venerdì, 19 Dicembre 2025

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Come riconoscere (ed evitare) i maniaci su internet

Credits: Independent

Il mondo dell’online è – purtroppo – sempre più preda di maniaci e pedofili: tantissimi, infatti, usano internet e i siti di incontri e social network per rubare informazioni sensibili, chiedere video e foto, fare proposte scomode e richieste alquanto bizzarre. E, dall’altra parte, tantissime sono le vittime, ogni anno di più. Si tratta per lo più di ragazze, adolescenti e giovani-adulte, ma crescente è il numero di donne in balia di account fake o molesti.

I potenziali pericoli del dating online sono venuti a galla in seguito al caso di Jason Lawrence, che ha violentato cinque donne e attaccato altre due dopo un incontro su Match.com. Il 50enne, che ha contattato migliaia di donne sul sito, tra cui le sue vittime, è stato condannato all’ergastolo. Ma, nonostante questo episodio, due esperti del settore dicono che non vi è alcuna necessità di rifuggire dal dating online e siti di incontri se vengono prese le giuste precauzioni: Nick Tsinonis, co-fondatore di Scamalytics, ha descritto una serie di consigli su come rimanere al sicuro durante l’interazione virtuale.

Mantenere le chat riservate al sito web o all’applicazione è molto importante per mantenere qualsiasi dialogo limitato ai servizi di messaggistica sul sito web. Se si mantengono conversazioni rigorosamente nel sito per i truffatori è impossibile molestare le proprie vittime, perché sanno che il portale è in grado di rilevare il loro comportamento. Si raccomanda inoltre di bloccare immediatamente qualcuno di sospetto e, inoltre, prendere tempo per conoscere qualcuno prima di incontrarlo di persona, in maniera tale da avere elementi a sufficienza prima di un contatto fisico: “Sempre tenere a mente che l’altra persona è un estraneo. Prendetevi il tempo per conoscere veramente qualcuno, e assicuratevi che lui o lei siano davvero chi dicono di essere”, ha dichiarato Nick.

Si deve scegliere sempre un luogo pubblico prima di qualsiasi incontro e bisogna naturalmente evitare di bere troppo al primo appuntamento.

I 10 giochi che ci fanno venir voglia di tornare bambini (FOTO)

credits photo: premioceleste.it

Quando diventiamo adulti, pian piano, abbandoniamo tutto ciò che da bambini ci rende felici e spensierati per sostituirlo con responsabilità, lavoro, studio, stress e impegni vari. Sarà per questo motivo che ogni volta che vediamo un gioco che ha caratterizzato la nostra infanzia abbiamo difficoltà a resistere. Quali sono questi giochi? Siamo sicuri che concorderete con noi.

Campana

credits photo: premioceleste.it
credits photo: premioceleste.it

Una campana disegnata con il gesso per terra, magari davanti ad una scuola elementare. Non importa se abbiamo i tacchi, un tailleur, giacca e cravatta. Resistere sarà difficilissimo, quasi impossibile, e probabilmente ci ritroveremo a saltellare su un piede cercando di non cadere.

Nascondino

Da bambini ci abbiamo giocato tantissimo. Ora nascondersi dietro una tenda, sotto un tavolo o dentro un armadio diventa un po’ difficile. Ma il desiderio di fare ‘tana libera tutti’ alle spalle del nipotino o del cuginetto di turno rimane.

Barbie

credits photo: dezeen.com
credits photo: dezeen.com

Quando eravamo piccoline inventavamo i miglior romanzi e le miglior storie d’amore che avevano come protagonisti Ken e Barbie. Oggi che siamo cresciute vorremmo di nuovo comprare tutte le edizioni di Barbie ma per un diverso motivo: vestirle e cambiare i loro look a nostro piacimento.

Gonfiabili

Lo scenario tipico è questo: festa di compleanno del cuginetto, nipotino o fratellino ambientato in un parco giochi pieno di gonfiabili. La sofferenza è altissima perchè nella nostra mente ci immaginiamo a salire e a scendere in continuazione dai giochi ma nella realtà siamo costretti a mantenere un comportamento dignitoso.

Colori

credits photo: ediliziainrete.it
credits photo: ediliziainrete.it

Anche se non tutti sanno disegnare, tutti (o quasi) amano i colori. Poco importa che siano pastelli, pennarelli, tempere o acquerelli. Non vorremmo far altro che passare la giornata a colorare e disegnare. A questo fortunatamente compensano gli album anti-stress che ci forniscono una buona scusa.

Molle

Avete presente quelle molle giganti in cui si possono passare ore a saltare? Sono progettate per bambini, ma ogni volta vorremmo salirci anche noi adulti.

Gokart

credits photo: youtube.com
credits photo: youtube.com

La mania per i gokart non passerà mai. Anche quando avremo 99 anni la voglia di farci un giro sopra sarà identica a come quando eravamo bambini.

Crystall ball e bolle di sapone

Non c’è un adulto sulla faccia della terra che almeno una volta non abbia comprato crystall ball o bolle di sapone per giocarci. In alternativa sono state rubate ad un bambino, ma il risultato non cambia.

Gira la moda

credits photo: ilsotterraneodelretronauta.wordpress.com
credits photo: ilsotterraneodelretronauta.wordpress.com

Da bambine lo adoravamo e ci faceva sentire delle stiliste professioniste, da adulte non possiamo fare a meno di giocarci ogni volta che ce lo troviamo davanti. Ovviamente di nascosto e senza ammetterlo mai.

Pallone

Il pallone è un gioco che non ha età. Da adulti però lo dimentichiamo in un angolo, almeno fino a quando non arrivano feste come Pasquetta o Ferragosto. In quel caso tutta la nostra voglia di correre viene ripristinata. Calcetto, pallavolo, palla avvelenata: saremo competitivi in tutte le gare.

I momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non potrà mai capire (FOTO)

Gli inglesi parlano meglio di noi. Per esempio, per dire “imparare a memoria” dicono “to know by heart”. Pensiamo ad una poesia, impararla non vuol dire azionare starmi meccanismi della nostra memoria, impararla vuol dire fissarla nel cuore. E poi loro “ciclo mestruale” – che già solo la parola è un programma – lo chiamano “period”. Sì, e fanno bene. Perché quei giorni là sono così importanti e pesanti ed estenuanti e stressanti che sono un grande, grandissimo periodo no che capita a noi donne una volta a mese.

Per cui, alla fine di tutta questa vita, un premio dovremmo meritarcelo. Perché in 7 giorni al mese nella vita di un uomo non succede proprio nulla, perché il tempo scorre veloce, si lavora, si mangia, si dorme, si vive. Per le donne no. In quei 7 giorni nella vita delle donne si possono conoscere così tante emozioni che se si scontrassero provocherebbero un disastro, un rumore più forte del big bang.

In quei giorni siamo felici, poi però arrabbiate, poi sudiamo e siamo stressate, abbiamo sempre fame ma non vogliamo ingrassare e il non poter mangiare una tavoletta di cioccolato intera ci fa infuriare. In quei giorni i rapporti di amicizia sono messi a dura prova dalla nostra acidità e dalle nostre risposte sgradevoli e scortesi. La nostra vita di coppia risente particolarmente del nostro malumore, che potremmo mollare l’amore da un minuto all’altro.

Ma soprattutto, sette giorni non durano esattamente 168 ore, durano, più o meno, sette anni; perché i giorni di “period” non passano mai. Durante questa settimana il bicchiere lo vediamo sempre mezzo vuoto. La festa della donna è ogni giorno, anche solo per il fatto che sopportiamo cose che gli uomini non potrebbero mai capire. In effetti durante l’anno noi donne sappiamo anche essere normali, sappiamo controllarci e ed essere carine: sono quei 7 giorni che ci distruggono dentro e fuori.

Ci sono dei momenti durante il nostro ciclo mestruale che gli uomini proprio non comprendono.

1. Quando vediamo cibo spazzatura


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Il cibo spazzatura è una sfida quotidiana. Come quando sentiamo per strada l’odore delle patatine fritte, o vediamo le ciambelle glassate che ci rendono le braccia tra le vetrine delle pasticcerie. Di solito sappiamo contenerci, libere nelle nostre scelte sappiamo dire no a quel cibo fatto male. Di solito, non sempre. Quando siamo in piena crisi da ciclo siamo pronte a tutto, anche a tracannarci Bocconi di duemila calorie l’uno. Abbiamo la necessità di mangiare tutto quello che sia grasso e che faccia male ma che sia buono.

2. Quando guardiamo una pubblicità


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Il ciclo mestruale non ci fa diventare mostruose a livelli paranormali. A volte ci fa anche essere estremante pronte al pianto, con la lacrima facile. Normalmente di fronte ad una pubblicità mediamente noiosa s banale rimaniamo imperturbabili, a tratti annoiate. Ora, immaginiamoci una pubblicità con dei cuccioli di animale o di uomo. Con ogni probabilità una donna sotto ciclo di fronte a questo eccesso di dolcezza, verserà tante lacrime che nemmeno quelle versate durante il Titanic potranno superarle.

3. Cosa succede di notte


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Di notte siamo molto sensibili. E se nei giorni “normali” riusciamo a dormire sonni sereni, quando siamo prede del ciclo mestruale, di notte ci passa tutta la nostra vita davanti agli occhi. E pensando a tutto quello che abbiamo fatto, male e bene, a quello che avremmo potuto fare, dire, non fare, non dire, passiamo tutta la notte sveglie. E la mattina dopo ci arrabbiamo perché abbiamo le occhiaie più profonde della storia.

4. Quando dobbiamo sopportare chi ci sta antipatico


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Solitamente siamo molto tolleranti, sopportiamo in silenzio, ci sforziamo di capire. La verità è che il litigio è molto femminile e anche l’insofferenza. In quei giorni lì siamo assolutamente insofferenti e se una persona che proprio non sopportiamo ci infastidisce, vorremmo distruggere qualcosa, vorremmo manifestare tutta la nostra antipatia. Iniziamo a brontolare, ad alzare gli occhi al cielo, a sbuffare.

5. Quando dobbiamo fare la lavatrice


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Noi donne siamo programmatrici nate. Sappiamo fare più o meno tutto, e sappiamo farlo bene. Sappiamo benissimo, per esempio, quando fare la lavatrice. Durante il periodo mestruale cambia qualcosa. Lasciamo che i panni sporchi si accumulino nel cesto fino a creare un K2 di vestiti, o una Torre di Pisa che pende e poi alla fine, questa sì, va giù. Siamo stanche e rimandiamo.

6. Quando dobbiamo parlare a telefono con i nostri parenti


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
La calma che ci contraddistingue durante tutto l’anno, o quasi, quando siamo nel “period” la perdiamo del tutto. E le conversazioni al telefono con i attenti ci sembrano interrogatori interminabili fatti di domande assurde e richieste inaccettabili.

7. Quando dobbiamo rispettare una scadenza


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Una caratterista femminile è la precisione. Rispettiamo le consegne, siamo instancabili, riusciamo a dormire poche ore e ad essere sempre attive. Tranne in quel periodo. Rispettare una scadenza ci sembra un’impresa impossibile. Il sonno ci occupa tutti i neuroni inscatolati, sentiamo il bisogno incessante di dormire; indugiamo, temporeggiamo, rimandiamo. E quindi la scadenza, alla fine, scade e noi ci arrabbiamo. Tutto per colpa di sette giorni al mese.

8. Quando starnutiamo


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
Qui è la parte divertente, per gli altri, certo non per noi. Quando starnutiamo e siamo in pieno ciclo mestruale avvertiamo una sensazione difficilmente assimilabile a qualsiasi altro fenomeno naturale. Superiore a qualsiasi onda che urta contro gli scogli, a qualsiasi tempesta esotica, a qualsiasi uragano. È un’esplosione di colore.

9. Come ci sentiamo nei vestiti


momenti durante il ciclo mestruale che un uomo non può capire
I tuoi vestiti preferiti, quelli che quando li indossi pensi a quanto siano favolosi e a quanto tu stia bene, in quei giorni diventano improvvisamente i tuoi peggior nemici. È vero, ci guardiamo allo specchio e vediamo una particolare specie di balenottera in via di estinzione. Vediamo i bottoni del cappotto che chiedono pietà, i jeans che ci stringono in vita, la maglia a collo alto che non copre il doppio mento. Ci vediamo assolutamente brutte, senza mezzi termini. E ci arrabbiamo perché se quelli erano i nostri vestiti preferiti, gli altri saranno proprio una delusione.

Vecchiaia più vivibile grazie ai robot

Credit: Disney

Dal piccolo C-3PO di Guerre Stellari fino ad arrivare al gigantesco (ma irresistibile) Baymax, la nostra ossessione per i robot potrebbe avere, in un futuro non troppo lontano, dei risvolti più che mai pragmatici. Stando al parere degli esperti, infatti, simili automi potrebbero essere all’ordine del giorno un domani, soprattutto per quanti andranno in pensione.

La psicologa e ingegnera Jenay Beer ha rivelato, di recente, quanto prossima sia l’industria a far sì che questo tipo di ipotesi diventi realtà: “Immaginatevi all’età di 75 anni. Cosa vi augurate di star facendo? Giocare a golf? Giocare coi vostri nipoti? O, magari, girare il mondo?”.

Sono numerosi gli aspetti positivi dell’invecchiamento, ma ce ne sono anche di negativi. E, per alcuni di noi, le rughe sono l’ultima delle preoccupazioni. Potremmo non essere più in grado di muoverci troppo agevolmente, così come potremmo non vederci e non sentirci troppo bene. Potremmo dimenticarci dove mettiamo il cellulare o le chiavi della macchina, anche”.

La Beer, a partire dalla sua esperienza personale coi suoi defunti nonni affetti da demenza senile, ha incentrato la sua riflessione su quanto le loro vite avrebbero potuto essere diverse se fossero vivi oggi: “Il loro invecchiamento sarebbe stato completamente diverso: sarei stata in grado di contattarli su Skype o su FaceTime. Tutti noi potremmo accettarci delle loro condizioni di benessere tramite rilevatori elettronici dei valori di salute, le cui informazioni sarebbero accessibili online. Tutto funzionerebbe in un altro modo grazie alla tecnologia esistente”.

Ma, come lei stessa ha fatto notare, questo potrebbe accadere solo se la tecnologia venisse progettata avendo in mente degli adulti più anziani: “Tra 40 anni ci saranno 1,8 miliardi di persone anziane… Gli ingegneri elettronici hanno, in questo senso, la chiave per migliorare la qualità della vita della gente in età avanzata. Talvolta, persino per salvargliela”.

Passi da gigante, del resto, sono stati fatti nel campo degli studi relativi alle interazioni tra esseri umani e robot: “Quando cominciai a inserirmi in questo campo, la prima domanda che avevo in mente fu: ‘Cosa dovrebbe fare un robot per un anziano?’. All’epoca, conducemmo dei focus group in cui discutemmo di un automa chiamato PR2 – Personal Robot 2”.

Il PR2 è un manipolatore mobile, un robot che può, cioè, muoversi in una stanza e spostare oggetti utilizzando le sue braccia e le pinze di cui dispone come mani. Conducendo una serie di interviste a persone di una certa età, la Beer e il suo team scoprirono che, dal loro punto di vista, un robot gli sarebbe potuto essere utile per pulire casa, sollevare mobili troppo pesanti, trovare o spedire oggetti.

Il PR2 non risultò, tuttavia, perfetto: gli intervistati chiesero informazioni circa le dimensioni del robot (un gorilla di più di 180 kili) e restarono perplessi in merito alle mansioni che ci si aspettava che avrebbero dovuto ricoprire. “Spedire un pacco di farmaci era visto come un compito accettabile da assegnargli, non altrettanto invece quello di prendere delle decisioni relative alla medicazione”.

Una circospezione riecheggiata, in seguito, in numerosi altri studi: anche in interviste compiute successivamente da altri gruppi di ricercatori, altri anziani dichiararono che sarebbero stati felici di lasciarsi dare una mano dai robot, ma senza lasciargli troppo il controllo delle proprie vite.

La gente di una certa età – dice S. Shyam Sundar, tra gli autori dello studio in questione – vorrebbero che i robot avessero un ruolo passivo. Non gli dispiacerebbe se fossero loro amici, ma restano comunque preoccupati della perdita di controllo a cui andrebbero incontro”.

Un atteggiamento, questo, dovuto in gran parte al modo in cui i media dipingono gli automi, come in ‘I, Robot’, pellicola in cui i robot cercano di distruggere la razza umana. “La più grande influenza è, in questo senso, proprio quella del loro immaginario circa i robot, modellato chiaramente su quello che i media mainstream mostrano in proposito”.

Eppure, pur tenendo conto di queste preoccupazioni, certi automi già vengono utilizzati in tutto il mondo in numerosi casi, come per esempio l’educazione di bambini con esigenze particolari. Secondo Justin Walden, co-autore di quest’ultimo studio, perciò, integrare i robot nella vita della gente anziana potrebbe essere un grosso passo in avanti.

La Beer, nello specifico, riferisce di un particolare tipo di robot chiamato ‘Telepresenza’, dotato di audio e video bi-direzionali e di una base mobile che gli consente di spostarsi agevolmente per tutta la casa. “Provate a concepirlo come una specie di Skype su ruote: Telepresenza può mettere in contatto le persone. Immaginate una nonna di casa ad Atlanta i cui parenti vivono da tutt’altra parte: con Telepresenza potrebbero tranquillamente chiamarla e proporle di farsi una passeggiata insieme. O anche un nonno che vive in una zona rurale non raggiungibile fisicamente da un medico: il dottore potrebbe, tramite Telepresenza, visitarlo in remoto”.

Chiaramente la Beer non ignora assolutamente il fatto che la presenza umana resta, ad ogni modo, insostituibile. Eppure, introdurre i robot nelle nostre vite è, stando alle sue parole, inevitabile: “I robot stanno per arrivare e voi finirete col trovarli utili, se non indispensabili. Grazie a loro anche la concezione della vecchiaia potrebbe cambiare e diventare un’esperienza del tutto nuova ed esaltante”.