domenica, 5 Gennaio 2025

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Quale serie tv vedere su Netflix: Heeramandi di Sanjay Leela Bhansali

Quale serie tv vedere su Netflix? Oggi proponiamo una saga di donne proveniente dall’India: Heeramandi di Sanjay Leela Bhansali.

Dopo il successo di Serie TV come “Devdas” e “Guzaarish”, il pluripremiato regista Sanjay Leela Bhansali si prepara a stupire nuovamente il pubblico con la sua ultima creazione.

Ambientata nell’omonimo distretto di Lahore (attuale Pakistan) durante l’era coloniale britannica, “Heeramandi” si concentra sulla vita di tre generazioni di cortigiane che hanno vissuto e prosperato all’interno di questo quartiere leggendario, noto per la sua cultura raffinata e la sua atmosfera sensuale.

Quale serie tv vedere su Netflix: Heeramandi di Sanjay Leela Bhansali

Heeramandi è il quartiere delle artiste, le tawaif.

La storia si concentra particolarmente su Mallikajaan e Fareedan, due nemiche giurate. Mallikajaan, zia di Fareedan, siede sul trono di Heeramandi. Fareedan che subì un torto nel passato vuole rivendicare quel trono.

Le cortigiane regnano come regine a Heeramandi. L’unica speranza è la giovane Alam, la figlia minore di Mallikajaan, ma Alam non vuole diventare una tawaif, il suo sogno è trovare l’amore e scappare da quella gabbia. Ma sua madre la ammonisce: una tawaif non può innamorarsi, se lo facesse ci sarebbero delle conseguenze.

Attraverso le loro storie intrecciate, lo spettatore verrà catapultato in un mondo fatto di intrighi di potere, amori proibiti e lotte per la sopravvivenza in un contesto socio-politico in continua evoluzione.

Oltre a offrire uno sguardo approfondito sulla complessa realtà delle cortigiane, la serie esplora anche temi universali come l’emancipazione femminile, i conflitti generazionali e l’impatto del colonialismo sulle tradizioni locali.

Netflix ha deciso di rinnovare la serie, quindi vedremo un secondo capitolo. In Herramandi 2 le tawaif dovranno cambiare luogo e rinnovarsi, più precisamente entreranno a far parte del mondo del cinema.

Chi erano le tawaif di Heeramandi?

Le tawaif erano una particolare classe di donne altamente istruite e talentuose nell’India del XIX e inizio XX secolo, principalmente associate con le corti reali e l’aristocrazia musulmana.

Provenivano spesso da famiglie di artisti e musicisti di corte. Godevano di uno status ambiguo, in quanto non erano considerate totalmente rispettabili secondo gli standard sociali dell’epoca.

Erano esperte nella musica classica, nella danza, nella poesia e nell’intrattenimento. Venivano apprezzate per le loro raffinate abilità artistiche.

Erano ingaggiate dalle famiglie reali e dall’aristocrazia musulmana per intrattenere gli ospiti, accompagnare i regnanti e fungere da compagne di conversazione.

Con l’annessione delle Indie orientali nel 1856 alla Compagnia britannica, la tawaif furono infine costrette a prostituirsi. Poiché stigmatizzate dal governo si trovarono senza opportunità di lavoro.

Quella volta che il governo italiano cercò di insabbiare Chernobyl

Chernobyl è stata una pagina molto tragica della storia.

Dopo l’esplosione della centrale nucleare, avvenuta il 26 aprile 1986 in Ucraina, l’Italia fu uno dei paesi europei maggiormente colpiti dalla nube radioattiva. Nonostante la distanza geografica, gli effetti dell’incidente si fecero sentire in diverse regioni italiane.

Nelle settimane successive al disastro, si diffuse una forte preoccupazione e paura nella popolazione italiana. Le autorità iniziarono a monitorare attentamente i livelli di radioattività e a fornire indicazioni sulla sicurezza alimentare.

Furono inoltre emessi divieti temporanei di consumo di alcuni alimenti.

In tutto questo c’è un “ma”. Il governo ad un certo punto decise che era tempo di voltare pagina e provò ad insabbiare il disastro nucleare tramite la Rai: voleva infatti che in tv si dicesse che l’allarme era finito.

Quella volta che il governo italiano cercò di insabbiare Chernobyl

Federico Fazzuoli è stato un volto noto della Rai, ha infatti condotto Linea Verde dal 1981 al 1993.

Durante un’intervista per Fanpage ha rivelato: “Ci furono pressioni politiche per rassicurare gli italiani. Il governo si poneva il problema dei danni all’economia, riteneva che dovessimo ricominciare” da qui l’idea di divulgare attraverso i mass media la notizia che l’allarme era stato ritirato. Ma non era vero.

“Il problema era che non c’erano dati attendibili. Incaricai due ingegneri nucleari di dirmi come stessero le cose. Mi affidai ai loro dati che dicevano che l’emergenza non era finita ma i ministri a cui si rivolse non ne vollero sapere, né tanto meno il governo (Craxi presidente del consiglio e Giuliano Amato sottosegretario alla presidenza del consiglio).

Fu il direttore di Rai1, Emmanuele Milano, a perorare la sua causa e a dirgli “Vai avanti. Adesso pensiamo alla gente. Al potere ci penseremo dopo”.

Quali furono le conseguenze di Chernobyl in Italia?

Per chi non c’era, o non si ricorda, l’Italia fu investita da una nube radioattiva che colpì soprattutto Piemonte, Lombardia e Veneto.

Ci furono anche restrizioni sul pascolo del bestiame e sulla commercializzazione di prodotti lattiero-caseari.

Vennero riscontrati elevati livelli di radioattività in latte, verdure, funghi e altri alimenti provenienti da queste zone.

Furono misurati alti livelli di cesio-137 e iodio-131 e pertanto furono emanati divieti per il consumo di questi alimenti.

Sul piano sanitario, non si registrarono effetti immediati gravi sulla popolazione italiana. Tuttavia, negli anni successivi si osservò un leggero aumento dell’incidenza di alcuni tipi di tumori, in particolare alla tiroide nei bambini. Questo fenomeno fu attribuito all’assunzione di iodio radioattivo attraverso l’ingestione di alimenti contaminati.

Diversi studi epidemiologici hanno riscontrato un incremento di altre forme di cancro, come leucemie e tumori solidi, attribuibili all’esposizione a basse dosi di radiazioni.

Vennero segnalati anche casi di patologie non cancerose, come disfunzioni della tiroide e disturbi cardiovascolari, legate all’esposizione radioattiva.

Paura dei pagliacci: Coulrofobia cosa è

La paura dei pagliacci è detta coulrofobia, è una fobia un po’ particolare ma molto comune.

Questa paura irragionevole e sproporzionata nei confronti dei pagliacci è molto comune principalmente nei bambini, ma anche fra gli adulti.

Ma da dove scaturisce questa paura? Ne parliamo oggi.

Paura dei pagliacci: Coulrofobia cosa è

Da dove nasce questa fobia per i clown?

I pagliacci hanno spesso volti truccati in modo grottesco e inquietante, che può scatenare paura e ansia.

Soprattutto i clown sono imprevedibili, non sono assoggettati alle regole della società quando interpretano il loro ruolo, quindi possono fare scherzi e possono far spaventare le persone.

Ci sono poi le esperienze traumatiche, ci sono persone ad esempio che hanno avuto alcune esperienze negative o spaventose con pagliacci durante l’infanzia, che hanno portato a sviluppare una paura irrazionale.

Le teorie psicologiche suggeriscono che la coulrofobia possa essere legata a problemi di fiducia, controllo o traumi non risolti. I pagliacci possono rappresentare una figura autoritaria o imprevedibile che scatena ansia.

Come si manifesta la fobia dei clown?

I sintomi della coulrofobia possono variare da persona a persona ma possono includere:

  • Panico, ansia e terrore intensi alla vista di un pagliaccio
  • Evitamento di situazioni in cui si potrebbero incontrare pagliacci
  • Reazioni fisiche come tremori, sudorazione, accelerazione del battito cardiaco
  • Pensieri irrazionali e catastrofici legati ai pagliacci
  • Difficoltà a concentrarsi o a svolgere normali attività

Come si supera la fobia dei clown?

Il trattamento della coulrofobia di solito prevede terapie psicologiche come la terapia cognitivo-comportamentale (TCC). Questa aiuta la persona a riconoscere e gestire i pensieri e le emozioni negative associate ai pagliacci.

Possono essere utilizzate anche tecniche di esposizione graduale per abituare la persona alla presenza dei pagliacci in modo controllato e sicuro. In alcuni casi possono essere prescritti farmaci ansiolitici per aiutare a controllare i sintomi di ansia. Con il giusto trattamento, la coulrofobia può essere gestita in modo efficace.

Sassi da compagnia: il nuovo trend dalla Corea è una spia d’allarme


Avete presente i sassi da compagnia? No vero? Ebbene è un nuovo trend coreano, per la precisione arriva dalla Corea del Sud e online si trova come “pet rocks”.
No, non vi sto prendendo in giro, è stata lanciata questa moda che prevede non animali da compagnia, ma delle pietre.
Curiosi?

Sassi da compagnia: alle origini del trend


Sono pietre e basta, ma tra i giovani della Corea del sud si è diffusa la moda di tenerli come se fossero animali da compagnia.
Questa bizzarria delle “pet rocks” non è un’invenzione recente, in realtà furono lanciate da Gary Dahl negli anni ’70.
Idea di base: la roccia viene venduta con le istruzioni come se fosse un animaletto (la scatola ha pure i fori). Inizialmente si credeva che sarebbe passata inosservata ed invece ci fu un boom di vendite.
Nato come “giocattolo” per bambini, o per fare uno scherzo, ha trovato terreno fertile fra i giovani coreani che spendono fior fior di soldi per comprare le pet rocks.

Pet rocks: alle radici del problema


Se vi sembra una scemenza questo trend delle pietre da compagnia, vi invito a rifletterci meglio.
È una spia d’allarme sul benessere psicologico e sociale dei ragazzi coreani, ma che potrebbe coinvolgere anche i giovani di altre nazioni.
Il lavoro estenuante, le pressioni, l’isolamento portano a solitudine ed alla perdita dei rapporti sociali.
La società coreana è molto stressante ed ipertecnologica: questo uso smodato della tecnologia non ha portato ad una maggiore connessione fra le persone, ma ad un isolamento.
Queste pietre sono un simbolo di conforto e compagnia che i giovani non riescono a trovare nella società, fra amici o in famiglia.
Il fenomeno dell’isolamento sociale non è un fatto che riguarda solo la Corea, ma riguarda tutti noi. Anche nella nostra società, i rapporti fra cittadini si stanno perdendo, ognuno è chiuso nei propri problemi e nelle proprie situazioni anziché cercare di far fronte comune contro i problemi.
Rifletteteci.