sabato, 18 Maggio 2024

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La vita secondo Instagram (FOTO)

seigradi.corriere.it

Ormai si sa: questa è l’era dei social network. Tutti, perfino bambini ed anziani, hanno un profilo Facebook o Twitter, e passano la maggior parte del loro tempo curiosando i profili altrui, condividendo foto e scambiandosi idee.

Ma, da tre anni a questa parte, un altro social network si è imposto sulla scena: Instagram, applicazione che dà la possibilità di scattare foto, modificarle con i vari filtri e condividerle sui diversi social. Nell’ultimo periodo, questa nuova piattaforma sociale, ha attirato un numero sempre maggiore di utenti.

Sono milioni le persone che sembrano diventati veri e propri dipendenti da questa app. Ma quali sono i sintomi della dipendenza? La voglia travolgente di condividere foto di qualunque cosa si faccia durante la giornata, anche la più insignificante, e il desiderio irrefrenabile di controllare, ogni santo minuto, le notifiche ed i commenti ai propri scatti.

Ogni volta che un utente Instagram vede qualcosa di bello, lo deve assolutamente fotografare e “instagrammarlo”. Ovviamente, anche se non trova niente di così interessante, l’instagram-dipendente cerca di creare l’atmosfera adatta per scattare una foto da postare immediatamente sul suo profilo, così che tutti possano vedere ciò che sta facendo. Tutto deve essere fotografato e postato: una macchina, il nuovo paio di scarpe, il paesaggio di montagna e perfino la merenda a metà mattinata o il piattino dell’aperitivo.

Ma non bisogna dimenticare che attraverso Instagram, grazie ai vari “filter”, qualsiasi cosa – oggetto, animale, paesaggio che sia – diventa più bello, più interessante. Perfino la nostra vita, agli occhi dei followers, appare diversa, anche se è sempre la stessa.

Fare una bella foto, modificarla con i vari filtri e racchiuderla in una splendida cornice, condividerla su Instagram e il gioco è fatto: la foto, sul social, apparirà più bella di come è salvata nella galleria dello smartphone. Instagram è diventato il “make up”, il correttore della nostra vita: riesce a rendere affascinante tutto ciò che in realtà è insignificante, o quasi.

Ecco degli esempi, tratti dal sito americano buzzfeed.com, delle differenze tra Instagram e la realtà.

Come sarà la nostra vita “no filter”?

Prendere il sole

Grazie ai 20 filtri di Instagram, quando ci facciamo delle foto al sole appariamo belli, abbronzatissimi e molto riposati. Ma la verità è un’altra: la prova costume non è stata superata, la nostra pelle assomiglia ad una mozzarellina e le scottature sono all’ordine del giorno.

Animali

Gli animali sono uno dei soggetti preferiti dagli utenti del social. Il nostro gatto, che si fa gli affari suoi per tutto il giorno, non considerandoci minimamente e a volte, trattandoci come il suo peggior nemico, su Instagram diventata l’essere vivente più dolce ed innocuo del mondo.

Selfie

Certamente il selfie postato su Instagram è totalmente diverso dai mille selfie della nostra galleria. Se prima nella foto siamo pallidi, con le occhiaie e con i capelli simili a paglia, dopo aver applicato un filtro e aver messo una cornice carina, diventiamo dei modelli. Con questa foto potremmo fare richiesta per lavorare da Abercrombie.

Feste

Postando sul social le foto delle feste a cui partecipiamo la nostra vita appare sicuramente più interessante e movimentata di quella che è. Nessuno sa che le serate finiscono sempre male, sopratutto per aver esagerato con l’alcol. Ma non temete, Instagram riesce a rendere tutti belli anche dopo aver passato l’intera nottata in bagno.

Cibo

Su Instagram diventiamo tutti grandi cuochi: Carlo Cracco ci fa un baffo. Riceviamo mille mi piace alle foto delle nostre migliori torte, ma non immaginate la faccia delle nostre madri quando entrano in cucina. Il forno ed i fornelli sembrano un campo da guerra.

Bisex: da Megan Fox a Lindsay Lohan tutte le star dichiarate gay (FOTO)

Belle, talentuose, di gran successo ma con un alter ego. Sono sempre di più le star del cinema, della musica e della moda che ammettono di provare attrazione per persone del loro stesso sesso, ufficializzandosi bisex. Tant’è che questo appare ad Hollywood come un vero e proprio fenomeno.

Alcune sono o sono state sposate, altre hanno anche dei figli, ma la voglia di provare emozioni forti e la curiosità di “esplorare” il mondo femminile, in tutte le sue sfumature, le affascina a tal punto da dichiarare il coming out.
Poi del resto ad Hollywood, città del troppo, dell’eccesso e dell’estetismo, tutto è possibile.

Amore passionale, flirt passeggero dovuto alla curiosità, noia per aver già provato tutto o solo moda del momento? Ecco alcune del star che hanno ammesso di essere bisex.

Cara Delevigne e Michelle Rodriguez

Sulla sessualità della modella inglese Cara Delevigne, musa dello stilista Karl Lagerfeld, ci sono stati diversi dubbi. Difatti la Delevigne è stata più volte paparazzata in atteggiamenti fin troppo affettuosi con le cantanti Rita Ora e Rihanna, ma su una presunta relazione con una delle due non ci sono mai state certezze. Dal 2013 però la modella britannica ha ufficializzato di essere bisex annunciando il fidanzamento con l’attrice di Fast and Furios Michelle Rodriguez.

Miranda Kerr

Anche la modella Miranda Kerr, dopo il divorzio dall’attore Orlando Bloom, ha dichiarato di essere attratta sia dagli uomini che dalle donne, ma di amare i corpi femminili e desiderare esplorare nuovi orizzonti.

Megan Fox

Persino la femme fatale Megan Fox, sogno erotico di molti uomini, ha un passato da amante delle donne. Non ha mai rivelato con chi abbia avuto una relazione, ma fatto sta che già da alcuni anni la bella Megan è sposata felicemente con l’attore Brian Austin Green, che è anche il padre dei suoi due figli. Che sia stato un flirt passeggero quello vissuto dalla Fox?

Lindsay Lohan

Per la trasgressiva Lindsay ogni occasione è buona per far parlare di se. Nel 2009 ha annunciato di essere bisex intraprendendo una relazione con la Dj Samantha Ronson, ma di recente ha ammesso di essere tornata etero. Durerà?

Angelina Jolie

Prima di Brad Pitt, Angelina amava una donna. Si tratta della modella Jenny Shimizu con cui nel 2003 ha avuto una relazione.

Lady Gaga

L’estrosa Lady Gaga, icona gay e aperta alle cause dei diritti degli omosessuali, ha più volte dichiarato di essere bisex di natura e non per apparire trasgressiva agli occhi dei media.

Amber Heard

Oggi non si fa altro che parlare del suo fidanzamento con il bel Johnny Depp, ma nel 2010 Amber Heard non nascondeva la sua relazione con la fotografa Tasya von Ree, tanto da presentarsi più volte insieme ai red carpet.

Kesha

Come la collega Gaga, anche Kesha ha più volte dichiarato durante delle interviste di essere bisessuale.

Il curioso caso della nascita del vibratore

Ne esistono di varie forme e modelli, resistenti all’acqua, per la stimolazione del punto G, con anello vibrante, chi più ne ha più ne metta. I vibratori hanno, dal momento della loro invenzione, stimolato la curiosità delle donne e non solo.

Questi oggetti magici permettono alle donne di raggiungere l’orgasmo più velocemente e facilmente. Sono a volte raccomandati da sessuologi alle donne, che hanno difficoltà a raggiungere l’orgasmo in altri modi e vengono anche utilizzati dalle coppie per aumentare il piacere di uno o di entrambi i partner.

Nel novembre 2005, secondo la rivista Harper’s Magazine, che cita come fonte la Durex, il 46% delle donne statunitensi possedeva un vibratore. La vendita dei vibratori o di oggetti simili è illegale in alcuni stati nella parte meridionale degli Stati Uniti d’America, ma molti negozi li vendono ugualmente a patto che l’acquirente firmi una liberatoria dove afferma di usare l’oggetto solo per scopi educativi.

Ma tutti noi ci chiediamo da dove sia venuta fuori questo elettromassaggiatore portatile, nome scelto per il bizzarro aggeggio. Tutto nacque nello studio di un medico inglese Joseph Mortimer Granville, che lo ideò inizialmente per curare disturbi nervosi negli uomini. Da qui, l’oggetto si trasforma in generoso guaritore delle isteriche donne londinesi.

HYSTERIA

Il termine “Isteria” viene dal greco Hysteron, utero. Infatti, secondo una concezione che trova radici nella medicina dell’antica Grecia, i sintomi di questo tipo erano legati a uno spostamento dell’utero stesso. Per Ippocrate il miglior rimedio era il matrimonio.

Nell’Inghilterra vittoriana, perbenista e conservatrice, il fenomeno raggiunge proporzioni preoccupanti, interessando il 75% della popolazione femminile. L’unico rimedio efficace era il “massaggio pelvico“, con lo scopo di far raggiungere alla paziente il “parossismo isterico”, definizione di orgasmo nell’epoca vittoriana, dopo il quale ella appariva calma e serena. Una pratica lunga e stancante che, a causa dell’abbondanza delle pazienti, poteva causare dolori alle mani e ai polsi di chi eseguiva il trattamento

meg ryan orgasmo

Per far fronte al problema, in Francia, nel 1734, era stato inventato il “tremoussoir”, il primo oggetto vibrante per la stimolazione clitoridea, dotato di un meccanismo a molla, che risultava poco pratico. Solo nel 1869 si ebbe una svolta con il fisico statunitense George Taylor che inventò il “manipulator”, il vibratore a vapore: un tavolo a cui era collegata una sfera che esercitava stimolazione del clitoride avviata da un meccanismo a vapore.

In questo modo la cura risultava più facile e meno stancante per i medici. L’Inghilterra vittoriana non si scandalizzava, in quanto tutto si esauriva in ambito medico, rientrando in scopi puramente curativi, perché era considerato impossibile che la donna potesse raggiungere piacere senza un vero rapporto.

Solo negli anni ottanta Joseph Mortimer Granville inventò il “Granville’s Hammer“, il martello di Granville: il primo vibratore elettrico, nato per trattare, grazie al suo movimento stimolante, i dolori di origine nervosa e muscolare degli uomini. Essendo meno ingombrante e più maneggevole ebbe un successo immediato presso gli ambulatori medici che cominciarono a usarlo per curare l’isteria femminile, facendo ciò che oggi conosciamo come masturbazione, che a quel tempo vedevano come una pratica lontana dal sesso.

hysteria

Il film del 2011 Hysteria, racconta in versione romanzata, la nascita dell’oggetto del piacere, in cui in una abbottonatissima Inghilterra conservatrice, comincia a serpeggiare il desiderio rosa dell’emancipazione sessuale nelle donne, che capirono al volo le potenzialità di “mister tremarello”, acquistandolo come elettrodomestico casalingo per la ricerca della gioia.

Il successo commerciale arrivò nel 1902, quando l’azienda statunitense “Hamilton Beach”, pubblicizzò il “massaggiatore”, utile per sciogliere la tensione di donne e uomini. L’oggetto entra in questo modo nelle case di tutti al pari di un normale elettrodomestico, piazzandosi al quinto posto tra gli elettrodomestici più venduti.

Le pubblicità lo descrivono come “delizioso compagno” in grado di “far vibrare il piacere della gioventù” in ogni donna. Negli anni Venti i vibratori cominciarono a essere usati nell’industria pornografica e a essere pubblicamente associati a pratiche sessuali, quindi diventò impossibile, per la moralità dell’epoca, continuare a pubblicizzarli come strumenti medici. L’oggetto che conosciamo noi come vibratore nasce negli anni Sessanta, in pieno periodo di rivoluzione sessuale: è del 1968 il brevetto del primo vibratore senza fili.

Forse basterebbe educare la popolazione di Marte a rapportarsi in maniera più attenta e generosa al gentil sesso, a cominciare dall’ascoltarne le esigenze, di qualunque natura esse siano. Come dice il detto: Uomo avvisato, mezzo salvato.

L’amore è questione di cuore. Lo dicono poeti e scienziati

Credit: deabyday

L’amore è una questione di cuore, i poeti ce lo dicono da sempre. E ora sembra lo abbiano capito anche gli scienziati.

La risposta della scienza sugli interrogativi che collegano cuore-amore arriva da una recente ricerca dell’Università di Pisa, che ha dimostrato come sia possibile leggere in maniera molto chiara le emozioni semplicemente analizzando i battiti del cuore con un semplice algoritmo matematico. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.
La ricerca è stata condotta all’interno del progetto PSYCHE, in collaborazione con l’Università dell’Essex, l’Harvard Medical School e il Massachusetts Institute of Technology, proprio con l’obiettivo di scoprire nuove tecnologie che permettono di leggere e comprendere le emozioni.

Questo nuovo “algoritmo cardiaco” è riuscito a superare le limitazioni dei sistemi per il riconoscimento delle emozioni già esistenti, che non fornivano, in breve tempo, una caratterizzazione precisa dei sentimenti.

La comprensione delle emozioni del cuore avviene attraverso un test denominato Holter cardiaco (o elettrocardiogramma dinamico completo secondo Holter): si tratta di un test non invasivo e indolore che permette di registrare 24 ore su 24 l’attività elettrica del muscolo cardiaco. Poi è “facile”, dai risultati si crea un algoritmo matematico.
I ricercatori spiegano: “In pratica data una certa dinamica cardiaca, siamo in grado di predire il battito successivo e comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione – gli esperti continuano così sul sito web dell’università di Pisa – questa scoperta va nella direzione degli studi dell’asse cuore-cervello, indagato fino ad oggi con varie tecniche, tra cui l’imaging funzionale. In questo caso, un semplice holter ECG fornirebbe un approccio innovativo alla cura delle patologie mentali che, come supporto alla clinica, utilizzano questionari e interviste”.

Ma il progetto PSYCHE, promosso 5 anni, si è occupato principalmente dello studio di macchine per il riconoscimento affettivo. Così, si è arrivati a sviluppare una “T-shirt intelligente” integrata con sensori ed elettrodi in grado di monitorare costantemente lo stato emotivo dei pazienti.
Vero amore? Eccessiva tristezza? Ira furente? Chiedetelo al vostro cuore, la risposta giusta arriva proprio da lì.

[Credit: sfilate.it]