giovedì, 5 Dicembre 2024

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Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

Caffè, perché ridurne il consumo

Credit photo www.pianetadonna.it

Privarsi del caffè a colazione è senz’altro un delitto, a maggior ragione se, come studi recenti dimostrano, il suo consumo aiuta a prevenire il cancro, a ridurre il rischio di diabete, a bloccare lo sviluppo di demenza. Conclusioni, tuttavia, discrepanti rispetto a quelli che in realtà sono i tanti svantaggi del caffè.

L’assunzione prolungata di caffeina ha effetti diuretici che possono anche portare alla disidratazione o addirittura all’incontinenza. Forzate potrebbero risultare anche le ghiandole surrenali, stimolate dalla caffeina nel rilascio di quell’adrenalina che dà la classica sensazione energizzante, ma che, in una situazione di abuso di caffè, si vedono impegnate in un’emissione costante dello stesso ormone, producendo – viceversa – un forte senso di stanchezza.

Peraltro, il suo consumo giornaliero, ostacolando l’azione dell’acido gamma-aminobutirrico, può arrivare ad alterare bioritmi e attitudini naturali: al caffè sono spesso associati problemi di irritabilità, deconcentrazione, disturbi del sonno, affaticamento, mancanza di coordinazione ed equilibrio, scarsa memoria, se non addirittura ansia e panico. E ancora osteoporosi (soprattutto femminile), acidità di stomaco e ulcere, deficit nutrizionali (nel regolare assorbimento di sostanze come il ferro), inappetenza, rallentamento del metabolismo, colesterolo, emicranie, tremori, pressione alta: tutti disturbi che non fanno altro che confermare la recente ricerca della Mayo Clinic di New York, secondo cui ingerire più di 6-8 caffè al giorno aumenta il rischio di mortalità del 21%.

Per potenziare attenzione ed efficienza, allora, bere caffè non sarà la migliore delle alternative: dormire molto, fare esercizio fisico, condurre una dieta sana basteranno senz’altro a farci sentire in forze senza attentare alla nostra salute.

Sydney International Food Festival: diciotto Paesi a tavola

Dimmi di che sai e ti dirò chi sei: che sapore e sapere s’intreccino è risaputo, ma che adesso si usino addirittura le pietanze per ritrarre le varie nazionalità vuol dire davvero prenderci gusto. È così che l’agenzia pubblicitaria WHYBIN/TBWA ha appetitosamente scelto di promuovere l’International Food Festival di Sydney, riproducendo le bandiere nazionali di 18 Paesi con composizioni culinarie i cui ingredienti altro non sono che cibi tipici dai colori corrispondenti a quelli della propria terra d’origine.

Il festival, che si svolgerà per tutto il mese di ottobre 2014, è il più grande che ci sia in Australia: soltanto lo scorso anno, infatti, ha attirato ben un milione di amanti della cucina, tanto locale quanto globale, offrendo iniziative veramente stuzzicanti quali il Night Noodle Market – il mercatino notturno di soli cibi asiatici – o il Breakfast on Bondi, che prevede il consumo del «pasto più importante della giornata» sulla famosa omonima spiaggia.

Affamati di sapori, dunque, ma anche di saperi legati all’identità culturale di un luogo che si spera non diventi mai comune: riconoscere il tricolore nel trito e ritrito trittico basilico-pasta-pomodoro sembra, allora, disconoscerne un po’ la portata (che certamente non si limita alla pastasciutta). E se, da un lato, gli stranieri non conoscono che gli stereotipi culinari del nostro Paese, dall’altro è anche vero che moltissimi connazionali si rifiutano ancora di provare piatti esotici nel timore di guastarsi il palato. L’unica, in ogni modo e in ogni posto, resta assaggiare per credere. O, meglio, per sapere.

La regola dei 5 secondi trova conferma scientifica

Credit: pazienti.it

Sarà capitato ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, di rovesciare per terra una bevanda o di far cadere un alimento. E la classica domanda che subito viene in mente è: posso mangiarlo o meglio buttarlo via? Con i liquidi il problema ovviamente non si pone, a meno che non si sia un cane o un gatto.

Per gli alimenti invece una delle tante leggende metropolitane circolanti vuole che il cibo caduto in terra si possa consumare a patto che non si facciano passare più di 5 secondi dal suo impatto col suolo. La famosa “regola dei 5 secondi” o “Five seconds rule” per dirlo all’inglese.

Quella che finora era stata considerata da molti come una sciocchezza o una diceria ha ora invece, almeno in parte, trovato una conferma scientifica. Un autorevole studio compiuto dai ricercatori dell’Università di Aston, a Birmigham, nel Regno Unito, ha messo in luce come i germi non attacchino immediatamente l’alimento caduto, ma debba passare un certo lasso di tempo affinchè ciò accada.

I vari esperimenti sono stati compiuti su differenti tipologie di vivande, come pasta, biscotti, pane e dolci, lasciati cadere su pavimenti con mattonelle, lisci, ruvidi o con tappeti e moquette. E i risultati hanno parzialmente dato ragione alla diceria popolare.

Gli studiosi hanno infatti osservato che, in base al cibo e al tipo di terreno su cui esso si trova a giacere, i batteri, come l’escherichia coli e lo staffilococco, impiegano da 3 secondi a mezzo minuto per aggredire gli alimenti caduti in terra. Questo per quanto riguarda i cibi secchi, mentre per le bevande i tempi si accorciano ancora di più.

Quindi niente drammi o paranoie se per sbaglio ciò che si sta per mangiare non raggiunge la bocca e finisce invece sul pavimento. Ma la prontezza di riflessi rimane comunque fondamentale per non mettere a rischio la propria salute.

[Fonte:adnkronos.com]

GeniusFood, la app per allergici e intolleranti

Si chiama GeniusFood ed è una nuova app, gratuita, tutta italiana e compatibile sia per Android che per iOS. La sua funzione? Consentire a persone con intolleranze o allergie di individuare con facilità e precisione gli ingredienti indesiderati presenti in un prodotto alimentare, consigliando anche un alimento alternativo che sia privo di tali componenti.

L’idea e la realizzazione di questo progetto sono nate da un team di giovani imprenditori di GeniusChoice, startup del parco scientifico e tecnologico Area Science Park di Trieste, che hanno osservato come oramai i consumatori che presentano dei disturbi alimentari tendano sempre a comprare gli stessi prodotti, per una mancanza di tempo e di voglia nel leggere le etichette di alimenti nuovi. Questa app invece non solo apporterà il vantaggio di variare la propria dieta ma consentirà anche di approfittare di ipotetiche offerte presenti nel punto vendita.

Il suo funzionamento è semplicissimo: per prima cosa bisogna selezionare il tipo di alimenti che si vogliono evitare(come latte, uova, glutine, crostacei, arachidi). Il passo successivo consiste nell’inquadrare con la fotocamera del proprio smartphone il codice a barre del prodotto che si intende acquistare e attendere qualche secondo. Apparirà poi un’icona, in cui, attraverso il gesto del pollice, verrà indicato se tal alimento contiene, contiene in quantità rischiose o non contiene per niente tracce dell’ingrediente che si vuole evitare. Al di sotto dell’icona verrà anche indica la lista completa di tutte le sostanze contenute nel prodotto.

GeniusFood è oggi in grado di leggere le etichette di circa il 70% degli alimenti presenti nei supermercati. Ma, come sottolinea Barbara Codan, una delle addette ai lavori, è ancora un work in progress.
Ogni giorno viene aggiunto qualcosa di nuovo e anche gli utenti possono segnalare, tramite un’apposita funzione, prodotti che vorrebbero trovare nel database” afferma l’esperta.

Questa nuova app dunque non è solo utile per persone allergiche e intolleranti che desiderano sapere rapidamente e precisamente il contenuto di un dato alimento, ma può servire a qualsiasi consumatore per familiarizzare e conoscere meglio le etichette e gli ingredienti dei prodotti che vengono ad essere il proprio cibo quotidiano.

[Fonte: ilfattoalimentare.it]