giovedì, 11 Dicembre 2025

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Happy Planet Index: si abbassa il PIL ma cresce la felicità

Credit: costaricanewtravel.com

Nell’era dell’anti-innocenza, dove gli affari e l’auto conservazione hanno priorità su tutto, la felicità pare essere un barlume lontano dalla nostra quotidianità.
Viviamo una realtà frenetica, dove tutto é giá stato visto, fatto, assimilato e spesso finiamo col dimenticarci uno degli scopi primari dell’esistenza umana: essere felici.

A questo ha pensato Saamah Abdallah, ricercatore alla New Economics Foundation (NEF), il think-tank britannico che promuove la giustizia economica, sociale e ambientale. Guidato dal desiderio di migliorare il mondo, Abdallah abbandona il dottorato di ricerca sul bilinguismo, conseguitosi all’Università di Barcellona, per dedicarsi al volontariato. Così, dapprima per gli immigrati in Spagna, poi per i gesuiti in Polonia, organizza gruppi di studio riguardanti i fattori essenziali per vivere una vita degna di essere vissuta. Tornerà a studiare policy presso l’University College London, diventando successivamente esperto di benessere – al quale organizzazioni come l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’Eurostat e il governo britannico si affidando per sapere quali siano i Paesi nel mondo in cui si vive bene, a lungo e in modo sostenibile.

Nel 2006 Saamah Abdallah lancia l’Happy Planet Index, una classifica dei posti più felici del mondo, incentrata sul l’impronta ecologica dei paesi. Un indicatore che capovolge ogni prospettiva, contrapponendosi ai dati asettici del PIL e al World Happiness Report dell’Onu. L’indice della felicità situa nella sua top ten le 83 isole di Vanuatu, gli Stati dell’America Latina, il Vietnam, sino a giungere alla Costa Rica, nominato Paese più felice del mondo nel 2015.

Nonostante l’alto tasso di povertà e la bassa ricchezza pro-capitale, circa 10mila dollari l’anno, le condizioni di vita di questo Paese sono infatti ottime. Il segreto risiede in un lifestyle incentrato sulla semplicità, su bisogni primari ai quali fronzoli e apparenti necessità occidentali sono totalmente esonerati. Inoltre, a dispetto dei classici luoghi comuni, il Costa Rica vanta scuole e ospedali mediamente migliori degli USA. Sebbene questi ultimi riportino primati ed eccellenze al riguardo, é anche vero che tali benefici sono riservati solo ad una parte minoritaria della popolazione, quella più benestante. E qui il Costa Rica fa la differenza. Tra l’altro gli abitanti di questo paese sono i più longevi e in salute del continente americano. A favorire questo aspetto non é solo la sanità garantita a tutti, quanto il clima tropicale, l’alimentazione basata su alimenti freschi e genuini, il contatto con la natura, un’intensa vita sociale e lo stress ridotto. Un’altra particolarità del Costa Rica é l’assenza di un esercito – abolito nel 1949. Questo non ha apportato instabilità politica, al contrario, a differenza di molti paesi centro/sud americani, in Costa Rica vige la pace da molto tempo.

Questi dati ci conducono ad una conclusione apparentemente utopistica ma alla fine dei conti reale: i soldi non fanno la felicità. E questo lo possiamo inequivocabilmente dedurre dal fatto che l’Happy Planet Index disegni un mondo a testa in giù, dove i paesi industrializzati riportano una netta minoranza di persone felici rispetto ai paesi in via di sviluppo. Non è il denaro, ma la qualità di vita e la sostenibilità ambientale a rendere le nostre vite felici.

Tutti i luoghi di “Mangia, Prega, Ama” (FOTO)

Credits:www.studio-t.it

IL film “Mangia, Prega, Ama” diretto da Ryan Murphy e interpretato dalla famosissima Julia Roberts, è basato sul libro autobiografico di Elizabeth Gilbert. Dalla sua uscita avvenuta nel 2010, ha fatto sognare a molti un viaggio alla ricerca del proprio “io”, sperando di trovarlo in qualche bellissima località in giro per il mondo.

L’autrice ci racconta del suo percorso interiore ed esteriore in tappe, raccontate nel suo diario, all’insegna di tre parole “chiave” che le restituiscono quella vitalità che sentiva di aver perso, chiusa nella sua vita newyorkese apparentemente perfetta ma in realtà vuota del veri valori:
Mangia, tre mesi in cui Elizabeth si dedica ai piaceri della tavola e del buon cibo. Senza quasi bisogno di dirlo tre mesi in Italia, a Roma.
Prega, il periodo in cui Liz si dedica alla spiritualità in India, in un tempio, in un cammino di preghiera e di perdono verso se stessa.
Ama, in Indonesia l’autrice ritrova la serenità e anche l’amore regalando il lieto fine ad una storia già ricca di bellezza.

Nella speranza un giorno di poter compiere il proprio viaggio della vita, noi di Blog di LifeStyle abbiamo cercato di riportarvi l’itinerario di viaggio scelto dalla Gilbert.
Ecco tutti i luoghi di “Mangia, Prega, Ama”:

Italia

Nel Bel paese le riprese si sono concentrate prevalentemente a Roma: piazza Navona e Campo de’ Fiori, l’immancabile Piazza di Spagna, Villa Borghese e l’Augusteo ovvero il Mausoleo di Augusto.
Sempre nella capitale la trupe ha cercato di cogliere l’anima di Roma girando anche nelle viette tipiche e antiche, in via della Scrofa, dove Liz risiede, Palazzo della Scimmia e Largo del Pallaro.

La seconda parte del viaggio italiano si svolge nella partenopea Napoli, concentrate nel quartiere Forcella.

India

Di questo bellissimo paese non si vede molto, le riprese sono concentrate nel tempio Ashram Hari Mandir, nella città di Pataudi. Luogo che è diventato, successivamente all’uscita nel libro nel 2006, punto di riferimento per molti in ricerca del proprio baricentro perduto.

Indonesia

L’ultima tappa di Liz è Bali. Le scene sono girate a Ubud e Padang-Padang Beach, interessante è l’escursione sul Monte Batur; situato al centro dell’isola, è un vulcano attivo di cui si dice che l’ultima eruzione violenta sia avvenuta circa 30.000 anni fa. In questo luogo, circondata da un panorama mozzafiato Liz ritrova la serenità e l’amore.

Pistoia: tutto sulla Capitale italiana della cultura per il 2017 (FOTO)

Credits: www.vortika.com

Pistoia, comune italiano della Toscana con 90.462 abitanti, si è aggiudicata il titolo di Capitale italiana della cultura per il 2017. Questa della capitale è una novità introdotta con il Decreto Legge 31 maggio 2014, n. 83, con nuove misure per la tutela del patrimonio culturale, per lo sviluppo della cultura e per il rilancio del settore turistico.

Pistoia, ad oggi, è la seconda città ad avere questo importante ruolo da sola per un anno intero, dopo Mantova che è stata scelta per l’anno corrente. Nel 2015, invece, il titolo è andato a ben cinque città: Cagliari, Lecce, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Queste sono state elette in quanto perdenti al ballottaggio per la Capitale europea della cultura 2019, nel quale è stata premiata un’altra nostra città, Matera.

Per la sua candidatura, Pistoia si è focalizzata su aspetti differenti: riqualificazione urbana dei 176 mila metri quadrati dell’Ospedale del Ceppo, delle Mura e dei percorsi pedonali presenti nel centro storico e sviluppo di Palazzo Fabroni, museo di arte moderna e contemporanea, che ha già in programma per quest’anno una mostra su Marino Marini -artista pistoiese- e la continuazione dei festival in città. La realizzazione di tutto ciò è costata un milione di euro al Ministero dei Beni Culturali, al quale la città ha chiesto questa grande cifra per riuscire a fare il lavoro al meglio.

A (con)vincere è stato il tema con cui Pistoia ha partecipato alla competizione insieme a Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Spoleto, Taranto e Terni: “La navigazione tra tradizione e innovazione“. L’azione del navigare, qui, è vista come un viaggio virtuale nel tempo, tra epoche diverse, ma anche nello spazio, fra arte, cultura e scienze, da sempre all’insegna della sperimentazione.

In particolare, i tre criteri guida del lavoro che hanno portato a scegliere lei tra le altre sono stati qualità di presentazione, contenuti -con un dossier significativo- e sostenibilità del progetto. Tutti elementi chiave per una città degna di tale titolo.

New York: ancora più bella sotto la neve (FOTO E VIDEO)

credits: http://www.vanityfair.it

La tempesta Jonas, che si è abbattuta questo week end sulla città di New York, è stata definita la più grande mai abbattutasi sulla città dal 1869. Tutto è cominciato venerdì notte, ma il giorno peggiore è stato sabato, quando la città si è svegliata coperta da oltre mezzo metro di neve.
Mezzi di trasporto sospesi, voli cancellati e strade chiuse: ben undici stati hanno dichiarato stato di emergenza e i danni e i disagi causati sono stati notevoli. Proprio la città che non dorme mai, si è dovuta fermare.

Ora che il peggio è finalmente passato, a New York si respira un’atmosfera del tutto diversa dal solito. Gli abitanti della Grande Mela possono finalmente godersi un po’ di tranquillità dalla frenesia quotidiana e ne approfittano per concedersi due giorni di assoluto riposo, da trascorrere insieme alle persone più care.

Mentre alcuni hanno preferito godersi il bianco spettacolo al calduccio della loro abitazioni, altri non hanno resistito alla neve e si sono fiondati a giocare e a divertirsi con scii e slittini, in particolare i bambini.
Il telegiornale ha mostrato gli abitanti di Manhattan mentre passeggiano a Central Park e quelli di Brooklyn, i quali vanno addirittura a fare la spesa con gli scii.

New York, sotto la neve, è ancora più bella del solito e le foto e i video che in questi giorni continuano ad essere postati sui social, lasciano davvero senza fiato.
La giornata di ieri, poi, è stata particolarmente serena e soleggiata e la città si è attivata per la pulizia delle strade. I mezzi ora funzionano regolarmente e i negozi stanno riaprendo.
Dopo un magico weekend, immerso in un’atmosfera quasi surreale, i newyorkesi sono pronti a tornare alla vita di tutti i giorni.

360° Tour of Times Square During Winter Storm

Take a 360° tour of Times Square during winter storm that's dumped over 25 inches of snow in New York City: abcnews.com/vr – ABC7NY

Pubblicato da ABC News su Sabato 23 gennaio 2016

Snowboard a NY!

Neve a New York? Perfetta per fare snowboard con Casey Neistat!

Pubblicato da La Gazzetta dello Sport su Domenica 24 gennaio 2016