martedì, 23 Dicembre 2025

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Proposte dal mondo del cibo: ristorazione, dieta, ricette e cucina

Stampare il cibo in 3D: la novità del futuro (FOTO)

Mancano solo pochi giorni all’apertura dell’Expo e, come ormai tutti sapranno, il tema principale sarà il cibo e le innovazioni fatte in questo campo. Se però da una parte, a Milano, c’è chi afferma di voler promuovere il diritto ad un’alimentazione sana, dall’altra, oltreoceano, alcuni esperti vedono il cibo stampato in 3D come l’avanguardia del futuro.

Si è sempre parlato di cucina come di un’arte in cui istinto e creatività sono doti essenziali, ma fin’ora solo pochi eletti come gli scienziati della Nasa avevano osato proporre un connubio tra stampa e cibo.

Pare però che questa pratica inusuale sia destinata a trovare sempre più spazio, specialmente negli Stati Uniti. Allo show dei consumatori elettronici a Las Vegas, l’Istituto Culinario d’America (CIA) ha svelato di aver avviato una partnership con System 3D, creatore di Chef Jet. Grazie a questa il Cia avrà l’opportunità di iniziare i suoi test di prova con il chef jet, mentre System 3D guiderà alcuni studenti all’interno della sua sede a Los Angeles con dei tirocini appositi.

Una pratica che potrebbe davvero far nascere nei giovani la passione per il cibo, al di là della sua forma tradizionale, e innescare un processo di start up, come accade spesso da incontri tra due mondi diametralmente opposti. Ma scopriamo nel dettaglio che cos’è e come viene prodotto il cibo stampato in 3d.

Hod Lipson, direttore del Cornell University’s Creative Machines Lab, alla conferenza Inside 3D Printing a New York, ha parlato di tre modi in cui si possono stampare i cibi: effusori, materiali in polvere e laser.

In particolare il 3D Systems ChefJet cristallizza strati sottili di zucchero in configurazioni geometriche virtuali, mentre il Natural Foods’ Choc Edge dispone il cioccolato dalle siringhe, ricreando dei modelli particolarmente belli.

Altro metodo, simile a quello scelto dalla Nasa, è quello di Foodini, che usa ingredienti freschi inseriti in delle capsule per creare dei piatti sorprendenti. A differenza del primo questo però stampa semplicemente delle paste crude da cucinare normalmente.

Proprio per ciò, uno degli ingegneri della Nasa, Anajan Contract, sta sviluppando una stampante che produce pizza e a tal proposito afferma che questo tipo di stampante non solo contribuirà a ridurre l’impatto ambientale, ma anche ad offrire una forma rinnovabile di sostegno per la crescita della popolazione mondiale.

3d-printed-pizza

Il cofondatore delle Macchine naturali, Kucsma, aggiunge che Fodini potrebbe aiutare anche a ridurre gli additivi chimici nei cibi e i consumi extra.

Ma supponendo che tali nobili scopi siano raggiungibili, cibo e tecnologia possono davvero stare nella stessa frase?
Le perplessità maggiori stanno dalla parte di cuochi d’élite e cittadini che amano vedere e gustare il cibo nella sua forma tradizionale, ma come tutte le innovazioni anche questa potrebbe entrare nelle nostre vite, lasciando semplicemente il tempo di abituarsi piuttosto che decidere se usufruirne o no.

[Credits photo: digitaltrends.com]

Le abitudini alimentari di centenari e ultracentenari (FOTO)

Esistono paesi in cui si vive più a lungo di altri e questo avviene grazie alle buone abitudini alimentari dei loro abitanti. A dimostrarlo sono le ricerche di Dan Buettner, autore ed esploratore del National Geographic, che nel suo libro “Zone Blue Solution” ha indicato le 5 aree del mondo con il numero più elevato di centenari, tra queste c’è anche la Sardegna.

Ci sono voluti più di 10 anni, ma le indagini di Dan Buettner sui centenari sparsi in regioni sconosciute ai diversi capi del nostro pianeta hanno avuto i risultati desiderati. Buettner, infatti, insieme ad un gruppo di archeologi, antropologi, epidemiologi e altri ricercatori ha viaggiato per il mondo per comprendere come e dove vivessero le persone più longeve.

Le conclusioni delle sue ricerche sono state così inserite nel suo libro “Zone blue Solution”, il quale non solo indica i nomi di questi paesi, ma segnala anche i cibi che la popolazione consuma in genere.

Per concludere, prima di svelarvi i preziosi consigli di Buettner per arrivare alla soglia dei cent’anni, ecco quali sono le terre in cui si vive più a lungo.

Ikaria, Grecia

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Icaria, il cui nome deriva dalla leggenda mitologica di Icaro, è da tempo considerata una delle isole più belle della Grecia. Recentemente è stata di nuovo riconosciuta in tutto il mondo per l’elevato numero di centenari e ultracentenari che vi abitano, facendola entrare di diritto nel “blue zone solution”.

Il motivo principale della buona salute della sua popolazione si deve al regime alimentare, costituito da latte di capra, miele, legumi come i ceci, i fagioli, i fagiolini e le lenticchie, salvia e maggiorana, formaggio feta, verdure selvatiche, limoni, piccole quantità di pesce.

Okinawa, Giappone

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Nel caso del Giappone, gli ultracentenari vivono in una piccola isola circondata dall’Oceano, Okinawa. Si dice che qui 6.5 persone ogni 10.000 arrivino ai 100 anni: il dato è sorprendente se paragonato a quello degli Stati Uniti, che si fermano a 1.73 su 10.000.

Nei loro piatti si trovano spesso melone amaro, tofu, aglio, riso marrone, tè verde, funghi shitake.

Ogliastra, Sardegna

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Anche l’Italia ha la sua isola di benessere: in una delle zone più incantevoli e meno conosciute della Sardegna, l’Ogliastra, la prospettiva di vita delle persone è più elevata rispetto al resto d’Italia.

Il merito è da attribuire non sono all’alimentazione, che vedremo in dettaglio di seguito, ma anche alla natura incontaminata che permette di respirare un’aria salutare.

Gli ultracentenari consumano qui latte di capra e formaggio di pecora (il famoso pecorino sardo), carboidrati in misura moderata come il pane piatto conosciuto come carasau, lievito e orzo, finocchi, fave, ceci, pomodori, nocciole, latte cardo, vino fatto in casa.

Loma Linda, California

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Difficile da credere, ma anche la California ha la sua fetta di salute e benessere: parliamo di Loma Lima, centro universitario riconosciuto dal Blue Zone per il gran numero di centenari che ci vivono. Qui le persone non bevono alcol, non fumano e non ballano e consumano davvero poco zucchero mentre amano molto l’acqua. E la tv? Meglio una passeggiata fuori piuttosto che rimanere incantati ad uno schermo.

I loro cibi preferiti sono invece tofu, avocado, salmone, nocciole, fagioli, latte di soia, pane intero.

Penisola della Nicoya, Costa Rica

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C’è una zona nel cuore del Costa Rica che si distingue per alcuni cibi come la ‘peach palm’, ricca di vitamina A e C, e per una dieta alimentare particolare che la inserisce tra le regioni con il maggior numero di centenari. Qui si mangiano uova, papaya, patate, banane, fagioli, limonata e mais.

Se non abitate in uno di questi luoghi, non temete, Buettner ha una serie di consigli per voi. Tra questi, se si vuole davvero vivere a lungo, c’è il sapersi contenere a tavola, senza saltare mai i pasti, mangiare carne cinque volte al mese e bere alcol con moderazione: obiettivi che facilmente mettiamo da parte per alimentarci di ciò che fa piacere al nostro palato piuttosto che di quello di cui ha davvero bisogno il nostro corpo.

Il toast al formaggio fa bene all’amore (FOTO)

Si sa che di idee se ne cambiano spesso. Prima una ricerca evidenzia questo, poi da uno studio emerge quell’altro. Adesso è il momento della rivincita di tutti quelli che “ostriche e champagne” non se li possono permettere. Anzi, a dir il vero, non serve più neanche una vera e propria cena, al ristorante, a lume di candela perché basta andare al primo fast food oppure nella propria cucina per prepararsi il cibo afrodisiaco del momento: il toast al formaggio.

Ora, a me risulta un po’ difficile pensare che dopo un toast con tutto quel formaggio sia possibile fare qualcosa di diverso dal sedersi sul divano e contemplare quanto appena mangiato, però studi più autorevoli di me rivelano che chi ha la passione per il toast al formaggio, sarebbe più passionale anche sotto le lenzuola. Soprattutto in termini di frequenza dei rapporti.

Ma stando ai dati raccolti da un sondaggio in linea svolto dal sito di incontri Skout in vista del Grilled Cheese Day 2015, oltre il 70% degli amanti del formaggio fuso fa l’amore almeno una volta al mese, contro un 60% e poco più di quelli che questo peccato di gola non lo praticano.
Dalla stessa ricerca emerge infatti che il 32% degli intervistati amanti del toast molto grasso fa l’amore almeno 6 volte al mese.
E non parliamo di un generico formaggio, no. Il formaggio utilizzato dai più passionali é proprio il formaggio americano, seguito a ruota dal gustoso cheddar per il 33% degli intervistati, mentre il 10% predilige la mozzarella e il 2% il delicato brie. Non c’é da stupirsi del risultato di questa ricerca, se fosse stata svolta in Italia non staremmo parlando di queste cifre e di tali pseudo-alimenti, si spera.
Fatto sta che gli amanti del classico toast l’hanno fatta a tutti, surclassando anche i più raffinati corteggiatori all’antica.

Ma poi, con tutto quel formaggio non hanno tenuto conto dell’alito cattivo, nemico di ogni probabile approccio?

Napoli Strit Food Festival, il cibo da strada è protagonista (EVENTO)

Credits photo vesuvio live

Quello di dicembre è stato un gustoso assaggio, ma ora il Festival del cibo da strada fa sul serio: il Napoli Strit Food Festival è infatti tra gli appuntamenti più attesi per gli amanti del buon cibo.

Napoli Strit Food Festival, il cibo da strada è protagonista (EVENTO)

Dal 15 al 17 maggio il Lungomare Caracciolo ospiterà la prima edizione della rassegna che esalta lo street food e l’arte del mangiar bene, rigorosamente all’aria aperta, e saranno tanti gli stand che offriranno ai visitatori numerose pietanze da gustare.
Pizze a portafoglio, babà, sfogliatelle: Napoli ha tutte la carte in regola per essere la capitale del cibo da strada e ancora una volta intende ribadirlo, a gran voce, per promuovere il grande patrimonio che custodisce. Lo sa bene Giovanni Kahn della Corte, creatore del brand Jhonnypizzaaportafoglio, che insieme a Giulio Cacciapuoti ed Iris Savastano ha ideato il Napoli Strit Food Festival.

E per chi si chiede se strit sia un errore di traduzione, siamo pronti a rassicurare: Napoli reclama anche così le sue origini e lo street di tradizione inglese è pronto a cedere il passo a un pizzico di napoletaneità che, davanti al cibo, non guasta mai.