venerdì, 26 Aprile 2024

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Ricostruzione unghie: pro e contro, quando è sconsigliata

Ricostruzione unghie

Ricostruzione unghie, ormai tante donne non possono farne più a meno, si sa che le mani sono un po’ il nostro biglietto da visita e quindi avere delle unghie sempre ben curate e magnifiche è il top.

Eppure ci sono casi in cui è bene evitare la ricostruzione e taluni in cui può anche essere dannosa.

Vediamo quali sono i pro e contro e cerchiamo di far luce sulla questione “danni per la salute”.

I pro e contro della ricostruzione unghie

Vediamo in primis quali sono i pro:

  • mani sempre perfette e curate, non si deve star a ritoccare lo smalto ne preoccuparsi che le unghie non siano presentabili
  • il gel è resistente quindi le unghie non si rovinano facilmente
  • le unghie sono sempre della giusta misura, senza problemi di unghie troppo corte, spezzate etc
  • è un’ottima soluzione per chi ha l’abitudine di mangiarsele
  • non occorrono grandi manutenzioni e durano a lungo

Ma ci sono anche i contro da tenere in considerazione:

  • le unghie possono indebolirsi ed una volta rimossa la ricostruzione possono apparire molto più fragili e quindi spezzarsi molto più facilmente
  • i costi non sono alla portata di tutti
  • se vi piace cambiare spesso look con la ricostruzione dovete attendere poco meno di un mese
  • i ritocchi vanno fatti ogni mese altrimenti l’unghia ricrescendo naturalmente produrrebbe un effetto antiestetico

Ricostruzione unghie: i danni in agguato

Le ricostruzioni, specie non professionali e non accurate possono riservare diversi guai.

Ad esempio si può incorrere in dermatiti dovute alle componenti chimiche del gel con insorgere di allergie.

Le unghie necessitano di respirare, il gel non è traspirante e le unghie sotto possono ricrescere ingiallite e deboli.

E’ in generale sconsigliato a chi soffre di unghie fragili, il gel non permette all’unghia di essere correttamente nutrita ed idratata e questo aggrava il problema.

In conclusione se la ricostruzione è ben fatta, se si usano i giusti materiali e se non vi sono progressi problemi si può tranquillamente usare, avendo cura però di fare una pausa ogni tre mesi.


Sali di alluminio e parabeni nei deodoranti: teorie e ricerche

deodorante-spray

Oggi desideriamo parlarvi del deodorante, amico fidato e insostituibile della routine quotidiana di ciascuno di noi. Lo utilizziamo appena usciti dalla doccia, lo mettiamo prima di andare al lavoro e molto spesso lo portiamo con noi nella borsa.

Profumerie, farmacie, erboristerie e supermercati sono ormai invasi da questi prodotti e noi non dobbiamo fare altro che scegliere la fragranza e la formulazione che più ci piace.
L’offerta, davvero molto ampia, comprende deodoranti spray, roll-on e crema, mentre le profumazioni sono praticamente infinite (dolce, floreale, speziato, ecc…).
Molto spesso nella scelta e non ci soffermiamo però a sufficienza sull’Inci del prodotto, riportato sulla confezione.

Gli elementi a cui dobbiamo prestare particolare attenzione sono i parabeni e l’alluminio; prima di acquistare un deodorante leggiamo, quindi, attentamente l’elenco degli ingredienti.
Non travisiamo, inoltre, la frase spesso riportata sul flacone ‘prodotto dermatologicamente testato’: questa affermazione non significa che il prodotto sia sicuro, ma semplicemente che è stato testato su alcuni volontari.
Vediamo ora nel dettaglio quali sono le sostanze contenute nei deodoranti che più di frequente vengono messi sotto accusa: i parabeni e i sali di alluminio.

Lo spettro dei parabeni

I parabeni, sostanze chimiche derivanti dall’acido para-idrossi benzoico, sono largamente impiegati per la realizzazione di prodotti per la cura della persona in virtù delle loro proprietà antibatteriche e antifungine.
Questi conservanti, le cui caratteristiche ricalcano gli ormoni estrogeni, sono stati introdotti negli anni Venti e oggi trovano largo impiego nell’industria cosmetica; vengono difatti addizionati a trattamenti viso e/o corpo e deodoranti.
La loro presenza per molto tempo non è stata oggetto di alcun dibattito perché queste sostanze non erano considerate nocive.

Nel 2004, uno studio condotto presso l’Università di Reading ha riportato alcuni dati allarmanti: una ricerca effettuata su un campione di 20 donne colpite da tumore maligno al seno rivelava che in 18 di loro era stata riscontrata un’elevata concentrazione di parabeni.
Lo studio ipotizzava quindi una correlazione tra parabeni, deodoranti e cancro alla mammella, sulla base dei seguenti punti:

  • I parabeni, rinvenuti sul campione di pazienti, si trovano in forma esterea e di conseguenza non sono penetrati nel corpo a seguito dell’assunzione per via orale.
  • Il corpo elimina le tossine attraverso la pelle, ma l’applicazione di un deodorante con antitraspiranti interferisce con questo meccanismo.
  • Si verifica un accumulo di tossine all’interno delle ghiandole linfatiche situate sotto gli arti superiori e questo favorisce l’insorgenza di neoplasie.

A questa ricerca ne sono seguite molte altre che hanno attenuato o completamente smentito i risultati ottenuti dallo studio qui illustrato.

Per informazioni complete sull’argomento, è opportuno consultare questa risorsa pubblicata sul sito AIRC.

Sali di alluminio: cosa sono è perché sono presenti nei deodoranti

La maggior parte dei deodoranti annovera tra i suoi componenti i sali di alluminio, un componente capace di ostacolare la formazione del sudore e di conseguenza la comparsa di sgradevoli odori e macchie sugli indumenti.
L’alluminio si dissolve difatti nel primo sudore, dando origine a una sorta di pellicola in gel che chiude i pori sudoripari; questo meccanismo blocca la traspirazione per alcune ore.

Dall’Inci dei prodotti in commercio si evince che il metallo è presente sotto forma di cloridrati d’alluminio e idrati di zirconi in una percentuale che generalmente si attesta intorno al 20%.
Il deodorante, una volta applicato, mantiene le promesse, ma quali sono le possibili controindicazioni per la nostra salute?
Così come i parabeni, nemmeno queste sostanze sembrano essere esenti da possibili effetti collaterali, anche se il dibattito in ambito medico è acceso e tutt’ora in corso.

Alcuni studi hanno evidenziato una possibile correlazione tra l’utilizzo di deodoranti arricchiti con sali di alluminio e diverse patologie di diversa natura e gravità, tra queste granulomi, neoplasie, patologie neurodegenerative quali per esempio il Morbo di Alzheimer e Parkinson, SLA, sclerosi multipla e demenza.
Diverse ricerche hanno inoltre portato alla luce un ulteriore aspetto: i sali di alluminio, che si accumulano facilmente nel corpo in virtù delle loro dimensioni irrisorie, attaccano il DNA e inficiano in modo irrimediabile la sua capacità di autorigenerarsi.

Quale deodorante scegliere

Alla luce di quanto detto, la domanda sorge spontanea: quale deodorante possiamo acquistare?
Sebbene non esistano studi epidemiologici sufficientemente affidabili per stabilire una correlazione rilevante tra l’uso di questi prodotti e malattie gravemente invalidanti, il nostro suggerimento rimane quello di acquistare deodoranti senza sali di alluminio e parabeni, e di prediligere formulazioni quanto più possibile naturali.

Non bisogna inoltre dimenticare qualche piccola precauzione:

  • Evitare l’esposizione al sole dopo l’applicazione del prodotto perché le sostanze presenti al suo interno possono essere fotosensibilizzanti. Il calore, di conseguenza, le attiva e la cute può macchiarsi;
  • Non applicare il prodotto dopo la depilazione, ma attendere sempre 24-48 ore;
  • Non abusare del deodorante e seguire le indicazioni riportate sulla confezione (evitare applicazioni troppo ravvicinate nel tempo).

I giovani non fanno il test HIV – e il rischio di contagio aumenta

test HIV

contagio

Oggi si parla poco di HIV e AIDS e molti giovani sottovalutano il rischio di contagio, ma la prevenzione e la diagnosi tramite test HIV sono fondamentali.

Negli anni in cui il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è stato scoperto, la consapevolezza del rischio del contagio è dilagata, insieme al panico di ammalarsi. Le persone si sottoponevano al test HIV e limitavano le situazioni a rischio per non contrarre il virus. Alla TV non si parlava d’altro e innumerevoli erano gli spot che invitavano le persone alla prudenza.

In effetti i primi anni dopo la scoperta sono stati terribili e chi contraeva l’HIV difficilmente aveva una prognosi rosea. Le prime cure iniziarono ad arrivare, ma avevano spesso degli effetti collaterali terribili ed erano ancora numerosi i morti per AIDS (lo stato avanzato dell’infezione da HIV).

Con il passare degli anni la situazione è decisamente migliorata. Gli esperti hanno scoperto molte più cose sul virus dell’HIV, le terapie sono migliorare e, ad oggi, questa pur se terribile infezione è ormai considerata uno stato cronico, non più mortale.

Allo stesso tempo, le persone hanno iniziato ad avere meno paura. Si parla sempre meno di HIV e AIDS e questa è una nota negativa nella lotta a questa piaga. Oggi molti giovani non hanno la stessa percezione del rischio di 20 anni fa, non prendono quindi le giuste precauzioni e non fanno il test HIV. E il contagio nelle persone sotto i 30 anni è purtroppo in aumento.

Prevenzione e diagnosi con il test HIV: dagli USA all’Italia

Negli Stati Uniti, i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) consigliano di sottoporre al test HIV tutte le persone sessualmente attive dai 15 anni. Nonostante questa raccomandazione, sembra che solo l’1% delle persone si sottoponga al test, ma è proprio tra i giovanissimi di oltreoceano che il contagio è maggiore (sembra che il 40% delle nuove diagnosi sia composto da persone al di sotto dei 29 anni).

Tra tutti i malati di HIV negli Stati Uniti, circa il 15% vive con l’infezione senza esserne consapevole. Sembra che il problema principale sia, come avevamo anticipato qui sopra, la mancata percezione del rischio corso.

test

La situazione in Italia

La situazione nel nostro paese non è molto diversa da quella statunitense. La buona notizia è che in generale, i contagi dell’HIV sono diminuiti rispetto al passato, ma sono proprio i giovani che invece hanno visto un incremento di infezioni da questo virus.

Ovviamente anche nel Bel Paese c’è una percezione del rischio più bassa rispetto al passato e questo non vale solo per l’HIV, ma per tutte le malattie sessualmente trasmissibili. Secondo un articolo di qualche mese fa, il maggior rischio di contrarre questo tipo di infezioni è favorito dalla facilità di fare nuovi incontri a livello sessuale tramite internet.

A questo proposito, non molto tempo fa un servizio de Le Iene ha parlato di un episodio a dir poco raccapricciante. Un uomo di 35 anni sieropositivo da 11, è stato incriminato per aver avuto intenzionalmente rapporti non protetti con oltre 200 persone (donne, uomini e trans, conosciuti soprattutto su internet). L’uomo è anche sotto inchiesta per omicidio colposo della sua compagna, morta di AIDS l’anno scorso (con cui stava da anni).

Ovviamente l’uomo è colpevole di un reato grave e verrà condannato per questo. Quello che preoccupa però è il numero di persone che possono essere state contagiate da lui in 11 anni che a loro volta, inconsapevolmente, possono aver trasmesso il virus ad altri partner.

È veramente importante eseguire un test HIV quando c’è stato un purché minimo rischio di contagio, per evitare che quella che è già un’epidemia possa diffondersi ancora di più.

test in casa

Come eseguire il test HIV

L’unico modo per scoprire se si è sieropositivi è tramite un test HIV. In generale, è necessario andare presso un centro di analisi e richiedere di fare il prelievo per la ricerca degli anticorpi all’HIV nel sangue.

Il test HIV benché si chiami così, non rileva infatti il virus stesso, ma gli anticorpi che vengono creati da un organismo contagiato. Ogni organismo ci mette un determinato tempo per creare tali anticorpi e, per questa ragione, non è possibile fare questo tipo di test i giorni subito successivi al sospetto contagio.

La cosa più saggia da fare è aspettare almeno un mese e nel frattempo usare le dovute precauzioni per, nell’evenienza, non trasmettere il virus ad altre persone. È anche vero però che il tempo in cui gli anticorpi vengono creati (chiamato ‘periodo finestra‘) non è uguale per tutti. Quindi, se il primo test dopo un mese dal sospetto contagio dovesse essere negativo, è consigliato ripetere un test HIV anche dopo altri 2 mesi.

Il metodo tradizionale del test prevede un semplice prelievo di sangue che poi viene analizzato in laboratorio e il risultato si riceve entro 2/3 giorni. Da qualche anno inoltre esiste la possibilità di eseguire il test HIV a casa.

Fare il test HIV a casa

Poter fare il test HIV a casa è un agevolazione per tutta quella categoria di persone che, differentemente, non si sottoporrebbero al normale esame. Cercando online del autotest HIV prezzo e modalità di esecuzione, si riescono a capire i vantaggi che hanno portato ad usare sempre più questo metodo diagnostico casalingo.

HIV

Le persone che facilmente non vogliono dare spiegazioni sul perché necessitano fare questa analisi, possono ordinare online il kit per eseguire a casa il test rapido per l’HIV che è molto semplice da fare. I prezzi orientativamente si aggirano sui 30€, è necessario assicurarsi che siano prodotti a marchiatura CE e il risultato è pressoché immediato.

La modalità di esecuzione è talmente semplice che anche i più giovani possono eseguire il test HIV senza problemi, per così iniziare a prendere le dovute precauzioni e non far dilagare ancora di più questa infezione che, pur non essendo più una condanna a morte certa, rimane una condizione cronica a vita.

Tintura capelli uomo: guida alla colorazione

Tintura capelli uomo: guida alla colorazione, ovvero tutto ciò che c’è da sapere sul mondo della tintura for men.

Cos’è che spaventa più di tutto sia uomini che donne? L’atomica? Le guerre? L’aumento dell’Iva? No, il capello bianco.

Niente ti atterrisce di più come alzarti la mattina e scoprire che quello che ieri avevi creduto essere un abbaglio, è invece una manciata di capelli candidi.

Li sentite i brividi sulla pelle?

Le donne ormai sono esperte, il bello è che anche gli uomini sono diventati insofferenti al capello bianco e desiderano prestare particolare cura al loro aspetto.

Tintura capelli uomo: il brizzolato non è glam

Una volta il brizzolato faceva tendenza, un po’ di saggezza, un po’ maturità alla George Clooney, per la serie “sono come il vino invecchiando miglioro”.

E invece secondo Vanity Fair l’uomo brizzolato si è estinto. Al primo accenno di candore via che si prende appuntamento dalla parrucchiera.

Ma voi, maschi intrepidi che temete il gossip cittadino (metti che poi ti vedono dal parrucchiere) ma non l’arte del fai da te, potete contare su di noi per una guida su come tingervi i capelli.

Tintura capelli uomo: guida alla colorazione

Non è detto che abbiate i capelli bianchi magari vi siete stancati del vostro colore e volete cambiarlo. In ogni caso quello che vi occorre è una tintura.

Se si tratta solo di cambiare colore può andar bene un semipermanente che sparisce dopo cinque o sei lavaggi. Non ha un grande effetto coprente.

Bene i riflessanti senza ammoniaca creati da polveri di piante, si lasciano in posa pochi minuti e scuriscono capelli bianchi e grigi solo di un tono. Effetto naturale.

Per coprire la chioma brizzolata bene anche una tintura camouflage che maschera il sale e pepe.

Altre formule in gel ed in crema sono adatte sia per colorare che per prevenire la caduta dei capelli, come ci suggerisce Testanera a proposito di alcune formule che coprono i capelli bianchi e grigi e li rafforzano.

Dritte sulla tinta per i capelli dell’uomo

Attenzione a ciò che comprate nel supermercato: una tintura maschile non deve avere sfumature altamente pigmentate, come il rosso o il giallo, perché avrebbero un effetto terribile sulla chioma facendo apparire i capelli rossicci man mano che si perde il colore. Troppo artificioso.

Bisogna puntare quindi non tanto su un prodotto che copra ma su un prodotto che dia una resa visiva naturale con effetto ringiovanente (e possibilmente anticaduta).

Prezzi della tintura maschile

Il prezzo varia ovviamente a seconda del prodotto acquistato, se si desidera tinta e maschera rinforzante si va dai 15 euro a salire.

Tempistiche ed istruzioni per l’uso

Niente paura: non è che bisogna essere dei maghi per tingersi i capelli. Un po’ di accortezza e la lettura delle istruzioni può bastare.

Indossare guanti e vestiti vecchi, assicurarsi che non vi sia biancheria da bagno che può macchiarsi nei paraggi, leggere le istruzioni. Le applicazioni solitamente non richiedono molto tempo.

Attenzione: i capelli tinti vanno curati, lavaggi frequenti fanno sì che il colore si tolga prima, prodotti non idonei fanno sì che il problema non sia più l’incanutimento ma l’alopecia e poi c’è la temutissima ricrescita. Quindi armatevi di prodotti di tintura giusta che colorino ma soprattutto non vi privino della chioma, shampoo adatti ai capelli colorati ed un balsamo che vi tolga un eventuale effetto stoppa.

Qual è la vostra opinione in merito?