venerdì, 26 Dicembre 2025

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Big Mac: ecco cosa accade al nostro corpo quando lo mangiamo

credits photo: youtube.com

Nome: Big Mac. Fast food: McDonald’s. Calorie: 540. Segni particolari: irresistibilmente gustoso.
Morbido panino a tre strati, doppio hamburger, insalata, formaggio cheddar fuso, cipolla, cetriolini, tutti avvolti in una squisita salsa. In una sola parola: perfetto.
Sono queste le caratteristiche principali di uno dei panini da fast food, più amati di tutti i tempi: il Big Mac.
Ma dovrà pure avere qualche difetto questo panino. Si, purtroppo, e da non sottovalutare.

È ormai noto che i cibi più gustosi, sono quelli meno salutari. Per dimostrarlo, il sito Fast Food Menù Price ha realizzato una ricerca per spiegare cosa accade all’interno del nostro organismo quando ‘divoriamo’ il panino più celebre del McDonald’s.
Tre giorni. Settantadue ore. Sono esattamente questi i tempi che impiega il nostro corpo per digerire completamente un Big Mac.
Ecco, nel dettaglio, cosa succede nel nostro organismo, nel giro di un’ora:

Dopo 10 minuti

I cosiddetti “cibi spazzatura“, dopo essere stati consumati, rilasciano nel nostro organismo sostanze chimiche responsabili del buonumore, le stesse rilasciate dopo l’assunzione di droghe e cocaina. È molto probabile, che sia lo stesso meccanismo che determina successivamente la tendenza a mangiare in modo compulsivo e incontrollato. 

Dopo 20 minuti

Nel Big Mac sono presenti alte concentrazioni di sciroppo di glucosio-fruttosio e sodio, tutti ingredienti che possono creare dipendenza, spingendo l’organismo a desiderare sempre di più quel cibo, esponendo maggiormente al rischio di diabete, obesità e problemi cardiovascolari.

Dopo 30 minuti

In un Big Mac medio sono presenti circa 970 milligrammi di sodio: un’elevata quantità di sale. Una tale concentrazione di sale può portare il nostro corpo alla disidratazione, i cui sintomi sono molto simili a quelli della fame, spingendoci a mangiare ancora di più.
Un elevato consumo di sale, causa ai reni un maggior quantitativo di lavoro. Lo stesso avviene per il cuore, batte più velocemente, affaticandosi e aumentando così il rischio di un’innalzamento di pressione e l’insorgenza di problemi cardiaci

Dopo 40 minuti

Poco dopo aver mangiato il Big Mac, la sensazione di fame ritorna velocemente. La causa risiede negli alti livello di zuccheri nel sangue. Infatti, quando consumiamo qualcosa di molto calorico, i livelli di glucosio possono abbassarsi, facendoci sentire maggiormente la necessità di mangiare. Lo sciroppo di glucosio-fruttosio viene assorbito quasi istantaneamente, provocando un picco di insulina e quindi un attacco di fame incontrollato.

DOPO 60 MINUTI

Per digerire completamente un Big Mac occorrono circa tre giorni; mentre, per digerire gli acidi grassi trans – responsabili dell’insorgenza di problemi cardiaci, obesità, cancro e diabete – contenuti in esso, che in media sono 1,5 grammi, occorrono circa 51 giorni.

Questi dati sono piuttosto allarmanti.
Un adulto dovrebbe assumere circa 2000 calorie al giorno. Il Big Mac ne contiene 540, più di un quarto: il 38% del totale di calorie che dovrebbe assumere una donna. In una dieta di 2000 calorie al giorno, i grassi non dovrebbero superare i 60 grammi, 20 dei quali saturi. Mentre nel Big Mac ce ne sono 29 grammi di cui 10 saturi, circa la metà del fabbisogno giornaliero. Attenzione!

Sei semplici mosse da seguire per un’alimentazione salutare (FOTO)

In America ogni cinque anni un’equipe di esperti medici modifica le linee guida alimentari al fine di informare la popolazione della “giusta” alimentazione da seguire. La costante rettifica delle linee guida che il governo americano propone crea però confusione, in quanto la persone si trovano a dover affrontare nuovi equilibri alimentari che trovano applicazione sia nella “giusta” porzione, che nella “qualità” del cibo da portare in tavola.

Lo stretto legame del binomio “alimentazione e buona salute” è supportato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la quale inserisce la nutrizione adeguata e la salute tra i diritti umani fondamentali. Seguire una dieta corretta è un ottimo strumento per la prevenzione di molte malattie e di cura per molte altre.

Gli studi scientifici dimostrano che la salute comincia a tavola, sulla base del cibo che scegliamo di mangiare. Imparare e far propri i comportamenti fondamentali per una “corretta alimentazione” è, quindi, molto importante perchè mangiare sano è direttamente proporzionale ad una buona qualità di vita.

Mangiare fa comunque parte dei piaceri della vita ed a questi non si può certo rinunciare, si dovranno solo porre dei piccoli accorgimenti non solo nell’equilibrio di un unico pasto o su un unico giorno ma su una continuità temporale.

Cosmopolitan estrae, dalle linee guida, i sei principi più rilevanti per poter mangiar sano, almeno fino ai prossimi cinque anni.
Eccoli di seguito:

1. Si può mangiare di più se si fa attività sportiva

Credits: www.cosmopolitan.com
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2. L’alimentazione deve essere varia e completa

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3. Se il piano alimentare descritto al punto 2 non fa per voi, ecco due alternative

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4. Le dimensioni delle porzioni sono rimaste uguali alle vecchie linee guida (anche se creano un po’ di confusione)

Credits:www.cosmopolitan.com
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5. Attenzione al sale nascosto negli alimenti

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6. Una novità: per la prima volta le linee guida menzionano e regolano l’assunzione di caffè

Credits:www.cosmopolitan.com
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È boom del foodie, nuovo profeta della cucina

credits: www.american-development.com

Il termine foodie fu coniato da Paul Levy e Ann Barr, che nel 1984 pubblicarono il libro: “The Official Foodie Handbook”; cioè il manuale ufficiale del foodie.
Il foodie non è un gourmet professionista, ma neppure uno che non capisce nulla di gusti e sapori e si accontenta di qualunque cosa sia commestibile. Il foodie è una persona molto interessata al cibo, forse un po’ fissata; è un intenditore che lo ama per hobby, lo studia, lo mangia ed è attento a tutte le novità culinarie.

Il significato del termine foodie si discosta dal classico concetto di gourmet, non è un critico o uno snob ma un vero appassionato che se ne intende e lo fa per pura passione. È capace di formulare giudizi attenti e precisi, in grado di fornire sempre qualche dritta sul luogo migliore in cui mangiare o sul vino ideale da abbinare; quello che non affronta mai un viaggio senza prima essersi informato sulla cucina locale e che non rientra senza aver acquistato prodotti tipici. Il vero foodie ha sempre con sé un tablet o uno smartphone corredato di tutte le migliori app del caso che lo guidano dal momento della spesa, alla preparazione dei piatti fino alla valutazione finale, che sarà ovviamente postata e condivisa.

Figlia della parola foodie è il termine food porn. Consiste nella preparazione dei piatti così tanto spettacolarizzata, che solo alla vista fanno venire l’acquolina in bocca.
É anche la mania di fotografare tutti i piatti al ristorante che imperversa non solo tra i giornalisti enogastronomici e i blogger, ma anche tra la gente comune, famiglie con bambini, teen-ager e coppie di una certa età.

credits:www.ejinsight.com
credits:www.ejinsight.com

Al giorno d’oggi viviamo in una società moderna dove da molto tempo non esiste il problema della fame; questo è il motivo principale perché sul cibo e sul mangiare si elaborano un’infinità di significati e di attenzioni particolari in senso culturale e sociale.
Oggi il cibo è diventato, un’ossessione morale e ideale, per cui non è sempre il sapore , il gusto, il palato ad essere soddisfatto quanto la fissazione.
Questo concetto è particolarmente evidente per noi italiani poiché il cibo diventa argomento principale delle conversazioni; infatti anche quando si sta facendo un pranzo più che abbondante si continua a parlare di mangiare. Mettersi a tavola è un momento speciale dove avvengono discussioni, litigi, riconciliazioni; infatti in Italia gli spettacoli teatrali e cinematografici entrano in crisi negli orari canonici della cena, mentre si affollano nella fascia pomeridiana perché lontani dalle ore di pranzo e cena.

credits:thefoodmakers.startupitalia.eu
credits:thefoodmakers.startupitalia.eu

Intorno al cibo si è ormai creato un tale business che sono nate tante figure nuove e più interessanti rispetto ai vecchi buongustai, tra questi ci sono i foodies. Che si tratti di un esercito di amanti del buon cibo e del buon vino, amateur dell’enogastronomia, o di gente solo fissata per stare al passo con le tendenze di moda, poco importa. Quando si parla di cibo siamo tutti pronti a dimenticare le diete per soddisfare i nostri sensi.

Olio di palma: ecco tutta la verità

credits photo: de-gustare.it

Qualche giorno fa, sul sito istituzionale del Ministero della Sanità, è stato pubblicato il parere dell’Istituto Superiore della Sanità sulle conseguenze per la salute dell’utilizzo di un discusso ingrediente: l’olio di palma.
In effetti, è già da qualche anno che il suddetto olio è al centro di molte polemiche, perché considerato dannoso. Ma qual è la verità?

Ecco di seguito, in sintesi, il responso del Ministero.
L’olio di palma è un ingrediente largamente impiegato nell’industria alimentare, rappresentando una valida fonte di acidi grassi saturi, perché composto per il 50% da acidi grassi saturi (quasi esclusivamente acido palmitico), per il 40% da acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e per il 10% da acidi grassi poliinsaturi (acido linoleico).
Fonti scientifiche non riportano l’esistenza di componenti dell’olio di palma capaci di influire negativamente sulla nostra salute, ma riconducono eventuali patologie al suo elevato contenuto di acidi grassi saturi. È infatti noto che, un eccessivo consumo di acidi grassi saturi nella dieta, può avere a lungo andare, effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di patologie cardio-vascolari.

L’Istituto Superiore di Sanità ha definito l’olio di palma “utile” per una corretta integrazione di acidi grassi saturi in una corretta alimentazione, insieme ad altri alimenti come latte e derivati, uova e carne.
Le principali organizzazioni sanitarie nazionali e internazionali raccomandano livelli di assunzione quotidiani di acidi grassi saturi non superiori al 10% delle calorie totali, valore che non è rispettato nella stragrande maggioranza dei casi. Infatti, secondo delle stime effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità – basate sui dati degli anni 2005 e 2006, perché gli unici disponibili – in media un adulto ne consuma circa 27 grammi al giorno, con un contributo dell’olio di palma stimato tra i 2,5  e i 4,7 grammi. Mentre i bambini di età compresa tra i 3 e 10 anni, consumano in media tra i 24 e 27 grammi al giorno di acidi grassi, con un contributo di saturi da olio di palma tra i 4,4 e i 7,7 grammi.

Un aggiornamento di dati, però, potrebbe portare a definire diversi livelli di consumo degli acidi grassi saturi da parte della popolazione italiana, perché è stato evidenziato che negli ultimi dieci è diminuito il consumo totale di acidi grassi saturi. Nella popolazione adulta è dell’11,2% contro i <10% raccomandati, mentre nei bambini tra i 3 e i 10 anni risulta superiore all’obiettivo raccomandato del <10%, anche perché nei bambini è maggiore il fabbisogno fisiologico di grassi saturi nei primi anni di vita.

Dopo attente analisi l’Istituto Superiore di Sanità ha affermato che non ci sono correlazioni tra il consumo di olio di palma e l’insorgenza di malattie, bensì le patologie sono le stesse che possono essere causate dai comuni oli e grassi, come il burro.
Nel contempo, determinate fasce di popolazione quali bambini, anziani, obesi, pazienti con precedenti problemi cardiovascolari o ipertesi possono presentare una maggiore predisposizione, rispetto alla popolazione generale, a sviluppare determinate patologie.

Per tanto, si consiglia un regime dietetico vario e bilanciato, comprendente alimenti naturalmente ricchi di acidi grassi saturi – carne, latticini, uova -, ribadendo la necessità di contenere il consumo quotidiano di alimenti contenenti elevate quantità di grassi saturi.