mercoledì, 24 Dicembre 2025

Food

Home Food Pagina 78
Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

Carne cancerogena: le cose da sapere (FOTO)

Credits: veb.it

La notizia continua a fare il giro del mondo: la carne, sopratutto quella lavorata, è cancerogena quanto il fumo e altre sostanze notoriamente tossiche e dannose per la nostra salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha pubblicato un comunicato in cui ha spiegato il legame tra il consumo di carne rossa e la comparsa di forme di cancro quali al colon-retto, al pancreas e alla prostata. Questo significa che dobbiamo smettere di mangiare bistecche e salsicce? Per far maggior chiarezza, l’Oms ha diffuso un successivo documento con tutte le cose da sapere sui rischi che corriamo.

Quali sono le carni rosse e lavorate? Bisogna distinguere le due tipologie: nella prima rientrano manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo, e capra; nella seconda intendiamo quelle trattate attraverso salatura, stagionatura, fermentazione e affumicazione, come wurstel, prosciutto, salsicce e pancetta.

Quali sono dannose? Secondo l’Oms, il consumo di carni rosse è stato classificato come probabilmente cancerogeno per gli umani, sostenendo di non avere prove a sufficienza per verificare che esse possano effettivamente causare il cancro, affermando inoltre che è difficile escludere il ruolo di fattori come altri componenti della dieta o dello stile di vita. Il consumo di carni lavorate è invece altamente cancerogeno per gli umani, tesi dimostrata dall’incidenza maggiore di cancro al colon-retto nelle persone che mangiano questa tipologia di carne.

Credits: Global Burden of Disease Project
Credits: Global Burden of Disease Project

Quanti sono morti per cancro e l’esposizione delle sostanze? Secondo le stime del Global Burden of Disease Project, spiega l’Oms, circa 34 mila morti per cancro seguivano una dieta caratterizzata da un alto consumo di carni lavorate; in 50 mila casi, invece, la dieta era ricca di carni rosse. Secondo la stessa fonte, un milione di casi di morti per cancro fumavano, 600 mila consumavano alcol e 200 mila eranp esposti a un alto tasso di inquinamento dell’aria.

Quali sono i rischi? Secondo i dati dell’Oms, consumare quotidianamente 50 grammi di carni lavorate può aumentare del 18% il rischio che compaia un cancro al colon-retto. Il consumo quotidiano di 100 grammi di carni rosse, invece, fa aumentare il rischio del 17%.

Cosa dobbiamo fare quindi per la nostra salute? L’Oms non impone a nessuno di smettere di mangiare carne, anzi sottolinea che sia la dieta vegetariana sia quella che prevede il consumo di carne hanno vantaggi per la salute, sebbene diversi. Ovviamente, secondo la stessa fonte, i rischi per la salute aumentano con l’aumentare del consumo di carne. Una cottura ad alta temperatura può dare forma a dei composti che possono essere cancerogeni, anche se l’Oms non ha ancora chiarito quale sia il ruolo effettivo di questi nella comparsa del cancro. Unico dato certo è che è raccomandabile non cuocere la carne a contatto diretto col fuoco o su una superficie rovente come il barbecue.

Allarme dell’Oms: la carne è cancerogena (FOTO)

credits photo: blog.edoapp.it

Dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’Organizzazione mondiale della sanità giunge la conferma di qualcosa di cui si parlava da tempo. La carne, soprattutto quella lavorata, è altamente cancerogena, quanto il fumo.

Si tratta quindi di salsicce, wurstel, hot dogs, carni in scatola, prosciutto e tutte quelle che hanno subito processi di salatura, polimerizzazione, fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altre trasformazioni. Da oggi rientrano tutte nel gruppo 1 delle sostanze che causano il cancro.

credits photo: ansa.it
credits photo: ansa.it

Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa“. Questo è quanto si legge nel documento elaborato dall’Oms.

credits photo: ansa.it
credits photo: ansa.it

Meno pericolose, quindi, le carni rosse non lavorate come manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra, che vengono considerate ‘probabilmente cancerogene‘.

Non si è fatto attendere il commento di Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM): “La decisione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’Oms di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene è un invito a tornare alla dieta mediterranea. La Iarc conferma dati che conoscevamo da tempo, ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una ‘soglia di esposizione’ oltre la quale ci si ammala sicuramente. Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo.

Dagli States arriva il Sushirrito

Credit: imgur.com

La denominazione è senz’altro buffa, ma è così che è stata pensata dai gestori del ristorante Sushirrito di San Francisco, in California, cinque anni or sono: nuovo ritrovato dello street food, il sushirrito nasce dalla fusione di due tra le pietanze etniche che danno più acquolina nel mondo, il sushi e il burrito. Solo al pensiero c’è da andare in ipersalivazione: da geniale innovazione alimentare quale è, il sushirrito promette di soddisfarci e di darci un senso di pieno appagamento che solo con un burrito potremmo ottenere, conservando però allo stesso tempo la freschezza e la leggerezza del sushi, il tutto all’abbordabilissimo prezzo di un panino. Come si sarà intuito, al posto della tortilla di mais viene utilizzata una grossa foglia d’alga, cosa che in sostanza rende il manicaretto una sorta di enorme temaki dalla forma non più conica ma cilindrica.

image

Negli Stati Uniti, questo appetitoso ibrido ha spopolato in un battito di ciglia: il sushirrito, infatti, è davvero facile da preparare, è maneggevole e quindi può essere mangiato al volo in pausa pranzo, ma soprattutto presenta dei valori nutrizionali più salutari al livello di ingredienti. Che sia dietro al proprio desk in ufficio, in auto verso casa, o comodamente davanti alla tv, questa nuova leccornia è una soluzione ottimale per nutrirsi in modo comodo e sano.

E mentre aspettiamo di provarlo al più presto in qualche ristorante all’ultimo grido – la ristorazione in Italia, si sa, si aggiorna e si tiene al passo coi tempi e le ultime novità – potremmo anche pensare di provare a prepararlo con le nostre stesse mani stupendo i nostri amici per cena.

Food app: la soluzione contro lo spreco di cibo

Credits photo: trccani.it

Secondo i dati Eurostat, sono 100 i kg di cibo sprecati ogni settimana, per un totale di 7 euro circa gettati direttamente nella spazzatura da famiglie e commercianti. Questi numeri hanno spinto giovani talentuosi ad ideare delle app che aiutino a conservare, scambiare e conoscere il cibo, concretizzando così anche le idee emerse dalla Fiera Expo.

Informarsi su come si conserva al meglio ogni alimento, avere la possibilità di scambiarlo o donarlo a chi ha bisogno, mettere uno sconto sul cibo in scadenza: sono solo alcune delle soluzioni proposte da siti e applicazioni per intervenire a favore del nostro ambiente e dell’equilibrio nella distrubuzione di cibo.

Sembra impensabile leggere la parola spreco e cibo nella stessa frase, eppure, come tutti sanno, Expo non è stata solo un’occasione turistica per mettere in vetrina il nostro Paese, ma anche e soprattutto l’evento clou prima della Conferenza sull’ambiente di Parigi, che ha consentito di richiamare le coscienze delle persone su un problema mondiale e stilare la Carta di Milano: un documento che pone diversi e ambiziosi obiettivi per incrementare lo sviluppo sostenibile.

E se, dunque, da una parte abbiamo il presidente dell’Onu, Ban Ki Moon, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il commissario ufficiale dell’Expo, Giuseppe Sala, che intervengono sui grandi temi in qualità di istituzioni, dall’altra parte ci sono anche loro: giovani ambiziosi che usano le proprie abilità per mettere in moto la società contro lo spreco alimentare. Come?

Last minute sotto casa

Ebbene, nell’era della tecnologia, il mezzo più veloce per scambiare, rivendere e regalare cibo, piuttosto che gettarlo nella spazzatura è una semplice app. C’è, ad esempio, Last Minute sotto casa che permette ai piccoli negozianti di quartiere di mettere on line sconti sul cibo in scadenza a fine giornata all’interno del loro esercizio, in modo che tutti gli iscritti sul sito o sull’app possano usufruire di alimenti che altrimenti andrebbero nella spazzatura.

Equoevento e My foody

Stessa cosa avviene per Equoevento e My foody. Il primo è un sito nato dall’idea di quattro trentenni romani, che cerca di salvaguardare il cibo rimasto da grossi eventi, come matrimoni, convegni, cerimoni, partite allo stadio, ridistribuendolo a case famiglia ed enti di solidarietà. Grazie a questo, sono stati già ridistribuiti più di 150 mila pasti. Nel caso di My foody, invece, grossisti, negozianti e ristoratori, possono proporre sconti su cibi in scadenza o con difetti nel packaging.

Bring the food

Ad intervenire per raccogliere donazioni di prodotti c’è anche Bring the food, un sito ideato per stimolare la solidarietà dal basso: ogni persona può decidere di offrire cibo di sua spontanea volontà presso gli enti caritativi della propria zona. Basta scaricare l’app, inserire le caratteristiche del cibo e la zona in cui si trova per ricevere le prime richieste.

Breading e Ifoodshare

Nata a Milano, Breading, si rivolge al terzo settore: è qui, infatti, che grazie a questa app vengono reindirizzati pane e generi di prima necessità, mentre Ifoodshare geocalizza condomini, campus universitari, reti di vicinato mettendoli in contatto per condividere cibo in scadenza e favorendo così anche momenti di socializzazione.

Ubo

Infine c’è UBO: l’app, lanciata all’interno di un progetto della regione Valle d’Aosta e Piemonte, gode della supervisione di esperti dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte e Liguria, che hanno dato il loro essenziale apporto per catalogare 500 alimenti e indicare come conservare al meglio la propria spesa. Sono persino state inserite delle ricette per riutilizzare gli avanzi ancora commestibili.

Dunque, non ci sono più scuse per lasciare nel frigorifero alimenti che non saranno mai utilizzati. Occorre piuttosto fare uno sforzo giornaliero per ridistribuire le nostre risorse ed entrare nell’ottica di condivisione del cibo. Se si continua a sprecare, un giorno, la fame sarà un problema non solo di particolari fasce di soggetti, ma del mondo intero. Proseguire verso questa direzione o lamentarsi senza mettersi in moto in prima persona è deleterio per noi stessi. Proprio voi, che state leggendo, siete voi, in prima persona, il motore centrale dello sviluppo sostenibile.