giovedì, 5 Dicembre 2024

Turismo

Home Turismo Pagina 128
News sul turismo, viaggi, vacanze, luoghi da sogno, strutture. Turismo 2.0

“Investiamo nel vostro futuro”: il Salento tra sacro e profano

E la festa continui! Su questa affermazione beneaugurante per i carnevali futuri, all’insegna del bel vivere quotidiano, è calato il sipario sulla 26° edizione del Carnevale di Aradeo e già si pensa a quello dell’anno prossimo.

Nell’immaginario collettivo si ritiene che le origini della festa siano religiose, infatti il Carnevale è direttamente collegato alla Pasqua, ma in realtà ha un’origine più antica, che affonda le sue radici nei Saturnali della Libertà, una festa pagana che risale agli antichi romani. Nei riti del Carnevale confluiscono anche antiche tradizioni contadine, riti di purificazione e di propiziazione all’inizio del ciclo stagionale, ispirati al bisogno di rinnovamento, con l’espulsione dei mali accumulati durante il corso dell’anno, come le malattie e i peccati.

E poi, “A Carnevale ogni scherzo vale”: dice il proverbio. Non è certo uno scherzo organizzare tour operator ai giornalisti per far conoscere nuovi aspetti del Salento. E vari protagonisti salentini sono scesi in campo per l’educational, organizzato da Carmen Mancarella, direttore della rivista “Spiagge”, per conto della Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo e dell’agenzia regionale del turismo “Promozione Puglia”, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali europei.

Nardò-angolo centro storico

“Investiamo nel vostro futuro: Puglia, mille e una emozione”: questo il tema che ha visto collaborare insieme per promozionare la Puglia, i comuni di: Aradeo, Nardò, Giurdignano, Oria e Castellana Grotte.
In primavera aumenta la voglia di festeggiare: dal Carnevale tipico di Aradeo dove sacro e profano si intrecciano alle spettacolarità della natura circostante, alle tavole di San Giuseppe del 19 marzo di Giurdignano che preparano alla Pasqua. In attesa dell’estate, perché non vivere a pieno i weekend lunghi di primavera, facendo base ad Aradeo?

Il Carnevale aradeino
Da Aradeo facilmente si raggiungono i due mari del Salento, lo Jonio e l’Adriatico, nonché si può partire alla scoperta del meglio della Puglia. Le origini della città sono tanto antiche quanto contraddittorie: dopo le dominazioni greca e poi romana i saraceni distrussero numerosi casali nei pressi delle cittadine di Nardò e Galatina. Gli esuli arrivati nel vicino territorio salentino, libero dagli invasori, eressero un altare e questa potrebbe essere l’origine del nome Aradeo dal termine latino “ara”, ma il nome potrebbe rifarsi anche all’abbondanza di acqua per un terreno fertile solcato da torrenti. Per il sindaco di Aradeo, Daniele Perulli, la cittadina ha scelto di presentarsi come capofila per il Bando Ospitalità dei fondi europei, attivato dalla Regione Puglia, per presentarsi nel suo aspetto migliore in occasione del Carnevale. «Intanto stiamo lavorando – ha detto il sindaco – anche per favorire i progetti culturali, rendere sempre più attraenti le stagioni teatrali nel nostro teatro comunale, intitolato a Domenico Modugno che qui si esibì». È da 28 anni che tra il 2 e il 4 marzo si svolge la gran festa, momento di aggregazione e di pura allegria che fa rivivere a pieno la tradizione carnevalesca, voluta da un gruppo di amici, riuniti poi in associazione, che decisero di unire i “festini privati” al fine di poter coinvolgere l’intera cittadinanza. L’associazione oggi porta il nome del primo presidente, Oscar Tramacere, che decise negli anni Ottanta di dar vita ad una sfilata di tantissimi “masci”, le maschere carnevalesche che dovevano percorrere le vie del paese su carri allegorici realizzati con carta, cartone, colla, fil di ferro, colori e tanta tanta fantasia. L’Associazione è presieduta oggi da Ettore Greco coadiuvato dalla vicepresidente Maria Rosaria Bruno. C’è anche, come si conviene, una mascotte del Carnevale che è lo Shacudhruzzi, un folletto dispettoso della famiglia dei Lauri, che dà il via alla sfilata lanciandosi da un edificio del centro storico in uno spettacolare “volo dell’angelo”. Ad avere il privilegio di questo tuffo beneaugurante è stata quest’anno la giornalista milanese, Martina Fragale, che ha avuto ben 15.000 spettatori trepidanti. L’ospitalità è di casa nell’agriturismo Tenuta Mezzana di Cutrufiano, a pochi passi da Aradeo, dove tutta la giovane famiglia è impegnata: da Maria Casto, che si occupa della tenuta e della migliore accoglienza degli ospiti, al marito l’agronomo Giacomo Stifani, che ha deciso di ristrutturare una sua vecchia abitazione rurale, circondata da uliveti e viti. Il ristorante è a chilometro zero e si avvale della competenza dello chef Claudio Amato che, ispirandosi alla cucina mediterranea, prepara tante prelibatezze: dalle pittule di borragine, al maialino con le cicorie creste, alla pasta d’orzo con i ceci, alla carbonara di zucchine.

Grotte di Castellana

La storia “milionaria” delle Grotte di Castellana
Prima di giungere nel Salento una visita è d’obbligo alle Grotte di Castellana (www.grottedicastellana.it), in provincia di Bari, che regalano un crescendo di emozioni. In un tempo che percepiamo quasi infinito, la natura ha generato scenari di inimmaginabile bellezza. Sono opere uniche, modellate dalla forza dell’acqua e celate nelle grotte. Stalattiti, stalagmiti, concrezioni dalle forme più insolite e dalle suggestive sfumature di colore si alternano e, ancora oggi, continuano a mostrare tanto splendore. I dati parlano chiaro: settantasei anni sono passati dalla scoperta delle Grotte, che risalgono a 90 milioni di anni fa, tre chilometri è il percorso sotterraneo lungo e un chilometro è l’itinerario breve. Vivere le Grotte di Castellana significa immergersi in un’esperienza capace di coinvolgere ogni senso, significa ritrovare profonde emozioni legate a memorie ancestrali, significa riscoprire l’essenza della bellezza, incontaminata e pura. Oggi la società Grotte di Castellana, con socio unico il Comune e presieduta da Domi Ciliberti, dà la possibilità di assistere a concerti, eventi culturali, performance teatrali per amalgamare alla creatività dell’uomo la spettacolare unicità di un luogo senza tempo. A scoprirle fu Franco Anelli, oggi ad accompagnare i turisti sono gli speleologi del Gruppo Puglia Grotte, che, come da tradizione, il 23 gennaio scendono nella caverna della Grave, calandosi dall’alto come un tempo, dall’ingoiatoio di 70 metri, chiamato anche “bocca dell’inferno”. Gli ambienti interni si succedono uno dopo l’altro, prendendo i nomi fantasiosi che furono dati dai primi esploratori: la Lupa, i Monumenti, la Civetta, la Madonnina, l’Altare, il Precipizio, il Corridoio del deserto, la Colonna rovesciata, il Corridoio Rosso, la Cupola. Si arriva poi all’ultima e più bella caverna del sistema sotterraneo, la Grotta Bianca, scoperta da Vito Matarrese, che più che speleologo era spinto a recuperare il busto in bronzo del sindaco di Putignano, scaraventato lì da una squadra di fascisti. La grotta, uno scrigno di alabastro, definita bianca per il biancore che la contraddistingue, ha meritato la definizione di “più splendente del mondo”. È previsto anche un percorso attrezzato per i disabili che ha fatto sì che Castellana, con il suo sindaco Francesco Tricase, fosse premiata a Bruxelles come destinazione italiana di eccellenza per il Progetto Eden 2013 riguardante il turismo accessibile.

Nella città d’arte di Nardò trionfa la pietra leccese
Dal romanico al barocco, il tour ha portato a Nardò, città d’arte della provincia di Lecce, le cui discendenze risalgono ai Messapi. Qui è un vero trionfo della tipica pietra leccese, scolpita dai maestri scalpellini. Un esempio sono le chiese che impreziosiscono il centro storico come la chiesa di S. Giuseppe dalla facciata a tamburo in cui è riscontrabile il barocco del Borromini e nella quale è conservata in una grande teca la statua del Santo, che può essere prenotata dai cittadini devoti affinché sosti per tre giorni nella propria abitazione. Dall’ariosa piazza Salandra, dominata dalla colonna dell’Immacolata, che viene adornata dai fiori l’8 dicembre e che ricorda quella di Piazza del Gesù a Napoli, si dipanano le vie del centro storico, nelle vicinanze la fontana del toro che fuggì dalla campagna e raspando il terreno trovò una falda acquifera, origine stessa del nome della città. Ma Nardò è da visitare anche per i panorami mozzafiato di Portoselvaggio, un parco regionale affacciato sul mare, a soli sei chilometri dal centro. «È anche città dell’accoglienza – ha ricordato l’Assessore al turismo di Nardò, Maurizio Leuzzi – per la qual cosa è stata insignita della medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica Ciampi per aver accolto più di 800mila ebrei, che erano stati liberati dai campi di concentramento dalle Forze Alleate e che vennero in quel tempo ospitati nelle case prima di raggiungere Israele».

Giurdignano-tavola di San Giuseppe

Le tavole di San Giuseppe a Giurdignano
Le tradizioni gastronomiche sono un punto di forza nel Salento. Tra il 18 e il 19 marzo gli abitanti di Giurdignano, terra di antiche dimore e di incantevoli borghi, sito a soli cinque chilometri da Otranto, allestiscono nelle proprie case le Tavole di San Giuseppe. Si tratta di grandi mense, ricoperte con tovaglie ricamate dove spiccano pani a forma di ruota e ben tredici pietanze: il pesce, simbolo del miracolo della moltiplicazione; i ciceri e tria, pasta fatta in casa metà bollita e metà fritta con i ceci, che indica l’arrivo della Primavera; le ncartiddhate, dolci fritti a forma di rosa e conditi con il miele, che ricordano le fasce di Gesù bambino. «Questa tradizione – hanno spiegato il Sindaco Monica Laura Gravante e il Vicesindaco, Gabriella Vilei – è molto sentita nel Salento. Infatti le Tavole di San Giuseppe sono nate a Giurdignano e si sono poi diffuse in altri paesi come Minervino e Uggiano». Anche qui il territorio circostante è ricco di storia e si può passeggiare nel giardino dei megaliti più grande d’Europa, dove si possono vedere ben 23 menhir (pietre stiliformi) e 28 dolmen (tombe o forse altari) che risalgono a 16mila anni fa.

Nardò-piazza Salandra

I riti della Pasqua ad Oria
Anche Oria, in provincia di Brindisi, con il suo quartiere ebraico ed il castello di Federico II val bene una visita. Infatti questo borgo medioevale, che affascina per le sue viuzze arrampicate sulla rocca dove sorge il maestoso castello federiciano, ha dato i natali a un medico farmacista così famoso che a lui è stato dedicato il modernissimo ospedale di Tel Aviv, Donnolo. Federico II scelse la città per attendere la sua sposa, Jolanda di Brienne, in viaggio dall’Oriente. I due si unirono in matrimonio nel 1225 nel Duomo di Brindisi, poco distante da Oria. Il castello domina i Due Mari essendo costruito su uno dei tre colli di Oria. Per ingannare il tempo l’imperatore indisse anche il Torneamento dei Rioni, che gli abitanti festeggiano ancora oggi il secondo weekend di agosto con uno spettacolare corteo storico e il Palio in abiti medioevali che ricordano l’arrivo di Federico II. Il castello, di proprietà privata è visitabile grazie agli alunni dell’Istituto per il turismo della città e dai volontari dell’associazione Legambiente. Nella Settimana Santa la Statua di Cristo Morto, custodita nella chiesa delle suore benedettine, viene portata in spalla dagli arciconfratelli della Morte vestiti di nero, in una breve ma intensa processione che termina con l’ingresso di Gesù nella Cattedrale, poco distante. Il rito si ripete tutti i giovedì di marzo fino al Giovedì Santo. La domenica delle Palme i volontari del Gruppo di promozione umana portano in scena la Passione vivente. Di turismo religioso parla dal canto suo lo storico Pino Malva, entusiasta cultore delle tradizioni della sua terra, messapica, medioevale e seicentesca al tempo stesso. Ne è un esempio la grande festa arricchita da luminarie che si rinnova ogni quinto giovedì dopo Pasqua e che vede sfilare in processione migliaia di fedeli provenienti da tutta la Puglia, che seguono con devozione le statue dei Santi Medici orientali: Cosma, Damiano, Antimo, Leonzio ed Euprepio e del Patrono di Oria S. Barsanofio.

di Harry di Prisco

Da Firenze a Dubai, le suite più lussuose del mondo (FOTO)

Esistono diversi tipi di viaggiatori, così come diversi sono i tipi di viaggio. Ci sono gli esploratori, quelli che “zaino in spalla e andiamo”, ci sono gli amanti della semplicità, sostenitori del giusto mezzo tra avventura e comfort e poi, beh, poi ci sono quelli che “altro che cinque stelle, vogliamo una costellazione”.

Invidiata ed elitaria, quest’ultima categoria ha modo di far godere i sensi in posti da favola, progettati per soddisfare, attraverso il lusso sfrenato, qualsiasi capriccio umano. Ecco alcuni delle suite più belle del mondo.

The Penthouse, George V, Parigi
La Tour Eiffel in vista, la rende una delle suite più romantiche del mondo. Esclusivamente per due, lo stile tipicamente parigino, elegante e chic, tra marmi e cristalli, fa di lei il nido d’amore dei sogni. Solo dei sogni.

Royal Suite, Dubai
Tessuti pregiati, marmi, uno scalone monumentale e cinema privati. Questa suite, al venticinquesimo piano del famoso edificio a forma di vela, può ospitare un massimo di cinque adulti.

Chandra Prakash Suite, Taj lake Palace, Udaipur
Un terrazzo panoramico che si affaccia su un lago, lo sfarzo materializzato negli arredamenti dorati. “Splendore della Luna” il suo soprannome. Il perché è facile da comprendere.

Penthouse Suite, The Fairmont, San Francisco
Fino a cento persone, possono essere invitate a godere della ricercatezza dell’arredo di questa suite, vero cavallo di battaglia dell’hotel. Ideale per feste la cui guest star è il lusso.

Suite Reale, Santa Croce
Nata dalla fusione delle due suite Pepi e Verazzano, questo splendore occupa l’intera ala di un palazzo storico fiorentino. Affreschi e soffitti a cassettoni, misti a design contemporaneo, ne valorizzano lo stile italiano.

Royal Penthouse Suite, Ginevra
La suite più grande d’Europa. La suite più costosa del mondo. I “più” abbondano, quando si parla della Royal Penthouse, che occupa, con raffinatezza, l’intero piano dell’hotel in cui è stata costruita.

The Rehendi, Residential Suite, Maldive
Un’isola circondata dal mare e dalla natura, ma completa di ogni servizio elettronico immaginabile. Il relax è garantito nella suite sull’acqua cristallina.

Villa la Cupola, Westin Excelsior, Roma
Il grande soggiorno, sotto una cupola alta dodici metri, la rende una delle location di lusso, più caratteristiche del mondo. Costruita su due piani, possiede una spa, una sala fitness e un solarium da associare alla dieta mediterranea proposta dalla penisola.

A questo punto non resta che sognare.

[Photo: Vanity Fair]

Una vacanza nella natura rende felici

Tutte le vacanze ispirano relax, ma secondo gli studiosi degli Annals of Tourism Research c’è una tipologia che è in grado di potenziare benessere emotivo e fisico.

Mare o montagna? Nessuna delle due, si tratta della natura. Con la primavera alle porte, il consiglio degli esperti è di trascorrere qualche giornata tra prati e parchi: fare turismo immersi nella natura, infatti, rende felici.

Il team, guidato da da Salvatore Bimonte dell’Università di Siena, è giunto a questo risultato effettuando una ricerca che ha coinvolto tre gruppi di turisti. I vacanzieri prescelti hanno visitato la Maremma toscana per tre motivazioni diverse.

Il primo gruppo era formato da persone interessate a visitare solo il parco naturalistico, il secondo era interessato invece a trascorrere del tempo soltanto al mare e infine l’ultimo gruppo intendeva godersi sia il parco sia il mare. Turismo naturalistico nel primo caso, turismo balneare nel secondo e un mix di entrambi per l’ultima tipologia.

Terminata la vacanza, i ricercatori senesi hanno verificato come fossero più felici e soddisfatti i turisti che avevano scelto il turismo naturalistico. La vicinanza con il “verde” favorisce la conservazione dell’ambiente, ci riconnette con emozioni semplici, pensieri positivi, in poche parole ci rende felici.

Provare per credere?