martedì, 23 Dicembre 2025

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Il cioccolato è alleato di sub e apneisti (FOTO)

Una dolce notizia per i più golosi che non riescono a rinunciare ad un pezzetto di cioccolato in qualsiasi momento. Da uno studio effettuato dal Dan (Divers Alert Network) Europe, assumere qualche grammo di cioccolato fondente aiuterebbe la sicurezza dei subacquei.

È consigliato prima di un’immersione per “migliorare la risposta individuale allo stress e ridurre il rischio derivante dallo sviluppo di bolle gassose nei vasi sanguigni. Si allontanerebbe così lo spauracchio dell’embolia gassosa”, spiega il professor Alessandro Marroni, presidente del Dan.

Il cioccolato è alleato di sub e apneisti (FOTO)

Nonostante le proprietà e i benefici del cioccolato fondente fossero ormai chiari a tutti, la sua applicazione sott’acqua per combattere i radicali liberi prodotti durante l’immersione è nuova. Ma non è finita qui. Perché c’è anche un tempo da seguire per poter usufruire al meglio dei benefici del cioccolato fondente. Bisogna assumerne 30 grammi un’ora prima dell’immersione in apnea e un’ora e mezza prima di quella con le bombole, può prevenire la disfunzione endoteliale all’interno delle arterie.

Il primo studio ha coinvolto 20 apneisti, divisi in due gruppi di 10, che hanno effettuato immersioni con profondità massima di 20 metri. Ai subacquei del primo gruppo sono stati fatti ingerire 30 grammi di cioccolato amaro (cacao 86%), 60 minuti prima dell’immersione. Il secondo studio è stato condotto su 42 subacquei, anch’essi divisi in due gruppi di pari numero, che si sono immersi per 20 minuti alla profondità massima di 33 metri. Anche in questo caso solo il primo gruppo ha mangiato una barretta di fondente 90 minuti prima dell’immersione.

I test effettuati in entrambi gli studi una volta riemersi, hanno mostrato come il gruppo che aveva mangiato il cioccolato presentava un aumento significativo della dilatazione flusso-mediata dell’arteria brachiale (metodo ecografico per la valutazione della funzione endoteliale), che invece era ridotta nel secondo gruppo. Il cioccolato si è rivelato, dunque, un goloso alleato della sicurezza di sub e apneisti.

La pizza nel resto del mondo (FOTO)

Dobbiamo ringraziare la pizza se l’Italia fa ancora la sua bella figura in giro per il mondo. Scherzi a parte, la pizza rimane l’alimento italiano più famoso del mondo ed effettivamente tutti gli altri Paesi hanno cercato di imitarcela, con scarsi, a tratti scarsissimi e inguardabili, risultati. Certo, la cosa bella di quando si viaggia è proprio quella di conoscere le altre culture, e di conseguenza anche la loro tradizione culinaria, dunque la necessità di storpiare una tradizione italiana non è ben chiara, tuttavia in ogni Paese è possibile trovare la “versione” di pizza.

Noi di Blog di Lifestyle abbiamo quindi raccolto le foto delle varie versioni di pizza distribuite nel mondo, guardate un po’.

Tarte Flambée, Francia

I francesi sono ottimi cuochi, ma la pizza lasciatela agli italiani. La pizza francese preferita è quella condita con formaggio bianco, cipolla e pancetta.

francia

Zapiekanka, Polonia

La pizza incontra il panino in questo street food polacco. Formagi, funghi , cipolla e ketchup sono solo alcuni degli ingredienti da assaporare su questa pizza.

My favorite Polish street food, #zapiekanka! #chives #endzior #kazimierz #poland

Una foto pubblicata da Danusia (@danusia.wnek) in data:

Okonomiyaki, Giappone

In Giappone questo incrocio tra frittella salata e pizza è diffusissima e molto apprezzata. Viene cucinata alla griglia e potete aggiungervi qualsiasi ingredienti, tuttavia non può in alcun modo mancare la maionese, salsa Okonomiyaki e scaglie di pesce bonito per guarnire.

giap

Sfiha, Siria

Sfiha è fondamentalmente una torta di carne faccia aperta, ed è popolare in tutto il Medio Oriente, anche in Siria e Libano. La guarnizione è tipicamente fatta di carne trita, pinoli e cipolle.

siria

Musakhan, Palestina

Questa piadina popolare palestinese è condita con cipolle, spezie e frutta secca, e di solito servito con pollo. Una pizza abbastanza lontana da quella tradizionale, italiana.

palestina

Khachapuri, Georgia

Questa barca di pane è un must-have nei take-away Georgiani. Pieno di formaggio e uovo, il piatto salato può essere consumato in qualsiasi momento della giornata, ma sicuramente la scelta migliore è quando si ha voglia di pizza a colazione, giusto per rimanere leggeri.

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Cosa, Spagna

La coca è una focaccia spagnola, spesso condita con verdure e salsiccia spagnola, ma è comunemente servito in tutto il paese con qualsiasi condimento.

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Manakish, Libano

In Libano la colazione non è completa senza questa focaccia piccante. La guarnizione è semplice, basta olio e spezie, ma l’impatto sulle vostre papille gustative sarà fantastico.

libano

Cong You Bing, Cina

La leggenda narra che i Cinesi abbiamo questa pizza senza lievito grazie a Marco Polo. Quindi, comunque il merito è sempre degli italiani.

cina

Pizza Napoletana, Italia

Dulcis in fundo ecco la vera pizza, Italiana, anzi Napoletana. Pasta lievitata morbida, condita con salsa di pomodoro, mozzarella e una foglia di basilico. Un tripudio di gusto che non ha eguali. Provare per credere.

napoli

Le cose da non fare durante una grigliata (FOTO)

Soprattutto nelle giornate primaverili ed estive è usanza diffusa organizzare delle grigliate tra amici per divertirsi insieme e gustare una buona carne. Ma sono troppi gli errori comuni che neanche immaginate di fare e che inevitabilmente mettono a rischio la buona riuscita del pranzo o della cena. E in alcuni casi anche la nostra salute.

Anche frutta e verdura alla griglia hanno un gusto decisamente migliore, ma se non si hanno le accortezze giuste si rischia di combinare un disastro e magari ustionarsi anche. Ecco perché abbiamo cercato di raccogliere i consigli e gli errori più comuni che tutti facciamo quando ci mettiamo con il grembiulino alla griglia.

La griglia sporca

Le cose da non fare durante una grigliata (FOTO)

Una griglia condita è un conto, una sporca è tutt’altra cosa. Il primo passo per ottenere la griglia del barbecue sempre linda ed igienica, consiste nel sottoporla ad una pulizia periodica. Dopo ogni utilizzo, infatti, l’ideale è procedere con la sgrassatura completa, per evitare che si formino le incrostazioni di cibo e grasso, entrambe particolarmente ostinate da rimuovere in un secondo momento se lasciate a sedimentare nel tempo. Ovviamente, per non rischiare bruciature ed ustioni, la griglia del barbecue va fatta raffreddare bene prima di procedere con la sua pulizia.

Strumenti giusti

Le cose da non fare durante una grigliata (FOTO)

Non servono moltissimi strumenti per cucinare una bistecca o due verdure alla griglia, tuttavia è bene utilizzare degli accorgimenti. Per esempio conviene usare degli utensili con il manico lungo per evitare ustioni e bruciature. Per le verdure sono ottimi anche le pinze a punta, ma non altrettanto per la carne perché rischiereste di far fuoriuscire il succo che la rende succulenta.

Calore

Le cose da non fare durante una grigliata (FOTO)

La carne è un alimento succulento, come avevamo detto. Ovvero, ricco di succhi. Le temperature violente li fanno, fatalmente, disperdere in gran parte. Quando grigliate avete bisogno di due diversi tipi di calore: diretto e indiretto. Si crea calore diretto quando si cuoce direttamente sul fuoco, il calore indiretto invece grigliate vicino al fuoco. Un modo semplice per impostare due diverse zone di cottura è quello di diffondere le mattonelle di carbone incandescente in due pile distinte alle estremità opposte della griglia; le estremità della griglia forniranno calore diretto che è perfetto per cucinare piccoli pezzi di cibo (come gamberetti o pollo spiedini), in modo rapido e il centro della griglia fornirà calore indiretto che è meglio utilizzare per la cottura alimenti più grandi (come costolette) che hanno bisogno più tempo sulla griglia.

Lattosio e caseina, tutto quello che devi sapere sul latte (FOTO)

Noi siamo quel che mangiamo. E troppo spesso non ci si rende conto del peso e di tutta la verità nascosta in questa frase. Negli ultimi tempi si sta sempre più diffondendo una cultura, una fame di informazione che non può che farci bene, ma anche in questo caso ci sono fazioni contrapposte a riguardo.

Uno dei prodotti di cui si sta parlando negli ultimi anni è il latte, compreso di tutti i suoi derivati chiaramente. Da una parte vi è una ricca letteratura scientifica che esalta le proprietà nutrizionali e salutistiche di questi prodotti, ma è sempre più consistente anche quella che ne mette in risalto tutta una serie di controindicazioni.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di conoscere meglio quest’ingrediente così diffuso e amato dagli italiani.

Il lattosio

Uno dei punti di forza di chi ritiene che il latte non debba essere bevuto dopo l’infanzia è il fatto che sia un prodotto specifico per la prima nutrizione, e che la composizione nutrizionale di ciascun latte è propria della specie animale: quello della donna per il bimbo, quello della mucca per il vitello, quello della pecora per l’agnello. Già dopo i 2 anni la lattasi, ossia l’enzima che scinde lo zucchero presente nel latte, il lattosio, progressivamente perde la sua funzionalità. Se continuiamo a essere in grado di digerire il latte è solo perché non smettiamo di berlo, o ne consumiamo in modeste quantità.
Popolazioni come quelle asiatiche, che non bevono latte di mucca, sono completamente incapaci di digerire il latte, tuttavia sempre di più anche nel mondo occidentale si evidenziano intolleranze al latte in età adulta.

La caseina

Il lattosio e la lattasi non sono però gli unici due imputati per quanto riguarda l’insalubrità dei latticini; i problemi maggiori e le conseguenze più negative per la salute sono legati ad una proteina, la caseina.
Le proteine del latte vaccino sono costituite da caseina per l’80%, mentre nel latte materno la percentuale cala al 35%: una bella differenza, che non dovrebbe essere sottovalutata dal momento che nei preparati di latte in polvere sostitutivi di quello materno si usano miscele di latte di mucca.

La caseina contenuta nel latte che troviamo nel banco frigo è un potente narcotico, correlato a patologie pediatriche come autismo e dislessia. In numerosi studi si associa inoltre a nervosismo, ansia, malattie cognitive e mentali; addirittura è stato dimostrato che eliminando latte e latticini dalla dieta di pazienti affetti da schizofrenia se ne miglioravano i sintomi comportamentali.

Sulla caseina si è largamente e diffusamente espresso uno dei più grandi studiosi mondiali, Colin Campbell, famoso per essere il medico di Bill Clinton. Campbell ha portato avanti uno studio durato ben 40 anni, chiamato The China Project, in cui ha evidenziato e testato l’incidenza della caseina sul cancro.

Lattosio e caseina, tutto quello che devi sapere sul latte (FOTO)

Un esperimento condotto su topi ha rivelato che la caseina ha una relazione così stretta con il cancro da poter essere usata come interruttore per la crescita dei tumori. Campbell ha imposto un regime alimentare costituito al 20% di caseina nel primo gruppo di topi, e del 5% in un altro. L’esito di questi esperimenti è stato sorprendente: i topi che assumevano caseina al 5% mostravano tumori significativamente più piccoli di quelli appartenenti al primo gruppo. Successivi esperimenti hanno mostrato come, sostituendo la caseina con le proteine della soia e del frumento, non si evidenziasse più la stessa differenza in termini di crescita fra i due gruppi.

A sostegno della sua tesi egli riporta anche che c’è una diretta relazione tra il consumo di latticini, più alto in Paesi come l’Italia o la Francia, e il tumore al seno, molto più raro nei paesi che consumano meno latticini, come la Cina.

Sebbene altri medici e studiosi abbiano smentito questi studi, Campbell concluse che la caseina potesse essere “l’agente cancerogeno più potente mai scoperto”.

La caseina degradata

Quando si sottopone la caseina alla temperatura di pastorizzazione (circa 70°C), questa proteina coagula e decade, diventando una sostanza colloidale insolubile. In questa forma la caseina è utilizzata come collante a livello industriale: è quella sostanza che permette alle etichette di rimanere incollate alle bottiglie di vetro, ad esempio.
E nel nostro organismo la caseina degradata provoca una più o meno marcata alterazione della permeabilità intestinale: più il processo termico del latte è spinto, più la caseina sarà compromessa.
Per questo motivo è categorico evitare il latte a lunga conservazione: le condizioni termiche a cui è stato sottoposto sono davvero molto più violente rispetto al latte fresco da banco frigo.

L’alterata permeabilità intestinale predispone a molte patologie atopiche, infiammatorie e autoimmuni; l’elenco di malattie di cui la caseina degradata aumenterebbe il rischio è lungo, soprattutto per quelle pediatriche: dermatite, eczema, raffreddore da fieno, asma, otite, tonsillite, orticaria. Ovviamente esistono persone molto sensibili alla caseina e persone poco sensibili, quindi i sintomi a medio-lungo termine derivanti dal consumo di latte e latticini non sono uguali per tutti; quello che è curioso notare è che molto raramente si riesce a ricondurre con test medici affidabili malattie oro-laringo-faringee o dermiche all’intolleranza al latte.

Dal punto di vista etico

Dal punto di vista etico ci sarebbe molto da dire, e anche qui ci sono varie fazioni, ma la realtà è una ed è chiara. Ci sono tantissime persone che pensano che le mucche producano il latte sempre, come fosse una caratteristica della specie. Ovviamente, come tutti gli altri mammiferi, le mucche producono latte solo dopo il parto. Quindi, c’è solo un modo per rendere continua la produzione di latte: rendere continuamente gravide le mucche. Il vitello viene quasi subito tolto dalla madre, causando quindi un trauma a entrambi.
Questo ciclo infinito di gravidanze e parti, inoltre, non è per nulla salutare per la mucca, che viene munta per mesi dopo ogni parto, ovvero per molto più tempo di quanto ne richiederebbe l’allattamento di un vitello. A causa di questo sfruttamento, spesso le mammelle si infiammano per le mastiti.

Lattosio e caseina, tutto quello che devi sapere sul latte (FOTO)

Se la mucca “da latte” partorisce una vitella, questa viene avviata alla “carriera” della madre. Viene ingravidata artificialmente e, dopo 4-5 anni di gravidanze e parti, quando sarà del tutto esausta e non più abbastanza produttiva, sarà mandata al macello. Una mucca potrebbe vivere fino a 20 anni.
E i vitelli maschi? Inutili, non produttivi, vengono uccisi quasi subito dall’allevatore stesso o venduti a un macello.

Lattosio e caseina, tutto quello che devi sapere sul latte (FOTO)

Ma allora il latte fa male?

Sicuramente fa male alle povere mucche. Ma come è stato già sottolineato ci sono vari studi contro il latte ma altrettanti a favore che invece invitano ad un apporto notevole di questo alimento e di tutti i suoi derivati. Un’ottima alternativa, comunque è costituita da tutti i tipi di latte vegetale in circolazione, latte di soia, di avena, di riso, di mandorla che apportano grandi benefici al nostro organismo e non causano dolore e morte. Gli studi, confusi e contrapposti che siano, servono per tenerci informati e renderci coscienti e consapevoli di ciò che ingeriamo e diamo ai nostri bambini.

La scelta è nostra, informiamoci sempre.