martedì, 7 Maggio 2024

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Salse: 3 tipi per accompagnare il bollito

Il bollito è una pietanza molto diffusa su tutto il territorio Italiano. Ma per essere precisi, il bollito è una ricetta tipica della cucina settentrionale. Per accompagnare a dovere questo squisito piatto a base di carne, esistono diverse idee, in particolare, diversi tipi di salse che vogliamo menzionare in questo articolo e dalle quali, potrete chiaramente prendere spunto.

Salsa verde
È una delle salse caratteristiche della tradizione gastronomica Piemontese. Gli ingredienti essenziali per realizzare la salsa verde sono: prezzemolo, aglio, acciughe, il tuorlo di un uovo sodo, mollica di pane e aceto. Il prezzemolo va sminuzzato insieme alle acciughe e all’aglio. Il tuorlo d’uovo sodo va unito alla mollica precedentemente inzuppata di aceto. Infine il tutto va aromatizzato con sale e pepe e allungato con olio evo.

Salsa di capperi
Non a tutti piacciono i capperi, ma gli amanti dei gusti forti e decisi, sicuramente apprezzeranno questa salsa. La suddetta proviene dalla Brianza ed è stata ideata proprio per affiancare il bollito. Per prepararla occorrono: capperi, aglio, prezzemolo, acqua, olio evo e sale. Il procedimento è molto semplice. Difatti è sufficiente macinare e amalgamare tutti gli ingredienti sopracitati, per poi infine cuocere il composto fino all’ottenimento di una crema omogenea.

La mostarda
La mostarda invece giunge da Cremona e dunque trattasi di una prelibatezza della cucina milanese. Ciò che la differenzia dalle altre salse sono gli ingredienti, poiché questa è a base di frutta. Il suo gusto è pizzicante, saporito e marcato in parte a causa della presenza della senape. La ricetta base della mostarda di solito prevede l’impiego dei seguenti frutti: ciliegie, pere, fichi, mele, mandarini, pesche e albicocche. Per realizzare la mostarda bisogna prima mescolare la frutta con lo sciroppo di zucchero e successivamente va cotta. Infine va aggiunta la senape.

È nato il sushiburger, e fa già tendenza (FOTO)

credits: dailybest.it

Beati quelli che sanno dire di no e che le scelte le sanno fare sul serio. Perché se una sera ci invitano a cena fuori e lasciano a noi la scelta su dove andare, ditemi, se questo non è un grande, a tratti anche grandissimo, problema. E alla fine riusciamo pure a decidere, solo che lo facciamo dopo dubbi esistenziali e attimi struggenti, con le papille gustative contese tra un piatto e un altro.

Se vi lasciano la possibilità di decidere dove andare a mangiare, voi rifiutatevi. Siate ignavi, non prendete decisioni, siate pronti alle pene del limbo. Dovranno essere gli altri ad avere il coraggio di scartare un piatto di pasta, una fiorentina al sangue o, ancora peggio, l’all you can eat del giapponese buonissimo, ancora di salvezza per tutte le cene.

Insomma, scegliere non è mai stato facile, la verità è tutta questa. Perché, diciamolo chiaramente, scegliere di dire di no al sushi è proprio una coltellata al cuore. Ancora di più se un amico di un amico invitato a cena insieme a voi preferisce un grosso e grasso hamburger alla tempura di gamberi, se preferisce la carne macinata al sashimi di tonno.

Per gli amanti della carne, dirle di no è un’impresa ardua; per gli amanti del sushi, rifiutarlo, è assolutamente, categoricamente, imprescindibilmente impossibile. E quante volte abbiamo cercato di convincere il nostro amico a mettere da parte per una sera la carne per lasciare spazio alla cucina giapponese? Così tante che non possiamo nemmeno contarle. Perché un hamburger, una scaloppina, una fiorentina, una tagliata, saranno sempre più belle ai suoi occhi.

Nell’era delle invenzioni 2.0 non tutto è dato per scontato. Se fino ad ora abbiamo sempre dovuto accettare le facce scontente dei nostri amici alla nostra proposta di cenare al ristorante giapponese, piuttosto che davanti ad un bel panino con l’hamburger, e puntualmente ci ritrovavamo a fissare la carne nel piatto sentendoci un po’ come Carlo Cracco nella pubblicità “vi chiederete cosa ci faccia io qua?”; ora le cose potrebbero essere differenti.

credits: www.newnotizie.it
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È proprio il caso di dirlo, per i fanatici della carne, che qualche volta hanno detto sì al sushi, è arrivato il momento di arrendersi alla cucina orientale. È nato il “sushiburger”, un po’ sushi, un po’ (ham)burger. Tutti quelli che a mangiare con le bacchette giapponesi preferiscono addentare, dovranno ora fare i conti con la fantasia che è in circolo nelle menti da cucina.

Al posto del panino, due polpette compatte di riso e al suo interno milioni di combinazioni. Perché è vero che il cibo giapponese sta spopolando in ogni area della Terra, ma c’è anche a chi proprio non piace. E allora, il riso da sushi c’è, ma potrebbe anche racchiudere il classico manzo abbinato a qualche salsa. Ma non finisce qui, la parola “sushiburger” lo dice sola. Le polpette di riso possono anche racchiudere tonno e wasabi, salmone e avocado.

credits: donna.fanpage.it
credits: donna.fanpage.it

E proprio perchè la cucina cambia con i tempi e nessuno si fa mai mancare nulla, su Instagram, sotto l’hashtag #sushiburger , troviamo anche ottime varianti di burger vegani. Insomma, cosa aspettate ad ordinarne uno?

Il bicchiere più grande porta a bere di più?

credits: www.theodysseyonline.com

A volte il contenitore è più importante del contenuto.
Da questa riflessione la Behaviour and Health Research Unit (Bhru), in Gran Bretagna, ha condotto un esperimento secondo il quale il bicchiere più grande fa bere di più le persone, anche se la quantità di liquido versata in un bicchiere più piccolo è la stessa.

La Bhru ha deciso di condurre questo esperimento con i bicchieri da vino di un locale di Cambridge, ed è stato condotto da un gruppo di scienziati. Con questo esperimento hanno dimostrato che i consumi sono aumentati di circa il 10%.

Ricerche precedenti avevano già indicato una correlazione tra dimensione dei contenitori e consumi, soprattutto per quanto riguarda i cibi e le bevande analcoliche, da qui la decisione della Bhru a voler condurre l’esperimento al The Pint Shop, utilizzando come bicchieri più grandi, quelli da vino.

credits: www.eholdingz.com
credits: www.eholdingz.com

Il locale è suddiviso in due aree, una bar e una ristorante; in entrambe viene venduto il vino in porzioni da 125 o 175 ml, servito in bicchieri standard da 300 ml. Per 16 settimane, ogni 15 giorni, i proprietari dell’esercizio hanno cambiato la taglia dei bicchieri alternando le dimensioni standard con una più grande e cioè 370 ml, e una più piccola e cioè 250 ml.

Gli scienziati hanno così calcolato un aumento nei consumi del 9,4% per chi ha usato un bicchiere più grande rispetto ai normali; in particolare l’incremento è stato del 14,4% nell’area bar, e del 8,2% nella zona ristorante.

Servono più ricerche per confermare il risultato ottenuto” premette Theresa Marteau, direttrice della Bhru, ma se l’effetto del bicchiere più grande venisse confermato anche da altri studi, la direttrice afferma:”si potrebbe pensare di autorizzare la vendita di alcol solo se l’esercizio commerciale utilizza bicchieri al di sotto di una certa taglia“.

Le ragioni dell’effetto, non sono molto chiare ancora. Una delle ipotesi potrebbe essere l’effetto ottico che il bicchiere più grande può dare ad una persona: la quantità di vino contenuta in un bicchiere più grande cambia la percezione della quantità di vino contenuta, portando il consumatore a bere più velocemente e a ordinarne ancora, quindi a bere di più.

Ricette Masterchef: triglia su melanzana in guazzetto di mozzarella affumicata

Il giovedì sera Masterchef Italia ci tiene incollati allo schermo tv. In onda su Sky Uno dalle 21.10, il programma di cucina più buono della televisione ci fa venire l’acquolina in bocca con tutte le ricette Masterchef che preparano i concorrenti. Nella puntata di ieri ospite speciale era Antonino Cannavacciuolo, conduttore della versione italiana di “Cucine da incubo”. Noi di Blog di lifestyle oggi vi riproponiamo la triglia di melanzane in guazzetto di mozzarella affumicata.

Pronte a mettervi ai fornelli? Via!

INGREDIENTI

triglie, 4
melanzane lunghe nere, 2
pomodorini datterini, 4
basilico, 4 foglie
pangrattato, 50 gr
mozzarella affumicata, 1
latte, 400 ml
sale
olio evo
pepe nero
burro

PROCEDIMENTO

Pulire le triglie, sviscerarle lasciando la pelle e cercando di non separare i due filetti tenendoli uniti dalla coda e rimuovendo la testa.
Ricavare dalle melanzane quattro cilindri di uguali dimensioni lasciandone la pelle e cuocerli in olio abbondante. Scolarli, asciugarli, rimuovere la pelle e al centro di ogni cilindro, ricavare un foro per tutta la lunghezza del cilindro stesso. Inserirvi un pomodorino avvolto in una foglia di basilico e precedentemente condito con sale, olio e pepe.

Passare quattro cilindri di melanzana nel pangrattato e cuocere in forno a 180° per circa 20 minuti in modo da terminare la cottura della melanzana. Cuocere in forno anche la triglia che in pochi minuti sarà pronta; lucidarla con un po’ di burro fuso aiutandosi con un pennello. Salare e pepare.
Tritare finemente la mozzarella affumicata e mettere in infusione nel latte caldo senza portarla a ebollizione. Aggiustare con una punta di sale in modo da esaltare l’aroma di affumicato. La salsa deve risultare liquida in modo da essere versata nel piatto davanti al commensale.

Ultimata la cottura posizionare al centro il cilindro di melanzana ripiena e adagiare con cura la triglia sopra di esso. Al momento del servizio al tavolo versare alla base del piatto la salsa di melanzana affumicata.

Masterchef: triglia su melanzana in guazzetto di mozzarella affumicata (RICETTA)

Basta poco per sentirvi Masterchef per un giorno. Passione, ingredienti freschi e le ricette di Blog di Lifestyle.