domenica, 5 Maggio 2024

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Stop alla guerra di vino fra Italia e Francia

Jancis Robinson dichiara:” Vignaioli italiani, basta confronti con i francesi. Siete bravissimi“.
Con questa frase la famosa enologa e giornalista enogastronomica inglese, vuole in un certo senso porre fine alla pluriennale guerra di vino che esiste fra le due nazioni europee più importanti in materia di vino: Italia e Francia.

Italia e Francia sono le due nazioni che per qualità e quantità si classificano ai primi posti per quanto riguarda la produzione di vino. Proprio per questo è sempre esistita una guerra di vino fra i due Paesi, su chi produce di più, chi ha più vigneti, chi produce vini più di qualità o chi ha i vini più costosi al mondo.

La Robinson afferma, infatti, che i dati possono essere influenzati da tanti fattori, quello che conta di più è la qualità di un vino; in merito a ciò è importante ricordare che la qualità non è sempre e solo data dal prezzo maggiore o dal riconoscimento legislativo superiore, ma anche da un insieme di altri fattori come la materia prima di partenza, le tecniche di produzione, il clima, il territorio, il lavoro dell’uomo.

Se ci si dovesse basare sui dati e sui prezzi maggiori come ad esempio l’elenco dei 50 vini più costosi del mondo capiremmo che 11 sono tedeschi, uno è americano, il resto provengono dalla Francia; dall’Italia neanche uno. Ma è relativo, la Robinson afferma che questi risultati sono normali dato che in Italia, rispetto alla Francia, si è iniziato a produrre vino in tempi, diciamo, recenti.

Nell’ultimo periodo, però, i dati stanno cambiando; Berry e Bros & Rudd, un mercante di vini a tutto tondo, ha visto aumentare il valore delle vendite di vino italiano del 60 per cento in poco tempo. In pratica il vino italiano è sempre più apprezzato e soprattutto il Barolo.

credits: theviptable.blogspot.com
credits: theviptable.blogspot.com

Per Jancis Robinson, infatti, i vini italiani vedranno in breve tempo salire il loro valore soprattutto Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino, Sassicaia, Ornellaia; anche la Sicilia, secondo la famosa enologa, è destinata a produrre vini sempre più pregiati e interessanti grazie anche alle temperature miti.
Secondo la Robinson l’unico problema dei vignaioli italiani è che dovrebbero smettere di confrontarsi con la Francia e porre fine alla guerra di vino esistente:” Hanno molto di cui essere orgogliosi per camminare con le proprie gambe al giorno d’oggi“.

Cioccolato, toccasana per la mente

Credits: www.benesserenergia.it

Lo psicologo Merrill Elias a metà degli anni ’70 iniziò a monitorare le capacità cognitive di più di 1000 persone a New York. L’obiettivo era: osservare il rapporto tra la pressione del sangue e le prestazioni del cervello. Per decenni ha studiato proprio questo col Maine-Syracuse Longitudinal Study (MSLS) per capire i fattori di rischio cardiovascolari. Dopo 40 anni la ricerca porta a delle conclusioni del tutto inaspettate: il cioccolato ha influenza sulle nostre capacità cognitive.

Si è giunti a questo risultato solo nelle ultime sessioni di ricerca (le sessioni totali sono 7), quando Elias e il suo team hanno avuto l’idea di inserire tra le variabili in esame, le abitudini alimentari dei partecipanti. Le diete, dopo tutto, avevano già mostrato di influenzare i fattori che stavano monitorando. In effetti, avevano a disposizione questo grande numero di partecipanti, un’occasione perfetta per conoscere le scelte alimentari che le persone fanno quotidianamente.

Nella sesta ondata di raccolta dei dati, avvenuta tra il 2001 e il 2006 si è scoperto che le persone che mangiano cioccolato, almeno una volta alla settimana, tendono a rendere meglio cognitivamente.
I risultati, ottenuti in un nuovo studio pubblicato il mese scorso, sono in gran parte merito di Georgina Chichton, una nutrizionista-ricercatrice presso University of South Australia, che ha condotto l’analisi. Tanti “altri” avevano dimostrato che mangiarlo portava a molteplici risultati positivi per la salute, ma pochi si erano focalizzati sull’effetto che esso ha nel cervello. La Crichton aveva intuito che questa era un’occasione da non perdere in quanto la dimensione dei campioni era grande e il dato conoscitivo che ne è venuto fuori è stato forse il più completo di qualsiasi altro studio effettuato.

La ricercatrice Crichton insieme ad Elias e ad Alà’a Alkerwi un epidemiologo hanno effettuato due analisi. Nella prima analisi hanno confrontato i punteggi medi dei vari test cognitivi dei partecipanti che hanno segnalato di mangiare cioccolato almeno una volta alla settimana con coloro che hanno riportato il punteggio più basso. Hanno trovato “una significativa associazione positiva” tra l’assunzione di questa sostanza e le prestazioni cognitive. Tali associazioni sono state assestate con altre variabili quali: età, sesso, istruzione, fattori di rischio cardiovascolare e le abitudini alimentari. In termini scientifici, mangiare cioccolato era significativamente associato ad una superiore “memoria/organizzazione”. Crichton spiega che queste funzioni si traducono in attività quotidiane come: ricordare un numero di telefono, o la lista della spesa, o di essere in grado di fare due cose in una volta, come parlare e guidare allo stesso tempo”.

Nella seconda analisi, i ricercatori hanno testato se il consumo di cacao aumentava la capacità cognitiva, o se le persone con migliori performance celebrali tendevano a gravitare verso il cioccolato. Per far questo questo, i ricercatori si sono concentrati su un gruppo di oltre 300 partecipanti che avevano già partecipato alle prime quattro ondate MSLS così come al sesto, che ha incluso il questionario dietetico. Se una migliore capacità cognitiva prevedeva il consumo di cacao, avrebbe dovuto esserci un’associazione tra performance cognitiva della gente prima di rispondere al questionario e la loro successiva assunzione di cacao riportata dopo. Ma non c’era. “E ‘quasi impossibile parlare di causalità con il nostro sistema”, dice Elias. “Ma il nostro studio indica sicuramente che il consumo di cioccolato colpisce le capacità cognitive”.

Dopo quest’ultima analisi i ricercatori hanno cercato di spiegare come il cioccolato ha questi effetti sulle nostre attività cognitive: i nutrienti chiamati flavanoli del cacao sembrano avere un effetto positivo sul cervello delle persone, essi “influenzano positivamente i processi psicologici”.
Il sospetto è che mangiare cioccolato fa aumentare il flusso di sangue al cervello, che a sua volta migliora le sue funzioni. Inoltre, il cioccolato contiene le metilxantine, dei composti vegetali di produzione che migliorano varie funzioni corporee, tra i quali, il livello di concentrazione.
Il messaggio più corretto, alla luce di quanto sappiamo oggi, non è quello di mangiare cioccolato senza misura ma mangiarlo a piccole quantità senza sensi di colpa. Inoltre, la ricerca non è ancora finita. Dice Elias “Noi non abbiamo fatto distinzioni tra cioccolato fondente e cioccolato light.Questo ci potrebbe dire molto di più su quello che sta succedendo. Non abbiamo inoltre esaminato le persone che assumono il cioccolato mai o raramente rispetto a una volta alla settimana o più. Mi piacerebbe davvero vedere cosa succederebbe se la gente cominciasse a mangiare tonnellate di cioccolato …

I migliori cocktail per l’estate

Estate? Tempo di cocktail rinfrescanti, da gustare e sorseggiare in spiaggia o in città, in compagnia di amici e familiari. Con il passare degli anni, è aumentato anche il numero di cocktail da cui scegliere, con tante variazioni e proposte sempre nuove e allettanti.
Dal classico Spritz, Punch o Mojito al Cosmopolitan, ce ne sono per tutti i gusti, da quelli più fruttati a quelli caratterizzati da sapori più forti, dai più in e alla moda ai più popolari. La frutta è alla base per bevande caratterizzate da sapori sempre freschi e tropicali, perfetti per combattere il calore delle serate afose. La maggior parte dei cocktail sono inoltre bevande semplici da preparare, per cui è possibile, conoscendo gli ingredienti, farli comodamente a casa, per un aperitivo in compagnia. Ecco quindi una classifica dei migliori cocktail da preparare o ordinare al barman.

Mojito

Questo famoso cocktail di origine cubana è sicuramente uno dei più conosciuti al mondo. Si tratta di una bevanda molto rinfrescante a vase di lime, menta, zucchero, rum, acqua gasata e ghiaccio.

Il mojito si prepara ponendo sul fondo di un bicchiere due cucchiaini di zucchero di canna bianco e il succo di mezzo lime. Gli ingredienti vanno amalgamati insieme e a questo punto si aggiunge la menta che non deve essere pestata ma solo leggermente premuta e mescolata insieme al succo e allo zucchero, successivamente si unisce il ghiaccio, il rum bianco e l’acqua gasata.

Cosmopolitan

Questo cocktail si prepara con vodka, cointreau, succo di mirtilllo, un po’ di lime e ghiaccio, il tutto ben shakerato, con ghiaccio abbondante e servito in doppia coppa cocktail con una fettina di lime come decorazione.

Gin-tonic

Il gin tonic è un classico in materia di cocktails. Si tratta di un long drink conosciuto in tutto il mondo, semplice e buono a base di acqua tonica e gin.

Shandy

Si tratta di una bevanda molto rinfrescante, metà birra e metà limonata. Si prepara mescolando infatti la birra con una bevanda frizzante (Lemonsofa). I più famosi sono il Panachè e il Radler.

Piña colada

Questo è un long drink olce e rinfrescante che ha come ingredienti base il succo d’ananas, il rum e la crema al cocco. Si tratta di un cocktail dissetante e molto gustoso, preferito soprattutto dall’universo femminile. Per prepararlo è necessario versare la polpa dell’ananas, il succo d’anans, il latte di cocco e il rum bianco in un frullatore a cui aggiungere poi il ghiaccio, per poi frullare ad alta velocità.

Caipirinha

Si tratta di un cocktail a base di liquore di canna, zucchero, lime e ghiaccio tritato. Molto simile al mojito, la caipirinha ha un gusto tipico ed è originaria del Brasile. Si può variare aggiungendo succhi e pezzi di frutta.
Mimosa

Questo drink si prepara con succo d’arancia e champagne, prosecco o cava. Si tratta infatti di una bevanda leggera, la cui gradazione alcolica è minore rispetto a quella degli altri. Viene servito in un bicchiere lungo e stretto, perfetto per un aperitivo chic.

Daiquiri

È un cocktail molto conosciuto, buono e rinfrescante. Si prepara in diverse varianti, tra cui con la fragola, zucchero, rum bianco, succo di limone e ghiaccio.

USA e Italia: alla ricerca dei prodotti biologici

credits:www.assoalimenta.it

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento esponenziale della domanda di prodotti biologici e Ogm free, che vengono sempre più percepiti come salutistici ed utili a prevenire futuri problemi di salute.

Ma cosa sono esattamente i prodotti biologici e Ogm free?

I prodotti biologici sono quelli che provengono da un’agricoltura che esclude l’utilizzo di sostanze chimiche e che pone l’attenzione alla salvaguardia dei sistemi e dei cicli naturali, al benessere, al rispetto delle esigenze degli animali e all’equilibrio tra essi. OGM è un acronimo che significa: organismi geneticamente modificati; si riferisce ad organismi viventi che possiedono un patrimonio genetico modificato in laboratorio dall’uomo quindi, i prodotti Ogm free sono quelli in cui questo procedimento non avviene.

Sul mercato americano, in particolare, c’è scarsità di materie prime Ogm free ma anche di prodotti biologici. In realtà negli USA l’appetito per i cibi bio è un fenomeno in grande ascesa, tanto da allertare i grandi nomi del trading di materie prime. Infatti, attualmente gli USA hanno un deficit di importazioni bio di un miliardo di dollari destinato ad allargarsi, data la velocità in cui contemporaneamente crescono le vendite; che sono infatti raddoppiate arrivando a 36 miliardi di dollari per i prodotti biologici e, a 15 miliardi di dollari per i cibi Ogm free.

credits: www.buonenotizie.it
credits: www.buonenotizie.it

Questa situazione dei mercati è stata confermata anche dal Segretario di stato americano all’agricoltura Tom Vilsack: “Il biologico sta crescendo rapidamente in USA ma è un settore relativamente piccolo con una domanda, però, in aumento e i distributori non sanno se avranno una fornitura adeguata”.
Mentre il settore agroalimentare statunitense fatica a colmare la domanda di questi prodotti, ciò può rappresentare un’opportunità importante per il cibo italiano. Secondo i numeri dell’Osservatorio Sana curato da “Nomisma”, la crescita dell’Italia per l’esportazione di cibi bio è stata del 337%

Le informazioni su tali tipi di prodotti sono disponibili per qualsiasi fascia socio-culturale e facilmente reperibili. Questo ha, di conseguenza, cambiato il target dei consumatori consentendo il passaggio del settore biologico da nicchia di mercato a bene di consumo usufruibile da una fascia più ampia di consumatori, indipendentemente dalle loro condizioni sociali. Tali cambiamenti hanno reso necessario un adeguamento delle aziende operanti nel settore alle normative europee e dei Paesi in cui questi prodotti vengono esportati.
Chi meglio dell’Italia saprà rispondere a queste nuove esigenze dato che la nostra legislazione è una delle più restrittive al mondo in fatto di Ogm e una delle meglio posizionate per le produzioni bio, che possono rappresentare una straordinaria leva di marketing per i prodotti alimentari italiani.
Non è più solo una moda ma un vero e proprio trend di lungo periodo.