lunedì, 16 Settembre 2024

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Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

La Gelateria Alpina di Milano fra qualità e successo(FOTO)

Il suo nome completo è “Làit Gelateria Alpina”. Aperta da circa 10 giorni nell’edificio che ospitava il Teatro Smeraldo ed ora adibito all’Eataly, questa nuova gelateria milanese si presenta come un luogo differente e particolare rispetto alle classiche gelaterie che si è abituati a vedere.

Innanzitutto per la mancanza delle solite vasche in cui vengono contenuti i differenti gusti, siano essi creme o frutta. Al loro posto si possono invece trovare 10 rubinetti – attaccati ad una parete e gestiti da giovani posti dietro ad un bancone – dai quali fuoriesce il gelato.

Gelato che all’apparenza può sembrare molto simile al tipico soft cream americano. Ma vi è una differenza sostanziale: il gelato alpino infatti viene mantecato al momento, grazie a delle apposite mantecatrici nascoste dietro ai rubinetti, e finisce sul cono o sulla cialda alla temperatura di -6°.

Il latte per produrre questo particolare gelato viene fornito da un consorzio che alleva mucche di razza Piemontese in modo tradizionale e gli stessi gusti non sono preparati con coloranti o prodotti industriali, bensì vengono realizzati a partire da materie prime quali il pistacchio siciliano di Bronte, il gianduiotto piemontese e vero succo di agrumi per i gusti alla frutta.

Tutti elementi che rendono questo gelato cremoso e invitante, in cui davvero si riesce a sentire il sapore del latte e dei prodotti di qualità con cui viene realizzato. L’unica sostanza “estranea” presente nel preparato è un addensante, che può essere farina di guar o di carrube.

Nonostante l’elevata qualità del gelato i prezzi si mantengono modici, in linea con il mercato: un cono o una cialda piccola vengono a costare sui 2 euro mentre per la vaschetta da 1 kg si arrivano a spendere 18 euro.

E quest’ultima caratteristica, insieme alla qualità dell’alimento fornito e alla sua particolarità, fanno si che questa nuova gelateria sia abbastanza frequentata ed apprezzata dai turisti e dagli amanti del gelato milanesi.

Le infinite sfumature dell’Happy Hour

Tradotto letteralmente, significa “ora felice” e non è difficile immaginarne il perché. Chiacchiere tra amici, nuovi incontri, degustazioni e profumi unici: i cinque sensi sono tutti e contemporaneamente invitati a partecipare all’Happy Hour.

Gli italiani in fatto di moda e gusto restano imbattibili e numerose sono state le idee e le loro concretizzazioni, lungo tutta la penisola, volte a dare una rinfrescata a questo momento ricreativo.

A Bologna ad esempio, l’happy hour si fa sul bus. A bordo del City Bus, utilizzato normalmente per le visite guidate, sarà possibile, a partire dal 15 aprile con due appuntamenti mensili, degustare i prodotti tipici emiliani on the road. L’idea è nata dalla creatività di Daniele Gaiani, titolare del Follia Caffè di via Strada Maggiore. Dalla mortadella bolognese al prosciutto di Parma, accompagnati dalla scelta tra le settanta etichette del locale e allietate da un gradito dj-set, le due ore sul bus voleranno in allegria. “L’obiettivo è quello di offrire un nuovo servizio in città, abbinando la bellezza di Bologna alla bontà dei suoi prodotti“, spiega l’ideatore, consapevole di esserci riuscito.

Savona prende invece spunto da un’impostazione riuscita e ancora in auge a Berlino e Barcellona, che vede il mercato come il posto ideale per incontrarsi e chiacchierare tra food e bollicine. Fulcro della vita commerciale della città, formicaio di esigenze differenti e di tempi troppo stretti per rilassarsi, questo ambiente ha acceso la lampadina del ligure Ezio, storico barista del mercato coperto di corso Mazzini, che si è inventato l’aperitivo tra i banconi della frutta. Un appuntamento fisso, a basso costo (non si spende più di cinque euro) e accattivante anche per gli abitanti dei paesi limitrofi, l’happy hour tra zucchine e cavolfiori sta riscuotendo un enorme successo, espandendosi anche agli altri locali, come la macelleria accanto al bar, che cucina spiedini caldi per soli ottanta centesimi. “E speriamo che altri colleghi ancora si uniscano. – racconta Ezio – Non credevo che l’iniziativa avesse questo successo, ma tra il passaparola e i social network le voci corrono“.

Sulla scia savonese, lascia la sua impronta, nella storia dell’aperitivo, la bella Genova, che già si era attrezzata con il mercato del Carmine, un consorzio che unisce i commercianti e un ristorante interno, con un palco centrale costruito allo scopo di accogliere eventi e creare integrazione tra mercato e città. Già da ottobre, data dell’apertura, ha ospitato laboratori per bambini e iniziative curiose per gli adulti, come la festa della birra artigianale, oltre che presentazioni di libri e incontri.

E ultima, ma non per genialità, l’idea tutta napoletana dell’APEritivo. Una Ape Classic tirata a lucido, che, una volta ferma, si trasforma in un locale presso cui sarà possibile apprezzare le gustose bontà partenopee. L’idea di questo rinfresco itinerante, ha la firma di Vincenzo Russo, giovane chef, che dichiara: “Il vero lusso secondo me sta nella semplicità. La cucina migliore è quella senza fronzoli, da cui è possibile riconoscere i sapori di quando eravamo bambini. Un po’ come nel finale del film Ratatouille“.

Vince, dunque, chi trova la formula giusta. E cosa vince? La comunicazione tra la gente, quella che negli ultimi tempi sembra essere a rischio estinzione, ma che si può apprezzare in questi originali momenti conviviali, tra cibi e bevande.

Lidia e Joe Bastianich, il conflitto d’interesse chiude la cantina Eataly

Lidia e Joe Bastianich, titolari del ‘wine store’ nel complesso di Eataly a New York e conosciuti in Italia grazie a Masterchef sono stati multati con 500 mila dollari e costretti a sospendere la vendita dei vini per un periodo di sei mesi. La decisione è stata presa dalle autorità di New York in seguito alla violazione da parte dell’azienda di un vecchio ordinamento statale sulla concessione delle licenze di vendita.

Si tratta in particolare di una vecchia legge che proibisce la concessione di licenze di vendita di vini a importatori o titolari di cantine. I Bastianich sono invece produttori di vini in Friuli – con la denominazione “Bastianich viticoltori Friulani” – terra d’origine di Lidia e ciò rappresenterebbe un netto conflitto d’interesse. Infatti, secondo la Sla di New York, chi vende vini al dettaglio non può produrre o essere un tramite di importazione.

A essere coinvolto nella vicenda, oltre a Lidia Bastianich, icona della cucina italiana e ospite d’eccezione di Masterchef e il figlio Joe anche lui chef, giudice della stessa trasmissione, ci sarebbe anche Mario Batali, celebre chef negli Stati Uniti. Differente però la sua posizione. A lui è stata rivolta un’accusa di omissione, poiché avrebbe taciuto alle autorità competenti la doppia posizione conflittuale del suo socio in affari e della madre.

Il negozio deve perciò abbassare le saracinesche newyorkesi per una durata di circa sei mesi, ma la sospensione riguarda esclusivamente la vendita di vini, poiché lo store continuerà infatti a vendere prodotti alimentari di altro genere. Alla fine dei sei mesi il negozio riprenderà regolarmente la sua attività, anche se alcune fonti riportano voci secondo le quali Lidia Bastianich non sarà più tra i titolari della licenza del “wine store”.

Dieta al gelato, attenzione agli eccessi

dottorsport.info

Una dieta a base di solo gelato. Un sogno? No, una realtà che è stata proposta ai clienti dell’Ice Cream Shop di Kippy a Venice, in California.

Una gelato-pulizia della durata di 4 giorni, in cui ci si nutre esclusivamente di gelato Kippy. Un alimento che ha la particolarità di essere organico, crudo e di avere una base al cocco.

Ma fatta la legge è presto scoperto l’inganno. L’esperto Brooke Alpert, fondatore di B Nutritious, ha subito messo in guardia da questo particolare tipo di dieta. Basare i propri pasti su un alimento come il gelato, che per di più ha una base di cocco, non garantisce al proprio corpo il giusto apporto di sostanze nutritive che invece esso richiede.

Si corre quindi il rischio di andare incontro a carenze nutrizionali importanti, come quelle di sali minerali e vitamine di cui il corpo normalmente necessita.

Brent Rose, che scrive per Gizmodo, il sito che promuove le nuove tendenze tecnologiche, ha provato questa dieta: il risultato è stata la perdita di ben 6 chili di peso corporeo, tutti però ripresi immediatamente nel weekend successivo.

Questo, secondo Alpert, è spiegabile se si tiene conto che una persona tende a perdere peso nel momento in cui i suoi pasti sono formati da porzioni limitate di cibo. Ma se il cibo offerto è un gelato, una volta interrotta la dieta, è inevitabile recuperare tutto ciò che si era perso, in quanto uno stile di vita basato solo su tale alimento non è sostenibile.

C’è però una buona notizia, anzi due. La prima è che, secondo il palato di Rose, il gelato di Kippy merita veramente in fatto di bontà e delizia. La seconda viene invece da Alpert, che non crede assolutamente all’abolizione del gelato in una dieta normale ed equilibrata, ma ne limita il consumo a qualche occasione particolare. Insomma viva il gelato. Sì, ma senza eccedere.