giovedì, 25 Aprile 2024

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Arriva Palcohol, l’alcol in polvere per i cocktails fai da te

comequando.it

All’apparenza si potrebbe scambiare per una semplice bustina di zucchero, piccola, tascabile e veloce da utilizzare. Ma l’apparenza – si sa – inganna. Perchè dietro alla banale fisionomia di una bustina qualunque si nasconde invece una rivoluzione nel mondo dei cocktail: l’alcol in polvere.

Palcohol – questo è il suo nome – è l’innovativo sistema di bere alcolici ideato dal giovane sportivo Mark Phillips, creato apposta per giovani come lui che dopo stressanti ore di allenamento o di scuola vogliono godersi una bevanda rinfrescante e gustosa senza doversi portare dietro pesanti bottiglie.

Questa geniale(?) creazione sarà commerciabile a partire dall’autunno prossimo negli Stati Uniti, in tutti i negozi che possiedono la regolare licenza di vendere alcolici. E probabilmente molto presto verrà esportata anche nel resto del mondo.

Ma come funziona esattamente Palcohol? Semplicemente basta diluire l’alcol in polvere in acqua o succo di frutta: il risultato sarà la creazione di cocktail quali Cosmopolitan, Mojito, Margarita e Lemon Drop. E il team di Phillips è riuscito anche a mettere a punto due versioni classiche di Palcohol: quella chiamata ‘V’ – a base di vodka – e la versione ‘R’ – a base di rhum – grazie alle quali si possono realizzare un infinito numero di cocktails.

Ma il fatto che questo nuovo sistema per sballarsi possa raggiungere un infinito numero di giovani è quello che più preoccupa diversi osservatori. Perchè Palcohol non solo è un metodo veloce per avere a disposizione un buon cocktail, ma è anche molto economico, se si pensa che mediamente consumare una bevanda alcolica negli Stati Uniti viene a costare sui 15/20 dollari ed il costo di una bustina di alcol in polvere sarà nettamente inferiore.

La società produttrice – la Lipsmark – raccomanda ovviamente di consumare il prodotto in modo «legale e responsabile». Ma serviranno a qualcosa queste teoriche raccomandazioni di fronte ad un giovane che si vedrà a disposizione alcol facile da consumare, economico e legale? Si spera ovviamente di si, ma ci sono purtroppo molti dubbi.

In America arriva il divieto di indossare leggings a scuola

Dichiarati “troppo aderenti, provocanti, inadatti ad un look formale scolastico e troppo appariscenti”. Le scuole americane dichiarano guerra ai leggings. Il divieto è arrivato dopo anni di polemiche e scontri portati nelle aule scolastiche dalle mamme di adolescenti statunitensi determinate ad abolire l’uso dei leggings in classe. Secondo alcuni presidi sono troppo provocanti e possono essere indossati – e quindi tollerati – solo con una gonna a coprire le gambe o una maglia lunga che possa nascondere le forme. Ogni maglietta corta, top, camicia o canotta che non sia al di sotto dell’inguine è tabù. Altri presidi li hanno messi al bando del tutto, vietandoli in qualsiasi forma, colore, tessuto o abbinamento.

In America arriva il divieto di indossare leggings a scuola

Nel mirino dei polemici anche i cosiddetti “yoga pants”, “pantaloni” da ginnastica super aderenti molto spesso usati come abbigliamento normale, senza tener conto delle forme e della decenza. Molti sono stati i genitori in polemica con questi divieti, contrari a regole sull’abbigliamento nelle scuole: secondo loro porre dei freni al modo di vestire delle ragazze è un modo per limitare anche la loro personalità, il loro senso di comodità e stile, andando ad imporre loro qualcosa in cui non si rispecchiano. Inoltre, vietare qualche indumento come i leggings equivale a dare la colpa alle ragazze delle molestie dei maschi.

Jonathan Marshall, il volo di un uomo con i suoi amici pennuti(FOTO)

dailymail.co.uk

Jonathan Marshall è un gentiluomo inglese che ha una particolare passione: quella per gli uccelli rapaci. Tanto che è riuscito ad allevare nella sua umile dimora un falco pellegrino e un’aquila reale.

E lo ha fatto talmente bene che ora lui e i suoi due animali “domestici” sono diventati inseparabili compagni di vita, nel vero senso della parola. Jonathan ha infatti acquistato due particolari attrezzature: un deltaplano e un parapendio.

Ma non per soddisfare un proprio personale desiderio, bensì per provare in tutto e per tutto l’esperienza e l’emozione di volare come uno dei suoi uccelli. Che ovviamente non restano chiusi in gabbia ad aspettare che il loro padrone ritorni, ma anzi lo accompagnano nei suoi giri “volanti” sopra la costa del Devon.

I problemi non mancano certo, perchè Jonathan essendo un essere umano deve tenere conto di quanto e come tira il vento e in base a quello decidere o meno se librarsi in cielo insieme ai suoi amici pennuti, ma il gentiluomo inglese ritiene “di essere incredibilmente fortunato a condividere la mia vita con queste splendide creature.”

Molte persone si chiedono come possa essersi creata tutta questa affinità e fiducia fra un uomo e degli animali – come appunto un falco pellegrino e un’aquila reale – così selvatici e con un forte istinto alla libertà. La risposta è molto semplice: grazie all’amore, alla cura e all’impegno che Jonathan impiega nell’allevare e nell’accudire i suoi animali.

Amore ed impegno che si sono esplicitati fin dall’inizio della sua passione: l’uomo infatti ha salvato l’aquila reale, che era stata abbandonata in un armadio per circa 4 mesi e rischiava la morte. Dalla zona dello Yorkshire – dove l’animale era stato ritrovato – Jonathan si è spostato fino alle coste del Devon per permettere al rapace di riprendersi e di ricominciare a volare.

Un legame dunque quello fra quest’uomo e i suoi animali talmente forte da superare ogni ostacolo, anche quello del volo.

Gli adolescenti preferiscono i genitori agli amici

“Apprezzano di più chi sa dire anche dei no a chi risponde sempre sì con noncuranza”, queste sono le parole dello psicoterapeuta Scaparro. Gli adolescenti preferiscono di gran lunga i genitori agli amici, molto spesso “falsi, doppiogiochisti, ipocriti e infantili”, commentano i teen. Gli amici vanno e vengono, i genitori no.

Il caso ha sconvolto tutti, soprattutto gli adulti, ormai rassegnati ad essere “seconda scelta”. Sei adolescenti su dieci si fidano dei genitori più che degli amici reali, fratelli, parenti alla lontana o conoscenti sui social. Le numerose litigate e incomprensioni tra genitori e figli in realtà non sono altro che uno dei segnali – seppur strano – di bisogno di affetto e fiducia. Un ragazzino su tre vorrebbe trascorrere più tempo con i genitori.

I dati arrivano direttamente da un’indagine Doxa che è stata presentata in Parlamento durante l’annuale relazione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora. Le cifre si basano su 600 interviste ad altrettanti ragazzini tra i 14 e i 17 anni che ci regalano uno spaccato sulla società completamente contrario rispetto a quello che la quotidianità, il vivere giorno dopo giorno a contatto con i figli, la cronaca e le notizie ci hanno sempre regalato; uno scenario che vedeva i ragazzini sempre più accanto agli amici, quelli di una vita e quelli appena conosciuti su Facebook e Twitter. “Le studentesse dei Parioli ci lasciano intuire una generazione di sbandati, ma la realtà è ben diversa”, spiega Spadafora, rappresentante dell’unica istituzione pubblica italiana che si occupa di bambini e di adolescenti in forma esclusiva.

Al centro dell’attenzione degli esperti anche il problema adozioni: un insieme di prassi e burocrazia troppo complicate.
La famiglia diventa il punto di partenza per arrivare ai più giovani, sempre più bisognosi di attenzioni da parte dei “grandi”, di chi ha più esperienza, consigli e una spalla sempre pronta su cui piangere, cercare confidenze e sostegno. I dati dello studio riguardano anche i bambini e le loro abitudini: il 62% non è mai stato in oratorio, il 67% non ha mai fatto volontariato, l’89% non ha mai fatto attività politica e il 76% non è mai stato in centri di aggregazione. Molti di questi vivono il “sogno americano”, o comunque il desiderio di espatriare in qualche paese fuori dall’Europa per portare lì idee, progetti e desiderio di auto-affermazione.

“Non dobbiamo stupirci di fronte a questi risultati, che non sono in contraddizione con il conflitto generazionale che fa parte della crescita e della natura umana”, commenta ancora lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro. “La fiducia nei confronti del padre e della madre non contrasta con il bisogno di battagliare con loro: preferiamo di certo uno che ci dice di no a uno che ci dice di sì con noncuranza. Quando i ragazzi rispondono che i genitori sono una rottura di scatole, io lo considero il massimo dei complimenti. Come genitori, semmai, dovremo interrogarci sulla loro richiesta di trascorrere più tempo insieme: spesso trascuriamo il fatto che siamo tra le poche persone che non dovrebbero essere mai virtuali”.

La psicologa dell’età evolutiva Tilde Giani Gallino conclude: “È positivo questo essere critici con chi si conosce appena”, in riferimento al rapporto più “freddo” che i ragazzi hanno con i propri amici su internet e sui social. L’ultima parola va a Scaparro: “Nessuno può considerare veri i suoi quattromila amici virtuali. Mi sembra che i ragazzi utilizzino la Rete per non stare da soli. Siamo noi adulti, forse, che le diamo una forza che non ha”.