Quante volte ci è capitato di andare al bar e ordinare un caffè macchiato, un latte caldo, un cappuccino, meglio se con tanta schiuma? Ultimamente, poi, i baristi si sono divertiti a fare degli originali “schizzi” d’arte con caffè, cioccolato e cannella, creando a volte un fiore, a volte una scritta, e sì, chissà, anche un cuore per i più romantici.
Questo barista, però, si è voluto spingere oltre. Mason Salisbury, di Las Vegas, ha voluto proporre un’intelligente alternativa che sta facendo il giro del web e non solo. Invece di usare l’espresso, il latte o il cioccolato, usa colorante alimentare.
Prima monta il latte con il vapore, poi lo infonde con del colorante alimentare prima di versare la schiuma in una tazza. Realizza, quindi, un fiore o una creazione artistica con la miscela ottenuta precedentemente.
I risultati sono davvero pazzeschi: giochi di colore e riflessi, sfumature e decorazioni originali. I clienti ne sono davvero entusiasti, tanto da scegliere il suo bar solo per avere il latte “di Mason” e magari, perché no, postarne una foto direttamente sui social network.
Ecco una gallery di foto in cui abbiamo collezionato le sue creazioni più belle, per una paura relax un po’… originale, creativa e divertente.
Vegan Chef Contest della Lav, il premio è andato alla 2ᵃL dell’Istituto Alberghiero di Istruzione Superiore Antonello di Messina: è stato Wild a sbancare la concorrenza, un raviolone ripieno di ricotta di soia ed erbe alimurgiche dei Monti Peloritani, schizzi di vellutata di piselli e salsa allo zafferano, gelèe di aceto balsamico e fiori di borragine selvatica. Un mix perfetto, tra le tantissime ricette 100% vegetali, che ha permesso alla classe messinese di aggiudicarsi il primo posto.
La passione per il cibo e la cucina vegan ha spinto il gruppo ad un lavoro certosino di odori, ingredienti e sapori, per arrivare ad un, non di certo facile, risultato eccellente. La classe riceverà in premio una sessione teorico-pratica di cucina VEGAN con lo chef Martino Beria, membro della giuria che ha selezionato le proposte sulla base di criteri di originalità, appartenenza al territorio, abbinamenti, qualità nutrizionale, impiattamento.
Piccoli vegani crescono, piccoli chef nascono. In seconda piazza si è classificata la 5ᵃD Enogastronomia dell’IPSSAR De Cecco di Pescara, con la ricetta “Respiriamo l’aria della primavera”, mentre sul gradino più basso del podio è arrivata la classe 5ᵃE Enogastronomia dell’Istituto Apicella dell’IPSSAR Alberghiero di Molfetta, con la ricetta denominata “Risotto al Viola di Poliranno su crema di piselli gialli, cipolla rossa in agrodolce e chips di carota viola essiccate”.
“Siamo molto soddisfatti dell’ampia risposta al concorso, primo nel suo genere in Italia, che aveva l’obiettivo di fornire una concreta possibilità formativa per i futuri cuochi nell’ambito della cucina vegan – ha dichiara Giacomo Bottinelli, responsabile Area A Scuola con Lav – I docenti hanno colto perfettamente questo spirito, nell’ottica di una gastronomia di alta qualità che tuteli gli animali, riduca l’impatto ambientale e sia raffinata e gustosa”. Tutte e tre le classi riceveranno, inoltre, alcuni testi sulla cucina e sulla scelta VEGAN, editi da Sonda sponsor del concorso, per promuovere ancora una volta e diffondere quanto più possibile questa nuova “filosofia” culinaria e di vita.
Se siete amanti della cucina giapponese saprete sicuramente che sushi e sashimi non sono gli unici cibi tipici di questa cultura. Famosissimo, e ormai internazionale, è anche l’Izakaya.
Cos’è? Vediamone alcune caratteristiche:
Significato e origine
Il termine izakaya è composto da tre ideogrammi: I (sedersi), saka (sakè), ya (negozio). Come suggerisce il nome, l’izakaya è una specie di pub o osteria dove ci si ritrova per bere e mangiare qualcosa. Questo locale ha origini antichissime e inizialmente ci si recava solo per bere sakè e trascorrere un po’ di tempo con i propri amici. Successivamente cominciarono ad essere serviti anche dei gustosissimi snack, come accompagnamento alla bevanda.
Cibo e bevande
Le bevande che vengono servite sono moltissime, tra cui vino, birra, sakè, vari liquori e wisky. Anche tra i cibi la scelta è parecchio ampia: pesce, carne, verdure, riso, dolci e fritti. Gli snack che vengono serviti hanno una tradizione ancora più antica di sushi e sashimi e, tra le specialità, troviamo: spiedini di guanciale con salsa di soia, pepite di pollo grigliate, anguilla, lonza di maiale ma anche ravioli, gnocchi, calamari.
Le porzioni non sono abbondanti ma i prezzi sono molto ragionevoli e c’è anche la possibilità di mangiare tutto quello che si vuole pagando una tariffa fissa.
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Luogo di socializzazione
L’izakaya è da sempre considerato un luogo dove potersi rilassare e parlare liberamente con i propri amici. Clienti abituali erano infatti i business man i quali, durante la pausa pranzo, potevano riposarsi mangiando del buon cibo e gustandosi una bevanda.
L’izakaya è il luogo dove tutto è permesso e, non a caso, si diceva che “tutto ciò che si dice all’izakaya non va portato sul luogo di lavoro”. Proprio per questo motivo, il locale era il posto in cui la facciata “tatemae” lasciava spazio ai veri sentimenti “honne”.
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Proprio per richiamare lo scopo della socializzazione, i vassoi vengono serviti al centro della tavola e i commensali, seduti su pavimento come vuole l’usanza, si servono dallo stesso piatto, dividendo le pietanze con gli altri. Inoltre, il locale è servito di piccole stanze separate, in modo che ognuno possa avere la propria intimità.
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L’izakaya sta avendo un grande successo sia in Europa che nel resto del mondo. Cosa aspettate ad andarci?
La kuvée bottle è una particolare bottiglia di vino creata in America, precisamente da una start up di Boston. Al giorno d’oggi si va alla ricerca di nuove idee, geniali, utili, o a volte solo bizzarre, che investono ogni segmento delle attività umane.
Ecco la kuvée bottle ben rappresenta il lato più bizzarro della connettività applicata agli oggetti di uso comune.
La kuvée bottle non è solo una bottiglia di vino ma è dotata di wi-fi con tanto di display touch; una vera e propria bottiglia smart.
Questa insolita bottiglia rappresenta la prima opera della giovane start up bostoniana ed è composta da due parti: un guscio esterno e una cartuccia metallica interna.
Il guscio esterno della kuvée bottle è dotato di wi-fi e di un’etichetta displaytouch, la cartuccia metallica interna si inserisce alla base della bottiglia e contiene il vino (750 ml); una volta inserita la cartuccia, questa comunica col display dando informazioni utili sul vino in merito a gradazione, quantità ancora disponibile poiché la bottiglia non è trasparente, produttore, abbinamenti ideali e altro ancora.
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Importante da considerare è che l’involucro esterno che avvolge la vera e propria bottiglia, permette di mantenere il vino come appena stappato; in pratica il liquido è sigillato in un sacchetto all’interno della bottiglia la cui dimensione si riduce man mano che il vino viene versato, così una volta aperta solo una quantità limitata di aria e ossigeno entra in contatto con il vino.
Questo meccanismo permette di poter aprire e bere più vini allo stesso tempo, con la sicurezza di poterli degustare come appena aperti fino ad un massimo di trenta giorni.
Al momento nello store kuvée si trovano solo 48 vini di 12 cantine diverse e il prezzo su ogni kuvée bottle è di circa 200/300 dollari, prezzo che varia anche a seconda del tipo di vino che si intende acquistare.
Il co-fondatore della start up, Ed Tekeian, vorrebbe puntare a conquistare il consumatore che beve più del classico vino da tavola.
Infatti, la kuvée bottle è un’idea particolare e bizzarra che potrebbe attirare i consumatori di vino, anche se in realtà restano delle perplessità legate alla scarsa durata della batteria cioè di circa 5/6 ore, e alla struttura chiusa dell’invenzione dato che le cartucce possono essere acquistate solo tramite Kuvée.
A questo punto c’è da chiedersi se il pubblico apprezzerà il volto smart dell’idea o se la kuvéebottle risulterà l’ennesima follia IoT (Internet of Things) che attirerà la nostra attenzione solo per poco tempo.