martedì, 16 Dicembre 2025

Costume & Società

Home Costume & Società Pagina 423
Notizie e tendenze sulla società, sul costume, sull’opinione pubblica e sul cambiamento generazionale

Giocare a calcio, ad essere incoraggiati sono solo i figli maschi

giocare a calcio

Il calcio è da sempre considerato uno sport per uomini, non solo nel praticarlo ma anche da seguire o tifare. Di conseguenza, giocare a calcio per le ragazze non è mai stato visto di buon occhio. Le cose però cominciano a cambiare, soprattutto nei paesi anglosassoni come Regno Unito e Stati Uniti dove ormai a giocare a calcio sono sempre più le donne che amano molto questo sport tanto da essere diventate anche tifose molto accanite.

Certo è che per diversi motivi, i genitori soprattutto i padri, incoraggiano solo i figli a maschi a praticare il calcio come sport da piccoli. Le bambine sono indirizzate verso altre discipline. Una ricerca realizzata da “Football Association” ha rivelato che il calcio si trova solo al settimo posto tra gli sport che i genitori consigliano alle figlie femmine, preceduto da attività come l’atletica, nuoto, ginnastica, tennis ed altri ancora. Giocare a calcio però rimane sempre al primo posto tra gli sport che i padri consigliano ai figli maschi. Ma perché continua questa disparità? I padri interrogati a riguardo hanno risposto per il 25% che ritengono questi sport più adatti alle loro figlie. La stessa percentuale ritiene che siano le loro figlie a non essere interessate al calcio. Preoccupante la risposta del 20% degli intervistati che ritiene ancora che giocare a calcio non sia adatto alle donne perché è uno sport da uomini ed è poco femminile.

Dopo i risultati della ricerca, la Football Association, ha deciso di lanciare la campagna “We can play” per incoraggiare le ragazze a giocare a calcio evidenziando gli ostacoli che ancora si devono affrontare per intraprendere questo sport compreso la mancanza di sostegno da parte dei genitori.
Secondo Kelly Simmons, responsabile calcio femminile della Football Association, la percezione sul calcio femminile sta lentamente cambiano ma bisogna continuare su questa strada per eliminare i pregiudizi che ancora ci sono. In Italia del resto, solo poche settimane fa, il Presidente della Lega nazionale dilettanti era stato costretto alle dimissioni dopo una frase molto infelice sulle protagoniste del calcio femminile. Nel nostro paese c’è ancora tanta strada da fare su questo argomento.

Sara Tommasi pentita: cancellerei tutto (FOTO)

credits photo: ilgiornale.it

Nelle ultime settimane ci ha abitutati a vederla sempre al limite degli eccessi. Quella che invece si rivela in una intervista al Corriere della Sera è un’altra Sara Tommasi, pentita degli errori commessi nella disperata ricerca di un po’ di fama.

Appare stanca, con i capelli stopposi e il viso gonfio. Ha ripreso le cure che aveva interrotto nell’ultimo periodo, affermando che per chi è bipolare è difficile reinserirsi nella vita degli altri. Parlando della relazione con Diprè ammette che è ormai acqua passata. Per Diprè aveva preso una sbandata e i suoi genitori non lo accettavano.

credits photo: corriere.it
credits photo: corriere.it

La Sara dei video di Diprè, dice, non era lei. Era solo in cerca di un po’ di pubblicità, come assicurava ai nonni, e quel che diceva non la rappresenta. In fondo, diventare famosa era un suo desiderio sin dall’età di 14 anni e, alla fine, c’è riuscita, anche se non nel modo che voleva. Scandali, porno e fidanzati sbagliati: potendo la Tommasi cancellerebbe tutto con un colpo di spugna.

Nonostante quello che è accaduto Sara Tommasi non smette di sognare, vuole una famiglia e spera di ottenerla con qualcuno che ha perdonato tutti gli eccessi con Diprè e che le sta offrendo un futuro migliore.

La vendetta degli ex (FOTO)

La storia è sempre la stessa. Una ragazza e un ragazzo si conoscono, fanno amicizia, iniziano una relazione mettendosi insieme. E poi niente, d’un tratto i due si lasciano. Capita. Lui rompe la relazione perché ha incontrato un’altra donna. E lei cosa fa? Si vendica, ovvio.

Allora qui il copione si diversifica, c’è chi ci mette una pietra sopra, e si vendica con l’indifferenza, e poi c’è chi si vendica proprio al 100%. E queste storie sono talmente fenomenali da fare il giro del web, sopratutto per la loro originalità. C’è chi ha inondato il sistema di ricerca delle immagini di Google con le foto del ex, e chi invece si è dedicato completamente alla “condivisone dei beni”. Nel vero senso della parola, cioè tagliando ogni cosa dell'(ormai)ex a metà.

Sì, è una storia vera. Tutto è iniziato da un innocuo quanto inopportuno “Senza di te Laura sono un uomo a metà”, e allora, secondo l’utente tedesco der.juli, è giusto che sia così. Per questo ha deciso di tagliare, munita di sega a nastro e taglierino, tutti gli oggetti del compagno. Dal peluche, al divano e perfino l’automobile. Non contenta, der.juli, ha anche messo in vendita su eBay i beni condivisi, ovviamente a una cifra ridicola: ha venduto metà automobile a 2 euro.

Una vendetta davvero divertente, e di precisione chirurgica. E a riguardo la nostra curiosità non si è placata. Cos’ha pensato il povero uomo lasciato? Sarà stata felice Laura? O sarà stato più divertente progettare la vendetta che vederla realizzata?

[Credit photos:Iberpress]

L’abitudine di controllare i social ci rende infelici

Credits photo: pubblicomnow-online.it

Sono bastati pochi anni perché il mondo diventasse completamente social e ancor meno perché si usassero questi strumenti come mezzo di paragone, rendendo così la maggior parte delle persone infelici e questo lo sanno bene soprattutto i millennials. Ma piuttosto che impiegare energie per compararci agli altri, perché non ci concentriamo sulla nostra personalità e tiriamo fuori il meglio di noi stessi?

La teoria del paragone social dimostra che spesso e volentieri determiniamo il nostro valore usando come metro di misura gli altri. Niente di più sbagliato. Se è già vero che ogni persona si distingue per esperienze e modi di fare, altrettanto giusto è ricordare che oggi chi sta sui social presenta gli attimi migliori della sua vita, ma mai ogni istante della sua quotidiniatà.

Tutti piangiamo, discutiamo, abbiamo momenti no e se questi non appaiono su Facebook, ad esempio, è perché a nessuno piace condividere il dolore con gli altri, specialmente se sconosciuti, ma tutti amiamo mostrare quando siamo felici.

Ed è proprio questo il problema. Aprire i social in un momento di confusione e tristezza è la peggior cosa da fare: ci si sente ancora più infelici e si pensa che gli altri siano un successo mentre attribuiamo a noi stessi il fallimento.

Stessa cosa succede con Instagram. Le persone possono ricorrere a 20 filtri diversi prima di pubblicare una foto che già riflette solo una parte bella della propria vita.

Ma il vero problema non sta tanto nel guardare ciò che fanno gli altri – è dalla notte dei tempi che questo succede – ma nel sentirsi infelici di fronte al successo altrui.
Ci preoccupiamo così tanto dei mezzi, dell’apparire, del mostrare chi vorremmo essere, che se dovessero chiederci chi siamo, probabilmente non sapremmo rispondere. Ecco perché il nostro approccio ai social dovrebbe cambiare completamente. In fondo lo scopo della tecnologia dovrebbe essere quello di rendere la vita più semplice, e non di aggiungere ulteriori drammi a quelli che già viviamo.

Ad essere colpite maggiormente da questo fenomeno, secondo gli scienziati, ovviamente sono le donne. Sono loro che spesso e volentieri diventano invidiose persino di amici che conoscono da una vita.

Ebbene, come afferma la psicoterapista Daniela Tempesta, “l’arte di ciò che rende la vita fantastica e interessante è imparare dal talento degli altri. Invece di cercare di essere uguali o meglio degli altri, usate le vostre energie per essere la migliore versione di voi stessi”.

Si dovrebbe perciò iniziare a comprendere che dietro ogni successo stanno sacrifici e che se siamo insoddisfatti delle nostre vite, è il momento di rimboccarsi le maniche e migliorare quel che non ci piace, magari prendendo una delle persone che tanto ammiriamo come nostro modello. In fondo, la depressione di fronte ai social, è il frutto di un’infelicità interiore, che si può assolutamente abbattere. Da ricordare infine che la maggior parte delle persone che cercano consenso sui social con foto strepitose o frasi ad effetto riprese da libri che non hanno mai letto, nella vita reale sono esattamente come ognuno di noi.