mercoledì, 15 Gennaio 2025

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Allergie e intolleranze alimentari: fisime o realtà?

Andare a cena fuori con gli amici non è più semplice come una volta da quando sempre più gente ha cominciato a sostenere di avere allergie e intolleranze alimentari o diete specifiche da seguire. Non è certo una novità, se si pensa che più di una persona su cinque evita determinati tipi di cibo per via di intolleranze e allergie: tuttavia, stando a una recente ricerca, questi disturbi potrebbero essere dovuti esclusivamente alla loro immaginazione.

Reali o immaginari, questi disturbi si traducono per almeno un terzo delle madri nell’obbligo ad adattare i menù di pranzo e cena alle specificità alimentari di un altro membro della famiglia, fermamente convinto di non poter mangiare un determinato alimento. La conseguenza? Il fenomenale aumento di aziende produttrici di prodotti senza glutine, senza lattosio, senza frutta secca e tutti quanti quegli ingredienti temuti da milioni di italiani.

Proprio di recente, una ricerca di mercato – il Drink Innovation Nework – ha rivelato che il 22% degli adulti asserisce di essere affetto da allergie e intolleranze a certi cibi o a certe bevande. Il sondaggio, condotto su 1.600 persone, non richiedeva però nessuna prova: perciò, dovranno essersi verificati molti casi in cui gli intervistati devono aver collegato erroneamente i loro problemi di salute o di digestione a determinati cibi, che adesso evitano. Tra questi, i più penalizzati sono senz’altro i prodotti a base di glutine e i latticini, che risultano i primi alimenti di cui si smette il consumo non appena si crede di avere un allergia o un’intolleranza.

Il sondaggio, che è stato realizzato nel Regno Unito, ha registrato che rispetto agli uomini le donne a lamentare allergie e intolleranze alimentari sono il doppio. Un fenomeno in netta crescita, insomma, cui si ovvierà grazie alle nuove regolamentazioni europee, in base alle quali tutti i ristoranti, i pub, i servizi di catering a partire da dicembre dovranno elencare tutti i potenziali allergeni tra gli ingredienti dei loro prodotti. Gli effetti previsti per l’industria del cibo? Decisamente drammatici.

La dieta per vincere la stanchezza made in UK

Viene direttamente dall’Inghilterra la dieta che aiuta a sconfiggere quella fastidiosa sensazione di spossatezza e stanchezza che ci accompagna sopratutto nella stagione fredda.

Sohere Roked, medico olistico specializzata in medicina integrativa, suggerisce una dieta di tre settimane per disintossicare l’organismo e restituirgli la vitalità necessaria per affrontare la giornata senza fatica.
L’obiettivo è rimuovere le cattive abitudini, alimentari e non solo.

Andiamo per gradi. Il primo passo è:

RIPULIRE LA MENTE

La prima cosa da fare è liberare la mente. Sohere Roked ha ideato un regime di disintossicazione di facile applicazione. Ripulire la mente dalle emozioni negative è importante quanto ripulire le nostre credenze dai cibi spazzatura, secondo questa dieta.
Un buon motivo per seguire un programma di pulizia è certamente quello di dare al sistema digestivo un periodo di riposo. Questo infatti produce la serotonina, il noto ‘ormone del buonumore’, come il nostro cervello, quindi un intestino pigro può influenzare il nostro umore, i livelli di benessere e di energia mentale.

ABBANDONARE I CIBI TRASFORMATI

Secondo la dieta di Sohere Roked, bisogna eliminare dalla propria alimentazione tutti gli alimenti ‘rallenta energia’ come pasta, pane, patate, torte, dolci, cioccolato, cibi spazzatura, bevande gassate, caffè, latte e tè. Infatti lo zucchero trasformato presente in questi alimenti causa un picchi di zucchero nel sangue che danno l’impressione temporanea di energia, per poi portarci a sentirci più stanchi.
Al contrario un’alimentazione ricca di proteine come carne, pesce e uova aumenta i livelli di orexina, l’ormone ‘anti-sonno’ che regola la felicità.

SETTIMANA 1

La prima settimana è volta a evitare la fame, quindi evitare di cedere a spuntini malsani.
Fare una colazione ricca di proteine, come suggeriscono gli esperti aiuta ad arrivare all’ora di pranzo non affamati. Un esempio potrebbe essere una frittata con alcune salsicce.
Per il pranzo e la cena, secondo questa dieta, bisogna dividere un piatto in 4 parti, riempirne metà con verdure, un quarto con proteine e un quarto con carboidrati, tipo riso o cous cous.

Alcuni suggerimenti: mangiare e bere sano per tutto il giorno prima di uscire fuori a cena con gli amici, in modo da non arrivare affamati e mangiare tutto ciò che capita sotto tipo, per poi sentirsi in colpa; quando uscite prendete la vostra macchina, sarete meno tentati dal bere alcoolici e infini evitare cibo cinese e thailandese, sono ricchi di salse grasse.

SETTIMANA 2

La caratteristica di questa settimana di dieta è che ci sono 2 pasti liquidi al giorno. I succhi di frutta e verdura hanno il vantaggio di riuscire a bere più di quanto si può mangiare.
Per la colazione e la cena quindi un succo di frutta e verdura.
Per il pranzo invece possiamo ‘abbondare’, per esempio insalata con cous cous e carne fredda.
Idratarsi sempre con acqua e tisane.
Se la fame prende il sopravvento via libera a frutta, verdura, hummus e noci.
Questa settimana riduciamo anche la quantità di carboidrati ingeriti.

SETTIMANA 3

In quest’ultima settimana di dieta si continua la stessa alimentazione della settimana precedente.
Ci si concentra invece sulla ‘disintossicazione mentale’.
Riflettere su ciò che si vuole dalla vita, individuare ciò che va bene e ciò che invece ci fa stare male.
Porci degli obiettivi da realizzare in tempi realistici.
Più si entra in sintonia con se stessi, maggiori saranno i risultati ottenuti dalla dieta.

COSA FARE DOPO LE TRE SETTIMANE?

La cosa da evitare secondo la filosofia di questa dieta è certamente quella di pensare di recuperare tutto il tempo perso con cioccolata, torte, pane e formaggi come se non ci fosse un domani.
In linea generale bisogna ricominciare gradualmente a reintrodurre gli altri alimenti, cercando di mantenersi ‘puliti’ almeno 2 volte a settimana per recuperare eventuali eccessi.

L’hamburger diventa un piatto da gourmet

Poco importa se lo preferite ben cotto, al sangue, con cheddar e insalata o condito con ketchup e maionese: l’hamburger, ormai a detta persino dei più grandi chef, non è più da considerarsi cibo spazzatura, nemmeno in Italia che – anzi – per Joe Bastianich, “è l’unico posto in grado di rendergli giustizia”. A sancirne l’assoluto trionfo sulle tavole di tutto il mondo, gli straordinari cuochi del ristorante parigino Blend, Victor Garnier, David Japy ed Elodie Rambaud con il libro “Hamburger Gourmet”, disponibile anche nelle librerie italiane: “L’hamburger è un invito a cucinare, a mangiare con gusto – spiega Garnier – per non parlare della convivialità che ispira: davanti a un buon hamburger ci si sente bene: riunisce, avvicina. L’hamburger, poi, ha una peculiarità: il piacere di prepararlo è pari a quello di mangiarlo”. Insomma, degli ottimi motivi per elaborare le 58 ricette proposte nel volume, che spaziano dall’hamburger semplice al bacon a quello a base di agnello, prugne e paprika. Al parere degli esperti si aggiunge, ad ulteriore conferma, il proliferare lungo tutto lo Stivale delle hamburgerie, che hanno fatto della specialità americana un piatto per veri intenditori.

Nato in Texas nel 1880 per opera di Fletcher Davis, l’hamburger rinasce in versione gourmet intorno al 2000, anno in cui quasi tutti gli chef stellati cominciano a inserirlo nei loro menù: fra questi, il pioniere assoluto è il francese Daniel Boulud che a New York propone il suo hamburger al foie gras a 29 dollari. In terra nostrana, tutto ha inizio a Milano, con Andrea Berton e Nespor & Roncoroni di Al mercato: stravolgendo l’immagine d Alberto Sordi di “Un americano a Roma”, sostituiscono la salsa barbecue con il pesto, il cheddar con la scamorza, aggiungono svariati ingredienti mediterranei e pane tipico, dando vita così all’hamburgeria all’italiana, adatta a tutti i palati e a tutte le tasche, ma sempre di alta qualità.

Tra le più quotate, la California Bakery di Milano offre “solo carne italiana di bovini cresciuti al pascolo e alimentati in modo naturale senza uso di antibiotici”, senza escludere varianti più esotiche come quella del Burger di quinoa bio, con cipolla rossa di Tropea pickles e salsa di yogurt greco con erbe fini. Il Denzel, dal canto suo, serve l’Art Burger kasher, senza formaggio, mentre il Damini & Affini di Arzignano (Vi) è contemporaneamente macelleria, banco dei formaggi e ristorante. Sorgono poi un po’ dappertutto le hamburgerie di Eatitaly, a base di carne piemontese de La Granda e di formaggi di Langa, cui vanno ad aggiungersi le sedi di Roma e di Milano dell’Ham Holy Burger: qui è lo YouthBurger a farla da padrone, con carne Presidio Slow Food, crudo doppia corona 18 mesi, julienne di porri, frico di Parmigiano Reggiano e maionese di capperi. All’Orsone di Bastianich a Gagliano di Cividale, in Friuli, ci si delizia invece con l’hamburger di fassona, servito col gorgonzola. Frattanto a Cagliari, ai tavoli di Retroburger, si possono ordinare anche hamburger di cavallo, di asino e d’anatra, di provenienza italiana, sudamericana, irlandese o neozelandese. E, ancora, al Kilo di Roma l’hamburger è così grande da diventare “sociale”, perché da dividere con gli amici. Un trend che non ha risparmiato neanche la terra della Fiorentina, dove il Danny Rock in riva all’Arno fa furore col Pitburger di manzo e salsiccia. Ma niente paura per i vegetariani: la variante meat free è disponibile per ogni piatto sul menù.

Per dimagrire basta allenare il cervello

credits photo nunofit.nl

Non riuscire mai a portare a termine una dieta, demoralizzarsi davanti a quell’antipatica bilancia che non scende neanche di un grammo, sentirsi in colpa dopo aver divorato un hamburger con patatine fritte al fast-food più vicino compreso di gelato con panna dopo cena.
Sono sicuramente questi i piccoli fallimenti che accomunano la maggior parte delle persone, soprattutto nei mesi immediatamente prima della famigerata prova costume.

Il mistero è svelato. La colpa non è nostra ma del nostro cervello.

Esiste infatti una vera e propria dipendenza mentale da tutti quei cibi spazzatura che sicuramente nessun medico ci consiglierebbe. Patatine fritte, dolciumi, snack e salse varie sono sempre li che ci tentano, e inevitabilmente, il nostro cervello cede, distruggendo ogni speranza di perdere quei fastidiosi chili di troppo.

Tuttavia nulla è perduto. C’è una via d’uscita.

Secondo una ricerca pubblicata su Nutrition & Diabetes, portata avanti dagli studiosi della Tufts University e del Massachusetts General Hospital di Boston, è stato dimostrato che finalmente questo circolo vizioso si può interrompere, educando il nostro cervello a seguire un regime comportamentale sano.

Gli autori della ricerca hanno sviluppato una dieta ad alto contenuto di fibre e a basso indice glicemico che ha permesso al cervello di deviare le preferenze verso cibi salutari.
Lo studio ha dimostrato che con un appropriato allenamento a sane norme di comportamento si può porre fine alla dipendenza da cibi spazzatura.

Tredici volontari obesi, tra cui uomini e donne, si sono sottoposti a questo esperimento. Ad alcuni di loro era stata assegnata una dieta, ad altri no.
Dalla risonanza magnetica è emerso che, inizialmente, i cervelli di tutti i volontari erano attratti da cibi golosi e insani. Ma dopo 6 mesi, quelli di coloro che erano stati sottoposti alla dieta comportamentale risultavano attratti da cibi sani e a basso contenuto calorico.

Dunque, sicuramente adesso non abbiamo più scuse. Possiamo iniziare le nostre diete sperando, almeno per una volta di non cedere alla prima tentazione.