domenica, 5 Maggio 2024

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Tori Spelling in quarantena, sintomi dell’ebola

Tori Spelling, alias Donna in Beverly Hill 90210 è stata messa in quarantena, insieme al marito Dean McDermott e ai suoi figli perchè arrivata al pronto soccorso con gli stessi sintomi del virus Ebola, che sta spaventando il mondo in questo periodo.

Una fonte delgiornale britannico ha affermato: “Ha tossito e ha avuto febbre da più di sette giorni, ma si è sempre rifiutata di vedere un dottore. Ha proseguito a registrare il suo show e insieme al marito Dean non ha pensato ad altro se non al party di compleanno della figlia Hattie. Dean, poi, ha insistito affinché lei andasse al pronto soccorso per una visita”

Ma qui un’equipe medica ha ritenuto opportuno mettere in quarantena sia l’attrice che il marito con i figli, per precauzione, essendo i sintomi anche caratterizzanti dell’Ebola.

Tori Spelling era tornata da poco con il marito Dean, a seguito di una crisi matrimoniale, dovuta ai tradimenti di lui anche, e ultimamente aveva dichiarato alla stampa di essere fiera dei progressi e dei cambiamenti su cui stava lavorando suo marito per recuperare il loro matrimonio.

L’ultimo aggiornamento nel tardo pomeriggio ha confermato che l’attrice si trova ancora in ospedale, sta ricevendo le cure dovute, sebbene sembra che non abbia contratto il virus dell’ebola.

Possono tirare un sospiro di sollievi i fan di Tori che sono stati tutto il giorno con il fiato sospeso per le condizioni di salute della bella attrice.

Ecco come sarà Pasqua 2014 per gli italiani

Credit: www.lostivalepensante.it

Manca una settimana a Pasqua e ancora non si sa come sarà il tempo. Sappiamo però che durante la Settimana Santa è previsto un arrestamento dell’anticiclone in Atlantico, e ciò significa che ci sarà un peggioramento delle condizioni meteo.
Instabilità a Nord Est, nelle regioni centro meridionali e sulle Isole Maggiori, con qualche possibile acquazzone. Al Sud invece dovrebbe esserci un miglioramento delle condizioni meteo: cielo sereno e rialzo delle temperature.

E se ancora è troppo presto per avere indicazioni più precise sul meteo, possiamo però dire – dati alla mano – che le abitudini degli italiani per festeggiare la Pasqua sono cambiate radicalmente.
Se prima tutti sfruttavano questi giorni di ponte per poter fare una vacanza o per poter visitare qualche città d’arte, oggi come oggi sono solo 13 milioni gli italiani adulti che, tra Pasqua, 25 aprile e primo maggio, si metteranno in viaggio. Esatto, più di 8 italiani su 10 trascorreranno la giornata tra le mura domestiche. Questa Pasqua 2014 si classifica tra le più casalinghe degli ultimi decenni.

Sarà, dunque, poco sfruttato per il turismo il ponte primaverile di fine aprile. Ci sarà chi approfitterà delle feste per una gita fuori porta – sperando sempre che il tempo regga – come nella tradizione di Pasquetta, ma solo pochi partiranno per più giorni, e l’80% di chi lo farà resterà nei confini nazionali. Il 12% dei vacanzieri partirà a Pasqua, il 10% preferisce invece muoversi nel ponte del 25 aprile.

La crisi cambia le abitudini anche a tavola: il 24% degli italiani non acquisterà colombe o uova pasquali, simbolo per eccellenza della ricorrenza, inoltre, saranno almeno 5 milioni gli italiani che si adopereranno per il fai-da-te casalingo per imbandire le tavole – meno ricche degli anni precedenti.
In rispetto della tradizione è comunque fatta salva la preparazione dei dolci tipici pasquali, che anche con la crisi non possono mancare, perché il piacere della tavola non viene meno.

Attraversano l’India in risciò per beneficenza (VIDEO)

C’è chi viaggia per desidero di vedere e conoscere, c’è chi viaggia per passione, c’è chi viaggia per lavoro o per amore. E poi c’è chi viaggia per beneficenza.

Questo è il caso di 7 ragazzi che, senza percorsi impostati o punti d’appoggio, hanno attraversato tutta l’India in quella che è conosciuta come la Rickshaw Run, cioè un viaggio in risciò.

La prima edizione di questo particolare viaggio si è svolta nel 2006: 16 risciò motorizzati (simili alla nostra Ape, tre ruote e un piccolo spazio portabagagli e passeggeri, colorati e dai nomi più evocativi) sono pariti dal sud est dell’India, passando attraverso paesaggi tropicali e strade dissestate, incontrando popolazioni locali poco abituate a presenze di turisti occidentali così sui generis, e anche condizioni climatiche avverse.
Tra i partecipanti non c’era nessun rallysta professionista; tutti turisit alla ricerca di una vacanza un po’ diversa.
I ricavati del viaggio sono stati devoluti in beneficenza: partecipare ha un costo di 1.500 euro a persona, che verranno devoluti in beneficenza ai bambini in India e in Nepal per la loro alfabetizzazione primaria.

Quest’anno la maggior parte delle donazioni sono state effettuati grazie al team ‘JacksGap’, ovvero i 7 ragazzi protagonisti indiscussi di quest’edizione: Jack Harries, Finn Harries, Harry Crowder, Max Cantellow, Ben Brown, Will Darbyshire e Louis Cole.
Con il loro viaggio sono riusciti a superare l’obiettivo prefissato di 100 mila dollari, raccogliendone più di 180 mila, nello specifico per la Teenage Cancer Research.

Le loro imprese, le loro avventura sono state costantemente filmate in divertentissimi video. Eccoli pronti ad iniziare il viaggio con i loro risciò tutti colorati – perché una delle particolarità della Richsaw Run è la personalizzazione del mezzo di trasporto, che diventa un po’ come una “vettura da sogno”.

All’edizione hanno partecipato 74 squadre, ma solo 70 sono arrivate a destinazione. La maggior parte delle squadre hanno viaggiato lungo la costa orientale dell’India, prendendo il ‘percorso più facile’, ma una manciata di squadre hanno sfidato la sorte attraversando luoghi come Mysore, Nagpur, Varanasi arrivando fino a Darjeeling.

[Credit: Mondoaeroporto.it]

Se ti rubano la libertà tu prendi un aereo e va’ a riprenderla (LETTERA APERTA)

credits: logistica-italia.it

Gli aeroporti mi sono sempre piaciuti. Con tutta la gente che torna e che parte ma che quasi vuole restare, che un po’ si dispera, che gioisce, che avanza lungo i corridoi con gli occhietti brillanti, coi sorrisi evidenti, che aspetta, che è impaziente, che non ce la fa più ad aver bevuto il quarto caffè della giornata quando ancora è mattina presto, che vuole riabbracciare qualcuno, che ha la famiglia in un altro continente, che saluta con la manina triste al di là del metal detector chi è rimasto al di qua, che parla al telefono, che ha la borsa da lavoro in mano, che guarda continuamente l’ora. I bambini che giocano coi carrelli e le mamme che li rincorrono. Mille voci, o forse una sola, sempre la stessa. Il profumo degli aeroporti ci ricorda quello di casa nostra, anche solo per un po’. Avevo sei anni quando presi per la prima volta un aereo, fu amore a prima vista. Capii che viaggiare era la parte di vita che mi piaceva di più.

Il mio volo più lungo fu quello per il Kenya, 12 ore sospesa in aria. Avevo 9 anni. Ero sicura, viaggiare mi avrebbe cambiato la vita. Attraversare i fusi orari e volare per i cieli dei Paesi più lontani, è una ventata di aria fresca, è ossigeno puro. Parto ogni volta che posso, mi sveglio una mattina e decido che è arrivato il momento di prenotare un biglietto. Viaggiare è il mio primo bisogno in una vita degna di essere chiamata così. Perché fuori dallo sportello dell’aereo e dai nostri salotti con il camino, il Mondo è bello, è bello assai. Trovare in mezzo a tutto questo inferno del Mondo il non inferno e dargli spazio e farlo durare, ecco perché viaggio. Non per scappare, ma per saper vivere.

Perciò chi si fa saltare in aria in aeroporto è il più grande ladro di vita. Se ti stai chiedendo se la tua vita vale alcune orribili cinture esplosive, la risposta è no. Perciò non farti frenare dalla paura. Non pensare che la cosa migliore sia rispondere con altro odio. Quello va proprio combattuto. Non pensare che una bomba atomica su tutto il Medio Oriente possa porre fine alle guerre in nome di una Dio che le guerre le rifiuta. Perché basta scegliere il “male minore”, è minore sì, ma è sempre un male. L’unico modo per rispondere con forza a questa voglia di toglierci la democratica libertà è salire su un aereo e innamorarci di quello che loro stanno distruggendo. Se la vita umana vale una cintura esplosiva è perché l’uomo ha fallito. Ma se anche sembra la fine, non è detto che sia così.

Se ti rubano la libertà di vivere tu prendi un aereo e viaggia tutto il Mondo per riprenderla. La vita è la tua, prendila in mano e custodiscila. Svegliati, cammina, corri, vola. Non avere paura, abbi coraggio, stringi i denti. Non dico che sarà facile, perché non sarà così. Sarà difficile, ogni giorno di più, vivere in questo Mondo. Ma non serve lamentarsi. Questa è la vita che ci siamo meritati. Sii forte e viaggia, scopri, emozionati ancora. Non temere. Non fare in modo che qualche mente deviata butti la tua vita in un sacco nero dell’indifferenziato. Tu fai la differenza. Non avere muri, solo orizzonti. Quattordici metri quadrati di vita della tua stanza non sono abbastanza, tu vali di più.

Se hai comprato un biglietto e tra tre settimane devi partire, parti, senza esitazione. Non fare in modo che gli attentati delle Torri Gemelle, di Londra, di Madrid, di Parigi, di Ankara, di Bruxelles, siano un impedimento alla tua voglia di scoprire e festeggiare. Non pensare troppo, non incatenare la tua libertà di agire. Se hai un biglietto per Istanbul parti e sì, lo so che sembra assurdo prendere un aereo e rischiare di morire, ma tu non morirai. Non smettere di sognare, la tua vita vale molto di più. E se stai pensando che poi partire non ti entusiasmi poi così tanto e che restare lì dove sei sarà bello lo stesso, torna indietro sui tuoi passi. Sai che viaggiare ti fa sentire meglio. Se ti rubano la libertà non aspettare, prendi un aereo e va’ a riprenderla.

L’anno scorso lessi il mio “quasi ultimo” libro di Oriana Fallaci, nel senso che li avevo letti più o meno tutti. Erano i giorni dopo l’attentato a Charlie Hebdo. Nelle librerie scintillava con la fascetta distintiva “La rabbia e l’orgoglio” scritto dopo l’attentato alle Torri Gemelle, quando la prima inviata di guerra donna vedeva minata la propria casa sicura: l’America. Lo comprai, dopo averlo visto tra le mani arrabbiate di uomini indignati. Volevo capire perché ce l’avessero così tanto con noi. Volevo capire quali fossero le ragioni di questo odio profondo. Lo lessi, ma non riuscii a capirlo. Cercai di comprendere le motivazioni della sua rabbia aggressiva, mi sforzai, ma era troppo. Una guerra di religione la trovavo proprio inaccettabile.

La rabbia, però, è molto umana, cercare di capirla anche. In questo momento sei arrabbiato anche tu , le tue gambe si fanno avanti timorose. Se puoi evitare di prendere la metropolitana lo fai volentieri. Se puoi evitare di passare in luoghi troppi affollati, scegli le vie secondarie. Questa vita non fa per te, piano piano ti stai arrendendo. E inizi ad andare d’accordo con chi dice di sgomberare i quartieri arabi dalle grandi città perché il problema sono anche loro. Ma no, in fondo lo sai che la guerra di chi si fa saltare in aria non ha religione. Non è una lotta all’Islam. Non si tratta di sguardi di disprezzo alle donne con l’hijab. Non è una gara a chi si allontana di più dalla tanto temuta “diversità”.

Il paradiso non ha proprio l’aspetto dei territori occidentali così come l’inferno non sembra essere simile ai Paesi che seguono il Corano. Chi mina la nostra libertà non ha colore, se non il nero. Il buio delle esplosioni che causano, loro ce l’hanno dentro. Cercare di capire la rabbia, l’ho detto, è molto umano. A volte, però, è semplicemente impossibile. Non ti sto chiedendo di perdonare le assenti coscienze di chi toglie la vita, ti sto chiedendo di reagire.

Se ti rubano la libertà tu prendi un aereo e va’ a riprenderla. Non permettere e nessuno di legare le ali che ti sei costruito con la fatica. Quando la vita ti dà la possibilità di essere libero, tu accoglila a braccia aperte. È il sentimento di una rinascita che ti capita infinte volte, infinte volte muori e infinite volte nasci di nuovo. Siamo noi che scriviamo la nostra storia, che vita sarebbe se fossimo bloccati coi piedi piantati a terra? Alzati e urla, grida al Mondo che sei pronto a combattere per riprendere ciò che qualcuno ti ha ingiustamente tolto. Sii un gladiatore degno di quest’arena. Prendi un biglietto aereo e decolla, librati in aria, sii felice, non smettere mai di sognare. Nessuno ti chiede di non avere paura. Fai solo in modo che la paura non ti impedisca di vivere. Vai avanti, non fermarti, dietro l’angolo non ci sono morti e feriti, c’è la vita, ci sono delle sorprese, c’è l’amore. Devi salire su un aereo anche per quelle vite non vissute, spezzate troppo in fretta.

Se ti rubano la libertà sali su un aereo e va’ a riprenderla. Non smettere di prenotare quei biglietti last minute per festeggiare la fine della sessione invernale o l’esame di maturità. Non smettere di comprare i biglietti per i concerti del tuo cantante preferito perché ai telegiornali passa la notizia che l’FBI ha invitato gli Americani a non viaggiare in Europa per il pericolo di nuovi attentati e tu proprio non ti senti al sicuro in un luogo affollato. Non arrivare tardi a lezione perché preferisci andare a piedi piuttosto che in tram o in metro perché qualche pazzo furioso potrebbe far saltare il vagone in cui sei tu, con lo zainetto in spalla. Non privarti dello zoo di Berlino o della Hollywood Walk of Fame. Non avere paura della turbolenza in volo. Parti. Senti l’adrenalina dell’accelerata iniziale dei motori prima del decollo. Arrendersi è molto peggio che morire.

Ogni viaggio che farai ti leverà di dosso il velo della cupa ignoranza, per cui fallo, viaggia. Loro ci vogliono così, ignoranti e zitti. Tu invece conosci e parla, anzi, urla. Impara a conoscere il valore della sostanza e la bruttezza dell’apparenza. Allaccia le cinture di sicurezza e vedi dal finestrino dell’aereo il tiepido sole sorgere in un’alba di un qualsiasi giorno d’aprile. Fai le foto durante i viaggi fantastici. Permetti a qualcuno di scrivere una strabiliante postfazione al libro della tua vita. Sii provocatore del destino, osa, fai il check-in e avverti nelle vene il frizzante piacere dell’essere finalmente liberi.

Se ti rubano la libertà tu prendi un aereo e va’ a riprenderla.