chaplin.

C’è chi dice che la sua carta vincente sia proprio quella delle grosse e scure sopracciglia, ma la modella londinese dalle gambe chilometriche fa ogni giorno qualcosa di sempre più allettante, qualcosa per il quale non passa inosservato né tra le notizie di moda e gossip – si è recentemente scoperto che Cara Delevingne stia uscendo con Michelle Rodriguez – né tra gli articoli di qualche settimanale che conquistano il cuore della gente.

Forse è proprio per questo che piace, forse è proprio questa la chiave del suo successo.
Canta, balla e sfila sui rollerblade. È divertente, imprevedibile e irriverente nelle sue espressioni buffe e nei suoi travestimenti; il suo corpo è diverso da quello delle “bellone” da passerella, altissime, magrissime e irraggiungibili. Seppur con una vita estremamente diversa dalle nostre, Cara è una di noi: si diverte, ci diverte e ama stupirci con tantissimi look, a volte provocanti e a volte improponibili, quasi sciatti.
Forse è proprio questo che piace, e ci piace: è un po’ strana e mai perfetta, quasi come noi.

Il New York Times decreta la fine del boicottaggio della pasta Barilla

Più che uno scivolone, fu un vero e proprio boomerang quello che vide protagonista Guido Barilla qualche mese fa. Il presidente dell’azienda con il suo “No alle famiglie gay negli spot” fece il giro del mondo aprendo un grande dibattito. Ma non solo: da subito partì la campagna del boicottaggio da parte della comunità gay verso i prodotti Barilla.
Oggi sembra sia stata messa la parola fine a questo “scontro” grazie a Nicholas Belchman, disegnatore e art director del New York Times Book Review. Una serie di disegni dedicati al marchio di pasta più famoso al mondo sugellano la ritrovata unione.

Blechman infatti è andato a visitare la sede principale della Barilla, raccontando così ai lettori del New York Times la storia dell’azienda unendola alla sua personale esperienza sulla scoperta della produzione degli spaghetti “numero 5”.

Circa venti vignette, con classico sfondo blu Barilla, raccontano la gestione del marchio, ricordando come le locandine di Erberto Carboni e l’innovativo packaging fossero ispirate all’America. Un brand che ha reso “Barilla moderna”.
Un’idea che riscatta quello scandalo? L’immagine che ora predomina è quella di due farfalline che si tengono per mano reggendo una bandierina arcobaleno, incuranti di quello che dice una grande penna rigata. Blechman assicura: “Guido Barilla si è scusato, e il boicottaggio è finito”. Più che altro, sembra un’ottima pubblicità per l’azienda.