mercoledì, 17 Dicembre 2025

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La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar

La scatola dei bottoni di Gwendy

La scatola dei bottoni di Gwendy, già il titolo di per sé è affascinante e poi aggiungiamoci che sono sempre stata una fan di Stephen.

E’ iniziato tutto alla fine delle scuole medie con Carrie e da allora va avanti. E’ vero che non tutti i suoi libri mi sono sempre piaciuti ed è anche vero che preferisco i suoi vecchi romanzi.

Sarà per questo che mi sono sentita attratta dal nuovo libro?

Ok, bando alle ciance.

La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar

La città è Caste Rock (oh sì gente è tornata!) tranquilla e anonima. Gwendy Peterson, dodici anni, presa di mira da un bullo perché cicciottella come ogni giorno corre la Scala del Suicidio.

Un giorno si accorge di un uomo che la guarda: tutto vestito di nero, alto, con gli occhi azzurri. Le chiede di avvicinarsi e Gwendy coscienziosamente diffida perché lui è un estraneo. Allora Mr Farris si presenta e le annuncia che la tiene d’occhio da un bel po’. Ha un regalo per lei.

Gwendy è decisamente più titubante che mai, quando però lui le mette in mano l’oggetto non vede l’ora di portarselo a casa.

La scatola dei bottoni: un dono che esaudisce molti desideri.

Farris sparisce e Gwendy va avanti, ben presto si renderà conto che il dono non è un semplice oggetto ed è un pesante fardello da portare.

La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar

Solitamente non amo le collaborazioni di King, quando scrive con altri autori perde gran parte del suo fascino. Questa è una delle rare eccezioni. Non c’è tutto il background di King, è vero, ma ve ne è molto.

Ho appena finito di leggere il libro e quindi posso dire due cose a fresco:

  1. è carino ma non bellissimo

  2. non vale il prezzo di copertina 17,90

Non è un romanzo è una storiella, che parte in modo promettente ma pare un po’ monca sul finale. Sì, manca qualcosa. E come Gwendy restiamo con un sacco di dubbi e domande.

Si apprezza la citazione iniziale di IT che stavolta non è un clown ma un uomo in nero (la Torre Nera?) e il ritorno a Caste Rock che per molti di noi ha un significato particolare (Stand by me).

C’è una costante tensione, una costante idea che verrà il peggio, che non viene, e che alla fine scopriremo anche noi cosa sarebbe successo sé…

Invece il racconto procede velocemente e finisce come tutti, compresa Gwendy, avevamo inizialmente sospettato.

Poteva essere migliore, peccato.

Ricomincio da noi: trama e recensione

Ricomincio da noi

Ricomincio da noi: non è mai troppo tardi per imparare a vivere.

Serata di relax: una delle mie preferite è al cinema. Sono riuscita a mettere insieme i codici Kinder e con i sudati biglietti, io e mio marito, ci siamo recati in un piccolissimo cinema.

Devo ammettere che il trailer non mi aveva fatto chissà quale impressione, un po’ noioso, una minestra riscaldata.

E invece?

Ricomincio da noi: la vita è un’arte

Vera Drake è una vera lady, paffutella, ricca e circondata dalla società per bene. Al cumine del trionfo del marito fa una scoperta scioccante.

Bif è una donna solare, disordinata, che va a ballare e passa da un flirt ad un altro.

Un giorno Vera piomba in casa di Bif e le due sorelle si ritrovano unite dopo tanti anni. Bif capisce subito che Vera ha perso la sua strada mentre Vera giudica decisamente troppo libertina ed inconcludente la vita della sorella.

Attorno a Bif gravitano diversi personaggi, fra cui Charlie che prende subito in antipatia Vera.

Charlie ha anche lui sulle spalle le sue dosi di lacrime e dolori ma a differenza di Vera riesce comunque ad andare avanti.

Chi sta vivendo davvero la vita? E’ Vera ad un certo punto a domandarselo. E’ davvero troppo tardi? Bif pensa di no e trascina la sua riottosa sorellina fra nuotate gelate, balli sfrenati ed amicizie inaspettate.

Ricomincio da noi: tipica commedia inglese

Decisamente è una tipica commedia dolce amara inglese e c’è davvero di tutto dentro.

Da un lato dolce perché attraversiamo bei rapporti, amicizie e amori inaspettati, rapporti che sembravano appassiti e poi in un attimo si riprendono. Ma anche amara perché la vita non riserva solo belle sorprese ma anche dolori e lacrime, solitudine ed incertezze.

Sì mi è piaciuto, forse un po’ troppo lungo.

Finding your feet” è il titolo originale che significa “rimettersi in piedi” e che è quello che in effetti ogni singolo personaggio deve fare.

Bravissimi Timothy Spall e Imelda Staunton che abbiamo già conosciuto in Harry Potter e fantastica Celia Imrie.

Decisamente consigliato!

Ikigai, l’arte della felicità giapponese: istruzioni per l’uso

Ikigai

Ikigai, l’arte della felicità giapponese: istruzioni per l’uso

La felicità, o meglio i metodi per trovarla, vanno ormai di moda. Prima c’era la tecnica danese Hygge, molto in voga recentemente ed ora si è passati al Giappone con l’ikigai.

Ma di cosa si tratta?

Ikigai, l’arte della felicità made in Okinawa

Ikigai, l’arte della felicità nasce ad Okinawa dove si pratica l’arte del vivere serenamente. Ikigai potrebbe essere tradotto come “una ragione per svegliarsi al mattino”. Il termine è formato da ikiru (vita) e kai (la realizzazione di ciò che si spera) ma può indicare anche genericamente la persona che si ama ed anche questa può essere una buona ragione di vita.

Ognuno ha la propria ragione per vivere, occorre trovarla. Come si fa? Attraverso una ricerca interiore. Trovare lo scopo della nostra vita ci aiuterà ad essere felici.

Per definire meglio l’ikigai potremmo dire che è l’intersezione tra quattro aspetti fondamentali della nostra vita:

  1. quello che amiamo
  2. ciò che gli altri amano di noi
  3.  le cose che sappiamo fare
  4. quello che possiamo fare per il mondo

L’armonia di queste cose porta la felicità e la soddisfazione nella nostra vita.

Ikigai, l’arte della felicità in 4 domande

Per intraprendere il percorso della ricerca dell’ikigai ci sono 4 domande a cui occorre rispondere:

  1. che cosa ami?

Cosa ti appassiona e ti piace fare? E’ una fonte motivazionale per te?

  1. Che cosa sai fare?

Tutti abbiamo una vocazione, devi scoprire qual è la tua?

  1. Qual è il tuo scopo nel mondo?

Quale credi che sia la tua missione verso gli altri?

  1. Che lavoro fai?

Ti piace veramente? Se potessi cambiarlo cosa faresti?

Ikigai, l’arte della felicità giapponese: libri

Per approfondire potete leggere “Trovare il senso della vita per essere felici” di Bettina Lemke

si può acquistare a questo link http://www.giunti.it/libri/salute-e-benessere/ikigai-il-metodo-giapponese/

O anche “Il metodo Ikigai. I segreti della filosofia giapponese per una vita lunga e felice” di Héctor García e Francesc Miralles, che si può acquistare qui 

La vedova Winchester: trama tra finzione e realtà

La vedova Winchester

La vedova Winchester è un nuovo horror tratto ovviamente da una storia vera. Stavolta davvero vera.

Uscito quest’anno, scritto e diretto da Michael e Peter Spierig, con protagonista Helen Mirren nei panni dell’ereditiera Sarah Pardee Winchester.

Dei fucili sicuramente ne avrete sentito parlare, sono i più famosi del mondo, ma sono davvero in pochi a conoscere la storia della famiglia Winchester. O meglio di ciò che fu dopo la morte di William.

La vedova Winchester: trama

1906: Sarah Winchester è la vedova di William, l’uomo che diventò famoso per i fucili di sua invenzione. La coppia ebbe una figlia che morì giovane ed altri da cui Sarah non si riprese più.

Morto il marito, Sarah si convince di essere maledetta dalle anime di tutte le persone morte proprio a causa del fucile. Una medium le suggerisce di costruire un’enorme casa per ospitare le anime e placarle.

Sarah dunque acquista una proprietà a San Jose in California dove fa costruire una gigantesca magione, la Winchester House. Per suo volere vi si lavora ininterrottamente 365 su 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.

Ma la società Winchester inizia a dubitare della sua sanità mentale, perciò viene convocato il dottor Eric Prince che deve valutarla.

Eric fa la conoscenza di Marion Marriot, una nipote, e suo figlio Henry che vivono nella casa con la vedova.

Eric ha un segreto, anche la casa ha un segreto e tutti sono coinvolti, Henry compreso.

La vedova Winchester: tra finzione è realtà

Film interessante, quanto meno si distacca abbastanza dall’ormai consolidato genere horror moderno di effetti triti e ritriti. Non so perché m’ha fatto pensare all’esorcista.

Parlavamo giustappunto di horror qualche giorno fa, fra amici, notando come ormai questo genere stia collassando. Trame tutte uguali, effetti prevedibili, finali prevedibili. Fatti in serie insomma. Su questo La vedova Winchester prende un po’ le distanze, forse perché c’era poco da inventarsi.

Come ogni volta vien sa chiedersi: quanto c’è di vero?

La casa è vera, le situazioni raccontate nel film sono per lo più vere. Ovviamente la parte di fantasmi e possessioni non si sa se sia vera oppure no.

Sarah era davvero convinta di essere perseguitata dai fantasmi e perciò ha realmente costruito una casa con tante stanze, bagni, scale che non portano da nessuna parte,porte che si aprono sui muri e via dicendo.

Una curiosità? La vedova Winchester era ossessionata dal numero 13.