martedì, 22 Ottobre 2024

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Il New York Times decreta la fine del boicottaggio della pasta Barilla

Più che uno scivolone, fu un vero e proprio boomerang quello che vide protagonista Guido Barilla qualche mese fa. Il presidente dell’azienda con il suo “No alle famiglie gay negli spot” fece il giro del mondo aprendo un grande dibattito. Ma non solo: da subito partì la campagna del boicottaggio da parte della comunità gay verso i prodotti Barilla.
Oggi sembra sia stata messa la parola fine a questo “scontro” grazie a Nicholas Belchman, disegnatore e art director del New York Times Book Review. Una serie di disegni dedicati al marchio di pasta più famoso al mondo sugellano la ritrovata unione.

Blechman infatti è andato a visitare la sede principale della Barilla, raccontando così ai lettori del New York Times la storia dell’azienda unendola alla sua personale esperienza sulla scoperta della produzione degli spaghetti “numero 5”.

Circa venti vignette, con classico sfondo blu Barilla, raccontano la gestione del marchio, ricordando come le locandine di Erberto Carboni e l’innovativo packaging fossero ispirate all’America. Un brand che ha reso “Barilla moderna”.
Un’idea che riscatta quello scandalo? L’immagine che ora predomina è quella di due farfalline che si tengono per mano reggendo una bandierina arcobaleno, incuranti di quello che dice una grande penna rigata. Blechman assicura: “Guido Barilla si è scusato, e il boicottaggio è finito”. Più che altro, sembra un’ottima pubblicità per l’azienda.

Addio sushi. Benvenuto frushi

Come per ogni moda che si rispetti, l’innovazione è dietro l’angolo. Ecco allora che che la frutta prende il posto del mix di pesce, riso ed erbe aromatiche: il sushi lascia il posto a una nuova creazione culinaria, il frushi.

Nato in America sta già prendendo piede anche in Italia come alternativa più leggera e naturale del sushi; adatto a tutti coloro che amano la bellezza delle forme piccole e colorate del cibo giapponese per eccellenza, ma che non si fidano proprio al 100% a mangiare pesce crudo ogni volta.
Addio – o solo arrivederci – a tonno, salmone e gamberi, al loro posto si scorgono fettine di ananas e melone, fragole, ciliegie, frutti di bosco, chicchi di melograno e così via.
Un mix perfetto tra la rigidità del riso e la dolcezza della frutta che non potrà mancare nei menù degli amanti della cucina orientale.

Il frushi si può preparare con ogni tipo di frutta, quindi largo a ogni forma di fantasia e creatività per un “sushi-vegetariano” sempre nuovo e adatto alla stagione. Facili da preparare anche a casa, si possono, inoltre, creare nuove varianti, con la semplice aggiunta di yogurt, aceto o zucchero.

A lanciare questo piatto innovativo ci ha pensato un ristorante di Chicago, e da lì in poi il frushi si sta diffondendo a macchia d’olio, anche perché si presta bene per tutte le occasioni: un pranzo veloce, una cena alternativa, un brunch, e per i più temerari anche una colazione.

Ultima chicca: anche per mangiare il frushi, in rispetto alla coreografia del piatto, sono banditi forchetta e coltello e si usano rigorosamente le bacchette. Un vero dispiacere per tutti coloro che disprezzano il sushi soltanto perché un po’ maldestri.