È proprio lì, davanti al bancone dei gelati, tra mille gusti e colori, che ogni certezza umana si autodistrugge.
Cocco, yogurt, melone, mela verde, pesca, frutti di bosco, fino ad arrivare ai più golosi, cioccolato, nocciola, pistacchio, caffè, stracciatella. Cosa potrebbe spazzare via tutta questa indecisione? Solo un gelato unico. Uno mai provato, originale, nuovo. Uno che non esiste. O non esisteva.
Si, perché ci ha pensato Charlie Henry, un gelataio inglese, che si definisce “the edible inventor” per la sua invenzione: il gelato che si illumina. Ora quanti di voi vogliono ancora il classico cioccolato e vaniglia, quando potrebbero avere il cono fluorescente?
In commercio tra circa un anno, dopo aver superato i controlli riguardo l’assenza di pericolosità del prodotto e aver ottimizzato e raffinato la ricetta, il gelato psichedelico si imporrà tra le scelte davanti al bancone, nei gusti limone, vaniglia e aragosta.
Per riprodurre la luminescenza non è stata utilizzata alcuna sostanza tossica o nociva per la salute umana, ma è stato semplicemente replicato il processo responsabile dell’effetto nei pesci di profondità, nelle lucciole e nelle meduse.
I colori non bastano più e il gelato oltre ad essere buono deve essere anche splendido splendente. Dunque si accettano scommesse: mangiare il gelato al buio, sarà la nuova moda del prossimo anno.
Come per ogni festività anche Pasqua prevede un pranzo ad hoc che varia da regione a regione.
Il menù tipico di una famiglia del nord tradizione vuole che consista in primi a base di brodo con tortellini di magro, lasagne e rotoli di pasta fresca con ripieno di verdure di stagione e formaggi. Per i secondi piatti invece si passa dal brasato al Barolo – tipico della tradizione piemontese – alle emiliane polpettine pasquali, fino ad arrivare al capretto alle erbe lombardo e alle fagiolane e spezzatino di verdure della Liguria. I dolci vedono il trionfo della bavarese alle fragole o alla vaniglia, delle titole e pan de fighi e del salame dolce.
Il centro Italia invece offre un pranzo in cui nei primi piatti dominano i cannelloni di carne con grana e tartufo tipici dell’Umbria, i laziali gnocchi alla amatriciana e la toscana stracciatella di brodo. Immancabile nei secondi è sicuramente l’abbacchio alla romana unito al brodetto in bianco di Portorecanati – tipico piatto marchigiano – e al toscano caciucco alla livornese. Per finire il pranzo pasquale in bellezza sulle tavole degli abitanti del centro non può mancare la pupa e la colomba “briaca”.
Tipici piatti primi della tradizione pasquale meridionale sono invece la pasta fresca con frutti di mare, gli strozzapreti al pesto, la tiella di riso patate e cozze e le fettuccine al ragù. Fra i secondi si possono annoverare il pugliese cutturidd – ovvero l’agnello cotto nel brodo con erbe tipiche delle Murgie – la burrida di seppie sarda e i carciofi ripieni arrostiti della Campania. Come dessert si offrono per la gioia dei palati meridionali la scarcedda pugliese, la pastiera e la cassata siciliana.
Due però sono le pietanze immancabili su ogni tavola degli italiani, siano essi abitanti del nord, del centro o del sud: le uova – di cioccolato e non – e l’agnello. Entrambi cibi legati alla tradizione religiosa – l’uovo è simbolo di fecondità mentre l’agnello rappresenta il sacrificio di Gesù – sono due elementi che servono a creare il tipico clima pasquale.
Peccato che mentre per le uova non esistano problemi di quantità o di etica, per l’agnello la questione è diversa: il solo pensiero della mattanza di questi animali che viene compiuta ogni anno per andare a imbandire le nostre tavole dovrebbe far riflettere anche il più insaziabile mangiatore di carne e portarlo verso la scelta di ragù, ripieni o secondi prevalentemente a base vegetale. E bisognerebbe imparare a dire, se si ha un minimo di etica e di cuore, caro agnello no, io non ti mangio.
Ma pranzo di Pasqua non significa solo abbuffate e leccornie: secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori infatti i prezzi dei prodotti pasquali sono sensibilmente aumentati rispetto agli anni passati e in particolare quelli relativi al più tipico dolce pasquale, ovvero la colomba.
I prezzi di quest’ultima hanno visto un incremento del 4,5% rispetto al 2013 portando molti italiani a ritornare alla vecchia abitudine di preparare i dolci per questa festività in casa. E alla luce di questo “ritorno alle origini” l’Osservatorio prevede una contrazione dei consumi relativi ai prodotti pasquali di circa -13% rispetto allo scorso anno.
Una Pasqua dunque all’insegna della tradizione si, ma non senza innovazioni e cambiamenti nello stile e nelle modalità di festeggiamento.
Le feste di Pasqua, si sa, rappresentano il momento ideale per fare un piccolo strappo alla regola, facendo sempre attenzione, però, a non dimenticare la temuta prova costume che incombe. E sebbene sia risaputo che il cioccolato aiuta a combattere lo stress quotidiano grazie alla serotonina, per evitare di farne indigestione ci si può consolare con le più belle uova di Pasqua del 2014: dei veri e propri capolavori, delizie della vista ancor prima che del palato.
Quale migliore occasione per i più grandi nomi del cioccolato se non la Pasqua per far sfoggio della propria maestria: il risultato sono delle opere d’arte a cui non si trova il coraggio neanche di dare un morso. È, per esempio, il caso del magnifico uovo Supramat di Pierre Hermé, per il quale il celebre pasticcere si è ispirato alle variopinte sculture dell’artista svizzero Beat Zoderer: una meraviglia golosa disponibile in soli quindici esemplari, ordinabili soltanto fino al 21 aprile.
Altra scelta è stata quella delle Fées pâtissières (Le fate pasticciere), che hanno invece tratto ispirazione dal libro “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl per realizzare un uovo a maglie di cioccolato con tanto di serratura dorata da aprire per poter gustare l’altro misterioso uovo d’oro al suo interno. A privilegiare il lato estetico anche le uova di Pierre Tachon, che, piene di striature irregolari, rievocano il mondo della terracotta: un approccio che, così, si pone agli antipodi di quello di Cyril Lignac e Benoît Couvrand, il cui incantevole uovo Ebano è così liscio da sembrare di legno.
Non manca l’attenzione neanche verso i più piccini, con uova insolite e scherzose. Sotto le mani esperte di pasticcieri burloni, ecco, allora, che il cioccolato prende vita: Bogato ha imboccato la via dei supereroi, con i suoi SuperUovo e CioccoMan, mentre Christophe Roussel fa ricorso al genere fantastico con le sue uova di dragone farcite di frutta secca. E, per stimolare ancor più l’immaginazione, Jean-Paul Hévin ha avuto la straordinaria idea di mascherare le sue uova da coniglio, da oca e da gallo, mettendosi in competizione con le simpatiche confezioni di Patrice Chapon, in cui tutte le uova presentano espressioni diverse da far coincidere con l’umore di chi le mangia.
La cioccolata, però, non è un’esclusiva dei soli pasticceri: quest’anno, anche le case di alta moda hanno pensato di dare il loro originale contributo alla tradizione delle uova pasquali. Così, Roberto Cavalli propone decorazioni animalier per un trio di uova maculate a mo’ di zebra e di giraffa, a base di cioccolato bianco, cioccolato al latte e cioccolato fondente. La collezione pasquale Armani Dolci’s, invece, riveste di fantasie floreali le sue confezioni di cioccolatini pralinati.
Eppure, l’uovo più impressionante resta probabilmente quello del maître chocolatier Jacques Torres, che ha presentato all’asta di beneficenza newyorchese Fabergé Big Egg Hunt un uovo alto 76 cm e del peso di 54 kg, lungo le cui pareti è possibile distinguere nettamente il profilo urbano della città di New York: un’opera per la quale Torres spera di vincere il record mondiale per l’uovo più costoso mai venduto nel corso di un’asta.
E’ iniziato ieri Hell’s Kitchen Italia, il format storico di SkyUno HD che ha avuto origine negli Stati Uniti dalla geniale idea dello chef britannico Gordon Ramsay e che ora sbarca anche nella nostra penisola.
Alla conduzione, come mentore, maestro ma soprattutto giudice vi è il tenebroso e affascinante Carlo Cracco, lo chef vicentino con tre forchette Gambero Rosso e una valutazione di 18.5/20 sulla Guida l’Espresso.
Ad essere valutati dal severo ed inflessibile cuoco saranno 16 professionisti del mondo della cucina divisi in due squadre – la rossa per le donne e la blu per gli uomini – ma solo uno di loro avrà la possibilità di vincere un ambitissimo premio: un contratto di 6 mesi nel primo ristorante di Hell’s Kitchen al mondo che aprirà all’interno del Forte Village, un lussuoso resort in Sardegna dove Ramsay ha il suo ristorante.
Ma adesso veniamo alla parte più prettamente tecnica e culinaria: le ricette. Lo chef Cracco ne ha presentate due nel corso della puntata: i maccheroni alla norma – uno dei primi presenti nel menù ufficiale della cucina – e il carpaccio di manzo con lamponi e soncino.
Preparazione: Per prima cosa bisogna far bollire la pasta. Poi prendere dei pomodori pachino tipici della Sicilia – come lo è anche questo piatto – e tagliarli. Riversare i pomodorini in una padella in cui si era precedentemente versato dell’olio e uno spicchio d’aglio fatto andare in camicia. Fare una salsa di pomodoro a cui aggiungere in seguito un ciuffo di basilico lasciato intero (perché tanto andrà successivamente tolto insieme all’aglio). Prendere poi una melanzana e tagliarla a fette sottili di altezza mezzo centimetro, passarle nella farina e friggerle in olio ben caldo. Scolare la pasta e aggiungerla nella padella con la salsa di pomodoro. Saltare il tutto in modo da mantecare la pasta e non slegare fra di loro gli ingredienti. Fare asciugare un po’ i maccheroni dopo di che servirli al centro del piatto mettendo qualche melanzana a fianco come guarnizione e infine dare una grattugiata di ricotta salata. Se lo si desidera condire il tutto con un filo d’olio che non stona.
Carpaccio di manzo con lamponi e soncino
Ingredienti:
carpaccio di manzo
lamponi
micro soncino
aceto di vino
olio
sale
pepe
Preparazione: Tagliare delle fette di manzo, metterle sotto la carta forno e batterle fino a renderle sottili ma non troppo, perché la carne non deve essere disfatta. A parte prendere un piatto su cui disporre il soncino lavato accuratamente e di piccole dimensioni, micro appunto, in modo che si presti meglio a presentare il piatto. Poi schiacciare due o tre lamponi con la forchetta, metterli in una scodella e aggiungere un po’ di olio, un po’ di sale e un po’ di agretto per realizzare il condimento. Sopra l’insalata adagiata alla base del piatto stendere le fette di carne e quindi insaporirle con la salsa di lamponi. Per la guarnizione: prendere un paio di uova sode belle dure, separare il bianco dal giallo e passare le due parti al setaccio, realizzando la mimosa. Magari aggiungere un filo d’olio perché la carne va sempre condita, poco ma va condita.