venerdì, 10 Gennaio 2025

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Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

Hell’s Kitchen Italia: la ricetta dalla terza puntata

dartagnangourmet.com

In questa terza puntata di Hell’s Kitchen Italia, l’inflessibile mentore e giudice Carlo Cracco ha presentato la ricetta di uno dei secondi contenuti nel menù ufficiale della cucina.

Un piatto con un nome importante al suo interno, quello di un compositore italiano famoso nell’800 e al contempo amante della buona cucina: Gioacchino Rossini, alla cui memoria sono dedicati i Tournedos alla Rossini. Scopriamone insieme la ricetta.

Ingredienti:
600 gr di filetto di manzo
4 fettine di foie gras(escalopes)
1 piccolo tartufo nero
4 cucchiai di Madeira(o Marsala)
30 gr di burro
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
4 fette di pane in cassetta
sale
pepe

Preparazione: Pulire accuratamente il tartufo, spazzolarlo, lavarlo e tagliarlo a fettine. Privare il pane in cassetta della crosta, dare alle fette una forma leggermente più grande del filetto e farle tostare nel forno preriscaldato. A questo punto dividere il filetto di manzo in quattro medaglioni(tournedos) dello spessore di 3 cm ciascuno. A parte in una padella far scaldare il burro e l’olio e farvi rosolare i medaglioni di carne, salati e pepati, facendoli dorare a fuoco vivace. Abbassare quindi la fiamma e farli cuocere per 2-3 minuti, dopo di che ripetere l’operazione girandoli dalla parte opposta, facendoli colorire a fuoco vivace e poi cuocere per altri 3 minuti circa. A questo punto scolare la carne e adagiare un medaglione sopra ogni fetta di pane tostato. Prendere quindi una padella antiaderente ben calda dove far rosolare a fuoco vivace le fettine di foie gras da entrambe le parti. Una volta rosolate, scolarle e adagiarle sopra le fette di carne. Nella stessa padella far rosolare brevemente le fettine di tartufo e adagiarle sopra il foie gras. Eliminare quindi il grasso di cottura della carne, versare nella padella il Madeira e staccare il fondo di cottura con un cucchiaio di legno. Infine far ridurre il liquido alla metà e versarlo sopra i medaglioni di carne.

I 50 migliori ristoranti al mondo

"Omaggio a Thelonious Monk", piatto a base di merluzzo servito all'Osteria Francescana di Massimo Bottura

Stilata da più di 900 esperti di gastronomia provenienti da 26 diversi Paesi del mondo, la classifica “The World’s 50 best restaurants” consacra la portata straordinaria dei maggiori talenti culinari del pianeta: in cima alla lista ufficiale dei 50 migliori ristoranti al mondo c’è il Noma di René Redzepi, il celebre locale danese che, così, riconquista il primato mondiale soffiatogli lo scorso anno dal ristorante spagnolo El Celler de Can Roca, scivolato in seconda posizione. Il Noma – sito a Copenhagen e insignito di due stelle Michelin – è un ristorante con 45 posti a sedere che ha sede in un deposito portuale, famoso soprattutto per l’esperienza gastronomica fuori dal comune proposta ai suoi clienti: l’aspirazione del Noma è, infatti, quella di reinventare la cucina nordica in una chiave creativa che s’intuisce già dal nome, nato dalla fusione di due parole danesi, “nordisk” (nordico) e “mad” (cibo). I piatti serviti includono toast a base di riccio di mare, crema di latte caramellato con fegato di merluzzo, muschi e funghi porcini, ravanelli al lievito di birra e manzo in salsa tartara con formiche vive.

Il Celler de Can Roca, che si è piazzato al secondo posto, è un ristorante spagnolo a conduzione familiare: gestito dai fratelli Joan, Josep e Jordi Roca, presenta un menù a base di piatti tipici catalani su cui vengono sperimentate delle variazioni al limite della creatività. Ma ciò che l’ha reso celebre è la presentazione delle pietanze, come ad esempio le olive caramellate servite su di un bonsai. La Spagna, peraltro, è il Paese che, insieme agli Stati Uniti, si è meglio difeso all’interno della classifica: sono ben 7 i ristoranti spagnoli – e altrettanti quelli statunitensi – che appaiono nell’elenco dei 50 migliori sulla faccia della Terra. Due i rappresentanti made in USA a rientrare nella top ten: l’Eleven Madison Park di New York – che ha raggiunto il quarto posto – e l’Alinea di Chicago, in nona posizione.

Si riconferma al terzo posto l’Italia con l’Osteria Francescana modenese del superlativo Massimo Bottura, che propone nel suo ristorante a 3 stelle Michelin un menù in cui il gusto si unisce alla poesia, con pietanze suggestive che variano da “l’anguilla che risale il Po”, passando per “tutte le lingue del mondo” (sushi di lingua tiepida al rafano e composta di mele), fino alla “patata in attesa di diventare un tartufo”.

Non è da meno il Regno Unito: sono tre i ristoranti inglesi a figurare tra i 50 nomi d’eccellenza, tra cui il Dinner di Heston Blumenthal e il Fat Duck. Il Dinner, al quinto posto, fa parte dell’hotel di lusso Mandarin Oriental che sorge ad Hyde Park. Il suo menù – di cui sono garanzia le due stelle Michelin che gli sono state attribuite – si ispira alla gastronomia britannica del passato: risalgono, infatti, al 1300 le ricette delle pietanze servite, tra le quali figurano anche la Meat Fruit (frutta imbottita di testicoli di toro) e il Rice and Flesh (riso allo zafferano a base di manzo, ossa incluse). Il Fat Duck, dal canto suo, serve piccole porzioni che i clienti possono assaggiare in un lasso di tempo di tre ore e mezza, al “modico” prezzo di 195 sterline: tra gli assaggi, porridge di lumache, gelatina di quaglia con crema di gambero d’acqua dolce, muschio di quercia, crostoni ai tartufi e il Tè del Cappellaio Matto, che consiste in una zuppa fatta passare per minestra di tartaruga. Altro ristorante londinese a rientrare nella lista in decima posizione è stato il Ledbury, gestito dallo chef australiano Brett Graham. L’Australia, invece, vanta un unico nome tra quelli dei 50 ristoranti più prestigiosi del mondo: l’Attica di Melburne, classificatosi trentaduesimo.

Ecco, allora, dove recarsi quando la curiosità si fa insaziabile:

1) Noma, Copenhagen, Danimarca
2) El Celler de Can Roca, Girona, Spagna
3) Osteria Francescana, Modena, Italia
4) Eleven Madison Park, New York, Stati Uniti
5) Dinner di Heston Blumenthal, Londra, Regno Unito
6) Mugaritz, San Sebastian, Spagna
7) D.O.M, Sao Paulo, Brasile
8) Arzak, San Sebastian, Spagna
9) Alinea, Chicago, Stati Uniti
10) The Ledbury, Londra, Regno Unito
11) Mirazur, Mentone, France
12) Vendôme, Bergisch Gladbach, Germania
13) Nahm, Bangkok, Thailandia
14) Narisawa, Tokyo, Giappone
15) Central, Lima, Perù
16) Steirereck, Vienna, Austria
17) Gaggan, Bangkok, Thailandia
18) Astrid y Gastón, Lima, Perù
19) Fäviken, Järpen, Svezia
20) Pujol, Città del Messico, Mexico
21) Le Bernardin, New York, Stati Uniti
22) Vila Joya, Albufeira, Portogallo
23) Frantzén, Stoccolma, Svezia
24) Amber, Hong Kong, Cina
25) L’Arpège, Parigi, Francia
26) Azurmendi, Larrabetzu, Spagna
27) Le Chateaubriand, Parigi, Francia
28) Aqua, Wolfsburg, Germania
29) De Libreije, Zwolle, Olanda
30) Per Se, New York, Stati Uniti
31) L’Atelier Saint-Germain, Parigi, Francia
32) Attica, Melbourne, Australia
33) Nihonryori RyuGin, Tokyo, Giappone
34) Asador Etxebarri, Atxondo, Spagna
35) Martin Beragategui, San Sebastian, Spagna
36) Mani, Sao Paolo, Brasile
37) Andre, Singapore
38) L’Astrance, Parigi, Francia
39) Piazza Duomo, Alba, Italia
40) Daniel, New York, Stati Uniti
41) Quique Dacosta, Denia, Spagna
42) Geranium, Copenhagen, Danimarca
44) The French Laundry, Yountville, Stati Uniti
45) Hof Van Cleve, Kruishoutem, Belgio
46) Le Calandre, Rubano, Italia
47) Fat Duck, Bray, Regno Unito
48) Test Kitchen, Città del Capo, Sudafrica
49) Coi, San Francisco, Stati Uniti
50) Waku Ghin, Singapore

Gluten free d’autore al Taste of Milano

Da tempo l’alimentazione senza glutine, entrata di diritto nella cucina italiana, è diventata sinonimo di creatività, sperimentazione e genuinità, e per questo Milano, già capitale della moda e del design divenendo anche centro del gusto col Taste of Milano fa spazio all’alta cucina gluten free.

La celiachia resta l’intolleranza alimentare che colpisce più persone a livello mondiale, si stima che solo in Italia questa intolleranza possa interessare almeno 600 mila persone, anche se sono solo 136 mila i celiaci diagnosticati.

Un’alimentazione senza glutine resta il principale alleato per evitare problemi e complicazioni. Per anni questo aspetto era un sinonimo di rinuncia forzata alle prelibatezze della cucina italiana ed internazionale.

Oggi però qualcosa sta cambiando, sono sempre più numerosi i ristoranti che propongono nel loro menù una sezione dedicata ai piatti gluten-free, e sono sempre di più gli chef che decidono di interpretare piatti d’alta cucina evitando la presenza di glutine nelle loro creazioni.

Da giovedì 8 a domenica 11 maggio, l’esclusivo festival gastronomico Taste of Milano vedrà alcuni degli chef protagonisti della manifestazione interpretare la cucina senza glutine nel temporary restaurant, allestito presso gli spazi di “Super Studio Più” di via Tortona 27.

Sono tre gli chef che prepareranno piatti d’autore per celiaci: Andrea Provenzani che presenterà la “tarte tatin di pomodori e origano, burrata di Andria e sorbetto al limone“, Andrea Aprea che proporrà l'”uovo parmigiano birra e pane di segale” e Misha Sukyas che invece offrirà la “caramella di pollo con farina di riso e gambero in gilet di barbabietola affumicata e terra di frolla con gocce di fondo bruno“.

La quinta edizione del Taste of Milano prevede un team di undici chef con capacità molto diverse: Andrea Provenzani (Il Liberty) che è presente sin dalla prima edizione, Andrea Aprea (Vun, Park Hyatt Milan), Daniel Canzian (Daniel), Andrea Migliaccio (L’arte), Roberto Okabe (Finger’s Garden), Wicky Priyan (Wicky’s), Marco Sacco (Piccolo Lago), le new entry Fabrizio Cadei (Acanto, Hotel Principe di Savoia) e Misha Sukyas (L’Alchimista), Matteo Torretta con un nuovo ristorante (Asola- Cucina Sartoriale) e Ilario Vinciguerra (Ilario Vinciguerra Restaurant). Questi proporranno 36 piatti e accanto a quelli privi di glutine ogni chef proporrà un piatto sostenibile ovvero realizzato con i prodotti locali, per entrare in sintonia con i temi dell’Expo 2015.

Insomma da qualche tempo a questa parte la dieta gluten free, oltre ad essere di moda, risulta più un piacere che un tormento per il palato.

Prezzi proibitivi sui cibi sani

Il rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari mette in difficoltà ben un terzo dell’intera popolazione inglese, che non può permettersi di acquistare cibi sani: è quanto si apprende da un sondaggio effettuato dalla British Heart Foundation, organizzazione benefica britannica che, al termine della sua indagine, ha rivelato che quasi la metà dei partecipanti (il 42%) manifesterebbe il desiderio di condurre una dieta salutare, un desiderio che però non può soddisfare perché comporterebbe spese eccessive. Il sondaggio della British Heart Foundation rivela, inoltre, che al momento dell’intervista un consumatore su quattro non aveva acquistato frutta o verdura fresca nell’ultima settimana.

Nell’arco degli ultimi cinque anni, l’aumento dei prezzi sui generi alimentari ha visto gli scontrini dei supermarket farsi più salati al doppio della velocità persino rispetto agli affitti, determinando un fenomeno sconcertante: quasi il 40% delle persone ha ammesso di aver sacrificato la propria salute pur di fare la spesa in economia. E un recente resoconto della Trussel Trust, ente che supervisiona i banchi alimentari, mostra uno scioccante aumento del 163% tra costo della vita, basso salario e problemi di welfare rispetto all’anno scorso: “Mangiar sano con un budget limitato è una vera e propria sfida, di questi tempi – afferma Victoria Taylor, dietologa della British Heart Foundation – soprattutto a fronte dei prezzi proibitivi sui cibi sani che aumentano di settimana in settimana e vanificano qualsiasi intenzione, anche vaga, di condurre una dieta salutare“.

Non sorprende, allora, che emerga un dato allarmante: sono quasi un milione gli inglesi che ricorrono ai banchi alimentari per procurarsi da mangiare a sufficienza, visti i ritardi o i cambiamenti inerenti ai sussidi. Al governo britannico, che è stato accusato di aver violato il diritto umano all’alimentazione, è stato intimato di mettere a punto un piano apposito sui diritti alimentari, nonché di bloccare i tagli sui sussidi: organizzazioni come la End Hunger Fast, l’Oxfam, la Trade Union Congress e la Disability Rights UK hanno in tal modo sollecitato un’azione immediata per ovviare a uno stato di cose intollerabile, in cui ai cittadini viene negato il diritto fondamentale ad alimentarsi in maniera adeguata. Esperti in fatto di sanità pubblica hanno già riscontrato un’impennata dei casi di malnutrizione in Inghilterra, aumentati del 74% rispetto al 2008-2009.

Ma la mala gestione della cosa pubblica con risvolti negativi sull’alimentazione dei cittadini non è, naturalmente, prerogativa esclusiva dei soli inglesi: stando ai dati della Coldiretti, infatti, un italiano su quattro si è visto costretto a rinunciare a cibi tipici pasquali, per poi acquistarli in saldi nei giorni subito successivi. Una scelta riconducibile alla sempre più comune tendenza da parte degli italiani a ridurre gli sprechi in cucina proprio per attutire gli effetti della crisi, combattuta anche col ripristino del cosiddetto “sospeso”: dal caffè al pane, alla pasta, alle uova e alla salsa di pomodoro, in Italia è ormai ritornata in voga l’usanza di comprare o consumare un prodotto e lasciarne un altro pagato per chi non può permetterselo. Perché facendo rete si può anche stendere la tovaglia a tavola.