mercoledì, 17 Dicembre 2025

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EroticSmartPhone, la nuova app del sesso

www.letitwine.com

Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato: sono riusciti a toglierci il sesso. Di cosa parlo? Ma della nuova app che promette emozioni ‘strong’, del tutto simili a quelle provate durante l’atto sessuale. Roba da nerd? Certamente, ma vale la pena curiosare anche se solo per una volta.
EroticSmartPhone è una trovata decisamente singolare, e rigorosamente 2.0: basta toccare lo schermo del telefonino e il software trasforma automaticamente il movimento delle dita in gemiti e sospiri, dando inizio a un vero e proprio rapporto (finto) con un partner virtuale.

Il suo inventore, che si chiama Francesco Raco, viene da Torino e ha 39 anni, ha dichiarato:
Quando l’utente tocca o muove il telefono, i suoi movimenti vengono rielaborati in suoni e immagini, in carezze e fremiti che attengono al comportamento sessuale di persone in carne e ossa. È il concetto dell’intelligenza artificiale trasferito nel mondo degli smartphone. Sotto certi aspetti, con adeguate variazioni sul tema, potrebbe essere utilizzato anche per insegnare l’educazione sessuale nelle scuole‘.

L’invenzione di una app ‘sessuale’ era solo questione di tempo: con essa sarà possibile conoscere ed apprendere le basi del sesso direttamente dallo smartphone. Che sia una trovata geniale o una cosa di dubbio gusto, ancora non sono riuscita a capirlo: saranno gli utenti del web a decidere se EroticSmartPhone sarà un successo oppure no.

10 biglietti di San Valentino per coppie con senso dell’umorismo (FOTO)

Credits: boredpanda.com

San Valentino mette alla prova tutti: i single perché single, le coppie perché si è combattuti su principalmente questi dubbi amletici: cedere e festeggiare la festa più commerciale di sempre incorrendo in un salasso finanziario, oppure non festeggiarla rischiando si far arrabbiare il/la partner?

La soluzione è semplice e sicuramente poco dispendiosa: regalare alla propria metà un biglietto divertente in cui si prende un po’ in giro San Valentino, non rinunciando però a ricordare a chi ci sta accanto quanto l’amiamo.

Noi di Blog di LifeStyle ne abbiamo raccolti 10 realizzati dall’artista Julie Ann che possiede un negozio su Etsy, da cui trarre ispirazione. Ricordandovi che un regalo fatto con amore e con le proprie mani, supera qualsiasi scatola di cioccolatini e ridicolizza ogni pupazzo a cuore formato extra large.

1. Tu sei la cosa che preferisco fare

Credits: boredpanda.com
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2. Sono così felice che tu sia strano quanto me

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3. Ti ringrazio per tutte le volte che fai finta di ascoltarmi

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4. Ti amo lo stesso

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5. Ti amo tanto quanto amo il cane (quasi)

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6. Sono così felice che ci siamo ubriacati e abbiamo fatto sesso

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7. Sei il mio marito preferito

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8. Sei la mia Persona

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9. Sento ancora le farfalle nello stomaco

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10. SorryNotSorry

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Sfruttamento minorile e produzione turca: facciamo chiarezza

Credit: www.pepperchic.com

Che dietro alla produzione di abbigliamento e scarpe si nasconda il dolore e lo sfruttamento di bambini e persone in gravi condizioni umanitarie non è una novità.
È terribile, è disumano, è intollerabile, eppure in ogni nostro passo, così come in ogni nostro outfit c’è un po’ di quello che siamo i primi a condannare senza fare niente.

Diverso è il discorso per tre blogger norvegesi che, nel 2014, hanno vissuto in prima persona la realtà della produzione di massa in Cambogia, adattandosi alle condizioni che gli operai sono costretti a subire nei laboratori tessili ogni giorno della loro vita. Condizioni che si ripetono da anni anche in Bangladesh, Cina e in Turchia, appunto.

Con grande dispiacere ci siamo resi conto che la questione continua e nemmeno noi siamo disposti a fermarci.

Prima di continuare è utile informare i lettori che, spesso, la casa madre e la produzione non collimino nelle intenzioni e che i fornitori o i titolari di produzione abbiano poco o nulla a che fare con la politica del marchio, che dovrebbe sì verificare le condizioni dei suoi lavoratori – anche se indiretti – ma che, sovente, per questioni logistiche non riesce a certificare il regolare svolgimento legato alla produzione.

Vediamo di far chiarezza, però, sui brand coinvolti e sulle manovre che gli stessi hanno deciso di adottare, una volta venuti a conoscenza delle pratiche alienanti in uso nelle fabbriche turche.

Se possiamo spezzare una lancia per i due marchi sotto accusa per sfruttamento, H&M e Next, questi sono stati gli unici a denunciare pubblicamente la presenza di rifugiati e bambini siriani all’interno dei laboratori tessili, ma molte altre sono le firme che ne usufruiscono senza nulla dichiarare – almeno stando alle parole della Bhrrc – come Burberry, Adidas, Marks & Spencer, Topshop e Asos.

Il report della ong “Business and Human Rights Resource Centre” (Bhrrc) ha dichiarato che, nonostante lo smascheramento delle condizioni presenti oggigiorno nelle fabbriche, sono ben poche le marche disposte a prendere provvedimenti seri e diretti al riguardo.

Ricordiamo che la situazione vede centinaia di migliaia di rifugiati siriani – tra i quali adulti e bambini – sfruttati nell’ambito della produzione di abbigliamento sia per marchi meno cari, che per marchi più facoltosi.

Tralasciando il numero di ore lavorate, che va dalle 16 alle 18 al giorno, e che quindi esclude la possibilità di un riposo effettivo, ciò che più impressiona sono i requisiti sanitari del tutto inesistenti e il ripetersi di violenze fisiche che si verificano costantemente, senza che nessuno muova un dito; oltre al salario che non supera i 100€ mensili.

Riuscite a immaginare da soli cosa voglia dire scappare da un conflitto spaventoso, per essere “accolti” in questa maniera del tutto disumana. Affermare di cadere dalla padella alla brace è ben poco.

Sulla base di queste terrificanti scoperte, la Bhrrc il mese passato ha richiesto a 28 grandi marchi di verificare le realtà dei loro fornitori e mettere in pratica i provvedimenti per fermare questo scempio umano.
Di queste, come già abbiamo detto, solo H&M e Next sono state disposte a prendere provvedimenti seri, quali il reinserimento dei minori in campo scolastico, con il conseguente supporto economico alle famiglie coinvolte, ma per il resto dei concorrenti tutto tace.

A meno di Primark, che ha ammesso di aver trovato siriani adulti lavorare per i suoi fornitori, tutte gli altri marchi come Adidas, Burberry, Nike e Puma hanno comunicato di non aver alcun siriano tra gli operai impiegati nella produzione. Ci crediamo?

In seguito anche ai colloqui avvenuti con l’Unione Europea lo scorso Gennaio, la Turchia ha garantito di concedere ai profughi e ai rifugiati la base per delle condizioni di lavoro a norma, così da debellare il nero fatto di sfruttamenti, paghe irrisorie e manodopera minorile.

Nella speranza che un giorno tutto questo possa finire, vi invitiamo a seguire le vicende siriane, perché tutti sappiano ciò che quest’epoca ha malvagiamente riservato per loro.

Cosa compro con 1 dollaro in giro per il mondo?

Credit: http://www.marieclaire.it/

Se, come me, siete del tutto incapaci di calcolare con un’approssimazione anche sommaria il costo della vita nei paesi dove andati in vacanza, ecco che Lonely Planet ci viene incontro stilando una lista delle cose acquistabili con un dollaro in tutto il mondo.

Il big delle guide per viaggiatori, con semplici esempi comprensibili anche dai più pigri, ha semplificato la questione della valuta, aiutando i travelers a rendersi conto delle spese che andranno ad affrontare in base alla tappa prescelta.

Per la maggior parte degli equivalenti di un dollaro troviamo cibo e bevande, e la scelta è molto calzante, in quanto uno dei primi pensieri quando si decide di partire è proprio dedicato alla spesa per le vivande.

L’evento internazionale Expo ci ha dato un’idea dei piatti tipici appartenenti ad ogni luogo che non sia l’Italia; per questo per questo non possiamo fare che ringraziarlo – e anche se siete stati fortunati e avete fatto in tempo a finire la fila per il padiglione del Kazakistan e del Giappone – ma questo non ci impedirà di prendere l’aereo e partire.

Quindi mano alla guida e vediamo cosa possiamo comprare nel caso ci ritrovassimo con il corrispondente di 1$ in tasca.

A Budapest – bellissima, romantica e luminosa – si possono compare 4 piccole mele. E piccole non è un aggettivo infilato a caso, le mele lì sono veramente di dimensioni ridotte.

In Croazia, con un Washington, potrete gustarvi un gelato. Per quella cifra, facciamo due, dai.

In Egitto e in India, a quel prezzo, potrete acquistare un pasto completo a base di riso o spaghetti, con tutti i condimenti del caso, mentre alle Faroe Islands – beati i fortunati che stanno pianificando di andarci – solo un pacchetto di Big Bubble.

In Francia si avrà accesso solo a nemmeno la metà di un caffè di Starbucks, mentre per gli appassionati del Sud Est Asiatico, nelle Filippine si potranno godere 45 minuti di massaggio plantare, che con quello che ci sarà da camminare e vedere, sarà più che gradito.

E l’Italia?

In questo caso Lonely Planet ha decisamente tirato a caso. Un dollaro per una bottiglia di vino scadente?
Ma per chi ci hanno preso? Forse si riferiscono all’aceto?
Più appropriato invece l’equivalente per 6 bottiglie d’acqua o 1 kg di spaghetti.

Ora mano alle immagini e decidiamo la prossima meta.