giovedì, 25 Aprile 2024

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Un fidanzato per finta

“Allora, quando ci presenti il tuo fidanzato?”

Non ce l’ho. È semplice.
Quante volte ci siamo sentiti fare questa domanda? Sembra impossibile spiegare ad amici e parenti che sì, non abbiamo nessuno che ci accompagni agli allegri pranzi domenicali in famiglia. Per non parlare degli inviti fuori da parte degli amici: “Stasera andiamo al cinema, venite anche voi? Dai, siamo tutte coppie.”
“Venite chi? Io e..?” Il senso di inadeguatezza che scorre nelle vene.

Ma la soluzione è dietro l’angolo.
O per meglio dire dietro un profilo Facebook evidentemente nella nostra stessa situazione.
Il tuo finto amore è già lì che ti aspetta. Basta scegliere tra centinaia di profili Facebook reali, pronti a diventare dei perfetti finti fidanzati.

Zero fake. Zero profili provenienti dall’altra parte del mondo.
www.fintifidanzati.com è un servizio attivo esclusivamente per l’Italia.

I benefici sono molteplici

Gentilmente il sito che adempie alla realizzazione virtuale di un sogno condiviso da molti, ci elenca una serie di motivi per cui un finto fidanzato – non che avessimo dei dubbi a riguardo – è quasi meglio di un fidanzato reale.
Ecco cosa si può ottenere:

– Un finto fidanzato altro non è che un fidanzato a noleggio: lo scegli in base alle tue preferenze, e lo rispedisci indietro senza troppa fatica laddove dovesse rivelarsi un fail. Scampando il pericolo suocera in agguato.

– Un finto fidanzato ti permetterà di stupire tutti i tuoi conoscenti.
È un po’ come recarsi al banco dei fidanzati: alto, moro, occhi verdi, palestrato, labbra carnose. La scelta è vasta. Adesso sì che puoi presentare a tutti la tua nuova fiamma.

– Un finto fidanzato può essere una vendetta servita a freddo su di un piatto d’argento, a proposito di gelosia.
Caro ex fidanzato che spii il mio profilo Facebook, beccati questo.

– Un finto fidanzato mette a tacere chiunque non smette di chiederti “quando ti trovi un fidanzato?”.

Eccolo

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Il marketing friendly di Coca-Cola: Stappa e condividi (VIDEO)

Stappa e condividi. Sembra essere questo l’obiettivo del nuovo prodotto-campagna non convenzionale di Coca-Cola. L’idea è di Leo Burnett: un tappo che può essere aperto solo con con l’aiuto di un’altra bottiglia. Questo nuovo marketing si chiama Friendly Twist e l’intento è rendere più facile rompere il ghiaccio tra estranei, quindi mettete le mani su queste nuove bottiglie di Coca-Cola.

coca-cola

L’idea è semplice: hai bisogno di qualcuno per aprire la bottiglia di coca, gli studenti, al primo giorno di univerisità, hanno la scusa per parlare tra di loro. Il segreto è nel coperchio che gira a vuoto e si apre solo quando si unisce con un altro. Un modo per collaborare, socializzare e avviare una conversazione, sulla stessa linea della “Sharing can“, la lattina condivisibile pensata da Ogilvy un anno fa.

Il video su youtube ha già ottenuto 5.606.047 visualizzazioni, segnale del successo di questa divertente campagna marketing. Coca-Cola è da sempre associata alla felicità e ai valori dell’ottimismo e non è una novità questa campagna che invita i consumatori alla positività e alla socializzazione. Il messaggio è potente, come d’altronde tutti gli altri sfornati dalla Coca-Cola, come ad esempio “Stappa la felicità“.

Oggi la felicità è condividere con gli altri le piccole cose di ogni giorno: quindi condividere una Coca-Cola diventa condividere la felicità. Banale? No, se si parla di Coca Cola, un’azienda che già nel 1911 investiva in comunicazione 1 milione di dollari, ad oggi, quasi 3 miliardi, uno dei primissimi brand ad intuire il potere del marketing, a utilizzare icone sportive e celebrità come testimonial, a riuscire a influenzare l’immaginario collettivo attraverso il suo comunicare.

Esempio lampante quando il celebre logo è stato sostituito da 150 nomi propri tra i più diffusi, come Marco, Valentina, Andrea, Matteo, oppure con “titoli” quali: “lo zio”, “la vip”, “un’amica”, “un tesoro”. Coca-Cola si affida esclusivamente al semplice passaparola, sfruttando il potere dei social network e della condivisione, come con l’hashtah #condividiunacocacola.

La felicità passa dalla condivisione. E se la condivisione è virale, lo sarà anche la felicità.

Le varie tipologie di persone che puoi incontrare su Facebook

Tutti ormai siamo Facebook dipendenti, condividiamo qualsiasi cosa ci passi per la mente, stato d’animo, le previsioni meteorologiche, cosa abbiamo fatto e cosa non ci va di fare. Indirettamente riusciamo, seppur per un minimo, a farci conoscere dai cosiddetti “amici virtuali”, ovvero quelle persone che abbiamo nella nostra cerchia di amicizie su Facebook ma che non conosciamo.

Da quando sono nati i social network il mondo sembra essersi diviso in categorie. Eccone alcune delle più frequenti.

Il romantico: tutti tra i nostri contatti di Facebook abbiamo almeno un romantico. Il romantico è colui/colei che non fa altro che condividere canzoni d’amore, frasi sdolcinate degne di Shakespeare, immagini di coppie innamorate con annesse delle didascalie in cui rivela tutto il suo amore per la/il sua/o amata/o.

Il depresso: rientrano in questa categoria tutti i romantici non ricambiati e non solo. Il depresso è colui che non riesce a godersi la propria vita perché è troppo occupato ad autocommiserarsi. Scrive stati su quanto la vita sia ingiusta e triste con lui, condivide canzoni che raccontano di una storia d’amore finita male o di un amico che gli ha voltato le spalle. Passa tutte le sue giornate al computer lamentandosi degli altri e del fatto che non riesca ad approcciarsi con il “mondo esterno”.

Il Nerd: non fa altro che condividere foto di fumetti, manga o anime. Gioca costantemente ai videogiochi e usa un linguaggio non comprensibile a tutti quelli che non rientrano nella sua categoria. Ha pochi amici- alcuni li conosce solo virtualmente- il suo mondo è racchiuso in uno schermo, veste in maniera bizzarra ed è fiero di essere un Nerd.

Il meteorologo: prima che riusciate ad aprire la finestra della vostra stanza c’è lui, il vostro amico virtuale, che vi aggiorna sulle condizioni meteorologiche con i suoi stati “Ammazza, oggi 5 gradi!” “Che caldo, sembra di stare in Africa” “Che vento.. si vola!”, “maledetta umidità, avevo appena passato la piastra”. Grazie mille amico per l’avvertimento in tempo reale.

Le modelle: bastano quattro fotografie scattate con una fotocamera professionale in riva al mare, in montagna o solamente nel giardino di casa propria ed ecco che si considerano modelle, e noi abbiamo “l’onore” di averle tra le nostre conoscenze.

Il cercatore di Mi piace: è colui che fa di tutto per ottenere più Like possibili, altrimenti non può considerarsi abbastanza popolare. Il cercatore di Mi piace scrive frasi banali ma d’effetto che riescono ad attirare i like dei suoi amici virtuali, si tagga più volte nella propria foto profilo per aumentare le visualizzazioni e di conseguenza gli apprezzamenti, mette mi piace a qualsiasi foto/commento/stato/ link di qualsiasi persona gli capiti nella home con la speranza che questo gli possa ricambiare il “favore”.

Il moralista: ha da ridire su tutto, è sempre in agguato, con le dita sulla tastiera, pronto a scrivere sul suo profilo delle riflessioni, lunghe quanto tutto l’Inferno della Divina Commedia, su tutto ciò che in quel momento va di moda su Facebook, sulle ultime elezioni, sulla morte di un personaggio o su i modi di fare dei suoi coetanei, cercando di dare alla società il proprio insegnamento.

Il PR: ti bombardano di notifiche con gli inviti dei loro eventi, ti contattano 10 volte al giorno cercando di riuscire a farti comprare la loro prevendita e invadono la tua home, o alle volte il tuo stesso profilo, con l’assidua condivisione dell’ultimo grandioso evento dell’anno. Dei rompiscatole mondani.

Quelli che provocano il diabete: sono coppie, spesso con il profilo in comune, e non fanno altro che pubblicare cuori, foto di loro insieme in qualsiasi angolo della città, frasi sdolcinate da far concorrenza al romantico. Spesso sembra che stiano giocando a pallavolo quando scrivono “Mia” con tanto di risposta “Tua”, oppure cadono nel ridicolo con stati in cui fanno esplodere tutto il loro amore verso il partner o avvertono , a caratteri cubitali, a tutti che sono la coppia più bella del mondo e che gli dispiace per gli altri.

Il palestrato: tutto muscoli e narcisista. La sua vita senza la palestra non sarebbe la stessa e ama condividere questa sua passione con i suoi amici di FB. Come? Di certo non invitandoli ad allenarsi insieme, ma pubblicando la foto di lui nello spogliatoio mentre si prepara per l’allenamento, seguita dalla foto di lui che si allena e quella mentre alza i pesi. Infine, a fine giornata, la foto del muscolo del braccio o della tartaruga come testimonianza del risultato dovuto al duro lavoro.

Il fashionista: pubblica le foto dei suoi schizzi di moda, condivide link di sfilate ed eventi del fashion system e da questi inizia a fare una discussione sull’argomento con i suoi amici fashionisti.

L’alternativo: non segue le mode, ascolta musica che non rientra nel commerciale, odia la massa, è ateo e preferisce le serate in compagnia di una bionda in mano che con una bionda in discoteca.

S.O.S amore: la sindrome della crocerossina

casabenessere.com

“Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perché quando nel nostro vuoto andiamo a cercare l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto”. Così scrive Robin Norwood in “Donne che amano troppo”. E con questa frase si può sinteticamente racchiudere l’essenza della donna crocerossina.

Quella della donna salvifica e salvatrice, indefessa paladina della difesa e della cura di un uomo tenebroso ed enigmatico, è una vera e propria sindrome che ha colpito – e ancora colpisce – un gran numero di donne.

Il profilo di lui è quello generalmente di un uomo con un passato difficile, con una relazione burrascosa e tormentata alle spalle e con un presente ancora fragile e tutto da definire. Un uomo che non ha ancora raggiunto un proprio equilibrio sentimentale, problematico, pieno di dubbi, enigmi e paranoie da risolvere.

Ed ecco che prontamente in questa situazione complicata e instabile arriva lei, la mitica crocerossina. Al grido di ‘io ti salvero!’ questa personalità di donna è pronta a correre in soccorso del suo beniamino, forte di essere non una come tante ma la persona giusta e diversa che sarà in grado di riempire il suo amato di quelle cure e attenzioni che lo renderanno un uomo nuovo e sicuro di sè.

Questo tipo di rapporto però non corrisponde affatto alla normale definizione di un amore sano e genuino. Si viene a creare una sorta di dipendenza tale per cui la donna, che si sente investita di una missione salvifica, può addirittura arrivare all’abnegazione di sè pur di rendere felice il suo protetto. Protetto che – fra l’altro – non sempre vuole o chiede di essere salvato.

Questo stato mentale della crocerossina spesso può derivare da un trauma subito durante l’infanzia – come l’assenza di una figura di riferimento – oppure dall’essersi ritrovata in una situazione dove i ruoli si sono capovolti e lei è stata anzitempo costretta ad accudire anzichè essere accudita.

Ecco quindi che si genera lo schema mentale dell’amore come sinonimo di cura, in cui le attenzioni, la protezione e le tenerezze vanno sempre a senso unico. La crocerossina è quindi colei che si getta a piene mani e a pieno cuore in una relazione, donando tutta se stessa e tutto il proprio amore verso un’unica direzione, quella dell’uomo che si è prefissata di salvare.

Ma come si capisce se si è affette o meno da questa sindrome? I sintomi sono chiari: precipitarsi da lui appena lo si sente triste al telefono, accompagnarlo ad appuntamenti ed impegni sacrificando il proprio tempo libero o le uscite con le amiche, guardarlo dormire la notte per vedere se effettivamente sta riposando bene ed infine ascoltarlo ad oltranza anche quando ha torto marcio, mettendo sempre se stesse in discussione.

Nella maggior parte dei casi poi capita che le cose non vadano esattamente secondo le aspettative dell’eroina: lui si riprende dal suo stato di apatia e smette di star male e di appoggiarsi completamente a lei.

E qui la crocerossina non può fare altro che colpevolizzarsi per l’allontanamento dell’amato, che non ha saputo tenere abbastanza stretto a se.

Mi correggo: non potrebbe fare altro che colpevolizzarsi. Perchè un modo per uscire da questo tunnel di dipendenza emotiva esiste: anzichè lasciarsi travolgere dall’onda emotiva degli eventi, buttarsi a capofitto su un uomo insicuro e debole, la crocerossina ha la possibilità di fermarsi un po’, di riflettere su chi è e su cosa è diventata, per imparare ad apprezzare le caratteristiche che rendono unica ciascuna di noi donne. La soluzione quindi sta nel giusto bilanciamento fra un altruismo ponderato e un po’ di sano egoismo.