Caffè, perché ridurne il consumo
Privarsi del caffè a colazione è senz’altro un delitto, a maggior ragione se, come studi recenti dimostrano, il suo consumo aiuta a prevenire il cancro, a ridurre il rischio di diabete, a bloccare lo sviluppo di demenza. Conclusioni, tuttavia, discrepanti rispetto a quelli che in realtà sono i tanti svantaggi del caffè.
L’assunzione prolungata di caffeina ha effetti diuretici che possono anche portare alla disidratazione o addirittura all’incontinenza. Forzate potrebbero risultare anche le ghiandole surrenali, stimolate dalla caffeina nel rilascio di quell’adrenalina che dà la classica sensazione energizzante, ma che, in una situazione di abuso di caffè, si vedono impegnate in un’emissione costante dello stesso ormone, producendo – viceversa – un forte senso di stanchezza.
Peraltro, il suo consumo giornaliero, ostacolando l’azione dell’acido gamma-aminobutirrico, può arrivare ad alterare bioritmi e attitudini naturali: al caffè sono spesso associati problemi di irritabilità, deconcentrazione, disturbi del sonno, affaticamento, mancanza di coordinazione ed equilibrio, scarsa memoria, se non addirittura ansia e panico. E ancora osteoporosi (soprattutto femminile), acidità di stomaco e ulcere, deficit nutrizionali (nel regolare assorbimento di sostanze come il ferro), inappetenza, rallentamento del metabolismo, colesterolo, emicranie, tremori, pressione alta: tutti disturbi che non fanno altro che confermare la recente ricerca della Mayo Clinic di New York, secondo cui ingerire più di 6-8 caffè al giorno aumenta il rischio di mortalità del 21%.
Per potenziare attenzione ed efficienza, allora, bere caffè non sarà la migliore delle alternative: dormire molto, fare esercizio fisico, condurre una dieta sana basteranno senz’altro a farci sentire in forze senza attentare alla nostra salute.