martedì, 16 Dicembre 2025

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Vis a Vis o La casa di carta: quale scegliere e perché

Vis a Vis o La casa di carta? Ammetto che è un bel dilemma: qual è il vostro preferito?

Si possono guardare entrambi ma come si fa a scegliere il migliore?

Vi confesserò che io non ero attratta da nessuno dei due: ne ho letto molto, ho sentito molto parlarne, diverse persone entusiaste, molti fan ma nessuno dei due mi attirava.

Finchè un giorno ho deciso, quasi per caso, di vedere Vis a Vis. La casa di carta bene o male lo conoscevo, ne ho visti diversi spezzoni ma mai guardato tutto.

Ma Vis a Vis è un’altra cosa.

Vis a Vis o La casa di carta?

I creatori della Casa di Carta dopo il grande successo con questa serie tv hanno deciso di dar vita ad un’altra serie: Vis a Vis.

Nella Casa di Carta la protagonista è Tokyo mentre in Vis a Vis la protagonista è Macarena. Il primo parla di un gruppo di rapinatori che diventa molto famoso, il secondo è ambientato un un carcere in cui vediamo le avventure delle detenute.

Le due serie condividono due dei loro attori principali: Alba Flores, Nairobi nella Casa di Carta e Sarai in Vis a Vis, e Najwa Nimri, Alicia Sierra nella Casa di Carta e Zulema Zair in Vis a Vis.

In entrambe gli ingredienti base sono: sparatorie, omicidi, sesso e azione.

Chi vince fra Vis a Vis o La casa di carta?

Il pubblico fra i due sembra preferire la Casa di Carta che ha oggettivamente più visualizzazioni di Vis a Vis, superando i 30 milioni di spettatori

Vis a Vis ha riscosso un enorme successo in Spagna e a livello internazionale ed è prima nella top ten di Netflix, se in termini di numeri vince La Casa de papel in termini di entusiasmo dei fan sembra vincere Vis a Vis. Potremmo definirla la versione spagnola di Orange is the new black anche se sono molto diverse.

Personalmente mi convince di più Vis a Vis, in una serata ho visto circa otto puntate difilato. Si divorano le stagioni una dietro l’altra in pochi giorni, ci vuole davvero poco.

Voi cosa ne pensate?

Sardegna: niente test covid per entrare in terra sarda

Un’altra notizia assurda: sospeso il provvedimento di Solinas, si può entrare in Sardegna senza fare test.

Il Tar sospende l’ordinanza del presidente della Regione, Solinas, perché viola l’articolo 16 della Costituzione sulla libera circolazione delle persone.

Tar contro la Sardegna: niente test anticovid

Non sarà più necessario fare il test anticovid per sbarcare o atterrare in Sardegna.

Dante D’Alessio, presidente della prima sezione del Tribunale amministrativo della Sardegna, sospende gli effetti dell’ordinanza numero 43: Solinas aveva imposto che chiunque entrasse in Sardegna potesse farlo solo con munito «test sierologico o molecolare o antigenico rapido» (con esito negativo).

La data dell’udienza di merito è fissata per il 7 ottobre.

Lo Stato contro la Sardegna: ordinanze suicide

Tutti voi ricorderete l’esodo di massa che ci fu dal nord, allo scatenarsi della pandemia, verso la Sardegna che aveva 0 contagi.

Anzichè tutelare i sardi ed isolarli dal virus, lo Stato ha consentito il libero accesso.

Non basta? I sardi ultimamente sono diventati untori della peste mentre invece sono gli altri che portano il covid nella regione.

Solinas una cosa buona ha fatto in vita sua: chiedere che chi arriva in Sardegna faccia il test sierologico. Attenzione: non si impedisce la libera circolazione ma si esige tutelare e conservare una ragione fortemente a rischio contagio.

Il commento del ministro Francesco Boccia, responsabile delle Autonomie, è stato che la decisione del TAR «spinga la regione Sardegna alla massima e leale collaborazione» perché a quanto pare fino ad ora i sardi non sono stati collaborativi.

Ci rendiamo conto?

A quando l’indipendenza della Sardegna?

Ora c’è da chiedersi: quando avverrà la secessione della Sardegna? Lo Stato non la cura, non la tutela e non la protegge, che valore ha essere italiani quando si viene esclusi da tutto?

Forse che i sardi non pagano le tasse e non rispettano la costituzione?

E’ tempo che i sardi recuperino la fierezza delle origini, dicano NO alo Stato Italiano e se ne sleghino una volta per tutte.

Ricette per Mabon: cosa portare in tavola

Ricette per Mabon: si avvicina l’equinozio d’autunno ed è tempo di prepararsi all’arrivo del freddo.

Abbiamo già parlato di Mabon, delle sue tradizioni e del suo significato, oggi parliamo di ricette.

Ricette per Mabon: i prodotti dell’orto

Mi piace usare per Mabon, delle ricette che hanno a che fare con la terra ed i prodotti dell’orto.

Uso ciò che c’è in giardino o ciò che scambio con gli agricoltori (eh sì ho avviato un gruppo facebook dedicato al baratto di auto produzione).

Dunque abbiamo ricchezza di: zucche, zucchine, fiori di zucca etc.

Di getto mi viene da pensare alla pasta con i fiori di zucca, che è ottima, meglio ancora se la pasta è fatta in casa.

Con la zucca si possono fare tante ricette: la vellutata in primis.

Io amo però una ricetta che mi ha insegnato mia nipote: si prende la zucca e la si taglia a fette, né troppo sottili né troppo spesse, la si griglia alla piastra e poi si condisce con aceto di mele, aglio e rosmarino. Ottima.

Le zucchine che sembrano così prive di sapore e scialbe sono invece perfette per una tempura (farina di riso e acqua frizzante fredda) oppure fate come me: le grigliate e poi fate degli strati con cotto e sottilette, infornate, gratinate et voilà.

Andare nel bosco per le ricette di Mabon

Una cosa che mi piace davvero molto è andare per boschi e campagna in vista di Mabon.

Bottino: funghi, pere selvatiche, mele selvatiche, frutti di bosco, nocciole, gli ultimi fichi.

C’è da sbizzarrirsi! Con i funghi adoro fare le tagliatelle, in bianco con la besciamella on in rosso con la salsa. Fantastiche le crespelle con i funghi.

Con gli ultimi fichi trovati, in campagna non nel bosco, particolarmente dolci per fortuna, ci ho fatto la marmellata. Non l’avete mai fatta? E’ molto semplice: sbucciate i funghi e tagliuzzateli in una pentola. Prendete un fruttapec 2:1, aggiungete zucchero di canna come indicato (io ne ho usato 400), e poi il succo di un limone. Portare a bollore e mescolate finché non addensa. Ecco fatto! Sterilizzate bene i barattoli. Nessuno vi vieta di aggiungerci rum, cannella, mela grattugiata etc.

Con le mele selvatiche ho fatto una bella torta.

Con le nocciole? La nutella casalinga ovviamente: 60 g di nocciole tostate, 100 g di cioccolato fondente, 100 g di zucchero, 70 g di burro, 70 g di latte. Molto semplice: frullare nocciole e zucchero, poi cioccolato. Mettere tutto sul fuoco, a bagnomaria, con burro e latte. Mescolare dopo 10 minuti è pronta la crema.

Queste sono solo piccole indicazioni: potete davvero sbizzarrirvi con gli ingredienti che l’autunno vi propone.

Autunno in Giappone: tradizioni, parole e foglie

L’autunno in Giappone ha un fascino decisamente speciale, forse più delle altre stagioni.

Le giornate iniziano ad accorciarsi, arriva il fresco e come da noi gli alberi si colorano.

Cosa rende allora il loro autunno diverso dal nostro?

Il modo di viverlo. C’è un’espressione o una parola tipica per ogni momento caratteristico, feste e tradizioni particolari.

Curiosi?

Eventi ed attività dell’autunno in Giappone

Il Taiiku no hi si svolge il secondo lunedì di ottobre ed è la giornata dedicata allo sport ed al benessere. Si ricordano le Olimpiadi estive che si sono svolte a Tokyo nel 1964.

Cosa vi piace fare in autunno? I giapponesi si dedicano alla lettura ed all’arte, disegnano e dipingono.

Cercare le prelibatezze dell’autunno: andare in cerca di funghi e castagne, arrostire le patate dolci, gustare i frutti autunnali come pere, kaki ed uva. Non così tanto diverso da noi.

Le parole dell’autunno giapponese

Non a caso l’autunno in Giappone è anche definito Shokuyoku no aki, “autunno dell’appetito” o Dokusho no aki, “autunno della lettura” in riferimento a due argomenti sopra citati: il cibo e la lettura.

Shūki è il termine che definisce il “senso o atmosfera dell’autunno” quella sensazione della stagione che cambia, l’aria si rinfresca, fa buio prima e si sta di più in casa.

Zansho definisce il “calore residuo” ovvero quando ancora non è arrivato proprio il fresco e si sentono gli strascichi del caldo. Quando inizia a far più fresco si dice Shinryō.

Quando il vento diventa fresco e pungente si dice Kogarashi.

Aki no sora wa takai (“Il cielo in autunno è più alto”) è un comune detto giapponese quando il cielo è azzurro, sgombro e sembra più alto.

Yonaga è il termine per definire le sere che si allungano ed il fatto che fa buio prima.

Come sapete in Giappone si usano molto i ventagli: Suteōgi indica il ventaglio estivo che viene riposto e Akiōgi indica invece il “Ventaglio dell’autunno”.

I Momiji nell’autunno in Giappone

I fiori del sakura hanno una contropartita autunnale: gli aceri rossi. Se in primavera si va a guardare i sakura, in autunno si va a contemplare i Momiji con le loro foglie rosse.

Momijigari significa letteralmente la caccia (kari) all’acero (momiji), proprio come per i sakura.