giovedì, 18 Dicembre 2025

Food

Home Food Pagina 135
Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

Le 10 cose che devi assolutamente sapere sul sushi

Credit: onehallyu.com

Sushi, sushi e ancora sushi; in tutte le salse, e anche in tutti gli all you can eat che abbiate mai provato. Come si può fare a meno del sushi? La risposta è una sola: non si può.
Ma dopo anni su anni, cene su cene, a perfezionare la tecnica di presa con le bacchette, siamo davvero sicuri di conoscere bene l’amato piatto a base di pesce e riso?

1. Il sushi non ha origine giapponese

Molti dei simboli culturali giapponesi sono stati importati dalla Cina. Così come la scrittura, il buddhismo Zen e i bonsai, anche il sushi è di importazione cinese. Lì, già dal quarto secolo si usava abbinare al pesce il riso, per permetterne la conservazione tramite la fermentazione. Però, il sushi moderno – per intenderci, il classico nighiri che ordiniamo al ristorante – prende davvero vita nelle bancarelle di Tokyo.

2. Il wasabi non-wasabi

La salsa wasabi che ci troviamo nel piatto quando il cameriere ci porta le ordinazioni non è vera salsa wasabi, ma solo un fac simile: quella che in giappone chiamano western wasabi, un’imitazione composta da radice di rafano e colorante verde. Quello originale invece si chiama l’hon wasabi e viene prodotto con una rara piantina difficile da coltivare, e molto costosa: la Wasabia Japonica.

Un’accortezza: l’uso più corretto del wasabi è quello di associarlo direttamente al sashimi, e non aggiungerlo alla salsa di soia.

3. Lo zenzero

No, lo zenzero non è solamente decorativo. Ha funzioni reali, dimenticate le teorie più disparate che avete complottato durante le abbuffate con i vostri amici. La realtà è che lo zenzero serve per pulirsi la bocca quando si cambia tipologia di pesce. L’alta scuola del sushi, tra l’altro, prevede che questo cambio vada fatto in un preciso ordine: i vari tipi di pesce devono essere consumati dal più delicato al più deciso.

4. La salsa di soia

Per concludere il discorso salse, non poteva mancare la soia. Secondo la tradizione la salsa di soia era fatta con tre semplici ingredienti: semi di soia, sale e acqua; fermentati per mesi con muffe particolari. La soia di oggi è invece prodotta in pochi giorni con soia idrolizzata.

5. Niente salmone in Giappone

Ebbene si, in Giappone niente salmone; si trova solo nei ristoranti occidentali. Non essendo un pesce autoctono – il salmone viene infatti importato dalla Norvegia – difficilmente lo troverai nei ristoranti di Tokyo (soprattutto quelli di fascia alta), dove viene servito solo pesce fresco.

6. Il tonno non è tutto uguale

Vi siete mai accorti che il tonno sul vostro nighiri non è sempre identico? Questo perché con diverse parti del tonno si possono ricavare tre diverse pietanze: l’akami, cioè la parte più magra, scura ed economica del tonno; il chutoro, più chiaro, mediamente costoso e grasso; e infine l’otoro, la parte extra grassa, rosa, dolce e particolarmente costosa.

7. Il polpo perfetto

Un bravo shokunin – maestro di sushi – sa che ogni pesce va scelto, tagliato, composto e servito in modo estremamente preciso. Il polpo, che però richiede un trattamento particolare: la sua carne va massaggiata. E il trattamento può durare addirittura 45 minuti.

8. Le bacchette

Se per voi le bacchette sono un punto ostico, questa notizia vi rasserenerà. Tradizionalmente il sushi va mangiato con le mani – così si fa ancora nei ristoranti in Giappone, anche nei più esclusivi.

9. Quando ordinare la zuppa di miso

La tanto amata zuppa di miso non è un aperitivo: è indicata dopo il main course o alla fine del pasto.
Ma di cosa si tratta? Si tratta di una pasta fatta con semi di soia gialla giapponese, o con altri cereali, dalla consistenza simile a quella del nostro purè, con forte potere digestivo e alcalinizzante. È considerato uno dei segreti della longevità nella tradizione giapponese.

10. Indecisi sull’ordinazione? Omakase!

Non sei mai stato in un ristorante giapponese e non sai cosa ordinare? Sei un abitué dell’all you can eat sotto casa e non sai più cosa ordinare? Omakase è la risposta.
Letteralmente significa “mi fido di te”, questo permette allo chef di decidere per voi un percorso culinario, che tradizionalmente si divide in tre movimenti: si parte con i pesci dal gusto più delicato, come la platessa, la seppia o lo sgombro cavallo. Il secondo movimento consiste in un’improvvisazione durante la quale viene proposto il pescato del giorno come, per esempio, la vongola, il polpo o il mazzancolla. Infine, il terzo movimento è il tradizionale finale, include le anguille di mare, lo sgombro, le uova e il riccio di mare.

[Credit: wired.it]

Bere tè per vivere a lungo e perdere peso

4ever.eu
Chi beve tè vive più a lungo e perde anche peso più facilmente.

Lo dimostra una ricerca compiuta a Parigi dal dottor Danchin. Il professore e il suo team hanno analizzato 131.401 persone di età compresa fra i 18 e i 95 anni, per un periodo di tempo di 7 anni (dal 2001 al 2008). I partecipanti sono stati classificati in tre categorie: i non bevitori di tè, i bevitori moderati (1-4 tazze di tè al giorno) e i bevitori pesanti, che superano il consumo di 4 bicchieri di tè al giorno.

Il risultato è stato illuminante: i bevitori di tè hanno presentato una pressione sanguigna più bassa rispetto a chi non ne fa utilizzo o consuma una maggiore quantità di caffè. Bere tè allunga la vita poichè riduce di ben il 24% il rischio di morte legato a problemi cardiovascolari. Problemi che sorgono molto più di frequente nei bevitori accaniti di caffè e nei fumatori di tabacco.

I benefici che il tè apporta alla salute sono dovuti alla grande quantità di antiossidanti che contiene, che aiutano a mantenere il corpo sano e a migliorare la circolazione del sangue.

Ma non solo: il tè è anche un ottimo alleato per chi vuole perdere peso. Esso infatti contiene dei composti che impediscono che parte del grasso che ingeriamo venga poi assorbito dal corpo. Con la conseguenza quindi che il metabolismo risulta essere molto più veloce del normale e i fastidiosi “rotolini di ciccia” scompaiono naturalmente.

Per essere belli, sani e in forma quindi niente pastiglie miracolose o filtri dimagranti: basta una bella tazza di tè, e magari anche più di una.

La dieta della pasta: ecco i segreti per dimagrire

Di diete in giro ce ne sono veramente tante, di ogni tipo e per ogni esigenza. Nella maggior parte di queste però vengono banditi i carboidrati rei di aumenti di peso e gonfiore.
Ma rinunciare ad un bel piatto di pasta può essere più faticoso di quel che si crede.
E se vi dicessimo che da oggi non è più necessario? Anzi si può addirittura dimagrire mangiandola?
Tutto questo grazie alla dieta della pasta che ci permette di non rinunciare ai tanto amati spaghetti.

I consigli per portare avanti questa dieta sono pochi e semplici.
Non possiamo certo pretendere che sia dato il via libera a lasagne e paste al forno, certo. Bisogna prediligere pasta con verdure o condimenti semplici, magari di pesce, olio sempre rigorosamente extravergine d’oliva.
La pasta va mangiata a pranzo, in sostituzione del secondo che sposteremo a cena, per far sì che il nostro organismo abbia il tempo di smaltirli. Solo la domenica ci viene data la possibilità di scambiare i pranzi senza temere di ledere la nostra linea.

Per non incorrere in errori tanto comuni quanto dannosi conviene limitare i condimenti e cercare di insaporire i piatti con aromi e spezie. Aceto di vino sostituito con quello di mele o limone.

Per la pasta: preferire quella integrale. La quantità di fibre favorisce la sazietà e sopratutto aiutano l’intestino a far bene il suo lavoro.

Come in ogni dieta che si rispetti via libera a frutta e verdure, e un ulteriore aiutino può arrivare dalle tisane, amiche della diuresi, sopratutto se al finocchio o alla malva.

Ricordiamo che la pasta e i carboidrati in generale producono seratonina, il neurotrasmettitore principale nello svolgere un’azione antidepressiva. Stimolano anche la produzione di endorfine, che possono essere considerati veri e propri ormoni del benessere.

Un esempio di menu guida per questa dieta:

Colazione: al mattino un caffè, uno yogurt intero, 100 grammi di frutta.
Spuntino di metà mattina: una spremuta o un centrifugato di frutta.
Pranzo: 80 grammi di pastasciutta o di riso, 150 grammi di carote e piselli o di minestrone oppure 200 grammi di insalata verde.
Merenda: un succo senza zucchero
Cena: una frittata al forno con 2 uova e spinaci oppure zuppa di farro o di orzo con legumi a scelta (fagioli, lenticchie, ceci, in tutto 150 grammi) o 120 grammi di spezzatino di vitello. Per tutti i piatti sono previsti la sera 40 grammi di pane.

Il vero motivo per cui da Starbucks sbagliano il nome sulla tazza

Andare da Starbucks, ordinare una bevanda e uscire con un bicchiere che riporta sopra il proprio nome, scritto in maniera decisamente errata? Non si tratta di un caso, ma di una consuetudine. I baristi della famosa catena americana sbagliano praticamente sempre nel riportare il nome sulla tazza e i clienti, sbigottiti si pongono sempre la stessa domanda: perché sbagliano a scrivere proprio il mio nome? Non sapendo che in realtà non sono soli e Twitter lo dimostra. Sul social network impazzano infatti sotto l’hashtag #Starsbuckfail, centinaia di immagini di clienti divertiti, ma ache indignati, che arrivano a chiedersi: “Ma come è possibile che non riescano ad azzeccarne uno? Neanche lo spelling di un nome semplice come può essere Bob.” Alcuni attribuiscono questa svista alla negligenza o alla scarsa attenzione dei dipendenti della celeberrima catena americana. Ora però è arrivata finalmente anche la risposta, grazie all’attore Paul Gale che ha svelato il mistero che da anni si celava dietro il bancone del celebre bar.

In un video postato sul web Paul veste i panni di un barista e immagina che i dipendenti di Starbucks rispondan al dubbio dei clienti in questo modo: “Non ho sbagliato il tuo nome. Sto deliberatamente commettendo un errore ortografico per confonderti e infastidirti. È la parte migliore del mio lavoro e non potrò mai smettere”. Il comico continua dicendo che ama “scherzare con le emozioni dei clienti“, quasi traendo piacere dalla loro insoddisfazione nel vedere il loro nome storpiato sui bicchieri.

Un gioco, forse. Che però ha più volte inguaiato l’azienda. Nel mese di agosto del 2013, un uomo del Connecticut di origine cinese ha trovato la scritta “Cina” sulla sua tazza, invece di “David”, secondo FOXCT. Una trovata che non è piaciuta affatto al malcapitato e che ha costretto alle scuse i dirigenti di Starbucks.